esso
1. Pronome personale e dimostrativo e, meno spesso, aggettivo dimostrativo, e. è attestato 9 volte nella Vita Nuova, 4 nelle Rime, altrettante nel Fiore, ma 228 volte nel Convivio e 111 nella Commedia, con un maggior numero di occorrenze nella seconda e nella terza cantica. La maggior frequenza di e. nel Convivio è collegata con l'impiego più diffuso sia come soggetto di proposizione (v. 2.) sia come aggettivo (v. 4.), in una sostanziale e consapevole ripresa dell'uso - soprattutto scolastico - del latino ipse.
2. Con funzione di pronome, e. è da ritenersi un allomorfo del pronome anaforico di terza persona, riferito quasi indifferentemente a persona o cosa. Mentre nelle Rime e. è sempre preceduto da preposizione e nella Vita Nuova non lo è soltanto in XXII 6 (v. 2.1.), nella Commedia e., al maschile singolare, è soggetto di proposizione in 10 attestazioni su 52 (If XVII 94 Ma esso [Virgilio], ch'altra volta mi sovvenne / ad altro forse; Pg XX 31, XXIX 56 e 109, Pd VI 49, X 98, XV 18, XVIII 110, XIX 103, XXV 89), al femminile singolare in 8 casi su 43, al maschile plurale in 3 su 14 (una volta nel sintagma con medesmi [Pg XXVI 50], che ritorna soltanto in Cv I X 12 e III XII 11 avvegna che Dio, esso medesimo mirando, veggia insiememente tutto, per cui cfr. Tommaso Cont. Geni. I 49 " Apparet Deum cognoscere seipsum " e 55 " Dum omnia simul intellegit ". Non è attestato il sintagma con ‛ stesso '), al femminile plurale soltanto in Pd VIII 102 su 15 occorrenze. Nel Convivio è ancor più frequente l'uso di e. non preceduto da preposizione, per lo più con funzione di soggetto, come in Fiore VIII 8.
In alcuni casi e. non soltanto richiama o sostituisce un sostantivo precedente, ma lo identifica, determina e definisce come quello e non altro, anche opponendolo a un altro. Cfr. Vn XXII 6 Vedi questi che non pare esso, tal è divenuto!; Cv I XII 12 è da vedere quella [bontà] che più in essa [cosa] è amata... e quella [" quella che "] è essa; III 2 lo mio scritto... esso per sé fia forse in parte alcuna un poco duro; III XV 10 con ciò sia cosa che conoscere di Dio e di certe altre cose quello [" quello che "] esse sono non sia possibile a la nostra natura. Se in alcuni di questi passi e. ricalca il latino ipse, in Cv III IV 8 Dio è segnore; esso fece noi e non essi noi, e. lo traduce da Ps. 99, 3 " ipse fecit nos et non ipsi nos ", unendo al valore dimostrativo quello identificatorio, che nella Commedia affiora talvolta più evidente (Pg XVIII 38 Io son essa che lutto; Pd XVIII 110 Quei che dipinge lì, non ha chi 'l guidi, / ma esso guida, e da lui si rammenta / quella virtù ch'è forma per li nidi; XIII 27 tre persone in divina natura, / e in una persona essa e l'umana; XVI 139 era onorata, essa e i suoi consorti), ora meno perspicuo (Pd VIII 102 non pur le nature provedute / sono in la mente... / ma esse insieme con la lor salute; XVI 148 Con queste genti, e con altre con esse, / vid'io Fiorenza in si fatto riposo; Pg XXVIII 91 Lo sommo Ben, che solo esso a sé piace).
Il valore individuante di e. è osservabile direttamente in Cv II XIV 19 dice esso [Dio stesso] a li suoi discepoli: " La pace mia do a voi "; III II 12 secondo che esso [Aristotele] dice, tramite un contrasto con altro elemento in I XI 4 qualunque ora lo guidatore è cieco, conviene che esso e quello, anche cieco, ch'a lui s'appoggia vegnano a mal fine.
3. Nel sintagma ‛ con e. ', " con ", come in ‛ sottesso ', " sotto " (soltanto in Pg XXXI 19 sì scoppia' io sottesso grave carco) e ‛ sovresso ', " sopra " (XXXII 149 seder sovresso una puttana sciolta, ove però la tradizione del testo è men certa che nel passo precedente), e. è ritenuto elemento rafforzativo, indeclinato e concresciuto con le preposizioni precedenti (Rohlfs, Grammatica II § 496).
In D. l'uso ne è limitato alla poesia: Vn XIX 14 69 Tu troverai Amor con esso lei; Rime XCIX 2 questa pulzelletta / con esso voi si ven la pasqua a fare; If XXXII 62 quelli a cui fu rotto il petto... / con esso un colpo per la man d'Artù; Pd XXV 131 A questa voce l'infiammato giro / si quïetò con esso il dolce mischio.
La funzione identificatoria, osservata in 2.1., sembra trasferirsi qui dal valore pronominale a quello avverbiale, ché nelle attestazioni di ‛ con e. ' può scorgersi il rilievo espressivo - individuante, esclusivo, immediato - di " proprio con ", strettamente coerente, in Pd XXV 133-135, con il paragone .dei remi che, pria ne l'acqua ripercossi, / tutti si posano al sonar d'un fischio, e con la sostanziale interpretazione costituita, in If XXXII 62, dalle varianti con un sol colpo e per un sol colpo. In Vn XIX 14 69 è ovvio che Amor si trovi " esclusivamente " con Madonna... disiata in sommo cielo (9 29), ché di lei sola lo cielo... have difetto (7 19). Il valore di " soltanto " si riconoscerà in Pg IV 27 Vassi in Sanleo e discendesi in Noli / ... con esso i piè; ma qui convien ch'om voli; D. rimane in via con esso i due poeti, Virgilio e Stazio, che fuor del mondo sì gran marescalchi (XXIV 98), proprio con i quali lo lascia Forese, che si allontana verso la sua purificazione, così impetuoso come esce alcuna volta di gualoppo / lo cavalier di schiera che cavalchi (vv. 94-95). In Rime XCIV 2 il sintagma con esso voi può intendersi come un omaggio cortese al destinatario Messer Brunetto, proprio al quale D. dedica la pulzelletta che vuol esser letta senza fretta e non richiede... / né luogo di romor né da giullare (vv. 4-6).
4. L'uso aggettivale di e. è raro nella Commedia: Pg XVII 113 ed esso / amor nasce in tre modi; Pd XI 52 chi d'esso loco fa parole, / non dica Ascesi (la forma dialettale umbra antica di " Assisi " permette il chiaro equivoco), per cui cfr. Anonimo Morte fera e dispietata 22 " meglio in esso loco / mi ter〈r>ia " (Panvini, Rime I 493); XIV 93 io conobbi / esso litare stato accetto e fausto (ove le corruzioni della tradizione confermano la rarità dell'uso); VII 5 fu viso a me cantare essa sustanza; VIII 19 vid'io in essa luce altre lucerne. Personificazione e identificazione s'intrecciano in questo uso di ‛ esso '. Ma dall'analisi della distribuzione di e. aggettivo nella Commedia - una volta nel Purgatorio, 4 nel Paradiso, in due delle quali di fronte a chiari latinismi, litare e sustanza - e soprattutto nel Convivio, ove ricorre una trentina di volte, si ricava che:
4.1. E. è attributo di sostantivi astratti, quali scienza (II XIII 23), studio (XV 10; ma è il latino studium, come rivela il passo: per amore, in questa allegoria, sempre s'intende esso studio, lo quale è applicazione de l'animo innamorato de la cosa a quella cosa); Sapienza (III XI 12, XIV 7; cfr. per l'uso Pucciandone Martelli . Similemente, gente criatura 13 " chi la fermessa - d'essa - conoscenza / in sua sentensa - ben sa - onorata "); filosofia (III XV 19, IV II 18, XXX 5); veritade (IV II 18 l'anima filosofante non solamente contempla essa veritade, ma ancora contempla lo suo contemplare medesimo: " la verità " e, insieme, " la verità in sé "); XVI 1 (ciascuno vero rege dee... amare la veritade... e lume di sapienza è essa veritade); nobilitade (IV VIII 9, XVI 2 Questa... parte... intende diterminare d'essa nobilitade secondo veritade, e 10, XX 9, XXVIII 19); unitade e stabilitade di Dio, II V 12; umana forma, III VI 6; anima, IV XII 14.
4.2. E. è attributo di nomi indicanti persona e propri, nonché di sostantivi che indicano personificazioni di enti: padre, Cv II VIII 6; poeta, IV XXIX 4; Dio, III VI 10 (esso Dio, che dà l'essere a costei... infonde in essa de la sua bontade: " Dio stesso "); Adamo, IV XV 4; Enea, XXVI 9; Tullio (v. 4.3.); sole, III V 14; stelle, II XIII 5; cielo, XIII 20, IV V 7; circulazione, II XIV 12; latino, I X 12; volgare, XIII 9; intelletto, III XV 15 (nel divino pensiero, ch'è esso intelletto, " lo stesso intelletto ", Busnelli-Vandelli).
4.3. In alcuni casi e. fa parte del soggetto di una proposizione enunciativa: Cv III XI 12 Onde essa Sapienza dice ne li proverbi di Salomone (cfr. XIV 7); IV VIII 3 E però esso Tullio nel medesimo luogo dice; XXIX 4 dice esso poeta satiro: varianti sostanziali di ipse dixit.
5. Nell'uso di e. in D., con funzione di pronome e di aggettivo, è percepibile, quindi, sia la conservazione del valore identificatorio del latino ipse (nella struttura aggettivale, trasformato in articolo altamente definitorio) sia l'innovazione livellatrice verso funzioni genericamente anaforico-dimostrative, presenti nel frequente uso scolastico di ipse. Nei singoli contesti si nota la prevalenza ora dell'uno ora dell'altro momento, ma anche il loro intrecciarsi in una complessa prospettiva, specialmente nella prosa del Convivio, sorretta da modelli latini reali o presumibili.