ESERCITO (XIV, p. 314)
Parlare di e. negli anni Settanta significa trattare aspetti in passato del tutto inavvertiti in quanto l'argomento era ristretto entro limiti rigorosamente tecnici, quali l'ordinamento, l'armamento e l'equipaggiamento.
L'evoluzione morale, sociale, politica e tecnica, verificatasi durante e dopo l'ultima guerra mondiale, ha posto invece in evidenza altri aspetti riguardanti la validità e l'accettabilità del concetto stesso di esercito. È evidente che, a seconda delle particolari situazioni geografiche e politiche, le conclusioni cui si perviene sono diverse con conseguenti diversi riflessi sulle realizzazioni pratiche che ne derivano.
Nell'ambito geografico e politico europeo, caratterizzato dall'impensabilità di conflitti bellici fra le grandi nazioni occidentali, dalla suddivisione del continente in due sfere politiche profondamente differenziate, sotto la minaccia di un conflitto nucleare fra le due superpotenze (reso, peraltro, meno incombente dalla situazione di reciproco equilibrio), lo sviluppo tecnologico generale con conseguente possibilità di disporre di armamenti sempre più costosi e di più complesso impiego, l'evoluzione sociale di crescente incidenza sulle disponibilità finanziarie degli stati, hanno condizionato e indirizzato il dimensionamento quantitativo e qualitativo degli e. dei paesi occidentali in modo da realizzare il massimo di efficacia con il minimo onere economico. Caratteristiche fondamentali di tale atteggiamento sono da ravvisarsi nella rinuncia di ogni spinta aggressiva contro il possibile avversario esaltando, nel contempo, la capacità di resistere, con rapidità ed efficacia, a ogni eventuale tentativo avversario purché limitato nel tempo, in quanto un qualsiasi prolungamento di un conflitto è stimato impossibile per l'inevitabile degenerazione in una guerra nucleare generale.
Tale concezione ha portato al potenziamento degli e. nella loro struttura convenzionale, per renderne sempre più credibile l'azione al fine di sconsigliare quella di un potenziale avversario.
L'esistenza di una componente aerea, considerata, a suo tempo come "arma totale" dalle teorie douhettiane, non ha portato a una diminuzione della validità della forza armata terrestre, in quanto detta componente, se è sfociata da un lato nel più vasto e terrificante quadro della minaccia nucleare, è contenuta dall'altro entro i limiti di un mezzo di combattimento, pur sempre indispensabile e fondamentale, strettamente legato all'azione dell'arma terrestre.
La penetrazione e la confusione ideologica hanno, per contro, fortemente compromesso la validità delle forze armate terrestri regolari, a causa delle inevitabili azioni d'indebolimento interno, condotte da minoranze dissidenti, capaci di sfociare in atti di guerriglia, aventi costi di preparazione relativamente bassi ed elevato rendimento in caso di conflitto.
In un simile panorama, gli e. si sono orientati verso una progressiva riduzione quantitativa, cercando d'incrementare al massimo le loro capacità d'immediatezza, rapidità e forza d'intervento.
Sono state abbandonate, o quanto meno, considerate di secondaria importanza, le predisposizioni di mobilitazione di forze di riserva con tutto il relativo pesante apparato di attuazione, mentre ha assunto importanza fondamentale, sotto il profilo economico, il rinnovo degli armamenti e degli equipaggiamenti destinati a essere sostituiti quasi sempre per "obsolescenza" tecnica, anziché per usura d'impiego.
Hanno avuto ridondanza, con inevitabile tendenza verso la creazione di e. supernazionali, tutte le predisposizioni atte a realizzare comandi interalleati, logistiche interalleate, con evidente superamento dello spirito eminentemente nazionalistico che aveva caratterizzato gli e. fino alla seconda guerra mondiale.
Un così profondo cambiamento ideologico e tecnico non è stato peraltro facilmente accettato e realizzato dagli organismi preesistenti in cui il peso della tradizione, l'inevitabile trafila di carriera dei quadri dirigenti, l'opinabilità stessa delle varie tesi contrapposte, hanno portato più a un moderato conservatorismo che non a una dinamica evoluzione.
D'altro lato, l'accettabilità, nei contesti statuali e sociali dei vari paesi, di strumenti enormemente costosi e di un'utilità, auspicata, al minimo, come remota e sempre ben difficilmente apprezzabile in termini numerici per definire il denominatore di un qualsiasi rapporto costo/efficacia, tende a una progressiva diminuzione. Ciò è sempre più evidente da parte dei giovani di leva che devono sostenere il peso immediato del servizio militare, ma esiste anche a più elevato livello politico. Essa comporta, di riflesso, una riduzione qualitativa della componente "umana " degli e., manifestantesi attraverso una minore affluenza di giovani nei quadri di ogni livello, nonché attraverso un declassamento sociale dei quadri stessi sia come provenienza sia nella considerazione comune.
Il personale rappresenta il problema fondamentale degli e. moderni nei suoi vari aspetti: reperimento, addestramento, trattamento economico. La soluzione di far ricorso a un reclutamento del tutto volontario può apparire sotto un aspetto squisitamente tecnico come quella più auspicabile; essa ha trovato infatti totale applicazione, anche se con fondamentali riserve di principio e seppure con risultati non ancora del tutto valutabili, in due grandi paesi occidentali (Stati Uniti d'America e Gran Bretagna) in cui, peraltro, erano vive forti tradizioni in tal senso. In altri paesi trova invece notevole difficoltà di realizzazione tanto per questioni di fondo (ostilità preconcetta a un "e. di mestiere", ritenuto suscettibile di enucleazione dal contesto sociale-politico del paese, con possibile assunzione di un ruolo politico rilevante, sia sotto forma autonoma, sia in adesione a particolari forze politiche) quanto per questioni pratiche di costo, in un mercato del lavoro saturo di domanda e dovendosi far fronte a un rapido rinnovamento conseguente all'irrinunciabile requisito di una notevole prestanza fisica. Continua, quindi, a essere adottato il sistema del reclutamento obbligatorio con un inglobamento maggiore, peraltro molto difficile (nelle condizioni attuali), di volontari a breve e lunga ferma (si tende verso una presenza di volontari di almeno il 30%), migliorando, d'altra parte, le condizioni del servizio obbligatorio, riducendone la durata (12 mesi appare già un limite superiore non valicabile), elevandone il trattamento (alloggio, vitto, paga), diminuendone la gravosità (sedi di servizio viciniori al luogo di abituale residenza, addestramenti meno faticosi, più ampia permissività, ecc.).
Problemi di questo genere sono meno evidentemente sentiti in paesi a diversa organizzazione politico-sociale.
La dottrina d'impiego e la spinta tecnologica, dando vasta applicazione pratica ai concetti suesposti, concorrono nel definire equipaggiamenti sempre più mobili, sempre più protetti, sempre più potenti, sempre più automatizzati.
Mezzi meccanici di trasporto su strada, ma ancora di più, fuori strada, sono entrati nell'uso corrente per il trasporto dei combattenti sia verso che sul campo di battaglia: la tendenza attuale è di consentire il cambattimento vero e proprio da bordo di tali veicoli riservando il movimento a piedi solo alla fase finale.
Mezzi più pesanti, veloci, potentemente armati e corazzati (almeno un cannone da 105 mm di calibro, possibilmente da 155 mm) costituiscono la forza d'urto fondamentale. Tali carri armati, atti anche al movimento in immersione, sono dotati di congegni complessi e sofisticati per l'individuazione dei bersagli e per il puntamento, di apparati per la visione notturna e nella nebbia, di telemetri (radar o laser), di calcolatori per consentire il tiro durante il movimento a tutto vantaggio dell'invulnerabilità.
La loro azione è integrata e agevolata da un'artiglieria (v. in questa App.) di appoggio immediato, anch'essa semovente, più potente che non in passato. Per il sostegno campale, l'artiglieria, già orientata decisamente verso i calibri maggiori, è sfociata per più lunghe gittate e per tutte quelle azioni di fuoco, definibili come di "grande tattica" (interdizione lontana), in armi missilistiche, capaci di utilizzare anche testate nucleari tattiche. Tale possente dotazione di armi è contornata e accompagnata da una serie di armamenti sussidiari, di scarso volume e di grande micidialità, atti principalmente alla difesa, quali armi anticarro classiche o missilistiche (queste ultime costituite da razzi pilotati manualmente o semi automaticamente sui bersagli), e guidati da apparati di sorveglianza (radar di scoperta e di sorveglianza, basati essenzialmente sull'effetto Doppler, apparati televisivi portati da aerei teleguidati); vengono utilizzati mezzi di calcolo e di automazione per la predisposizione del tiro, per la definizione delle manovre del fuoco e dei movimenti.
L'offesa aerea dimostratasi più che mai valida nei più recenti conflitti, anche limitati, richiede un'altrettanto spinta difesa controaerea sia contro bersagli attaccanti a elevatissima velocità (superiore a quella del suono) sia lenti (elicotteri). Gli e. tendono ad avere quindi in dotazione armi contraeree di difesa individuale, di reparto e di zona, atte a coprire a tutte le quote (fino a 9000 ÷ 10.000 m) e in tutte le direzioni il cielo del campo di battaglia.
Tali armi, essenzialmente missilistiche, ma anche classiche di piccolo calibro (20 ÷ 40 mm), automatiche a tiro rapidissimo (oltre i quattrocento colpi al minuto), sono dotate di una mobilità pari a quella delle truppe che devono difendere e sono guidate da apparecchiature elettroniche e ottiche per l'individuazione, la localizzazione, l'ingaggio dei bersagli e la guida del fuoco. Radar di avvistamento e di tiro, calcolatori elettronici, missili teleguidati trovano una remora nel loro impiego solo nel costo sempre crescente di realizzazione e di manutenzione.
La componente aerea ha anche avuto ampia possibilità di essere utilizzata dagli e. per realizzare tanto l'osservazione immediata del campo di battaglia quanto il trasporto su di esso, con l'impiego di aerei leggeri ed elicotteri, destinati, questi ultimi, anche al combattimento (e dotati pertanto di armi) contro mezzi corazzati pesanti. Si è così venuta a creare, non senza contrasti, un'aviazione leggera per l'e. mentre sono rimasti all'Arma aeronautica i compiti specificamente connessi con le sue caratteristiche (azioni e trasporti strategici). Gli e. hanno, per contro, sviluppato particolari specialità (paracadutisti, truppe aerotrasportate) studiando e adottando equipaggiamenti e mezzi di combattimento atti a consentire azioni di aviosbarco. Analogamente si sono creati reparti destinati particolarmente ad azioni di sbarco navale o destinati a operare in ambienti lacunari e paludosi.
Sempre considerando reparti d'impiego speciale, hanno conservato tutta la loro importanza, anche se largamente modernizzati nei mezzi e nell'equipaggiamento, quelli destinati a operare in ambiente di alta montagna: qui la meccanizzazione ha trovato necessariamente limiti pressoché invalicabili nell'asprezza del terreno, per cui persiste il trasporto a dorso di mulo o d'uomo, in altro ambiente del tutto superato, utilizzato, peraltro, solo là dove l'elitrasporto, la meccanizzazione alpina o il paracadutaggio non lo hanno potuto sostituire.
Così profondi cambiamenti nei concetti d'impiego e negli armamenti a disposizione hanno indubbiamente portato a mutamenti ordinativi di vasta portata. La tradizionale suddivisione fra le armi (fanteria, cavalleria, artiglieria e genio) ha conservato un valore quasi meramente tradizionale: scomparsi i reggimenti (almeno come unità di impiego), l'ordinamento si è orientato verso unità tattiche di varia consistenza e denominazione, dalle più pesanti divisioni corazzate, comprendenti la massa d'urto dei carri armati, le relative artiglierie d'appoggio e i reparti di difesa controaerea, alle più snelle brigate composte di tutte le specialità di combattimento: fanteria corazzata e meccanizzata, artiglieria controcarri e di appoggio, armi di difesa contraerea. Particolari unità da montagna, aereo-trasportate, elitrasportate, paracadutabili, sempre a livello brigata, sono dotate di mezzi appropriati in relazione al loro specifico compito.
Altri grandi unità, infine, raggruppano l'artiglieria, sovente missilistica, per gl'interventi a lunga gittata sul campo di battaglia e nelle immediate retrovie del nemico, mentre altre unità analoghe provvedono alla difesa del "cielo" dell'e. operante. Unità specializzate in telecomunicazioni vengono adibite a mantenere i collegamenti fra tutte le forze operanti.
Parimenti hanno assunto particolare interesse unità destinate a complesse operazioni tecniche sul campo di battaglia (pionieri-guastatori d'assalto, pontieri).
L'efficienza di tutte le unità così brevemente descritte si basa oltre che sul perfetto addestramento del personale, sull'affidabilità dei mezzi in dotazione: ne deriva l'esistenza di un complesso apparato logistico di manutenzione, di riparazione e di rifornimento sia dei ricambi sia dell'enorme mole dei materiali di consumo: munizioni, carburanti e viveri.
Un e. moderno richiede un'infrastruttura di notevole mole per la preparazione del personale; per quanto il progresso tecnologico e sociale metta a disposizione, e in gran numero, elementi culturalmente evoluti, è tuttavia indispensabile provvedere alla specifica formazione dei quadri di ufficiali e sottufficiali, e degli specializzati, sia nell'impiego sia nella manutenzione dei mezzi, sempre più complessi, in dotazione.
È soprattutto necessario procedere in tempi brevissimi (quali imposti dalla ridotta ferma del personale di leva) a impartire l'indispensabile attitudine militare, composta da un vastissimo insieme di conoscenze specifiche, tecniche e di comportamento, inculcando anche quei principi morali che sono la base stessa dell'efficienza.
L'omogeneità delle unità così formate dev'essere mantenuta a un elevato grado di efficienza attraverso continue esercitazioni d'impiego.
Tutto il complesso apparato addestrativo si articola in scuole, destinate essenzialmente alla formazione dei quadri e degli specializzati, nella più gran parte volontari e in minima parte di leva, mentre le unità stesse d'impiego sono concepite come reparti d'addestramento a carattere ciclico continuativo.
Un'e. così visto ha infine bisogno di un'intelaiatura territoriale di supporto tanto con carattere militare disciplinare (Comandi territoriali di Regione e di Zona, Distretti militari, depositi) quanto tecnico-logistico (stabilimenti militari a carattere industriale per grandi riparazioni, revisioni generali, allestimenti, effettuati sia direttamente sia utilizzando l'industria civile).
L'e. italiano attuale, derivato senza soluzione di continuità, attraverso la guerra di liberazione, dall'e. preesistente, travolto, dopo anni di durissima lotta, dalle implacabili condizioni armistiziali, ha affrontato numerosi e vasti problemi di riorganizzazione e di riammodernamento.
L'inserimento nell'alleanza atlantica ha imposto traguardi d'addestramento e d'efficienza notevoli, richiedenti un altrettanto notevole impegno di mezzi finanziari.
I molteplici fattori, spesso contrastanti, sopra accennati, hanno portato in questi ultimi anni alla necessità, del resto sentita anche dagli altri paesi, di rivedere l'apparato difensivo terrestre in modo da poter contemperare la sempre maggior esigenza qualitativa di personale e di materiali con l'assiomatica rigidità nella disponibilità di bilancio, conservando, nel contempo, un livello credibile d'efficienza.
È stato quindi configurato un "e. da campagna" avente, quale elemento tattico di base, un certo numero di brigate pluriarma di cui la metà circa inquadrata in divisioni corazzate e meccanizzate e le altre, fra le quali quelli alpine e quelle paracadutiste, autonome.
La maggior parte delle forze così organizzate sono inquadrate in Corpi d'Armata.
Aboliti i reggimenti, eccetto che in alcuni particolari-casi, la tradizione conserva il suo peso nella denominazione delle divisioni, delle brigate (due sono, infatti, denominate di "cavalleria"), dei battaglioni e dei gruppi. La forza complessiva si aggirerà sui 160.000 uomini, di cui una percentuale molto bassa (la tendenza è di raggiungere il 15%) di volontari, inquadrati da 30.000 sottufficiali e 20.000 ufficiali: in queste due categorie la percentuale del personale permanente si aggirerà sul 60% circa.
L'armamento prevede carri di tipo moderno M60 e Leopard; armi anticarro con missili filoguidati o semi automatizzati; un'artiglieria campale costituita da obici da 105 e da 155 di cui molti del tipo FH70 (155/39), semoventi da 155 (tipo M109G), missili a lunga portata tipo LANCE e un'artiglieria controaerei con missili tipo HAWK migliorato e cannoni da 40/70 asserviti a centrali di tiro elettroniche, nonché un complesso di mezzi da osservazione di comando e di trasmissione adeguato. Il veicolo corazzato trasporto truppe M113 realizza la meccanizzazione della fanteria sul campo di battaglia (v. artiglieria: Artiglierie terrestri, in questa App.).
Nuove tenute da campagna consentono una maggiore scioltezza e speditezza nei movimenti e una migliore protezione agli agenti atmosferici mentre l'adozione dei metodi moderni di confezionamento mette a disposizione del soldato uniformi atte ad aumentarne il prestigio nella vita di ogni giorno.
L'elaborazione di un nuovo regolamento di disciplina, preludio di quello che dovrà essere una "legge militare", atta a inquadrare completamente l'e. nella costituzione repubblicana, verrà a sanzionare modi di tratto e di collaborazione fra i vari gradi, già in uso, più consoni all'evoluzione sociale moderna.
Il settore addestrativo vedrà potenziate le scuole di elevata specializzazione (tecnici elettronici d'artiglieria, della motorizzazione, delle trasmissioni, di artiglieria campale, di artiglieria contraerea) mentre per l'addestramento normale del personale di leva si provvederà, presso gli stessi reparti d'impiego, a livello grande unità, mediante il sistema "affiancamento recluta-anziano" reso possibile dal sistema di chiamata alle armi con frequenza mensile. Scuole allievi ufficiali di complemento formano tale indispensabile categoria di personale, mentre per i sottufficiali e soprattutto per gli ufficiali di carriera si continuerà a provvedere attraverso le Accademie di Viterbo e di Modena, integrata quest'ultima dai corsi biennali delle Scuole di applicazione di arma di Torino a livello universitario. A livello post-universitario, la Scuola di guerra e corsi superiori tecnici provvedono al necessario adeguamento professionale per le funzioni più elevate di comando o di specializzazione tecnica.
L'organizzazione territoriale è articolata in sei Comandi di Regione militare e sedici Comandi militari di Zona.
Nel complesso la riforma porta a un e. adeguato ai più moderni concetti con unità molto vicine al 100% della loro capacità operativa senza aggravare ulteriormente il bilancio dello stato.
Tale riforma tuttavia è ottenuta a prezzo di notevoli sacrifici, soprattutto da parte del personale militare, indispensabili per superare l'inevitabile periodo di crisi; non rappresenta, peraltro, un punto di arrivo, ma una base di partenza in quanto l'inarrestabile evoluzione sociale e tecnica renderà inevitabile in futuro una continua opera di adeguamento nello spirito e di rinnovamento nelle strutture e nelle dotazioni; essa sarà possibile solo se il paese e lo stato saranno consapevoli dei valori che l'e., anche nel mondo moderno, rappresenta.