ESTONIA
(XIV, p. 414; App. I, p. 564; II, I, p. 879; v. urss, App. III, II, p. 1043; IV, III, p. 754)
Al censimento del 1989 la popolazione della Repubblica ammontava a 1.573.000 ab., corrispondenti a una densità media di 34,9 ab. per km2. Al censimento precedente (1979) la composizione etnica della popolazione era la seguente: 64,7% Estoni, 27,9% Russi, 2,5% Ucraini e 1,6% Bielorussi. Il paese ha una sola città notevole, la capitale Tallin, che con i suoi 482.000 ab. raggruppa il 31% della popolazione totale. Le principali attività economiche continuano a essere l'agricoltura e l'allevamento. La superficie coltivata è pari a 2,6 milioni di ha (1986); cereali (1.257.000 t) e patate (728.000 t) le colture più diffuse. Circa il 22% del territorio è ricoperto da foreste e tale patrimonio è intensamente sfruttato. Dal punto di vista energetico l'E. possiede ricchi giacimenti di scisti oleosi, localizzati soprattutto nella regione nord-orientale, dai quali ricava gas naturale, avviato poi verso San Pietroburgo e verso la capitale estone mediante un gasdotto di 208 km. Annualmente sono estratti 27 milioni di t di scisti oleosi, mentre le riserve vengono stimate pari a 3700 milioni di t. Le risorse minerarie non energetiche si limitano ai fosfati.
Negli anni Venti e Trenta si erano già affermate attività manifatturiere connesse alla trasformazione dei prodotti agricoli o fondate su un artigianato di un certo livello; a queste si sono poi affiancate alcune branche della meccanica media, elettrica e di precisione.
La rete ferroviaria, nel 1983, raggiungeva i 1030 km. I porti estoni sono circa una ventina, ma − soprattutto i più settentrionali − sono bloccati dai ghiacci per alcune settimane all'anno. Tallin, il maggiore porto del paese, movimenta circa i 4/5 del trasporto marittimo complessivo.
Storia. - Il consolidamento del dominio sovietico a partire dal settembre 1942, dopo la ritirata delle truppe tedesche (v. App. II, i, p. 879), accentuò il processo di russificazione del paese favorito anche dalle deportazioni di decine di migliaia di Estoni, protrattesi fin negli anni Sessanta. In quel periodo vana fu la resistenza nazionale che si espresse prevalentemente in azioni isolate. Nuove e più incisive forme di opposizione e di dissenso, anche organizzate, si manifestarono a partire dal 1978 in seguito alla ''primavera di Praga''. Ma è solo dopo il 1985 − anno di ascesa al potere di M. Gorbačëv − che si sviluppò, con caratteri sempre più radicali, un movimento nazionale e indipendentista. Il 23 agosto 1988 − anniversario del patto Molotov-Ribbentrop tra URSS e Germania nazista (1939), in base al quale i paesi baltici avevano perso la loro indipendenza − ebbero luogo manifestazioni che rivendicavano una maggiore autonomia. Con questo obiettivo nell'ottobre 1988 si costituì il Fronte popolare estone, mentre nel novembre successivo il Soviet supremo estone dichiarava la sovranità dell'E. all'interno dell'URSS e stabiliva il diritto di veto nei confronti delle leggi dell'Unione. Da allora il processo verso l'indipendenza prese un ritmo più serrato. Alla fine del 1988 l'estone tornò a essere la lingua ufficiale; nel maggio 1989 rappresentanti dei Fronti popolari delle tre repubbliche baltiche s'incontrarono per definire le strategie dell'indipendenza; il 23 agosto, a testimonianza di un'unità di intenti, un'imponente catena umana congiunse i popoli baltici; nel gennaio 1990 il Partito comunista si trasformò in Partito socialdemocratico indipendente; infine le elezioni del marzo 1990 per il Soviet supremo estone registrarono la vittoria delle forze indipendentiste (78 rappresentanti su 105, fra i quali erano molti gli esponenti ex comunisti), che poco dopo dichiararono aperta la fase di transizione verso la definitiva indipendenza. Il processo si concluse nel 1991: un referendum − indetto per il 3 marzo in contrapposizione a quello per il mantenimento dell'Unione che si sarebbe tenuto il 17 − registrò il 77,8% di favorevoli al definitivo distacco dall'URSS. L'indipendenza veniva proclamata il 20 agosto 1991. Nel settembre dello stesso anno l'E., insieme alle altre repubbliche baltiche, è stata ammessa sia alla CSCE che all'ONU. Inoltre, sempre nel settembre 1991, un'Assemblea costituente ha dato inizio ai lavori per la stesura di una nuova costituzione che dovrà essere sottoposta a un referendum popolare.
Bibl.: St. L. Burg, The European Republics of the Soviet Union, in Current History, 1990, pp. 321 ss.; L. Gernon, Roads to Baltic indipendence, in The World Today, 1991, pp. 135-38; The Baltic states: a reference book, Tallin-Riga-Vilnius 1991.
Letteratura (v. estonia, XIV, p. 424; urss, App. IV, iii, p. 771). - La letteratura dell'E., come quella degli altri paesi baltici, nel secondo dopoguerra ha risentito inevitabilmente dei dettami del cosiddetto ''realismo socialista''. Da questo indirizzo ha cominciato ad affrancarsi soltanto a partire dagli anni Settanta-Ottanta.
Nella letteratura estone assume dapprima un ruolo di primo piano la tradizione del realismo critico, i cui esponenti più attivi, anche nella vita politica e sociale, sono J. Varn, J. Semper, A. Jakobson, J. Kärner, J. Sütiste (1899-1945), A. Hint, M. Raud.
Le principali forme d'espressione letteraria prima della seconda guerra mondiale sono state la poesia e la ''piccola prosa''; e solo in seguito si assiste a un forte sviluppo della drammaturgia con A. Jakobson. La prosa tratta temi ispirati agli avvenimenti bellici, e ne sono esponenti di rilievo E. Mennik (1906-1966) e O. Tooming (n. 1914); alla vita agreste dei villaggi estoni s'ispirano invece G. Leberecht (1910-1960), R. Sirge (1904-1970), E. Krusten (n. 1900); al romanzo storico si rivolgono B. Kangro (n. 1910), A. Hint, P. Krusten, R. Sirge, J. Semper e H. Leberecht. La poesia si sviluppa soprattutto in due direzioni: come lirica cittadina e come epica (D. Vaarandi, E. Raud, J. Smuul; quest'ultimo ha al suo attivo anche una rilevante attività pubblicistica).
Nel corso degli anni Settanta si sviluppa il romanzo storico rivoluzionario, ma già dagli anni Settanta e all'inizio degli Ottanta le opere in prosa si caratterizzano in direzione di un netto psicologismo e di una più accentuata ricerca filosofica. Fra i prosatori di questo periodo andranno menzionati M. Unt (n. 1944), E. Vetemaa (n. 1936), M. Traat (n. 1936), E. Beekman (n. 1933); fra i poeti P.-E. Rummo (n. 1942) e A. Siig. Espressione tipica recente della letteratura estone è anche un ritorno alla ''piccola prosa'' con L.A. Kuusberg (n. 1916), P. Promet (n. 1922), A. Valton (n. 1935). L'opera di J. Kross (n. 1920) continua invece la tradizione del romanzo storico e documentario inaugurata da A.H. Tammsaare (1878-1940) e M. Metsanurk (1879-1957).
Nella lirica più recente spiccano i nomi di A. Sang, B. Alver (n. 1906), K. Merilas (n. 1913), J. Kros (n. 1920), A. Kalep (n. 1926), E. Nyt (n. 1928), H. Runel (n. 1938), J. Kaplinski (n. 1941), J. Idi (n. 1948); nella satira quello di U. Lacht (n. 1924); nella più recente drammaturgia, orientata a temi etici e psicologici, quelli di E. Rannet (n. 1911), A. Liives (n. 1929), E. Vetemaa (n. 1936), M. Unt (n. 1944).
Dal 1923 esce la rivista letteraria Looming ("Creatività"), dal 1958 Keel ja Kirjandus ("Lingua e letteratura").
Bibl.: H. Salu, Estonian literature, Stoccolma 1961; H. Jänes, Geschichte der estnischen Literatur, ivi 1965; A. Mägi, Estonian literature, ivi 1968; A. Oras, La letteratura estone, in Le letterature dei Paesi Baltici, a cura di G. Devoto, FirenzeMilano 1969; E. Nirk, Estonian literature, Stoccolma 1979; E. Uotila Arcelli, Estone letteratura, in Dizionario della letteratura mondiale del '900, Roma 1980, i, pp. 981-83; P.U. Dini, L'anello baltico. Profilo delle nazioni baltiche. Lituania Lettonia Estonia, Genova 1991.