Vedi Estonia dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016
La Repubblica d’Estonia è una delle tre repubbliche baltiche, ed è stato il primo tra i paesi ex sovietici a cogliere i segnali di cedimento dell’Urss e a imboccare la via che ha portato all’emancipazione. Fu proprio a Tallinn che nel 1987 prese il via ‘la rivoluzione cantante’, il movimento di piazza che accompagnò il paese verso l’indipendenza, raggiunta il 20 agosto 1991 durante il fallito putsch di Mosca. Sia la politica interna che quella estera dell’Estonia sono ancora condizionate in modo significativo dal retaggio sovietico, in un contesto nel quale le memorie del periodo comunista suscitano intense reazioni e contrapposizioni politiche e sociali. Sin dal 1991, la spiccata propensione filo-occidentale dell’Estonia e il rafforzamento dei rapporti con le strutture di natura euro-atlantica hanno risposto principalmente all’esigenza di controbilanciare la tradizionale influenza russa. In questa prospettiva, nella fase immediatamente successiva all’agosto 1991, l’Estonia è entrata a far parte delle Nazioni Unite, della Conferenza per la sicurezza e cooperazione in Europa e, soprattutto, del North Atlantic Cooperation Council (Nacc), foro consultivo tra i membri dell’Alleanza atlantica e i paesi dell’Europa centrorientale. L’ingresso nel Nacc ha segnato l’inizio dell’attivo perseguimento della membership Nato che – vista come garanzia rispetto ai tentativi di ingerenza russa – sarebbe arrivata oltre un decennio dopo, nel 2004. Nel maggio dello stesso anno, inoltre, l’Estonia è divenuta membro dell’Unione Europea, concludendo un negoziato iniziato nell’aprile del 1998. Sullo sfondo dell’opposizione di Mosca all’allargamento della Nato ai paesi baltici, le relazioni con la Federazione Russa hanno attraversato diversi momenti di tensione. I principali oggetti del contendere sono stati la protezione dell’ampia minoranza russa residente in Estonia e la demarcazione dei confini tra i due paesi. Tuttavia la recente ratifica da parte di Mosca e di Tallinn dell’accordo di delimitazione delle frontiere terrestri e marittime dovrebbe porre fi ne alle contese su piccole porzioni di territorio, tra cui quella per lo ‘Stivale di Saatse’. L’altra fondamentale direttrice della politica estera estone si indirizza verso i paesi scandinavi e la Danimarca, e viene perseguita innanzitutto attraverso la cooperazione con il Consiglio nordico (Nc). L’Estonia è una repubblica parlamentare a struttura unicamerale. Il sistema politico interno è, sin dall’indipendenza, generalmente instabile. Nonostante la scomparsa del Partito comunista con la caduta del regime e la preferenza di tutte le forze politiche per sistemi liberali e liberisti, una competizione politica fortemente personalistica tende a prevalere sui programmi di partito, contribuendo alla generale fragilità delle coalizioni di governo che si sono succedute al potere negli anni. Le elezioni parlamentari del 2011 hanno confermato alla guida del paese la coalizione formata dal Partito riformista estone e dal partito Unione della patria - Res Publica, guidata dall’allora primo ministro liberale Andrus Ansip. Nel marzo 2014, Ansip, che ha lasciato l’incarico di premier per divenire Commissario europeo all’Agenda digitale, è stato sostituito dal trentaquattrenne Taavi Rõivas.
L’Estonia ospita una cospicua minoranza russofona, che rappresenta circa un quarto della popolazione totale. La configurazione etnica del paese è frutto della ‘ingegneria delle nazionalità’ di matrice sovietica, che portò alla deportazione di un numero rilevante di estoni, favorendo al contempo l’afflusso di cittadini di etnia russa. Dall’88% di estoni residenti nel territorio del paese nel 1934, si è così passati al 62% del 1988. I rapporti con la minoranza russofona rappresentano, d’altra parte, uno dei più gravi e frequenti fattori di tensione interna al paese e uno dei motivi d’attrito nelle relazioni bilaterali con la Russia. Nel 1992 una legge molto restrittiva revocò la cittadinanza estone a quella fetta di popolazione di lingua russa che non fosse riuscita a dimostrare di avere un parente residente nel paese prima dell’occupazione sovietica. D’altra parte, gli scontri di piazza del febbraio 2007, seguiti alla decisione del Riigikogu (il parlamento estone) di rimuovere i monumenti che richiamassero la fase sovietica, dimostrano il peso che una memoria storica non condivisa tra le etnie riveste ancora nella vita sociale e politica dell’Estonia. Negli ultimi anni il governo estone ha tuttavia avviato dei programmi di integrazione socioculturale. Nel frattempo ha promosso corsi di lingua estone per facilitare la naturalizzazione dei cittadini stranieri. La drastica riduzione della popolazione è l’altro problema che affligge l’Estonia: dal 1991 la popolazione residente è diminuita del 15%, come conseguenza sia del tasso di emigrazione (nel 2008 in Finlandia vivevano circa 22.600 estoni), sia del basso tasso di natalità (1,55 nel 2012).
La transizione economica verso il libero mercato è stata attuata con decisione ed efficienza e ha portato a tassi di crescita record tra il 2000 e il 2007. La crisi economica mondiale ha avuto tuttavia un impatto particolarmente negativo sull’economia estone, generando, tra le altre cose, una grave emergenza occupazionale: il numero dei disoccupati è arrivato a sfiorare il 20% dell’intera forza lavoro, per poi ridiscendere lentamente fi no all’attuale 8,5%. Dopo l’adozione dell’euro, nel gennaio 2011, l’Estonia è riuscita a mantenere sia per l’anno fiscale 2012 che per il 2013 il proprio deficit entro i parametri fissati a Maastricht (0,2% in entrambi gli anni). Attualmente, il governo estone sostiene in maniera aperta la posizione tedesca sulla necessità di politiche di austerità e rigore per risollevare l’economia dell’Eu. Pur rimanendo la più piccola economia dell’Unione Europea in termini assoluti, l’economia estone ha un livello elevato di pil pro capite (23.213 dollari) se comparato con quello degli altri paesi dell’ex blocco sovietico. Dal punto di vista degli scambi commerciali, Tallinn intrattiene importanti relazioni con gli stati geograficamente più vicini: la Finlandia, la Germania, la Svezia e le altre due repubbliche baltiche. Sotto il profilo delle politiche energetiche, da quando nell’inverno 1993 si vide interrompere le forniture di gas dalla Russia, il paese ha scelto di fare forte affidamento sulle proprie riserve di carbone e sui limitati giacimenti di petrolio al largo delle proprie coste. Per questo motivo oggi Tallinn, pur dipendendo per i suoi approvvigionamenti di gas naturale da Mosca, ne importa in misura relativamente esigua (0,71 Gmc/a, rispetto ai 1,5 Gmc/a che importava nel 1990) e non tale da rappresentare una minaccia alla sicurezza energetica nazionale.
L’obiettivo delle politiche di sicurezza estoni è quello di preservare l’indipendenza e l’integrità territoriale del paese. Sebbene la dottrina di sicurezza nazionale, approvata ogni anno dal parlamento, non vi faccia esplicito riferimento, la minaccia maggiore è costituita da possibili tentativi di ingerenza da parte di Mosca. La stessa dottrina indica la Russia come uno stato «pronto a utilizzare la forza militare per raggiungere i propri obiettivi», una volta esaurite le leve di tipo politico, economico ed energetico di cui dispone. D’altra parte, nell’aprile 2007, durante i gravi scontri di piazza a Tallinn, il paese è stato la prima vittima accertata di un attacco informatico da parte di Mosca. L’anno successivo, l’intervento militare russo in Georgia, giustificato con la necessità di proteggere i cittadini russi residenti nel paese, ha rafforzato la diffidenza estone. Con l’aggravarsi nel corso del 2014 della crisi ucraina, e in seguito all’annessione della Crimea da parte della Russia, Tallinn ha manifestato una certa preoccupazione riguardo alla vicinanza con Mosca; la visita del presidente Usa Barack Obama a Tallinn, nel settembre 2014, è stata vista come un tentativo di rassicurazione circa la protezione offerta dall’appartenenza alla Nato.
Viste le ridotte dimensioni dell’esercito estone, la strategia di difesa adottata è quella della deterrenza, che punta a convincere eventuali stati esteri aggressori che i danni derivanti da un attacco all’Estonia sarebbero maggiori dei possibili benefici. L’ingresso nella Nato, avvenuto nel 2004, garantisce il sostegno da parte degli alleati in caso di attacco. La necessità di prevenire possibili nuovi attacchi informatici (russi in particolare) e di perseguire una strategia di sicurezza nell’ambito dell’Alleanza atlantica ha indotto le autorità di Tallinn a investire sull’Information technology, facendo di questo comparto un’eccellenza del know-how estone. Tali capacità hanno, inoltre, permesso al governo di ospitare a Tallinn, dal 2008, il Nato Cooperative Cyber Defence Centre of Excellence, un centro all’avanguardia contro le attività illegali nel cyberspazio. L’Estonia partecipa attivamente alle missioni di peacekeeping dell’Alleanza atlantica: ha schierato un contingente di 160 soldati nella missione Isaf in Afghanistan e, in precedenza, ha partecipato alla missione Kfor in Kosovo. Ha inoltre preso parte alle principali missioni civili e di polizia dell’Unione Europea in Afghanistan (Eupol), Kosovo (Eulex), Bosnia (Eupm e Eufor-Althea), Georgia (Eumm) e Iraq (Eujust Lex); attualmente è impegnata nelle missioni Isaf in Afghanistan e Eutm in Mali. Tra il 2005 e il 2009, l’Estonia ha inoltre schierato un proprio contingente in Iraq nel quadro dell’operazione Iraqi Freedom.
Fin dal 1991, anno dell’indipendenza, l’Estonia mantiene con la Russia alcuni contenziosi sui confini terrestri e marittimi. Tra le contese, il cosiddetto ‘Stivale di Saatse’ rappresenta sicuramente il caso più curioso. Saatse è un piccolo villaggio di 90 abitanti situato lungo la frontiera sudorientale tra Estonia e Russia, collegato alla vicina Värska da una strada che attraversa un’enclave russa in territorio estone. La contesa è nata per via dei continui sconfinamenti territoriali dalla Russia all’Estonia e viceversa. In diversi punti del collegamento stradale estone Värska-Saatse si attraversava il territorio russo e per questo molte persone venivano arrestate (la strada non prevedeva controlli doganali, ma era percorribile soltanto su un mezzo di locomozione e non a piedi) e portate al posto di controllo più vicino o a Pskov, in Russia. Mosca e Tallinn avevano firmato già nel 2005 un accordo sulle frontiere ma non era stato ratificato perché una clausola del trattato sfavoriva territorialmente i russi aprendo, a loro dire, la possibilità per future rivendicazioni territoriali estoni. Solo nel maggio 2013 le due parti hanno trovato un’intesa, secondo la quale lo ‘Stivale’ diventerà a tutti gli effetti territorio estone e l’Estonia cederà alla Russia, sotto forma di risarcimento, un numero di ettari equivalenti a quelli ottenuti: 128,6 in totale. L’accordo include, inoltre, una delimitazione delle zone di mare nella Baia di Narva e nel Golfo di Finlandia e un’implementazione della cooperazione bilaterale in materia di trasporto transfrontaliero e trasporto di merci, sviluppo delle infrastrutture, cooperazione ambientale, commercio, economia e tecnologia.