ESZTERGOM (pron. èstergom; lat. Strigonia; ted. Gran; A. T., 59-60)
Città dell'Ungheria e sua antica fortezza, sulla destra del Danubio, presso gli ultimi contrafforti dei monti Pilis, che il fiume incide per aprirsi il varco verso la pianura ungherese, 156 m. s. m., sede del primate d'Ungheria. La cittadina si raccoglie presso la monumentale cattedrale, che è stata eretta su una terrazza del fiume e che con la sua facciata guarda il Danubio. Gli abitanti erano, nel 1930, 17.360 (in lieve diminuzione rispetto al 1920); Esztergom è quindi soltanto la cinquantaduesima città dello stato.
Sul Danubio vi è un piccolo porto fluviale dove si carica lignite, marne, vino, e dove sostano i battelli che fanno servizio tra Vienna e Budapest. La città è sede di un seminario vescovile e di altri istituti ecclesiastici.
Monumenti e Musei. - Un ambiente romanico, trasformato nel sec. XIX in cappella, tra i ruderi della fortezza medievale, è indicato dalla tradizione come luogo di nascita di S. Stefano, primo re degli Ungheresi. I re e i principi primati vi eressero molti edifici artistici, distrutti in gran parte dai Turchi. Della sua antica cattedrale, cominciata in stile romano-bizantino, proseguita in gotico, ampliata e riabbellita in quello del Rinascimento, non rimangono che alcuni frammenti e la cappella edificata in marmo rosso locale dal cardinale Tommaso Bakócz nel 1506, un gioiello nello stile del Rinascimento italiano, con un altare scolpito in marmo bianco da Andrea Ferrucci e portato a Esztergom nel 1519. Sul suo luogo fu eretta l'attuale cattedrale neoclassica (1822-1869) alla cui sontuosa decorazione collaborarono alcuni artisti italiani di notevole fama quali gli scultori Casagrande, Pisani e Della Vedova, e il pittore Grigoletti.
Il tesoro del duomo è uno dei più ricchi del mondo e contiene anche pregevolissimi lavori italiani, d'importanza eccezionale, come la croce apostolica d'Ungheria, lavoro finissimo di Francesco Francia, ornato con nielli, e importato probabilmente dal primate cardinale Ippolito d'Este; il basamento del Calvario d'oro di Mattia Corvino, opera della seconda metà del '400, la cui parte superiore è invece opera ungherese, eseguita nella prima metà del secolo; e poi la ricca pianeta del cardinale Bakócz, con delicati ricami eseguita su disegno del Pinturicchio.
Nulla rimane dell'antico palazzo reale, né della viva attività architettonica del primate card. Ippolito I d'Este, ricordata dai documenti. La ricostruzione edilizia della città era già stata ripresa sul principio del '700, come attestano alcuni edifici in stile barocco (municipio; prefettura; chiesa parrocchiale della città interna; chiese dei francescani e dei gesuiti). Nel palazzo primaziale, dell'architetto Giuseppe Lippert (1881-82), è anche il Museo cristiano ungherese, uno dei più ricchi e più importanti musei del paese.
Il museo è diviso in galleria, e in sezioni di archeologia preistorica e romana, di oreficeria sacra, di arte decorativa laica, di ceramiche, di arazzi e tappeti e di disegni e incisioni. La galleria contiene la più ricca collezione della pittura antica ungherese. Notiamo un dittico della fine del sec. XIV, con la leggenda della beata Margherita d'Ungheria, sotto influsso senese; 8 quadri, facenti già parte di un altare a sportelli, del 1427, di Tommaso da Kolozsvár, il più antico pittore ungherese di tavole che si conosca, seguace in parte di Gentile da Fabriano; le opere del monogrammista B.E. (1498), del maestro di Jánosrét, del monogrammista M.S. (1506), il più notevole rappresentante della pittura antica ungherese. Importante è la collezione di più che 150 quadri italiani. Pure la minore collezione di pitture delle scuole nordiche annovera opere notevoli di pittori tedeschi e fiamminghi e della scuola barocca austriaca. Tra le opere del sec. XIX va citata la ricca e quasi completa collezione dei co-iddetti Nazzareni, una pittura e circa 300 disegni di Carlo Markó, fatti in gran parte a Firenze, opere del Grigoletti e di G. Marastoni, che lavorarono in Ungheria, nonché importanti lavori di pittori ungheresi e di qualche viennese. Dei 26 arazzi sono da notare un Calvario di Tournai (circa 1460) e un Trionfo, probabilmente su disegno italiano (Pinturicchio?), intorno al 1500, nonché alcuni buoni pezzi fiamminghi del sec. XVI-XVII. Sono di gran pregio i tappeti orientali e, delle ceramiche, la ricca serie di Delft. Il museo di Esztergom è costituito in gran parte di lasciti: del cardinale Simor, che acquistò a Roma nel 1876 la collezione di quadri italiani del canonico Bertinetti; di quello del vescovo Ipolyi e di quello della principessa San Marco, nata Nákó.
Storia. - Già sotto l'Impero romano, in Pannonia, dove oggi sorge questa città, esisteva un centro abitato chiamato Salna. Quando Santo Stefano verso il 1000 convertì gli Ungheresi al cristianesimo, fece di Esztergom una sede arcivescovile. La città ha avuto gran parte nella storia politica, culturale, economica e commerciale del regno. La fortezza, di cui la città era munita, sebbene non fosse stata occupata dai Tartari nel 1242, ebbe molto a soffrire per le guerre interne. Nel sec. XV la città raggiunse un grande sviluppo. Dal 1542 al 1683 essa subì il dominio dei Turchi, cosicché la corte del primate dovette esulare per ritornare soltanto nel 1820. Dopo di ciò la città riprese un notevolissimo sviluppo.
Bibl.: F. Knauz, Monumenta Ecclesiae Strigoniensis, voll. 3, Esztergom 1874; J. Dankó, Geschichtliches aus dem Graner Domschatz, Esztergom 1880; Schünemann, Die Entstehung des Städtewesens in Südosteuropa, 1929.