Esperia
Nome con cui i Greci definivano anticamente l'Italia, in quanto posta a occidente della Grecia, dalla parte di Espero (vesper = sera), dove tramonta il sole. Il termine fu adottato dai poeti latini e ricorre in Mn II III 12, al primo verso di un breve passo virgiliano citato da D. come appartenente al terzo libro dell'Eneide (i versi in questione, Aen. III 163-167, sono la ripetizione di Aen. I 534-538): " Est locus, Hesperiam Grai cognomine dicunt ".
La citazione è introdotta per confermare che Dardano, progenitore di Enea, è oriundo dell'Italia e quindi dell'Europa, che in tal modo ha contribuito assieme all'Asia e all'Africa a nobilitare le origini del padre del popolo romano.
D. chiama Enrico VII delirantis Hesperiae domitorem in Ep VI 12, ossia nel contesto della seconda delle tre lettere scritte in occasione della discesa del principe in Italia. Rivolgendosi dall'esilio " agli scelleratissimi Fiorentini di dentro " il poeta li accusa di follia, e tale imputazione di follia estende all'Italia intera per il modo accanito con cui si appresta a una lotta a oltranza.