essaltare
Transitivo, nel senso originario di " innalzare ", " sollevare ", ma con valore figurato, s'incontra in Cv IV V 12 riferito alla città di Roma, essaltata non con umani cittadini, ma con divini; detto di persona, in Pd XIX 14 Per esser giusto e pio / son io qui essaltato a quella gloria / che non si lascia vincere a disio, e in Cv IV I 7, dove vale più particolarmente " lodare ", " onorare ". Riferito per traslato alle viste delle anime " accresciute ", " portate al grado di maggior potenza " per effetto della Grazia illuminante e del loro merito, in Pd XXIX 61.
Con costrutto intransitivo, in Pd XXIII 86 0 benigna vertù... / sù t'essaltasti, " ti levasti in alto " verso l'Empireo (c'è nel verbo, per il Mattalia, un'" idea di auto-assunzione trionfale ").
In If IV 120 mi fuor mostrati li spiriti magni, / che del veder in me stesso m'essalto, " inorgoglisco nell'anima ", " avverto in me una sensazione di esaltazione ". Così legge il Petrocchi; l'edizione del '21, invece, ha n'esalto, lezione frequentemente accettata (Vandelli, Casella) che il Boccaccio chiosava " me ne reputo in me medesimo esser maggiore ".