esperimento
Operazione o sequenza di operazioni con cui si intende riprodurre, simulare e determinare concettualmente un fenomeno al fine di smentire più che corroborare un’ipotesi, attraverso l’evidenza empirica (➔ Popper, Karl) per lo più sulla scorta di valutazioni quantitative. In molti campi, come la psicologia e la medicina, gli effetti causali (➔ causalità) sono comunemente stimati per mezzo di esperimenti. Per es., in medicina, un nuovo farmaco viene sottoposto a prove sperimentali nelle quali ad alcuni pazienti è somministrato il farmaco, mentre ad altri viene somministrato un placebo: il farmaco è approvato e messo in commercio solo se questo e. fornisce evidenza statistica convincente della sua efficacia e sicurezza. In economia, gli e. (o i quasi e.) sono usati soprattutto per la valutazione degli effetti di un programma o di un intervento.
Si potrebbe pensare che in un e. ideale si debbano confrontare gli effetti di un ‘trattamento’ su due soggetti che differiscono solo per il fatto che uno abbia subito il trattamento e l’altro no. In realtà ciò non è possibile, perché non esistono due soggetti completamente identici. Ciò che più si avvicina a questa idea di e. ideale è l’e. controllato casualizzato. Tale e. si dice controllato perché all’interno del campione o della popolazione sottoposta all’e. è possibile individuare un gruppo che è sottoposto al trattamento (la causa) e un gruppo che invece non è sottoposto al trattamento, che viene chiamato gruppo di controllo. È casualizzato perché costruito in modo da assegnare casualmente i soggetti nel gruppo di controllo o di trattamento, affinché le differenze che si sarebbero comunque presentate tra soggetti diversi, a prescindere dal trattamento, risultino distribuite in modo indipendente dall’assegnazione del trattamento stesso.
Gli e. in economia sono rari, perché spesso troppo costosi e per motivi di ordine etico. Esistono più frequentemente situazioni nelle quali circostanze esterne, non controllate da un disegno sperimentale, riproducono una situazione che può essere considerata come una casualizzazione. Si supponga che nel comune A venga introdotta una nuova tassa, per es. sui rifiuti indifferenziati, che non è invece introdotta nel comune confinante, B. Se si ritiene che la residenza di un individuo in un comune possa essere considerata come casuale, allora è come se l’introduzione del provvedimento fosse un trattamento cui sono sottoposte alcune persone (i residenti del comune A) mentre altre no, in maniera ‘quasi’ casuale. L’introduzione della tassa produce dunque un quasi e., o e. naturale, nel quale il gruppo di trattamento è rappresentato dai residenti del comune A, e i residenti del comune B formano il gruppo di controllo. Ci sono due tipi di quasi esperimenti. Nel primo, il fatto che un individuo riceva o meno il trattamento è visto come se fosse determinato in modo casuale. In questo caso l’effetto causale può essere stimato tramite il metodo dei minimi quadrati, usando come regressore la variabile dummy (➔ dummy, variabili), l’indicatore di trattamento. Nel secondo tipo la variazione ‘quasi casuale’ tra individui non è identificabile con il trattamento, ma è una delle sue determinanti. In questo caso si usa la tecnica di stima delle variabili strumentali (➔ variabili strumentali, metodo delle).