ESPERIDI (‛Εσπερίδες, Hesperëdes)
La leggenda delle Esperidi s'incontra per la prima volta nella Teogonia esiodea: al confine occidentale della terra, dove il giorno e la notte s'incontrano, in un'isola dell'Oceano è un giardino dove le Esperidi dall'amabile canto custodiscono i pomi d'oro col drago figlio di Forco e di Ceto: davanti a esse sta Atlante che sorregge la vòlta celeste. Quanto all'origine degli aurei pomi delle Esperidi, si narrava che all'epoca delle nozze di Zeus e di Era la Terra avesse fatto nascere l'albero con quei frutti meravigliosi e di essi avesse fatto dono ai due sommi numi. I pomi meravigliosi sono simbolo della fecondità e dell'amore. Le Esperidi sono una personificaziorie delle lontane occidentali onde oceaniche. Sono figlie della Notte (secondo una variante figlie di Forco e di Ceto) perché dalla notte nasce ogni cosa e dalle tenebre della terra appunto cresce ogni albero; oppure provengono dall'Oceano, concepito anch'esso come il grande fecondatore. I pomi delle Esperidi compaiono, secondo Nonno, anche in occasione delle nozze di Cadmo e di Armonia; una leggenda dice che dal giardino delle Esperidi provenissero pure i pomi donati da Afrodite a Ippomene, per vincere nella corsa Atalanta.
Eracle, dopo molto vagare per trovare il giardino delle Esperidi, vi giunge valendosi delle indicazioni di Prometeo, e ricorre ad Atlante il quale coglie i pomi, mentre Eracle sostiene al posto di lui la vòlta celeste. Atlante, per conservarsi libero dal suo gravoso ufficio, vorrebbe anzi portar lui i pomi ad Euristeo, ma Eracle, furbo, prega Atlante di riprendersi il suo peso solo per un momento acciocché egli, Eracle, possa farsi un cuscino che gli allevii alquanto la fatica. Atlante acconsente, ed Eracle lo pianta in asso. La leggenda viene raccontata anche con altre varianti, e le numerose rappresentazioni vascolari riflettono parecchie forme diverse della leggenda.
Vario inoltre è anche il numero delle Esperidi, le quali nelle diverse fonti letterarie e figurate vanno da una a undici: più di frequente sono tre (Egle, Eritea ed Esperetusa, o Egle, Espere e Aretusa, o Lipara, Asterope e Crisotemi) o quattro (Egle, Espere, Aretusa e Medusa).
Bibl.: K. Seeliger, in Roscher, Lexikon der griech. und röm. Mythologie, I, ii, col. 2594 segg.; Sittig, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VIII, col. 1243 segg.; L. Preller, Griechische Mythologie, 4ª ed. a cura di C. Robert, I, Berlino 1894, p. 561 segg.