esame
Ricerca espletata a scopo diagnostico sul malato, in riferimento al campo di indagine (e. obiettivo; e. di laboratorio, chimico, microscopico o biologico), al reperto esaminato (sangue, liquor, secrezioni, escrezioni, materiale patologico, midollo osseo o altro tessuto); alla modalità strumentale (e. radiologico, con o senza mezzi di contrasto; e. ecografico, che utilizza gli ultrasuoni; e. termografico; e. elettrocardiografico ed e. elettroencefalografico, ecc.). L’e. obiettivo è lo studio semiologico del malato praticato dal medico con l’ausilio dei sensi (vista: ispezione; tatto: palpazione; udito: auscultazione), e che viene eseguito dopo la raccolta della storia clinica (anamnesi); tale esame pone in rilievo dapprima i caratteri più generali (il tipo costituzionale cui appartiene il malato, lo stato generale di nutrizione, lo stato della coscienza, i caratteri della pelle, delle mucose, della muscolatura, ecc.), per considerare poi le condizioni e le particolarità dei vari segmenti corporei (capo, collo, torace, ecc.) e dei vari organi e apparati esplorabili con le comuni tecniche di semiologia fisica e con l’uso di uno strumentario relativamente semplice che il medico ha di solito a sua disposizione (sfigmomanometro, stetoscopio, ecc.). Solo dopo aver completato l’e. obiettivo, e ad integrazione di esso, si ricorre a più complessi mezzi di indagine (➔ diagnosi). Nella pratica psichiatrica, l’e. si svolge prevalentemente sotto forma di colloquio, eventualmente integrato anche dall’esecuzione di test mentali.