ERZERUM
(gr. ΘεοδοσιόπολιϚ; armeno Karin, Karnoi Kaghak; arabo Qālīqālā; turco Erzurum)
Città della Turchia orientale, capoluogo della prov. omonima, la cui denominazione deriva dall'arabo Arzan al-Rum ('terra dei Romani'), inteso pure come contrazione dal lat. Arx Romanorum.La città occupa la posizione strategica di un importante centro e snodo commerciale, militare e culturale, all'incrocio di due direttrici carovaniere terrestri dell'Anatolia: quella E-O da Istanbul a Tabriz, verso la Persia e l'lndia, e quella N-S da Trebisonda a Van, verso Antiochia, Aleppo, Damasco, la Palestina e i luoghi santi dell'Islam. Situata ai piedi di una ben difendibile propaggine collinare dell'Eǧerlidaǧ, che sorge tra le valli del Kara Su e dell'Arasse, E. si stende su terreno inclinato da S a N, dominato a E dalla cittadella eretta su una leggera emergenza.L'abitato medievale si sviluppò a partire dall'impianto greco-romano - fortificato nel 415 da Teodosio II, che ribattezzò la città con il proprio nome -, del quale restano però scarse tracce. A lungo contesa e più volte passata di mano tra Arabi e Bizantini tra il 653, allorché cadde per la prima volta in mano del califfo ῾Uthmān b. ῾Affān, e il 949, anno in cui i Bizantini la ripresero restandovi poi fino alla conquista definitiva dei Selgiuqidi d'Iran nel 1080, E. prosperò come capoluogo di un territorio di confine che i principi armeni della regione utilizzarono in funzione di cuscinetto tra potenti imperi.E. fu capitale dell'emirato dei Saltuqidi dal 1080 al 1201, quando passò ai Selgiuqidi d'Anatolia (o di Rum) cui fu tolta nel 1242 a opera dei Mongoli al comando di Baydju, che la concessero in feudo agli Ilkhanidi d'Iran. Dopo la dissoluzione dello stato ilkhanide, E. passò successivamente a vari emiri mongoli rivali: al ciubanide Amīr Ḥasan Küchük nel 1340, all'eretnide Muḥammad nel 1360 e quindi ai Turcomanni (o Turkmeni): ai Kara-Koyunlu nel 1385 e agli Ak-Koyunlu nel 1465. Nel 1502 fu presa dal safavide Ismā῾īl I e finalmente riconquistata dall'ottomano Selim I Yavuz nel 1514.Tra le descrizioni della città medievale si ricorda quella di Ibn Baṭṭūṭa, che, visitandola verso il 1330, la dice molto estesa, con "la maggior parte delle case dotate di giardini ove crescono alberi e vigne [...] ma in rovina, a causa della guerra civile tra tribù turcomanne", e parla dell'ospitalità offerta ai viaggiatori in periodi così insicuri dalle numerose zawiyya (conventi) presenti nella zona. Altre informazioni sulla struttura urbanistica e la consistenza monumentale della città medievale provengono da descrizioni di epoche successive, e specialmente dal viaggiatore e cronista turco Evliya Çelebi (sec. 17°) che fornisce una lunga lista di monumenti religiosi, civili e difensivi, non tutti conservati fino a oggi.La città medievale era cinta da una doppia cerchia di mura di pianta quasi quadrata racchiudenti un fossato, come attestato da incisioni dei secc. 18° e 19°, di cui è però impossibile precisare il tracciato, anche perché l'impianto fortificato dovette subire ampliamenti e rifacimenti ed è oggi quasi del tutto scomparso. L'area cittadina era attraversata da una strada primaria rettilinea (od. Cumhuriyet Caddesi, molto più ampia) che collegava Erzincan Kapısı a O con Tabriz Kapısı (od. Kale Kapısı) a E, e che serviva la principale concentrazione di edifici e spazi pubblici siti presso la porta orientale: la cittadella con moschea propria, la Grande moschea, e la madrasa Hatuniye addossata all'interno delle mura - che hanno qui uno dei pochi tratti superstiti - con il retrostante complesso sepolcrale detto Üç Kümbet. Quasi tutti questi monumenti risalgono al periodo dei Saltuqidi. Il mercato era nelle immediate vicinanze, ma esterno alle mura, come di norma nelle città di tappa delle grandi rotte carovaniere, sviluppandosi linearmente verso N sino alla Gürçü Kapısı (porta del Georgiano), ove era pure la dogana, che ha lasciato il nome Gümrük ad alcuni edifici postmedievali (moschea, bagno) che si conservano nella zona. Una quarta porta, Harput Kapısı, oggi scomparsa e non ben localizzabile, si apriva nel tratto meridionale delle mura.Tra i principali monumenti del periodo degli emiri saltuqidi restano la Grande moschea, la piccola Kale Mescidi e il complesso sepolcrale Üç Kümbet. La Grande moschea (Ulu Cami), detta anche Atabey Cami, costruita nel 1178 da Abu'l Fath Muḥammad, è un edificio del tipo 'a sala' di cinque campate e sette navate, con il saḥn ridotto a un piccolo settore centrale coperto da cupola a stalattiti, e una seconda cupola in legno del tipo c.d. Lanterne-Decke avanti al miḥrāb, che fornisce qui un esempio aulico, recentemente restaurato, di un dispositivo di uso corrente nella regione sin da tempo immemorabile anche nelle abitazioni comuni e che si ritrova in alcuni caravanserragli ottomani della città. La piccola Kale Mescidi (moschea della Cittadella), del sec. 12°, affiancata da un minareto cilindrico in mattoni, è dotata di un insolito volume di copertura che ne racchiude la cupola emisferica entro un tamburo cilindrico sormontato da cuspide conica, volume analogo a quello di molte türbe coeve, ma raro come coronamento di un edificio di culto e assimilabile in questo piuttosto ai tamburi cuspidati delle chiese armene presenti nella regione. Infine il complesso sepolcrale detto Üç Kümbet ('tre mausolei'), comprendente quattro tombe: due a fusto cilindrico, una terza, la Mehdi Abbas Türbesi, del 1200 ca., dodecagonale, tutte sormontate da tetto a cuspide conica, nonché i resti di una quarta quadrata del 1300-1301.Al periodo dei Selgiuqidi d'Anatolia risale il più celebre monumento di E., la Çifte Minareli Medrese (o Hatuniye Medresesi), del 1250, grande scuola teologica che prende nome dai due minareti gemelli in cotto e ceramica invetriata che ne inquadrano il profondo portale a stalattiti su colonnette arabescate, incorniciato da fasce di trecce, tralci e palmette, e ornato alla base da rilievi figurati in pietra (dragoni, palme, aquile bicipiti). La profonda corte interna, del tipo a quattro grandi īvān - che si sviluppano a tutta altezza interrompendo le arcate del portico sormontate da loggiato al piano superiore -, si chiude all'altro estremo nella grandiosa volumetria cilindrica del mausoleo (Hatuniye Türbesi), costruito nel 1269 da Alaeddin Keykubat per sua figlia Huand Hatun.Tra le architetture del periodo degli Ilkhanidi, quando la città con la vicina Bayburt e tutta la regione erano rette dal governatore Cemaleddin Hoca Yakut, sono da menzionare: la Karanlık Kümbet, del 1307-1308, dal tamburo dodecagonale, costruita dall'emiro Sadreddin; la Yakutiye Medresesi, del 1310-1311, la cui semplice facciata è inquadrata da due minareti cilindrici, uno ancora intatto, con spazio interno del tipo a quattro īvān, ma con corte coperta da una cupola a stalattiti, e con il mausoleo di Hoca Yakut - attribuito al sovrano mongolo di Persia Öljaitü Khodābanda - sull'asse dell'ingresso; infine, presso la moschea ottomana di Murat Paşa, la piccola Ahmediye Medresesi, del 1322, anch'essa a quattro īvān e corte coperta, che conserva il nucleo centrale originario malgrado i rifacimenti postmedievali.Del periodo dei Kara-Koyunlu si conservano due mausolei a cupola e cuspide conica: la Cimcime Sultan Kümbeti, di pianta circolare, e la Ahi Baba Kümbeti, di pianta ottagonale.A una migliore definizione del quadro complessivo dell'architettura medievale di E. contribuiscono altri monumenti in centri e aree viciniori, edificati sia per committenze turco-islamiche nell'ambito delle dinastie suddette sia in ambito cristiano per le comunità bizantine, armene e georgiane, poiché la regione di E. costituiva al tempo stesso territorio di frontiera e area di convergenza di un attivo interscambio commerciale e artistico-culturale che non fu certo interrotto allorché il controllo dell'Anatolia passò dai Greci ai Turchi dopo la battaglia di Manzikert del 1071.Poche sono nel territorio le architetture armene precedenti il sec. 11° e certamente documentate. Si possono citare il convento detto Karini Hnjuc῾ Vank῾, a km. 15 a N-E di E., fondato secondo la tradizione nel sec. 4°, ricostruito nel 10°, più volte trasformato e ancora in piedi nella sua facies tardiva fino all'inizio del sec. 20°; la basilica a tre navate di Arc῾ati, a N-O di E., con fasi costruttive dei secc. 5°-7° e 9°, nota da foto d'archivio e oggi scomparsa (Strzygowski, 1918, p. 152; Cuneo, 1988, p. 700); la chiesa a croce libera di Hinis, del sec. 9°, in rovina (Bachmann, 1913, pp. 47-49; Cuneo, 1988, p. 700).Tracce di reciproca influenza, se non altro con la vicina 'scuola di architettura di Ani' (Cuneo, 1977), restano comunque in alcuni dei monumenti di E. sopra citati, come la Kale Mescidi, con cupola cuspidata, i mausolei del gruppo Üç Kümbet, con finestre bifore e nicchie diedriche, e il mausoleo di Mama Hatun a Tercan, analogo in pianta e in alzato alla chiesa di Kusanac῾ ad Ani (Baboudjian, 1979; 1981).Della grande fioritura anche architettonica del vicino regno georgiano della Tao-Clarjetia si sono conservati invece alcuni esempi di chiese e cattedrali del sec. 12° nella valle di Tortum - Ishkhan e Oshkvank῾ per citare solo le maggiori - e nella contigua regione oggi inclusa nel vilayet di Artvin. Il monumento georgiano più importante della regione resta comunque la chiesa di Banak, molto più antica (secc. 7°-9°), del tipo a tetraconco interno racchiuso da un deambulatorio circolare.Il territorio di E. conserva anche diversi esempi di quasi tutte le tipologie della prima architettura turca in Anatolia. A Bayburt sorge una Grande moschea selgiuqide d'impianto 'a sala' longitudinale con due prese di luce zenitali del tipo Lanterne-Decke come quella di E., mentre anche la cittadella di Ispir contiene una piccola moschea saltuqide del 13° secolo.Altri mausolei del tipo 'tomba a torre' sono a Bayburt, la Türbe Ahmet Zencani con altre due anonime, selgiuqidi, e la Türbe Seit Osman, di pianta circolare, con una seconda anonima e quadrata, ilkhanidi; a Oltu, la cilindrica Misri Zinnun Kümbeti (1324), ilkhanide; ad Aşaǧi Micingert tra Horasan e Karakurt, un'anonima türbe poligonale a sedici lati con nicchie diedriche, ilkhanide; a Pasinler la ottagonale Gülperi Hatun Kümbeti (sec. 14°), dei Kara-Koyunlu. Molti di questi edifici sepolcrali mostrano i caratteri di semplicità che assunse tale tipologia nella regione, con frequenza della variante a involucro cilindrico o simile, più vicina al possibile prototipo paleoturco suggerito dalla forma della tenda circolare a tetto troncoconico detta yurta (Talbot-Rice, 1961, pp. 140-143; Esin, 1967).Tra i diversi tipi di architettura civile, il bedesten (mercato chiuso per merci pregiate) è rappresentato da un esempio del sec. 14° a Bayburt, forse del periodo degli Ak-Koyunlu, ricordato tra l'altro da Evliya Çelebi. Tra i ponti superstiti va menzionato quello selgiuqide di Çoban Dede (1271) sull'Arasse; tra i caravanserragli quello di Tercan (fine sec. 12°-inizio 13°), uno dei più antichi del grandioso sistema di attrezzature delle vie carovaniere dell'impero, molto rimaneggiato, e quello fortificato selgiuqide di Haci Bekir presso Aşkale, a tre navate (sec. 13°). Il sistema difensivo della 'capitale' si avvaleva di fortezze e cittadelle a scala territoriale: a E quella di Hasankale a Pasinler del periodo degli Ak-Koyunlu (sec. 14°); a N-E quella di Oltu; a N la vasta cittadella di Ispir, con una chiesa bizantina, probabilmente del sec. 13°, e, come nella cittadella di E., una piccola moschea saltuqide; a O la grande cittadella selgiuqide di Bayburt (sec. 13°), anch'essa con una piccola chiesa bizantina all'interno; a S quella di Hinis. Altre cittadelle medievali della regione sono Avnik, Tortum, Zuvans, Bardiz.Il mausoleo di Mama Hatun a Tercan, edificato sotto i Selgiuqidi intorno al 1200 (Ünal, 1968, pp. 129-142; Tuncer, 1986, pp. 115-119), costituisce l'esempio più notevole sia per lo splendido portale sia per le slanciate nicchie a diedro - che ripropongono con maggiore complessità analoghi dispositivi in uso in Armenia - e soprattutto perché l'edificio sepolcrale, del tipo consueto a cenotafio con camera tombale al sotterraneo, sorge, adottando un insolito modello tipologico, al centro di un recinto murario circolare alleggerito all'interno da nicchie ad arcosolio. Un'iscrizione riporta il nome del costruttore Abū al-Nama b. Mufaḍḍal nativo di Ahlat - capitale di un emirato già arabo poi turco rimasto a lungo come enclave islamica in territorio dominato da principati cristiani - a N del lago Van, testimoniando di un'attiva circolazione di specialisti dell'arte di costruire. Il mausoleo di Tercan resta un unicum, o quasi, nel panorama dell'architettura funeraria turca, meritando tra l'altro la definizione di pantheon per l'involucro cilindrico destinato forse a ospitare molte sepolture e a formare una sorta di ambulacro a cielo aperto che allude a un possibile rito di circumambulazione.Anche se non si può parlare di 'scuola' in senso stretto, la regione di E. mostra caratteri distintivi pur nel lungo arco di tempo, dal sec. 11° al 14°, nel frequente avvicendarsi di dinastie e nonostante gli influssi iranici recati dai Mongoli. Ne dà prova tra l'altro il tipo della madrasa con mausoleo monumentale in posizione assiale, quasi esclusivo di E., adottato sia dai Selgiuqidi sia dagli Ilkhanidi. La tormentata situazione politico-militare della regione, devastata dalla spedizione di Tamerlano all'inizio del sec. 15° e poi divenuta area di contesa tra Turchi e Persiani, ha contribuito forse ad accentuare le condizioni di isolamento e autonomia e a formare uno iato edificatorio di ca. due secoli tra l'inizio del 14°, cui datano gli ultimi monumenti medievali pervenutici, e le nuove fondazioni ottomane, risalenti all'inizio del 16° secolo.Le collezioni archeologiche regionali furono accolte nella Yakutiye Medresesi dal 1942 al 1947 e sino al 1967 nel Çifte Minareli Medrese Müz., ove si conservano tuttora pietre tombali selgiuqidi e ottomane. Oggi esse sono allestite in un edificio apposito, l'Arkeolji Müz., ove sono esposti, oltre a oggetti provenienti da diverse campagne di scavo del vilayet di E. - dal periodo preistorico a quello urateo, dall'età ellenistica a quella romana -, numerose iscrizioni e pietre tombali armene, georgiane, bizantine e turche, steli funerarie e oggetti di arti suntuarie islamiche, nonché raccolte etnografiche regionali.
Bibl.:
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