ESCHIMESI (fr. Esquimaux; sp. Esquimales; ted. e ingl. Eskimo)
Popolazione abitante nella sua grandissima maggioranza l'orlo settentrionale dell'America, il cui nome deriva da una parola spregiativa usata dai loro vicini Algonchini (in cree, Wiyaskimowok "mangiatore di carne cruda"; nome indigeno Inuit "uomini").
Distribuzione. - Si possono distinguere i gruppi delle seguenti regioni: 1. porzione meridionale della costa E. della Groenlandia; tribù principale è quella degli Angmagssalik; 2. costa occidentale della Groenlandia dal Capo Farvel fin quasi allo Stretto di Smith; 3. Labrador; 4. Eschimesi centrali dalla Terra di Baffin al Capo Bathurst (Nechillik, Kinipetu, Iglulik e gli Ita dello Stretto di Smith); 5. regioni del Mackenzie e della Punta Barrow, dal Capo Bathurst fino ai Malemiut della Baia di Kotzebue nell'Alasca; 6. Eschimesi dello Yukon (Kwikpagmiut, Kuskwogmiut); 7. Alasca meridionale (Koniagmiut sull'isola Kodiak, Chugachigmiut nella Penisola Kenai, Ugalakmiut alle foci del fiume Copper); 8. Eschimesi asiatici sul Capo Dešnev e Čukotskoi (Yuit o Namollo). La loro estensione era una volta anche maggiore (v. carta), come mostrano tombe e rovine di case; nel Labrador essi si spingevano fino al S. Lorenzo. Nella Groenlandia orientale, gli ultimi insediamenti si sono ritirati nel 1899; attualmente però si tenta ristabilirne una colonia più a N., nello Scoresby Sound. Secondo Franz Boas la loro patria originaria sarebbe stata la regione dei laghi, a O. della Baia di Hudson; la loro più antica cultura, molto simile a quella degli Athabaska, pescatori sulle acque dolci e cacciatori di caribù: il caiak stesso, secondo questa ipotesi, era in quei tempi ancora una barca di pelle adoperata solo sulle acque dei laghi e dei fiumi. Cacciati dagli Athabaska fino alle coste nordiche, gli Eschimesi formarono nelle vicinanze del Golfo della Coronazione una civiltà particolare perfettamente adattata alla vita artica. Di qui essi si estesero verso occidente fino all'Alasca, verso oriente fino allo Stretto di Smith, e quindi, girando intorno alla punta nord della Groenlandia, sulla sua costa orientale. In seguito a una nuova ondata di civiltà che, avendo origine nell'Alasca, si spandeva verso oriente, anche la costa occidentale groenlandese fu colonizzata. La grande uniformità esistente nella lingua e nella civiltà di tutti gli Eschimesi dimostra come queste migrazioni siano avvenute abbastanza recentemente. Influenze indiane si notano specialmente negli Eschimesi occidentali e in quelli della Baia di Hudson (vasellame, pipe da tabacco, maschere). Un'influenza dei popoli nordici europei, i quali risiedettero nella Groenlandia occidentale dal 1000 al 1400, è invece da scartarsi completamente, malgrado il tentativo fatto di dimostrare che gli "Eschimesi biondi" della Terra Vittoria siano discendenti dei Danesi.
Antropologia. - Gli Eschimesi sono stati assunti da molti autori a razza speciale, e infatti sono distinti da un complesso di caratteristiche. Astraendo dalle mescolanze europee, sensibili nell'ovest della Groenlandia, si può dire, parlando generalmente, che essi appartengono al tipo mongoloide. Tuttavia occorre chiarire bene che, anche nel caso di Eschimesi senza mescolanza europea, il tipo presenta un'oscillazione fisionomica non indifferente: alcuni individui hanno un aspetto mongolico accentuato, altri somigliano agl'Indiani americani, soprattutto di alcuni gruppi settentrionali (Chippewa). Gli Eschimesi di Groenlandia sono i meglio conosciuti. Per ciò che riguarda la fisionomia facciale, il naso è raramente così piatto, come è nei veri Mongoli; il dorso di esso è dritto, talvolta però convesso. Nell'occhio la piega mongolica è raramente così distinta, come nei Mongoli veri. Le labbra sono piene, più che negli Europei, meno che nei Negri. La capigliatura è abbondante, nera, rigida; il Birket-Smith dice che una leggera ondulatura non è sempre il segno di una miscela con Europei. La barba e la pelosità ascellare e pubica sono scarse; ciò sempre, bene inteso, negli Eschimesi puri; dapprima si credeva invece che la barba fosse assente. L'iride è bruna, il colore della pelle è bruno-giallo ovvero olivastro-chiaro; è tuttavia variabile, almeno nei maschi, fortemente a seconda della stagione. Nei neonati è presente nella regione sacrale la cosiddetta macchia mongolica.
Holm e Poulsen stabilirono, per la statura, nella Groenlandia orientale (regione più pura), i dati seguenti: 86 indigeni di Angmagssalik, maschi 163,1 cm., femmine 152 cm.; 45 indigeni della Costa di Federico VI, maschi 160,4 cm., femmine 152,9 cm. La statura di 8 Eschimesi polari maschi varia da 163 a 152 e di 10 femmine da 150 a 142. Parrebbe quindi che questi siano un poco più piccoli.
Sören Hansen misurò la statura di 25 Eschimesi della Groenlandia occidentale. Malgrado le mescolanze, specie con marinai danesi, i maschi hanno una media di 162, le femmine di 152 cm. I diversi distretti però dimostrano differenze non insensibili; per gli uomini, nelle medie, da 158 a 169. Non pare che queste differenze siano dovute alle mescolanze.
Gli Eschimesi sono robusti e massicci, però in genere non grassi. La lunghezza del tronco è il 39% della statura, è quindi forte. Il torace è largo e potente: il suo perimetro è il 51% della statura. La grande apertura delle braccia è uguale alla statura, quindi, essendo forte la larghezza biacromiale (v. somatologia), le braccia sono relativamente corte, ma assai robuste e muscolose. Le gambe al contrario sono corte e deboli. Entrambi i fatti si dice siano dovuti alla lunga permanenza nei caiak. L'indice di brachischelia è di 48, per l'uomo, di 47,4 per la donna. Mani e piedi sono piccoli, corti e tozzi. L'indice cefalico nel vivente varia sensibilmente, da 74,3 a 78,1 nei diversi distretti, per l'uomo. È da osservare che questi valori sono assai più distaccati dai valori per il cranio osseo di quello che non si verifichi di solito: l'indice orizzontale medio infatti di 380 cranî studiati da Fürst e Hansen è di 70,7 per gli uomini e 72,2 per le donne. Anche l'indice nasale del vivente è di mesorrinia, mentre quello del cranio osseo è di leptorrinia. Il cranio cerebrale è caratteristico per la sua forma lunga, stretta, alta, a carena sul piano mediano, archi sopraccigliari e glabella evanescenti. La faccia è grande in larghezza e altezza, le orbite rotonde; distanza interorbitaria piccola. Molari con una larga faccia anteriore. La mandibola è possente, con ramo ascendente largo e alto. La capacità del cranio è forte: 1526,8 cmc. per gli uomini, 1435,5 cmc. per le donne. Le ossa lunghe dello scheletro sono piuttosto spesse e relativamente corte.
La cultura materiale. - La caccia ai mammiferi acquatici e la cattura di pesci e uccelli formano dappertutto la base dell'esistenza, e il cibo vegetale è costituito unicamente da fuco, erbe e bacche; è considerato come un boccone prelibato il contenuto dello stomaco della renna. L'importanza relativa delle singole specie di selvaggina cambia naturalmente secondo le condizioni geografiche: così la pesca, che nell'Alasca meridionale (salmone) ha una parte assai importante, diviene secondaria nella Groenlandia (trote). Le renne vengono uccise con la lancia, dal caiak, quando traversano le acque dell'interno; oppure con l'aiuto delle donne e dei ragazzi vengono spinte entro recinti e uccise con le frecce. L'orso bianco e il bue muschiato vengono assaliti con i cani, e le volpi son catturate nelle trappole a morsa. I pesci si prendono con l'amo, con il tridente o con le reti, chiudendo spesso i ruscelli per mezzo di dighe. Gli uccelli di terra e di mare sono cacciati specialmente nell'autunno. D'importanza vitale è soprattutto la caccia ai mammiferi marini, che si pratica sul ghiaccio o nell'acqua libera. La prima, nel caso della foca, viene condotta secondo due metodi: attendendo l'animale presso un foro del ghiaccio finché esso esca fuori a respirare (inverno), oppure sbarrandogli la via del ritorno quando in primavera esce a prendere il sole sul ghiaccio. I buoi marini, i trichechi e le balene vengono attaccati nell'acqua libera dal caiak, e in alcune regioni anche dall'umiak. Il cibo, specialmente il pesce, si mangia spesso crudo, donde il nomignolo di cui sopra; per l'inverno si dissecca la carne al sole oppure si depone in buche nel ghiaccio; i pesci si lasciano in fosse nella terra e si mangiano quando sono mezzo putrefatti.
Il tempo più duro per gli Eschimesi è la primavera, quando la cattura delle foche è resa incerta dalle condizioni sfavorevoli del ghiaccio; perciò, quando tutte le provviste sono state dissipate nelle feste invernali (l'Eschimese è, come tutti gli artici, un uomo che non sa regolarsi) e sopravviene la carestia, si mangia la carne delle specie altrimenti proibite, si macellano i cani; si è parlato perfino di casi di antropofagia, specialmente tra gli Eschimesi centrali.
La caccia, insieme con il legname gettato sulla spiaggia, spesso molto scarso, e con le poche pietre utilizzabili fornisce anche il materiale per le barche, gl'indumenti, gli utensili e le armi. Un lavoro veramente meraviglioso è il caiak (v.), quasi dappertutto a un solo posto. La barca per più individui (umiak), aperta di sopra e fabbricata con il medesimo materiale, è diventata una barca da trasporto o per le donne solamente in Groenlandia; nell'Alasca meridionale è una canoa da guerra e nelle isole Diomede e King una barca da caccia. Il mezzo di locomozione principale sulla terra e sul ghiaccio è la slitta a due stanghe fatta di legno o d'osso. I cani che la tirano, unici animali domestici, e anch'essi semi-selvaggi, sono nutriti di rifiuti e spesso devono trovarsi da sé il cibo. Tra le armi da caccia (le armi da guerra sono poco sviluppate), oltre all'arco rinforzato, è molto notevole l'arpone, tecnicamente perfetto, composto di tre parti. Sull'asta di legno è posato un pezzo intermedio di dente di tricheco che è imperniato su una punta d'avorio ed è collegato all'asta per mezzo d'una corda; nel pezzo intermedio è infilata leggermente la punta (ora di legno, una volta d'osso o di pietra), alla quale è fissata la lenza: questa scorre in un nodo nel centro di gravità dell'arpone e passa nel foro di un uncino all'estremità posteriore dell'asta. Alla lenza vengono fissati dei galleggianti, i quali segnalano al cacciatore dove si trovi l'animale ferito quando questo si tuffa nell'acqua portando con sé la punta. L'arpone viene gettato mediante il propulsore.
Nell'estate gli Eschimesi vivono in tende di pelli, nell'inverno in capanne rettangolari affondate nel suolo, fatte di assi e ricoperte di terra (Alasca), oppure con pareti composte di strati alternati di pietra e di torba e il tetto costruito con il legname gettato dal mare sulla spiaggia (Groenlandia). Presso gli Eschimesi centrali durante le cacce invernali si costruisce la casa di neve (iglu): vengono cioè preparati cubi di neve e sovrapposti in spirali che vanno man mano restringendosi finché un blocco di neve viene a coprire la volta. Queste case sono fornite di finestre protette da pezzi di budello o da strati di ghiaccio. Grandi lampade di steatite, nelle quali si brucia l'olio di balena e con lucignolo di muschio, sostituiscono il focolare, e su di esse si cuociono anche le vivande, in vasi fatti della stessa pietra. Il fuoco è prodotto con il trapano, intorno all'asta del quale è avvolta una corda i cui capi sono talvolta riuniti da un arco di osso; all'estremità inferiore dell'asta si trova spesso un peso di pietra e a quella superiore un piatto girevole d'osso. Nell'interno della casa si sta quasi nudi; all'aperto invece l'abbigliamento è completo e abbondante; le donne raschiano le pelli con l'ulo (coltello da donne), le ammorbidiscono con l'orina finché diventano flessibili e le cuciono con aghi d'osso. Ambedue i sessi portano una giubba con cappuccio, pantaloni, stivali e guanti a sacco. Contro il riflesso della neve portano para-occhi o assicelle di legno con due fessure per gli occhi. Nell'abbigliamento come nella pettinatura delle donne e negli ornamenti del corpo (tatuaggio, dischi da inserire nelle labbra, orecchini) si trovano differenze locali. I lavori d'intaglio degli Eschimesi (in legno, osso e avorio) ricordano, per la riproduzione realistica di animali e uomini, le produzioni artistiche dei cacciatori paleolitici. Nella Groenlandia orientale e altrove si trovano anche delle "carte geografiche" scolpite in legno. Sono pure da notare le maschere che rappresentano orribili demonî, i genî tutelari degli sciamani, e s'incontrano specialmente nell'Alasca. Anche nell'Alasca viene apposta sugli utensili la marca di proprietà.
Vita familiare e sociale. - L'Eschimese ama le feste e i giuochi. Le prime hanno luogo durante l'inverno, quando vi sono provviste in abbondanza. Esse consistono in gozzoviglie e rappresentazioni religiose nelle quali possono comparire le maschere. Le feste hanno luogo in case apposite. I giuochi sono numerosi: la palla, il cerchiello, una specie di dadi con figure di uccelli, giuochi con il filo analoghi all'italiano ripiglino, ed esercizî atletici. Gli Esquimesi amano molto la poesia, composta in uno stile speciale; spesso anche le liti si risolvono in incontri nei quali gli avversarî si motteggiano con canzoni alla presenza dei loro compagni. Ma il carattere pacifico degli Eschimesi è stato molto esagerato. Gli Eschimesi di Kodiak avanzavano all'attacco protetti da potenti scudi, tanto grandi da riparare sino a 20-30 persone. Essi eseguivano anche danze guerresche, nelle quali gli uomini tenevano nella mano destra una lancia, nella sinistra una raganella. Fra gli Eschimesi del Mackenzie e gli Athabaska esisteva una guerra perpetua e i Groenlandesi durante i secoli XIV e XV hanno sterminato i nordici che avevano colonizzato la costa occidentale. Quali fossero i rapporti originarî fra gl'insediamenti degli stessi Eschimesi mostra il costume ancora vigente di accogliere a schiaffi uno straniero che entra nel villaggio. Anche in uno stesso villaggio le liti e finanche gli assassinî sono all'ordine del giorno. Accessi d'ira isterica, insensata, sono del resto una caratteristica comune dei popoli artici. Il villaggio è retto su principî strettamente comunistici, che non lasciano all'individuo alcuna proprietà personale. L'autorità dei capi e i legami di parentela sono indeboliti dalle esigenze della vita artica; la famiglia però pratica la vendetta del sangue. I legami matrimoniali sono deboli; chi ne ha i mezzi vive in poligamia; un resto di matriarcato si trova forse nell'usanza di alcune tribù secondo la quale l'uomo si porta a vivere nella casa dei suoceri e solo dopo la morte della madre della moglie si costruisce una casa propria. La morale sessuale è rilassata e non mancano perversità. Lo scambio delle mogli è usato tra amici, e ha luogo anche in alcune feste (in Groenlandia la "festa dell'estinzione delle lampade").
Religione e mitologia. - Solitario nel deserto di ghiaccio l'Eschimese è isolato dal mondo intero: innumerevoli potenze misteriose lo circondano e mandano malattie e disgrazie. Gli animali da caccia devono essere trattati in modo speciale per assicurarsi che appaiano in tempo: di qui un gran numero di comandamenti e divieti spesso difficili a capirsi. Le pelli delle foche prese nell'inverno durante la caccia al tricheco non possono essere lavorate fino a marzo, quando le foche partoriscono. Le carni di animali di acqua e di terra non devono essere cotte contemporaneamente nello stesso recipiente. Il sangue umano è odioso ai mammiferi acquatici: perciò le donne che hanno avuto un aborto devono confessarlo apertamente affinché non manchino tali animali; la confessione pubblica del peccato rende possibile alla società di paralizzarne gli effetti.
La divinità principale è, specialmente per gli Eschimesi centrali, la "signora dei mammiferi del mare" Sedna (Avilayoq). Essa risiede nel mondo inferiore, nel fondo del mare, e ha un solo occhio. Quando è offesa dagli Eschimesi tiene indietro gli animali acquatici e in questo caso lo sciamano deve farle visita e togliere dai suoi capelli ogni impurità; questo sudiciume è il deposito di tutti i peccati degli uomini sulla terra e specialmente degli aborti dissimulati delle donne. Esiste anche una "signora degli animali di terra" (Pukimna), ma è assai meno importante. Il protagonista nella battaglia contro i poteri nemici è lo sciamano (Angekok). Egli manda via le malattie e assicura la caccia con l'aiuto dei suoi genî tutelari; la sua anima in estasi viaggia sul fondo del mare o verso la luna e gli spiriti parlano con diverse voci attraverso di lui. Esiste anche una lingua propria degli sciamani, che differisce dall'ordinaria, e nemmeno gli Eschimesi cristiani si sono liberati dalla credenza nel potere di questi stregoni. Un animismo pronunziato dà un'anima alle cose viventi e a quelle inerti. L'Eschimese delle regioni centrali seppellisce i suoi morti avvolti in pelli sotto un mucchio di pietre: nell'Alasca li depone su piattaforme o in casse appoggiate su pali. La paura dello spirito del morto si mostra nei numerosi tabù che sono da osservare in caso di decesso, come pure nell'usanza di non nominare più il defunto: se egli portava il nome di un animale, questa parola deve essere eliminata dalla loro lingua. La rappresentazione dell'al di là è abbastanza perfezionata. Vi sono tre cieli sovrapposti uno all'altro: chi muore di morte violenta va nel più basso; chi soccombe a una malattia va dapprima nella casa di Sedna, dove resta un anno, e di là viene mandato al secondo cielo; gli annegati vanno subito nel terzo e più alto cielo, poiché è nella caccia, durante la quale si può annegare, che la società ha il maggior interesse. I suicidi, come nocivi alla società, finiscono in un luogo oscuro, dove girano con la lingua penzoloni, e le donne che hanno dissimulato un aborto vanno nel mondo inferiore. Nel viaggio nell'al di là vi sono anche ostacoli da sormontare, come ponti di ghiaccio e corde. Gli astri hanno un'importanza religiosa minima. Numerosi miti raccontano della trasfigurazione degli uomini in stelle. Manca l'idea dell'eroe civilizzatore, così comune in Amenca. Anche le favole di animali sono scarse. Nelle numerose leggende tutto si svolge con naturalezza; e ciò si verifica anche nelle storie degli eroi.
Lingua. - Nell'ampia estensione territoriale è naturale che le differenze dialettali siano considerevoli, pur non arrivando ad oscurare l'identità fra l'eschimo dell'Alasca e quello della Groenlandia. La mutua comprensibilità è però esclusa, ed è già difficile fra un abitante della Groenlandia occidentale e uno della Groenlandia orientale. Nella Groenlandia W. Thalbitzer distingue cinque dialetti: sulla costa orientale l'Angmagssalik (circa al 66° parallelo), su quella occidentale, all'estremità settentrionale, il dialetto di Smith Sound (76-79°), poi l'Upernivik (72°-74°), e quelli di Umanak (Oommannaq) e di Disko, parlati intorno alle due grandi baie omonime. A questi dialetti groenlandesi il Thalbitzer riunisce quelli della Terra di Baffin e del Labrador per formare un gruppo di eschimo orientale. L'eschimo occidentale è formato dalle parlate dell'isola Kadiak, della Bristol Bay, di Punta Barrow, delle foci del Mackenzie. L'eschimo centrale, assai poco conosciuto, abbraccia i dialetti parlati sulla costa occidentale della Baia di Hudson e in parte della Terra di Baffin. L'eschimo parlato in Asia (Yuit) ha pur esso delle varietà dialettali. Assai affine all'eschimo è l'aleuto (v. aleuti, II, p. 366).
L'eschimo offre al glottologo ricca messe di osservazioni. Il sistema fonetico è caratterizzato da una grande abbondanza di labiali, uvulari, fricative e aspirate. Per la ricchezza di labiali l'eschimo si distingue, per es., dai vicini gruppi linguistici Athabaska, Dene, ecc. I gruppi di consonanti sono, per quanto è possibile, evitati (anche nei prestiti). Notevole anche l'abbondanza della vocale a.
Ma una delle più spiccate caratteristiche dell'eschimo è il grado altissimo a cui questa lingua conduce il processo di polisintetismo, comune alla maggior parte delle lingue americane, se pur anche in nessuna così sviluppato. Una sola parola può in eschimo significare intere frasi. Così, per es., quando F. Boas, nella sua introduzione al Manuale di linguistica americana, ha voluto citare un esempio di polisintetismo, non ha trovato caso più bello dell'eschimo takuqariartorumagaluanerpa? "pensate che egli abbia veramente l'intenzione di occuparsi di ciò?" e il Thalbitzer in un recente lavoro cita: nukariwalaqigawqkoerligotinilara "il fatto che egli è il mio fratello minore voleva dire troppo per me per permettermi di rifiutar la sua richiesta e di essere avaro con lui". In tal modo quasi ogni parola eschimo corrisponde a sei o sette di una qualsiasi lingua europea. Un sistema grandioso di suffissi che si uniscono alle parole supplisce a tutte le norme sintattiche. La coniugazione di un verbo regolare, per es., porta circa 350 suffissi. Per la declinazione un comunissimo nome ha almeno 150 suffissi. Però non vi è genere e non vi è articolo.
Quanto alla parentela dell'eschimo, è indubbio che per il suo tipo linguistico si ravvicina piuttosto alle lingue americane, con cui anche geograficamente è giocoforza collegarlo (cfr. america: Lingue indigene, II, p. 920 segg). Il tentativo di C. C. Uhlenbeck prima (subito abbandonato) e di A. Sauvageot di poi, di riunire l'eschimo alle lingue uralo-altaiche, può considerarsi fallito, quantunque non manchino in quei due scritti ottime comparazioni. che sono però da spiegarsi in modo considerevolmente diverso.
Condizioni attuali. - Gli Eschimesi, il cui numero, nonostante l'enorme territorio, raggiunge appena i 35.000 individui (14.355 dei quali, secondo il censimento del 1921, in Groenlandia), si mantengono nelle loro condizioni primitive soltanto, e a mala pena, nelle regioni centrali; nella Groenlandia, nell'Alasca e nel territorio del Mackenzie hanno perduto molto della loro cultura materiale e spirituale. Dovunque sono stati introdotti alimenti, armi e utensili di metallo europei. Nella Groenlandia occidentale i tipici utensili eschimesi sono fabbricati ormai solo per gli stranieri che visitano il paese. Nella Groenlandia e nella Terra di Baffin la lunga attività missionaria ha avuto un pieno successo e il governo danese ha fatto per i Groenlandesi ciò che ha potuto, vietando l'accesso all'acquavite e prendendo diverse altre misure; quivi essi sono in possesso di una buona istruzione popolare, che si manifesta fra l'altro nella pubblicazione di giornali in eschimo.
Il cristianesimo fu dapprima predicato nella Groenlandia dai Russi ortodossi, che nel 1794 v'iniziarono le loro missioni con grande successo. Il cattolicismo cominciò a stabilirvisi nel sec. XIX, quando il padre Petitot degli oblati di Maria Immacolata intraprese nel 1865 le sue visite tra gli Eschimesi. Nel 1886 i gesuiti italiani della provincia di Torino, guidati dal padre Pasquale Tosi, fondarono la fiorente missione dell'Alasca, passata nel 1909 ai gesuiti americani della provincia di California, missione che conta al presente 16 residenze con 33 missionarî e un vicario apostolico.
V. tavv. XXXVII-XL.
Bibl.: Oltre agli scritti pubblicati nella rivista Meddelelser om Grønland, Copenaghen, v.: F. Boas, The Central Eskimo, in Annual Report of the Bureau of Amer. Ethn., VI, Washington 1888; id., The Eskimo of Baffin Land and Hudson Bay, in Bull. of the Amer. Museum of Nat. History, I, New York, 1901; II, 1907; E. W. Hawkes, The Labrador Eskimo, in Geol. Survey, memoria 91, Ottawa 1916; D. Jenness, The Life of the Copper Eskimos, in Rep. of the Canadian Arctic Expedition 1913-18, Ottawa 1922; Eskimo Folk-loré, ibid., XIII, Ottawa 1924; id., Songs of the Copper Eskimos, ibid., XIV (1925); A. L. Kroeber, The Eskimo of Smith Sound, in Bull. of the American Museum of Nat. Hist., XII, New York 1899; Fr. Nansen, Eskimoleben, Lipsia e Berlino 1903; E. W. Nelson, The Eskimo about Bering Strait, in Report of the Bureau of American Ethnology, XVIII, Washington 1899; M. P. Porsild, Studies on the Material Culture of the Eskimo in West Greenland, in Meddelelser om Grønland, LI, Copenaghen 1915; C. Wissler, Archaeology of the Polar Eskimo, in Anthrop. Papers of the Amer. Museum of Nat. Hist., XXII, New York 1918; K. Rasmussen, Grönlandsagen, Berlino 1922; J. H. Rink, Eskimoiske Eventyr og Sagn, I, Copenaghen 1866; II, 1871; trad. ingl.: Tales and traditions of the Eskimo, Edimburgo e Londra 1875; id., The Eskimo Tribes, in Meddelelser om Gronland, Copenaghen 1887 e 1891; S. Rink, Kajakmænd, Cristiania 1896; W. Thalbitzer, The Ammassalik Eskimo, in Meddelelser om Grønland, XXXIX e XL, Copenaghen 1914 e 1923; id., Die kultischen Gottheiten der Eskimos, in Archiv für Religionswiss., XXVI, Lipsia e Berlino 1928; id., Légendes et chants Esquimaux du Groenland, Parigi 1929. - Sull'antropologia in particolare v. C. Fürst e Fr. C. C. Hansen, Crania groenlandica, Copenaghen 1915; J. Cameron, Osteology of the Western and Central Eskimo, in Report Canadian Artic expedition, 1913-1918, XII, Ottawa 1923; S. Hansen, The Eskimo Race Problem, in Annaes do XX Congreso internacional de Americanistas realisado no Rio de Janeiro 1922, II, Rio de Janeiro 1928; K. J. Birket-Smith, The Greenlander of the present day, in Greenland, II, Copenaghen 1928: ivi anche memorie di carattere etnografico.
Sulla lingua: W. Thalbitzer, A phonetical study in the Eskimo language, in Meddelelser om Grønland, XXXI (1904); Eskimo, an illustrative sketch, Washington 1911 (in F. Boas, Handbook of American Indian languages, I, pp. 967-1071: ivi bibliografia); The Ammassalik Eskimo, in Medd. o. Grønland, XXXIX, XL; Eskimo as a linguistic tipe, in Proceedings of the XXIII Int. Congr. of Americanists, New York 1930, pp. 895-904; C. C. Uhlenbeck, in Zeitschr. d. deutschen morgenl. Ges., LIX-LX; A. Sauvageot, in Journal de la Soc. d. Améric. d. Paris, XXI, 1924 (ma contro questi scritti cfr. W. Thalbitzer, Is there any conection between the Eskimo language and the Uralian? in Atti del XXII Congr. Intern. degli Amer., Roma 1928, II, pp. 551-567).