Escape from New York
(USA 1981, 1997 ‒ Fuga da New York, colore, 99'); regia: John Carpenter; produzione: Larry J. Franco, Debra Hill per AVCO Embassy; sceneggiatura: John Carpenter, Nick Castle; fotografia: Dean Cundey; effetti speciali: Roy Arbogast, Kevin Pike, Gary Wink; montaggio: Todd C. Ramsay; scenografia: Joe Alves; musica: John Carpenter, Alan Howarth.
1997: da nove anni, visto l'aumento della criminalità negli Stati Uniti, le autorità hanno trasformato l'isola di Manhattan in una gigantesca prigione senza celle né guardie, circondata da mura e sorvegliata dall'esterno dalla polizia. Gli Stati Uniti sono in guerra contro Russia e Cina, e il Presidente è in volo per partecipare ad un vertice che forse porrà fine al sanguinoso conflitto. Mentre sorvola Manhattan, l'aereo viene dirottato e fatto schiantare contro un grattacielo da un gruppo di terroristi del Fronte di Liberazione d'America. Il Presidente scampa alla morte per mezzo di una capsula di salvataggio, portando con sé una valigetta contenente un nastro con informazioni riservate, fondamentali per le trattative. La capsula atterra a Manhattan e Bob Hauk, Alto Commissario del carcere, scopre che il Presidente è caduto in mano alla banda che controlla l'isola. Hauk tenta allora di salvarlo servendosi di S. D. Plissken (detto Snake nell'edizione originale e Jena in quella italiana), un eroe di guerra arrestato per rapina. Per costringere Plissken a obbedire, gli fa iniettare con l'inganno due cariche esplosive che deflagreranno dopo ventiquattro ore. Con un aliante, Plissken atterra sul World Trade Center e si mette alla ricerca. Fa la conoscenza di un tassista che lo introduce ai misteri di Manhattan e lo salva dall'aggressione di una banda notturna. Il tassista porta Plissken da Brain (Mente nell'edizione italiana), il consigliere del capobanda che ha il controllo dell'isola, detto 'the Duke of New York' (il Duca). Plissken convince Brain a condurlo fino al treno dove è tenuto prigioniero il Presidente. Durante la sortita Plissken viene però scoperto dagli uomini di Duke e costretto ad esibirsi in un combattimento mortale contro un lottatore mostruoso all'interno del Madison Square Garden, trasformato in una sorta di arena per gladiatori. Plissken vince e riesce a fuggire. Raggiunge Brain e la sua donna, Maggie ‒ che nel frattempo sono riusciti a liberare il Presidente ‒ e insieme cercano di fuggire con l'auto del tassista attraverso il ponte minato della 69ª strada, inseguiti dagli uomini di Duke. Brain ha la mappa delle mine, ma sbaglia le indicazioni e il taxi salta in aria. Il tassista e Brain muoiono, Maggie rimane vicino ai rottami del taxi per fermare Duke e vendicare il suo uomo. Plissken e il Presidente fuggono, ma, prima di raggiungere l'altra parte delle mura, il Presidente ferma tutto per vendicarsi di Duke. Raggiunta la salvezza, Plissken viene liberato dalle cariche esplosive all'ultimo secondo. Il Presidente ‒ in videoconferenza ‒ è pronto a far sentire il contenuto del nastro; Plissken lo ha però sostituito con un altro e, mentre il caos si diffonde, si allontana distruggendo l'originale.
John Carpenter costruisce in Escape from New York una sorta di microcosmo, di rappresentazione deformata della città e dei suoi conflitti. All'interno dei codici del genere ‒ l'impresa impossibile dell'antieroe solitario e anarchico, l'unità di luogo, di tempo e di azione, oltre ad altri elementi tipici del western come della fantascienza ‒ il film, grazie anche all'apporto delle scenografie di Joe Alves e della fotografia di Dean Cundey, sprigiona una forza visionaria notevole. La Manhattan-prigione è un mondo complesso e articolato, in cui la vita non smette di scorrere, anzi, si sviluppa secondo le stesse regole del mondo esterno, della città 'normale'. I gruppi che si contendono il potere, la divisione tra i quartieri 'bene' e quelli pericolosi ‒ "questo è un quartiere tranquillo", assicura il tassista a Plissken una volta arrivati di fronte alla Public Library ‒ la spettacolarizzazione del potere e della violenza (le auto della banda di Duke con i lampadari sopra il cofano, il Madison Square Garden e il teatro di Midtown che continuano a essere luoghi di intrattenimento sociale), fanno della Manhattan di Carpenter una versione notturna e claustrofobica della città reale. In Escape from New York la notte svela il lato oscuro di una società contemporanea che appare già in disfacimento.
Carpenter è straordinariamente lucido nella disamina dei generi e della tradizione cinematografica a lui cara (da Howard Hawks a Roger Corman, passando per Orson Welles, John Ford, Alfred Hitchcock). Il film non è solamente ricco di citazioni per cinefili (personaggi che si chiamano Romero o Cronenberg, in omaggio a due illustri colleghi del regista, Ernest Borgnine che rifà il suo personaggio di The Catered Affair ‒ Pranzo di nozze, Richard Brooks 1956), ma costituisce un tassello importante del percorso di Carpenter, in cui il regista newyorchese utilizza la tradizione del b-movie come serbatoio per una continua visualizzazione immaginaria del presente, della realtà e delle sue contraddizioni. Escape from New York si configura come una lente cinematografica attraverso cui le figure e i luoghi archetipici del genere prendono corpo nel presente; allo stesso modo, qualche anno più tardi, in John Carpenter's Escape from L.A. (Fuga da Los Angeles, 1996) la medesima struttura narrativa darà luogo a un film completamente diverso, in cui a essere cambiato è proprio il presente, punto di partenza per lo sguardo visionario di Carpenter, mentre rimane immutato il piglio anarchico di Plissken, che alla fine provoca con soddisfazione un black-out di proporzioni planetarie.
Interpreti e personaggi: Kurt Russell (S.D. 'Snake' Plissken), Lee Van Cleef (Bob Hauk), Ernest Borgnine (tassista), Donald Pleasence (Presidente degli Stati Uniti), Isaac Hayes (Duke), Seasons Hubley (ragazza al Chock Full O'Nuts), Tom Atkins (Rehme), Charles Cyphers (segretario di Stato), Harry Dean Stanton (Brain), Adrienne Barbeau (Maggie), Joe Unger (Taylor), Frank Doubleday (Romero), John Strobel (Cronenberg), John Cothran Jr., Gerrett Bergfeld.
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