essemplare
Sulla dubbia interpretazione di essemplo in Pd XXVIII 55 si fonda il problema della forma e dell'interpretazione di e. al verso seguente: udir convienmi ancor come l'essemplo / e l'essemplare non vanno d'un modo, che vuol dire " conviene che io sappia ancora come accade che il mondo sensibile, che è immagine del mondo soprasensibile, si differenzi da questo ".
La questione, che non altera il senso, è sul valore da attribuire a essemplo - " modello " o " immagine copiata " - e correlativamente a e., nel primo caso " copia ", nel secondo " modello ". La seconda soluzione è stata generalmente sostenuta dai commentatori antichi (" l'essemplo, cioè lo ‛ mondo ' di giuso ‛ sensibile '... l'esemplare, cioè ‛ lo mondo intelligibile ', che è forma del ‛ mondo sensibile ' ", Buti; e così altri), la prima dai moderni (Torraca, Vandelli, che non esclude però del tutto l'altra, ecc.), fino al Porena, che sulla base di questa interpretazione interviene peraltro sul testo, sostituendo - con il conforto di un passo del Convivio - a e. ‛ esemplato ', isolatamente testimoniato dalla tradizione manoscritta. La lezione tradizionale e l'interpretazione più antica sono state però difese dal Petrocchi: " Accettabile per sé l'essemplato di Gv, come vorrebbe il Porena, sempreché l'essemplo del v. 55 valga per ‛ il modello '; ma sembra che qui l'essemplare sia piuttosto ‛ il modello ' e l'essemplo ‛ l'immagine copiata ', e che pertanto non vada variato il testo tramandato dalla quasi totalità dei codici antichi e dei seriori ".