ESTASI (gr. ἔκστασις "lo star fuori"; fr. éxtase; sp. ecstasis; ted. Entzückung; ingl. ecstasy)
Si può definire genericamente come uno stato in cui il soggetto s'isola mentalmente da tutto ciò che lo circonda, e s'assorbe in un'idea unica o in un'emozione particolare. come stato psichico morboso, l'estasi s'osserva per lo più in nevropatici, originarî o acquisiti. L'emozione è quasi sempre gioiosa, talvolta addirittura voluttuosa; lo sguardo è fisso, immobile, l'espressione mimica è di persona in preda a una gioia profonda (fisionomia estatica). Condizione necessaria dell'estasi è la "staticità dell'intelletto" (L. Bianchi), cioè la sospensione completa, assoluta, d'ogni attività mentale, unita all'interruzione d'ogni rapporto con l'ambiente. La confusione allucinatoria, gli stati crepuscolari isterici o epilettici, la debolezza mentale, sono le affezioni nelle quali l'estasi può verificarsi più frequentemente; s'osserva non di rado nei delirî mistici, ed è allora assai spesso accompagnata da allucinazioni. Può anche provocarsi volontariamente in soggetti forniti d'una immaginazione rappresentativa particolarmente potente. Spesso allo stato d'estasi segue la completa amnesia.
Come fenomeno religioso, l'estasi si ritrova presso tutti gli stadî culturali ed è per lo più considerata come il gradino più alto dell'esperienza mistica: quello da cui derivano all'individuo che si trova nello stato estatico gli effetti di gaudio, d'illuminazione, di profezia più benefici e singolari, sia per lui, sia per il gruppo che a lui si rivolge. Per ciò che riguarda le religioni superiori e per i rapporti tra estasi (in particolare l'estasi contemplativa) e mistica, specie in rapporto con le singole dottrine mistiche, v. mistica.
Etnologia religiosa. - Nelle popolazioni primitive il fenomeno dell'estasi si verifica specialmente durante le diverse cerimonie d'iniziazione, le quali importano sempre la morte dell'uomo vecchio e la rinascita dell'uomo nuovo. Mezzi fisici e meccanici sono in genere messi in opera dagli anziani o dagli esperti per far raggiungere al novizio tale stato di estasi: solitudine assoluta, digiuni, marce forzate, immobilità forzata, obbligo di fissare a lungo un oggetto, ripetizione monotona di formule sacro-magiche, ingestione di droghe, liquori o erbe eccitanti (v. bevanda, VI, p. 842), visioni o contatti improvvisi d'immagini paurose, contatto e incubazione su sepolcri, ecc. Raggiunto in tal guisa lo stato d'estasi morbosa, il candidato ha la esperienza di sentirsi portato a volo in regioni lontane a contatto con spiriti o dei, dove apprende il contenuto e l'uso di quei poteri di cui dovrà essere investito; e quando ritorna in sé egli ha giȧ raggiunto lo stato psicologico di rigenerato alla nuova vita (v. anche iniziazione; misteri). Lo stato d'estasi può essere raggiunto anche a scopo divinatorio. Tipico è il caso degli sciamani o stregoni delle religioni animistiche dei Mongoloidi dell'Asia settentrionale, i quali con danze frenetiche al rullo assordante dei tamburi, entrano in uno stato d'estasi che li mette in comunicazione con gli spiriti da cui ricevono quelle notizie e rivelazioni che essi poi trasmetteranno a coloro che si sono recati a interrogarli. In entrambi questi casi l'estasi ha uno scopo eminentemente sociale di potenziamento e d'illuminazione a favore del gruppo (estasi illuminativa).
I dati dell'esperienza estatica. - Sono essenzialmente tre: 1. Il senso dell'assoluta sparizione del mondo fisico dal campo della coscienza per cui l'anima sente di essere "rapita" fuori della sua dimora abituale, e ha del suo io una nozione tutta psichica, di completa indipendenza dalla materia. 2. Il senso della luminosità (fotismo) per cui l'estatico vede sempre cose rilucenti, risplendenti; e anche ritornato in sé ha di ciò che lo circonda una visione ilare e gioiosa, pure nelle sedi degli altri sensi (gusto, odorato). 3. Il senso d'una rivelazione o comunione di esperienze spirituali avute durante l'estasi e che sono la naturale contropartita di quel senso di smaterializzazione e di levitazione che il mistico sperimenta durante l'estasi. Queste rivelazioni sono tanto più sublimi quanto più la mente dell'estatico è normalmente adusata a pensieri alti e nobili o a problemi di ardua soluzione: è ciò che i Greci chiamavano ἅπλωσις, ἕνωσις ("unificazione"), o ἐνϑουσιασμός (entusiasmo": v.) e che aveva una parte fondamentale nell'iniziazione ai misteri dell'epoca ellenistica.
A questa concezione dell'estasi è pervenuta la speculazione di Plotino (v.), svoltasi per l'appunto in quel sec. III d. C. in cui giunse al culmine il sincretismo religioso del mondo antico e che si può considerare come caratteristica di tutto l'ambiente filosofico-religioso del neoplatonismo.
Bibl.: W. R. Inge, Ecstasy, in Encyclopaedia of Religion and Ethics, V, pp. 157-59; H. Hubert e M. Mauss, Mélanges d'histoire des religions, Parigi 1909, pp. 130-187; W. Otto, Religio und superstitio, in Archiv für Religionswissenschaft, XII (1909), p. 548 segg.; XIV (1911), p 421; W. Wundt, Völkerpsychologie, VI, i, Lipsia 1920, pp. 179-196; J. W. Hauer, Die Religionen: ihr Werden, ihr Sinn, ihre Wahrheit, I, Berlino 1923; J. Leuba, Psyhologie du mysticisme, Parigi 1925 (cfr. I. Maréchal, in Revue d'ascétique et de mystique, VII, 1926, pp. 74-91); R. Bastide, Les problèmes de la vie mystique, Parigi 1931.