ESPERIDI (῾Εσπερίδες, Hesperĭdes)
Figlie della Notte che, secondo la Theogonia di Esiodo (vv. 215 ss., 274 ss., 334 ss., 746 ss.), custodiscono col loro canto, aldilà dell'Oceano, i pomi d'oro. Secondo Diodoro (iv, 27) sono le sette figlie di Atlante e di Esperia, figlia di un fratello di Espero. Nella leggenda e nell'arte figurativa esse sono note soprattutto per una delle fatiche di Eracle, il quale dovette portare i pomi custoditi dalle E. al re Euristeo. Secondo le raffigurazioni della leggenda, egli avrebbe compiuta questa fatica in due differenti modi: avrebbe inviato Atlante a prendere i pomi, assumendo intanto sulle sue spalle il grave peso portato da Atlante, oppure si sarebbe spinto egli stesso fino alle Esperidi. Nelle raffigurazioni il numero delle E. oscilla da una ad undici; non si può quindi dire che sia impegnativamente stabilito. Proprio le più antiche raffigurazioni della leggenda non sono conservate. Comunque alcune opere d'arte sono note attraverso le citazioni nella letteratura antica. Così, Pausania dice (v, 17, 2; vi, 13, 8; vi, 19, 12) che lo spartano Theokles, figlio di Egilos e presunto discepolo di Dipoinos e di Skyllis (secondo una firma apposta insieme al padre) aveva eseguito in legno di cedro cinque Esperidi, Atlante che regge in alto il globo (su questo era appunto la firma), Eracle e l'albero dei pomi d'oro con il serpente avvolto intorno. Questo gruppo che si trovava ad Olimpia, è andato disperso, come similmente l'Arca di Cipselo della stessa provenienza (Paus., v, 18, 4), su cui era rappresentato Eracle che minacciava Atlante con la spada. Il soggetto era ugualmente trattato sul Trono di Amicle (Paus., iii, 18, 10) e da Panainos nelle balaustrate del tempio di Zeus (Paus., v, 11, 56). Le rappresentazioni arcaiche della leggenda ci sono conservate solo da figure vascolari attiche. Nessuno fra i vasi a figure nere riproduce le E., salvo uno, purtroppo smarrito. Le E. sono molto rare anche sui vasi attici a figure rosse del sec. V. Esse non si distinguono dalle donne mortali, né dal costume, né dal portamento. La raffigurazione più nota è quella sulla hydrìa di Meidias a Londra. La rappresentazione della leggenda diviene notevolmente più frequente sui vasi attici dipinti e dell'Italia meridionale del IV sec. a. C. Due fra i vasi attici furono rinvenuti in Cirenaica, dove (accanto ad altre regioni) si presumeva che fosse la patria delle Esperidi. Una moneta di Cirene, conservata in un unico esemplare a Parigi, prova la stretta connessione che già in tempo remoto esisteva fra Cirene e questa leggenda. Generalmente la cessione dei pomi ad Eracle da parte delle E. sembra essere avvenuta senza lotta, in maniera pacifica. Il tema è trattato in questo modo anche su di un rilievo a tre figure conservato in varie copie dove è perfino supposta una relazione di amore fra Eracle e l'Esperide. Del V sec. sono inoltre da citare le note metope di Olimpia e del cosiddetto Theseion ma in nessuna delle due vengono rappresentate le Esperidi. Alla fine del IV sec. appartiene lo specchio di Berlino. In epoca più tarda la leggenda viene rappresentata solo su monete.
Monumenti considerati. - Vaso a figure nere: E. Gerhard, Auserlesene gr. Vasenbilder, Berlino 1846-1858, tav. 99. Hydrìa di Meidias: Furtwängler-Reichhold, Gr. Vasen., tavv. 8-9. Rilievi a tre figure: A. Götze, in Jahrbuch, lxiii-lxiv, 1948-49, p. 91 ss., figg. 4, 5. Metope di Olimpia e del Theseion: H. Kähler, Metopenbild, tavv. 60, 65, 66, 74. Manico di specchio di Berlino: H. Züchner, Gr. Klappspiegel, Berlino 1942, p. 85 ss., KS 143, fig. 42.
Bibl.: Seelinger, in Roscher, I, 2, cc. 2594-2603; Sittig, in Pauly-Wissowa, VIII, 1913, cc. 1243-1248, s. v. Hesperiden; F. Brommer, in Jahrbuch, LVII, 1942, pp. 105-123.