essilio (assiglio)
Nel senso generico di " allontanamento dalla patria ", ma sempre con riferimento a episodi determinati, fra i quali principalmente ha rilievo la sua vicenda personale, D. usa il sostantivo in vari luoghi del Convivio e in uno della Commedia: con riferimento all'e. di Boezio, in Cv I ll 13 E questa necessitate mosse Boezio di se medesimo a parlare, acciò che... escusasse la perpetuale infamia del suo essilio; con riferimento a quello di Camillo, in Cv IV V 15 Chi dirà di Cammillo, bandeggiato e cacciato in essilio... dopo la sua liberazione, spontaneamente essere ritornato in essilio per non offendere la senatoria autoritade... ?; con riferimento al proprio, in Cv I III 3, e in Pd XVII 57 Tu lascerai ogne cosa diletta / più caramente; e questo è quello strale / che l'arco de lo essilio pria saetta. Ancora con riferimento alla sua vicenda personale: l'essilio che m'è dato, onor mi tegno (Rime CIV 76).
In un altro luogo del Convivio e in vari della Commedia il sostantivo è usato invece estensivamente e con diversi valori figurati, per esprimere però generalmente il concetto della lontananza dalla superna patria, la vera patria celeste: così in Cv III XIII 2 escludo le Intelligenze che sono in essilio de la superna patria, con riferimento agli angeli ribelli cacciati dal Paradiso.
In If XXIII 126 [Caifas] era disteso in croce / tanto vilmente ne l'etterno essilio, l'etterno essilio è una metafora per indicare l'Inferno; la stessa è ripetuta, per indicare più particolarmente il Limbo, in Pg XXI 18 Nel beato concilio / ti ponga in pace la verace corte / che me rilega ne l'etterno essilio. In altri casi l'e. è la vita umana: Pd X 129 essa [l'anima di Boezio] da martiro / e da essilio venne a questa pace; XXVI 116 non il gustar del legno / fu per sé la cagion di tanto essilio, / ma solamente il trapassar del segno, dove il grande e. è la vita terrena, che fu per Adamo e. dal Paradiso terrestre, e però anche l'esclusione di Adamo stesso e dei suoi discendenti dal Paradiso celeste, prima del riscatto di Cristo. Infine, l'essilio / di Babillòn, ove si lasciò l'oro (Pd XXIII 134), cioè la cattività degli Ebrei in Babilonia per opera di Nabucodonosor, secondo l'interpretazione comunemente accolta, sembra indicare la vita terrena, " esilio per l'anima rispetto alla vera patria che è il Cielo, come era esilio la dimora in Babilonia degli Ebrei portati colà in cattività " (Porena; diversa invece l'interpretazione di alcuni commentatori antichi: " in exilio Babylonis, idest in spatio inter peccatum Adam et adventum Christi ", Pietro; " nell'esilio di Babilon, di questo mondo, percioché come Jerusalem si prende nella Sacra Scrittura come la celeste patria, così ‛ Babilonia ' si prende per questo mondo... Adunque quivi in cielo ‛ si vive e godesi del tesoro ', cioè della vera felicità e beatitudine ‛ che si acquistò nell'esilio di Babilon ', cioè in disprezzar il mondo e sue ricchezze ", Daniello: intendendosi dunque ‛ e. di Babilonia ' nel senso di " lontananza da Babilonia, cioè dai godimenti del mondo, ove si lasciò l'oro ", quindi senza alcun riferimento alla vicenda biblica).
La forma ‛ assiglio ' (Fiore XXXVI 4) è da interpretare come adattamento volgarizzante di ‛ essiglio ' (forma costante per es. in lacopone) con e- atona iniziale risolta in a- (cfr. ‛ assempro ', ‛ Atiopia '), tratto dialettale genericamente toscano ma presente anche in altre aree (cfr. Rohlfs, Grammatica I 164; Monaci, CrestomaZia § 89). L'espressione quella che m'avea messo 'n assiglio designa la Fortuna (cfr. XXXV 8 e 12), ed è da mettere in rapporto con XXI 8 i' fu' del giardin rimesso in bando.