ESIODO (῾Ησίοδος, Hesiŏdus)
La prima personalità della letteratura greca che abbia carattete storico.
Di famiglia originaria di Cuma, colonia eolica nell'Asia Minore, E. nacque però probabilmente ad Ascra, in Beozia, presso il monte Elicona. Rapsodo di professione, racconta egli stesso in un passo delle Opere che a Calcide vinse la gara poetica in occasione dei giochi funebri in onore di Anfidamante, e consacrò il premio - un tripode - alle Muse dell'Elicona. Incerto il periodo di attività di E. che si colloca all'incirca all'inizio del VII sec. a. C.; incertezza anche per le opere che gli sono state dagli antichi attribuite in gran numero (pare indubbia però l'attribuzione ad E. di Le Opere e i Giorni, della Teogonia e del Catalogo).
Nell'antichità E. - come Omero - dovette essere molto rappresentato (si pensi alla leggenda di una gara tra E. e Omero e il racconto del Certame): e infatti della prima metà del V sec. era la statua di E. ad Olimpia, presso il tempio di Zeus, dedicata da Mikythos nel 470, opera dello scultore Dionysios d'Argo (v.), vista da Pausania (v, 26, 2), il quale (ix, 30, 3) vide anche quella posta nel santuario delle Muse sull'Elicona, dove il poeta era rappresentato con la cetra sulle ginocchia tra Lino, Tamiri e Arione cantori mitici. Nell'agorà di Tespi, Pausania (ix, 27, 5) ricorda un'immagine bronzea di E., ed un'altra, pure di bronzo, esisteva nel ginnasio di Zeuxippos a Costantinopoli, nella quale, secondo il monaco Cristodoro di Koptos (Anthol. Pal., ii, 38 ss.) era stato espresso il delirio poetico ispirato dagli dèi. È probabile che in epoca romana qualcuna di queste immagini sia stata copiata; e infatti esiste un disegno (Fulvius Ursinus, Imag., 23) di un'erma acefala col nome di E. (i caratteri dell'iscrizione sono di età romana), esistente a Roma nel XVI sec.; ma le immagini del poeta nell'età imperiale romana non devono esser state frequenti, sia perchè non esistono altre iscrizioni su erme o basi, sia soprattutto perchè in periodo romano le opere di E. erano lette solo dai dotti.
Nell'ampio proemio all'inizio della Teogonia, il poeta stesso narra come le Muse "abbiano insegnato ad E. il bel canto mentre pasceva gli agnelli sotto il sacro Elicona"; in base a questa immagine di E. come vate - pastore, si è voluto riconoscere il poeta rappresentato tra le Muse ed Apollo su una pisside da Eretria, del V sec., a fondo bianco, ora al museo di Boston; ma in base a recenti trovamenti a Paro (M. N. M. Kondoleon, in Eph. Arch., 1952, p. 57 ss.) pare che la rappresentazione si debba riferire al poeta Archiloco. E. invece appare raffigurato nell'iconografia del canuto vate-pastore su un lato breve di un sarcofago al Museo Nazionale di Napoli: il poeta semiammantato è dignitosamente seduto con accanto la capsa e i volumina, ma anche con gli attributi pastorali: il nodoso bastone e la pecorella. Per la stretta somiglianza della testa del rilievo di Napoli, K. Schefold ha proposto l'identificazione con E. di una testa del Museo Capitolino; identificazione che è stata concordemente accettata ad eccezione del Buschor che la identifica con Diogene. La testa del Capitolino è stata rielaborata modernamente, ma non tanto da alterarne la fisionomia: la caratteristica della barba prolissa e delle occhiaie profondissime ritornano anche nel ritratto rinvenuto nell'Esedra dei Poeti nel Serapeion di Memfi (Egitto). La statua, che oggi appare molto distrutta per l'erosione della sabbia sul calcare molto friabile, si può studiare solo in un disegno del Manette (1851) primo scopritore del complesso che in seguito andò rinsabbiato e riscoperto recentemente dal Picard. La statua memfita rappresenta il poeta seduto e ammantato. Per l'Esedra dei Poeti sono state proposte molte date, dall'epoca di Tolomeo I a quella degli Antonini: molte ragioni inducono a ritenerla tardo-ellenistica. Rimane certo in ogni caso che l'archetipo ritrattistico da cui derivano l'immagine di Memfi (che a torto era stata ritenuta dal Brendel, in Röm. Mitt., li, 1936, p. 1 ss., il ritratto di Arato) e quella del Capitolino, si deve porre con ogni verosimiglianza alla metà circa del III sec. a. C.
Incerta rimane l'identificazione proposta - in termini peraltro dubitativi - dal Poulsen per due teste (Copenaghen e Atene) il cui archetipo risalirebbe al II sec. a. C. per il quale il Poulsen stabilirebbe una provenienza microasiatica, probabilmente da un Homereion. Incerta rimane anche l'identificazione con E. della figura di poeta stante che appare accanto al tripode nel rilievo di Archelao (v.); più probabilmente qui si tratta del poeta vincitore cui è dedicato il rilievo.
Nel mosaico di Monno a Treviri l'iscrizione (H)esiodus è posta accanto ad una figura la cui testa è strettamente affine al cosiddetto Apollonio di Tiana, in cui per lo più viene riconosciuto Omero. Ad eccezione del Picard, generalmente per il mosaico di Treviri si pensa ad un errore del mosaicista.
Nessuna attendibilità, poi, ha l'ipotesi che riconosce E. nello Pseudo-Seneca. Tale identificazione è derivata dal fatto che il tipo iconografico dello Pseudo-Seneca (v. seneca) appare associato in doppie erme con un ben noto tipo iconografico in cui con molta probabilità è da identificarsi Menandro, ma che venne identificato anche con Virgilio; da qui, stabilendo una supposta legge secondo cui le immagini ritrattistiche venivano abbinate per generi letterarî si deduceva che accanto a Virgilio dovesse esser stato necessariamente posto un poeta greco georgico, cioè Esiodo. Ma messa in dubbio la prima identificazione, riconosciuto non necessario l'accostamento nelle erme per categorie di genere, è caduta per necessità anche l'identificazione del tipo Pseudo-Seneca col poeta Esiodo.
Monumenti considerati. - Pisside da Eretria: L. D. Caskey-J. D. Beazley, Attic Vase Painting in the Museum of Fine Arts Boston, Oxford 1931, n. 37, t. 15. Sarcofago Museo Naz. di Napoli: Einzelaufnahmen, EA 530 = C. Robert, in Hermes, xxxv, 1900, p. 650. Testa al Capitolino: K. Schefold, Die Bildnisse d. ant. Dichter, Redner und Denker, Basilea 1943, p. 129, f. 3. Statua di Memfi (disegno Mariette e stato attuale): J. Ph. Lauer-Ch. Picard, Les statues ptolemaïques du Serapeion de Memphis, Parigi 1955, fig. 47 e ss. Tipo Copenaghen-Atene: Fr. Poulsen, in Acta Archaeologica, i, 1930, p. 35 ss., fig. 2 a e b e tav. iii. Mosaico di Treviri: K. Schefold, op. cit., p. 169, f. 1. Tipo Pseudo-Seneca: L. Laurenzi, in Riv. Ist. Naz. Arch. St. Arte, N. S., iv, 1955, p. 201 ss.
Bibl.: Rzach, in Pauly-Wissowa, VIII, 1912, c. 1168 (per il nome), s. v. Hesiodus; J. J. Bernoulli, Griechische Ikonographie, Monaco, I, 1901, p. 25; K. Schefold, Die Bildnisse der antiken Dichter, Redner und Denker, Basilea 1943, p. 25, 194; tavv. 57, 2; 129, 3; 169, i; E. Buschor, Das hellenistische Bildnis, Monaco 1949, p. 22, fig. 19; L. Laurenzi, Ritratti greci, Firenze 1941, n. 64 e app. A; id., in Riv. Ist. Naz. Arch. St. Arte, N. S., IV, 1955, p. 201 ss.; K. Parlasca, Die römischen Mosaiken in Deutschland, 1959, p. 42.