ESPRESSIONISMO
Il termine deriva da "espressione" ed è modellato su "impressionismo" (v.). Esso indica, correntemente, talune tendenze artistiche moderne le quali, distogliendosi dalla rappresentazione del mondo oggettivo in senso naturalistico, si volgono a rappresentare con accentuata evidenza, violentando le proporzioni che esistono in natura, il mondo soggettivo dell'artista e le passioni che lo commuovono, rafforzando il valore evocativo che hanno le linee e i colori.
La nascita dell'e. moderno nelle arti figurative si suole riconoscere nel movimento di artisti tedeschi del gruppo "Die Brücke" (Il Ponte) sorto nel 1905. Nello stesso anno un gruppo di pittori francesi era stato denominato, ironicamente, "Les Fauves" (Le Belve) e muoveva da analoghe premesse, postulando un completo lasciarsi andare all'istinto pittorico e la perfetta coincidenza fra elemento decorativo ed elemento espressivo (H. Matisse, Notices d'un peintre, Parigi 1908). Elemento nuovo e fondamentale è che il rendimento dello spazio non viene prodotto dalla osservanza di regole prospettiche nella pittura, o da effettivi rapporti di volume nella scultura, ma viene suggerito con equivalenti (si parla di espace spirituelle, cioè spazio spirituale, non materializzato mediante la prospettiva). I pittori van Gogh e Gauguin sono considerati i precursori dell'e.; il termine venne esteso, dal 1914, anche alla letteratura, e, dopo la prima guerra mondiale, alla musica. Tra i vari movimenti di "avanguardia" l'e. fu quello che si caricò di più di sottintesi di protesta sociale o umanitaria, sostanzialmente, però, romantica.
Nella storia dell'arte antica il termine e. fu introdotto da G. Rodenwaldt attorno al 1921 per caratterizzare una corrente artistica tipica dell'arte di ambiente romano del III sec. d. C., il cui svolgimento si può seguire particolarmente in una serie di rilievi su sarcofagi, databili da circa il 235 a circa il 250-260. Quando interviene, a Roma, una corrente di ispirazione classicistica definita come "rinascimento gallienico" dal nome dell'imperatore del tempo, la corrente "espressionista" tuttavia non cessa interamente e rimane elemento costitutivo dell'arte della "tarda antichità" (v. spätantike).
Naturalmente, non si deve cercare un parallelismo perfetto né di forma né, tanto meno, di contenuto, tra il fenomeno antico e quello moderno. Premesse e contenuto, soprattutto, sono assai diversi. Tuttavia il termine e. può essere usato per indicare quella corrente d'arte che superando la secolare tradizione dell'organicità e del naturalismo dell'arte ellenistica (v. ellenismo) rompe la correttezza formale e anatomica, nelle figure, a profitto della accentuazione dell'espressione. Esso si accompagna con il rendimento illusionistico dei volumi, ottenuti, in scultura, con l'approfondire i contorni tra le varie parti della figura e lo scavare profondamente le ombre in modo da creare forti sbattimenti di luce che, per contrasto, creano la illusione ottica che le parti adiacenti siano in rilievo ancora più forte di quanto non lo siano in realtà. Nella successione del sarcofago Mattei I (Roma, Palazzo Mattei) e Mattei II, al quale si può aggiungere un ancor più tardo sarcofago del museo di Pretestato e che tutti hanno lo stesso soggetto di caccia al leone, il Rodenwaldt definì appunto come e. questa corrente artistica. L'e. entra poi come elemento fondamentale nella accentuazione dell'elemento spirituale, che caratterizza l'ideale umano della società aristocratica della fine del III secolo, non senza l'influenza della dottrina di Plotino (v.), e che si discosta grandemente dall'ideale atletico che era stato proprio dell'età classica, mentre si accosta, sia pure con differenti sovrastrutture, a quello, che, più tardi, sarà accolto dall'arte cristiana.
In questa corrente artistica del III sec. d. C. il termine e. può essere usato anche perché, come nell'e. moderno, la nuova forma artistica viene come conseguenza di una premessa intellettualistica; l'e. è qui, come nel caso moderno, intuito artistico più intelligenza. Invece sarebbe non del tutto appropriato usare il termine di e. per certe deformazioni dell'immagine naturalistica che si incontrano, isolatamente, nelle derivazioni da prototipi greci fatte nell'arte etrusca o della Magna Grecia e della Sicilia. Tali deformazioni non sono conseguenti a una ideologia, ma appaiono casuali espedienti ai quali si è fatto ricorso, per indisciplinato e sovente frettoloso temperamento, nel dar vita a un'opera d'arte che, come contenuto fondarnentale e come intenzione, non voleva affatto essere "espressionista", ma soltanto popolarescamente vivace.
Bibl.: Per il movimento espressionista nell'arte moderna: A. Werner, Impressinismus u. Expressionismus, Lipsia-Francoforte 1917; H. Bahr, Expressionismus, Berlino 1920 (trad ital., Milano 1945); W. C. Einstein, Die Kunst d. 20. Jahr., Berlino 1931; U. Apollonio, Die Brücke e la cultura dell'espressionismo, Venezia 1952; W. Hess, Dokumente z. Verständnis der modernen Malerei, Amburgo 1956, p. 34 ss. Per l'e. nell'arte antica: G. Rodenwaldt, Eine spätantike Kunstströmung in Rom, in Röm. Mitteil., XXXXVI-VII, 1921-22; id., in Arch. Anz., 1923-24, p. 365 ss.; id., Zur Kunstgeschichte der Jahre 220-270, in Jahrbuch, LI, 1936; M. Gütschow, Museum d. Prätextat-Katakombe, in Memorie d. Pontif. Accad. Rom. di Archeol, IV, Città d. Vaticano 1938, p. 66 ss.; R. Bianchi Bandinelli, Storicità d. Arte Classica, Milano 1950, p. 125.