ESPIANTO (da espiantare, cfr. trapiantare)
Il termine di Explantation fu usato per la prima volta da W. Roux (1905) e introdotto nella terminologia della coltura dei tessuti in vitro da A. Oppel (1914). È da tempo noto che frammenti isolati di un organismo possono sopravvivere anche se l'organismo ha cessato di esistere come tale; ma è di acquisizione relativamente recente la conoscenza che in tali frammenti si possono avere anche fenomeni di accrescimento. Su tale capacità di vita autonoma di parti isolate di un organismo si fonda la tecnica dei trapianti, e più ancora quella degli espianti in vitro. Quando un organo o un frammento di organo o tessuto venga staccato meccanicamente dall'organismo di cui faceva parte integrante e venga innestato nello stesso organismo o in un altro vivente, allo scopo di farlo attecchire e sopravvivere nella nuova sede, la parte rimossa prende nome di trapianto (v). Quando invece un frammento analogo sia portato in un mezzo inorganico od organico, non vivente, sempre allo scopo di farlo sopravvivere ed eventualmente accrescere, il frammento prende nome di espianto. Lo stesso nome vale tanto per tessuti normali, sia embrionali sia adulti, quanto per tessuti patologici, come ad esempio per i tumori. Le condizioni sperimentali particolarmente vantaggiose degli espianti stanno nel fatto che essi, qualunque sia il loro destino, sono sottratti completamente all'azione delle correlazioni organiche e alla funzione regolatrice esercitata sia dall'organismo da cui provengono, sia da altri organismi nei quali vengano eventualmente trapiantati.
Frammenti di molti Poriferi, Celenterati, vermi, tenuti semplicemente nelle stesse acque in cui vivono gli animali interi, non solo possono sopravvivere lungamente, ma sono in grado, in molte specie, di rigenerare completamente tutte le parti mancanti e acquistare l'organizzazione tipica dell'animale da cui provengono. Questi sarebbero i casi estremi di vita autonoma di espianti. Nei vertebrati le condizioni di sopravvivenza sono ben, più difficili, ma anche per essi si è riusciti a trovare accorgimenti particolari (coltura dei tessuti in vitro) che permettono la sopravvivenza e in alcuni casi l'accrescimento indefinito di piccolissime parti di tessuti isolate dall'organismo.
Nella coltivazione di tessuti in vitro s'indica col nome di espianto, in senso stretto, solamente il frammento di tessuto prelevato originariamente dall'animale. Quando il terreno di coltura favorisca e stimoli la migrazione e la moltiplicazione degli elementi cellulari del frammento, questo perde dopo un certo tempo l'architettura e struttura specifiche e allora non va più considerato come espianto. Comunemente però si denomina espianto qualsiasi frammento di sostariza vivente, anche se prelevato da una coltura in vitro, che non sia un'individualità organica completa e indipendente, e che sia messo a vivere in un mezzo nutritivo artificiale, non vivente. L'esame delle modificazioni morfologiche e fisiologiche degli espianti in rapporto al terreno di coltura è molto importante per lo studio dei fattori elementari determinanti l'accrescimento, la differenziazione e sdifferenziazione istologica e citologica delle cellule e tessuti dei metazoi.