estate (state)
Il sostantivo è usato, nella forma ‛ estate ', una volta nel Convivio (IV XXIII 14); nella forma ‛ state ' una volta nel Convivio (III V 19), e tre nell'Inferno (XVII 49, XX 81, XXVII 51), sempre in senso proprio, per indicare la stagione.
In If XXVII 51 Le città di Lamone e di Santerno / conduce il lïoncel dal nido bianco, / che muta parte da la state al verno, la locuzione è da intendere, secondo i commentatori moderni, col valore di " mutar partito ", " cambiar idea con facilità ": il passo sarebbe perciò da interpretare nel senso che " Maghinardo, ghibellino di origine, secondo l'opportunità, come i suoi interessi gli consigliavano, mutava parte, si alleava or con una or con l'altra delle fazioni di Romagna... Dalla state al verno: allude con iperbole a' rapidi voltafaccia di Maghinardo " (Torraca). Diversamente, e forse con maggior aderenza al pensiero dantesco, intendevano invece i commentatori antichi: " 'in Toscana era guelfo e ghibellino in Romagna, figurando, per comparazione, Toscana alla state, perché sotto mezzodì, più che la Romagna, permane " (Iacopo, e così il Lana, l'Ottimo, ecc.).