BATTAGLIONE, Estimo a
Termine della finanza napoletana. Metodo arbitrario di accertamento dei redditi adottato a Napoli, prima del metodo catastale. Scrive L. Bianchini (Storia della finanza del Regno di Napoli, Palermo 1839, p. 422): ".... dirò dei tributi sulle persone e sulle proprietà in beni fondi. Il nostro Regno, secondo l'ultima numerazione fatta nel 1666, fu diviso in fuochi 394.721 e mezzo, su de' quali fu distribuito il carico delle fiscali funzioni di annui ducati 1.560.570 alla ragione di ducati 4 e grana 20 a fuoco..... Fatto l'apprezzo de' beni stabili in proprietà e dato anche un valore in capitale alle industrie e al guadagno che i cittadini traevano dalle fatiche, togliendone prima tutti i pesi, quel che rimaneva sull'apprezzo si ragguagliava in moneta di once di ducati sei l'una, e quindi dai deputati all'uopo eletti si ripartiva il peso di ciascun comune secondo che risultava dai fuochi pei quali era stato numerato, e dalle spese che per la particolare amministrazione di esso occorrevano. Ad esempio, se ragguagliate le once dei proprietari alla suddetta ragione di ducati sei l'una, sommavano a 7.000, le once di coloro che esercitavano industria a 2.000, e di quei che vivevano con l'opera delle loro braccia a 1.000, in tutto a once 10.000; se i pesi del comune senza eccezione delle spese della sua amministrazione e la rata del tributo che pagavano alla finanza ammontavano a ducati 1.000, ricadeva la tassa per ogni oncia a grani 10, e a tal ragiorie pagavano i cittadini la loro quota. Questo metodo ineguale nei diversi comuni dicevasi "a battaglione"), e dipendendo tutto dall'arbitrio dei deputati che facevano l'apprezzo, si rese sommamente gravoso ai poveri perocché i ricchi trovavano il modo di francarsi...".
Siffatto sistema, benché universalmente condannato, continuò ad aver vigore, e lo troviamo anche sotto il governo dei Borboni (1734-1806).