esercito
Il complesso delle forze armate di uno Stato. In senso più ristretto, le forze militari terrestri, distinte da quelle che operano sul mare (marina) e nell’aria (aeronautica).
Gli e. dell’antico Oriente, dopo aver superato il primitivo aspetto di popolo in armi per predare più che per combattere, si trasformarono in strumento organizzato per la conquista e la conservazione del territorio e del potere da parte di solide monarchie assolute. Gli assiri e più ancora i persiani raggiunsero i maggiori progressi sul piano dell’armamento, della tattica e della strategia. I primi crearono l’e. nazionale con servizio militare obbligatorio; in epoca più tarda, si stabilì un e. permanente che fu un ottimo strumento di guerra, per la rapidità e violenza degli attacchi e per la tecnica progredita. L’e. persiano aveva un nucleo permanente, formato dalla guardia reale, dal corpo scelto dei cosiddetti «immortali» e dalle guarnigioni mercenarie per le fortezze e i presidi dei punti strategici; in caso di guerra veniva ordinata la leva generale, che conduceva al Gran Re forti contingenti, ciascuno con armamenti e capi propri. L’efficienza della fanteria era scarsa, mentre ebbero alto rendimento gli armati a cavallo.
Nell’epoca delle antiche monarchie, solo i re e i loro compagni disponevano dei carri da guerra e delle costose armature complete, per cui le loro gesta individuali determinavano l’andamento della battaglia. Cadute le monarchie, le famiglie aristocratiche, disponendo delle armi, costituirono la forza militare preponderante delle città-Stato. Nuovi complessi armati presero il posto degli e. nobiliari nel 7°-6° sec., quando il rapido progresso economico e il perfezionarsi della metallurgia resero possibile a un numero sempre crescente di cittadini del ceto medio di armarsi in modo pesante e di combattere a piedi. Si formarono così le falangi di opliti, che divennero le formazioni militari tipiche dell’età greca classica. Successivamente, le esperienze delle guerre persiane e peloponnesiaca imposero, prima ad Atene e poi a Sparta, la ricostituzione dell’arma di cavalleria e della fanteria leggera. Nello stesso tempo si diffuse l’impiego dei mercenari. Con Filippo di Macedonia e Alessandro Magno si impose il concorso della falange fornita di completa armatura con la cavalleria dei compagni del re e con altri corpi leggeri, a piedi e a cavallo, da utilizzare per scopi particolari, in accordo però con le esigenze tattiche della fanteria e cavalleria pesanti di linea. Le monarchie ellenistiche conservarono sostanzialmente la struttura dell’e. di Alessandro, pur ricorrendo più largamente a truppe mercenarie.
Il primitivo e. di Roma dell’ordinamento anteriore a Servio ebbe carattere gentilizio: era costituito da guerrieri a piedi e a cavallo (più anticamente su carri), di una stessa gente o famiglia, riuniti entro la propria centuria e agli ordini del re. L’ordinamento serviano fu fondato sulla falange, con gli uomini meglio armati nelle prime file e la cavalleria ridotta a semplice integrazione. In seguito, la fanteria della legione risultò divisa in tre linee intervallate, e quindi con una certa autonomia tattica. L’unità tattica per eccellenza divenne il manipolo, formato da due centurie. Questa innovazione impresse all’e. romano una sua caratteristica originalità. Durante la Repubblica, Roma non ebbe e. permanente e, se la guerra durava a lungo, le milizie più anziane potevano essere sostituite. L’e. fino al 2° sec. a.C. fu reclutato prevalentemente fra il ceto medio sulla base di un censo, notevolmente abbassato durante le guerre puniche; nel corso del 2° sec., la riduzione del ceto medio e la crescita del proletariato rese difficile reclutare gli uomini necessari in base alle liste delle classi. La situazione si aggravò con la minaccia delle prime invasioni germaniche e Mario arruolò le sue legioni ignorando il censo. L’e. cominciò dunque a essere reclutato fra i proletari senza professione, che sceglievano come mestiere la vita militare, rimanendo molti anni sotto le insegne e legando la loro condizione e sorte al generale da cui dipendevano. Un tale reclutamento favorì l’insorgere delle guerre civili, nel corso delle quali si venne delineando sul piano della tattica una nuova unità, la coorte, forte di circa 600 uomini. Cessate le guerre civili, Augusto dovette risolvere il grave problema della riorganizzazione dell’e., che doveva essere adibito alla difesa del confine (limes) dell’impero. L’obbligo generale del servizio militare rimase, ma nella pratica si ricorse ordinariamente a volontari e a mercenari, che finirono con il prevalere del tutto. Per le progressive difficoltà del reclutamento si passò dal principio dell’italicità delle legioni alla pratica dell’arruolamento dei provinciali; con Settimio Severo, gli italici non fecero più parte dell’e., e via via se ne sottrassero tutte le altre regioni più romanizzate, trasferendo l’onere alle popolazioni meno evolute. Diocleziano e Costantino aumentarono il numero dei soldati per supplire alla decadenza della qualità; l’e. fu diviso in due grandi raggruppamenti, uno incaricato della difesa periferica sul limes, l’altro, di efficienza incomparabilmente maggiore, pronto a impegnare nel cuore stesso dell’impero battaglie di liberazione del territorio nazionale invaso. Dal 4° sec. si cominciarono ad arruolare i barbari in misura sempre maggiore; da Teodosio I in poi l’imbarbarimento del reclutamento divenne pressoché totale: gli ufficiali erano barbari e i soldati più apprezzati erano quelli che provenivano dalle tribù più selvagge.
La cavalleria, che già aveva assunto un’importanza sempre maggiore negli e. romani tardoimperiali, divenne fondamentale con l’affermarsi dell’organizzazione feudale; ma il frazionamento feudale della sovranità statale creò e. basati su raggruppamenti militari gentilizi, il che produsse organici disomogenei, cui era difficile assicurare unità di comando e senso di disciplina collettiva. Un elemento nuovo e determinante fu introdotto dalle milizie comunali, con le ordinanze a piedi. I comuni lombardi crearono una fanteria capace di misurarsi in campo aperto con la cavalleria imperiale; peraltro l’azione di questa fanteria fu prevalentemente difensiva, per dare modo alla propria cavalleria di riordinarsi e tornare al combattimento. La fanteria comunale era formata da artigiani con censo, cioè padroni di bottega e piccoli borghesi. Per più decenni la fanteria svizzera, le cui ordinanze si diffusero ovunque nel Rinascimento, fu la migliore del mondo; travolse tutte le vecchie forme feudali e comunali di milizie e, con esse, anche il più recente fenomeno militare delle compagnie di ventura.
Le monarchie assolute europee (soprattutto Francia e Spagna), fin dalla seconda metà del 15° sec. cominciarono a porre le basi di un e. permanente, a base nazionale, che potesse diventare uno strumento efficace nelle contese internazionali. Si cominciò a intravedere come l’educazione morale del soldato dovesse essere alla base dell’addestramento, malgrado la piattaforma del reclutamento rimanesse il sistema mercenario, commisto con gli ultimi avanzi delle milizie feudali. A imprimere all’ordinamento degli e. dell’Età moderna nuovo carattere contribuirono molto le armi da fuoco, che sanzionarono il trionfo definitivo degli ordini a piedi (17° sec.). L’invenzione della baionetta, verso la fine del Seicento, rese l’arma bianca ausiliare di quella da fuoco e insieme rese inutile la partizione della fanteria in due specialità diversamente armate. Se l’opera di Gustavo II Adolfo di Svezia nella prima metà del 17° sec. fu decisiva nella creazione dell’e. moderno sul piano della tattica dell’arma da fuoco, F.M. Louvois, segretario di Stato per la Guerra di Luigi XIV, operò profondamente sul piano dell’organica, del reclutamento e della disciplina, tanto da poter essere considerato il creatore degli e. moderni. Nel 18° sec. Federico II il Grande introdusse in Prussia l’obbligo generale del servizio con chiamata per biglietto, ripartì il territorio in distretti di leva, introdusse in guerra il sistema dell’avanzamento per merito, ammise anche coloro che non erano nobili tra gli ufficiali. Napoleone fu l’interprete del nuovo concetto patriottico di e. scaturito dalla rivoluzione. Egli intuì che il reclutamento nazionale assicurava il numero e comprese che le formazioni semplici e snodate erano le più idonee a cittadini-soldati, sorretti da ardore patriottico più che da addestramento accurato e rigoroso. Un’altra svolta si ebbe nella seconda metà del 19° sec. con l’evoluzione della società industriale e la nascita della lotta sociale. L’industrialismo e la scienza si affermarono come fattori di potenziale bellico. I conflitti succedutisi fino alla guerra franco-prussiana (1870-71) furono caratterizzati dal gran numero di uomini, concentrati presso le frontiere, uniformemente armati e dotati di artiglierie di notevole precisione e gittata. Generalmente furono adottati due distinti ordinamenti, uno per il tempo di pace e uno per quello di guerra. Facevano eccezione la Gran Bretagna e gli Stati Uniti d’America, che avevano e. permanenti, a reclutamento totalmente volontario. Sotto l’aspetto operativo la fanteria sosteneva lo sforzo principale della battaglia. Era addestrata a manovrare in ranghi serrati, in modo da sfruttare al massimo concentrazione di fuoco e massa d’urto. La cavalleria aveva compiti di esplorazione e di avanscoperta, nonché di rottura dei punti più vulnerabili delle linee nemiche e di irruzione alle loro spalle; l’artiglieria era destinata a battere lo schieramento avversario e le sue fortificazioni. Al genio competeva agevolare i movimenti della fanteria, consentire il passaggio di ponti, assicurare le comunicazioni sul campo di battaglia.
Nel periodo che precedette la Prima guerra mondiale si ebbe l’avvento di nuovi armamenti, come il fucile a retrocarica, quello a ripetizione e la mitragliatrice. Il binomio mitragliatrice-reticolato determinò nel conflitto mondiale la superiorità dell’azione difensiva su quella offensiva e la guerra assunse carattere di logoramento. I grandi e. in campo dovettero essere strutturati non solo in divisioni e corpi d’armata, ma in unità ancora più complesse e articolate. La lunga durata del conflitto e l’usura di uomini e mezzi determinarono lo sviluppo delle attività che assicuravano l’afflusso ai fronti di viveri, munizioni, nonché la cura dei feriti. Alla strategia e alla tattica si affiancò la logistica. In campo operativo, i nuovi mezzi bellici furono i carri armati, i gas asfissian ti, gli aerei, l’artiglieria contraerea. Nella Seconda guerra mondiale, con l’utilizzazione massiccia del carro armato, le operazioni furono di nuovo caratterizzate dalla manovra di numerosi uomini e mezzi e dallo svolgimento di azioni strategiche a vasto raggio, oltre che dall’apparizione di apparecchiature e armi nuove, quali il radar e i razzi campali. Per integrare le forze alleate, furono costituiti complessi stati maggiori «combinati» (cioè interforze) composti di ufficiali di varie nazioni. Su tutto dominò alla fine del conflitto l’impiego della , che pose fine alle ostilità nel Pacifico e diede inizio all’era nucleare. La fine della contrapposizione Est-Ovest ha determinato una generale riduzione degli e. della NATO e un drastico ridimensionamento di quelli dei Paesi dell’Europa orientale. In molti Paesi la leva obbligatoria è stata sospesa e ci si affida al reclutamento di personale volontario. Parallelamente, molti reparti sono stati trasformati in unità di reazione rapida, oppure in reparti idonei al mantenimento della pace su mandato delle organizzazioni internazionali. Ovunque la generale riduzione della spesa militare ha rallentato il processo di modernizzazione.