Et Dieu créa la femme
(Francia 1956, Piace a troppi, colore, 88m); regia: Roger Vadim; produzione: Raoul Lévy per Iéna/UCIL/ COCINOR; sceneggiatura: Roger Vadim, Raoul Lévy; fotografia: Armand Thirard; montaggio: Victoria Mercanton; scenografia: Jean André; musica: Paul Misraki.
Juliette è una giovane e avvenente orfanella affidata a una famiglia di Saint-Tropez. La ragazza si dimostra refrattaria sia al lavoro sia alla vita di famiglia, in cui la sua esuberanza non trova respiro. Di tale esuberanza vorrebbe approfittare il ricco ed elegante Carradine, costruttore e speculatore che cerca di mettere le mani su un grande appezzamento in prossimità del mare per costruirci un casinò. Ma una parte del terreno è di proprietà della famiglia Tardieu (madre e tre figli), che non ha nessuna intenzione di vendere, anche perché dovrebbe abbandonare il bacino di carenaggio che costituisce la sua fonte di sostentamento, purtroppo modesta. Juliette è fortemente attratta da Antoine, figlio maggiore dei Tardieu, ma non riesce a suscitare nel giovane che sentimenti assai poco platonici. La situazione si sblocca quando Carradine propone ai Tardieu di partecipare all'operazione in società e ad Antoine di dirigere il bacino di carenaggio. La disinvolta condotta sociale di Juliette e la sua frizzante civetteria suscitano a lungo andare l'invidia e l'ira dei benpensanti: la famiglia affidataria richiede il ritorno della ragazza all'orfanotrofio, a meno che non esibisca un certificato di verginità, proposta prontamente e ironicamente rifiutata. Il matrimonio potrebbe però annullare la sentenza delle autorità. Vista la fama che circonda la ragazza, solo il timido e impacciato Michel Tardieu le chiede di sposarlo. Sebbene contrastato da tutti, anche dal parroco, il matrimonio ha luogo, e la vita familiare si svolge tra la disapprovazione della suocera, la persistente tensione erotica tra Juliette e Antoine, la cieca e patetica passione di Michel per la sua sposa, l'incipiente infatuazione del fratello minore, le visite interessate di Carradine e la noia di Juliette, che non ha più niente da fare se non tenere in ordine la casa e rinunciare alle uscite, ai balli, al lieto civettare con gli uomini e i ragazzi di ogni età e condizione sociale. Un giorno, mentre Michel è assente da Saint-Tropez per lavoro, il desiderio erotico a lungo represso travolge Juliette e Antoine, che finalmente fanno l'amore sulla spiaggia. Ma l'evento costituirà per Juliette la fine della 'malattia', come lei stessa ha definito la sua attrazione per Antoine, e anche il passaggio necessario per capire che lei ama solamente Michel, suo marito. In una drammatica scena finale, che vede coinvolti anche Juliette, Antoine e Carradine, un disperato Michel armato di pistola perdonerà la moglie, facendo chiaramente capire agli altri che lui e Juliette si amano e che tutto il resto è solo frutto di malintesi.
Roger Vadim, in cerca di una propria collocazione nella vita (siamo agli inizi degli anni Cinquanta), incontrò Brigitte Bardot sul set di un film di Marc Allégret, di cui era aiuto-regista. Lei, di buona famiglia, faceva la modella e fotomodella, tentando anche qualche incursione nel cinema. Vadim si rese immediatamente conto delle potenzialità che nascondeva quella ragazzina ventenne dal volto imbronciato e dall'occhio sfrontato. La mandò a scuola di recitazione, la sposò e la fece esordire come protagonista nel suo primo film, Et Dieu créa la femme, che doveva restare anche la sua opera migliore, probabilmente. Il film costituì un vero e proprio choc per la società benpensante dell'epoca, e riscosse ovunque un successo straordinario, soprattutto negli Stati Uniti. Si disse più tardi che aveva anticipato di un paio d'anni la Nouvelle vague, ma in realtà con la Nouvelle vague aveva ben poco da spartire. Era solo una storia nello stile cinéma de papa, che sfruttava ancora una volta il mito dell'eterno femminino di cui l'uomo è destinato a essere vittima. La messa in scena era abbastanza convenzionale, le situazioni scontate, la fotografia molto classica: insomma, niente di particolarmente rivoluzionario. Tranne che per un elemento: Juliette Hardy e la giovane attrice che la interpretava, Brigitte Bardot, da allora in poi semplicemente BB.
Nel quadro di una struttura narrativa ampiamente sperimentata, Vadim aveva introdotto un personaggio insolito e nuovo, diverso da tutte le femmes fatales dello schermo. Non una donna ma una ragazza poco più che adolescente, nessuna esperienza né di vita né di uomini, nessun apparato da mantide religiosa, né lacche né ombretti né sguardi languidi né lucide strategie erotiche, ma solo, semplicemente, l'istinto in azione. Juliette disinnesca le convenzioni sociali con la disinvoltura dell'incoscienza e si presenta sulla piattaforma del gioco erotico con la sicurezza dell'assoluto naturale baudelairiano: ha fame, mangia; ha sete, beve; vuole un uomo, lo prende. È una donna. Non c'è malizia in lei, non c'è dissimulazione, tutt'al più un istinto di sopravvivenza che ne regola i comportamenti quando intuisce il pericolo che muove dalla società. "Non si può sempre dire la verità", afferma Juliette quando capisce che la verità è ciò che la società non può sopportare. "Il futuro l'hanno creato solo per rovinarti il presente", "C'è qualcosa dentro di me che mi spinge a fare delle sciocchezze. È come se dovessi morire il giorno dopo", e ancora "Non mi piace dire addio": sono sue considerazioni che sottolineano la distanza tra natura e convenzione, ovvero tra lei e il suo ambiente, e situano Juliette in una zona di disagio esistenziale che spiega bene il fascino esercitato dal personaggio sul pubblico, soprattutto di giovani, che cominciavano a riconoscere in lei una promessa di libertà, anche sessuale, da schemi e pregiudizi che ormai da tempo non riuscivano più a nascondere l'ipocrisia del sociale. Ipocrisie e paure ampiamente verificabili nell'adattamento del film per la distribuzione italiana. Ad esempio, poiché la società dell'epoca trovava disdicevole che un uomo insidiasse la moglie del fratello, nella versione italiana Antoine divenne cugino di Michel e nipote, ovviamente, della signora Tardieu, cosa che non manca di suscitare nello spettatore qualche perplessità riguardo alla verosimiglianza delle situazioni, così come diventano di difficile comprensione certe battute di dialogo purgate dall'originale ambiguità o da qualche doppio senso erotico.
Cosa ricorda lo spettatore di questo film? Una ragazza che non esita a farsi vedere nuda, che cammina sempre scalza, che se ne frega del lavoro, che va a letto con chi le pare, e che quando balla il mambo in un bar non lo fa per provocare i presenti ma per cercare dentro di sé l'energia per sopravvivere alle minacce del mondo.
Interpreti e personaggi: Brigitte Bardot (Juliette Hardy), Curd Jürgens (Eric Carradine), Jean-Louis Trintignant (Michel Tardieu), Christian Marquand (Antoine Tardieu), Georges Poujouly (Christian Tardieu), Isabelle Corey (Lucienne), Jane Marken (madame Morin), Paul Faivre (Morin), Jean Tissier (Vigier-Lefranc), Jacqueline Ventura (madame Vigier-Lefranc), Jacques Ciron (segretario di Eric), Philippe Grenier (Perri), Marie Glory (madame Tardieu), Claude Véga (Roger), Roger Vadim (amico di Antoine), Jean Lefèvre.
P.J. Dyer, And Woman…Was Created, in "Films and Filming", n. 8, May 1957.
C.A. Butler, Brigitte Bardot's Films, in "Films in Review", n. 1, January 1958.
E.G. Laura, Et Dieu créa la femme, in "Bianco e nero", n. 5, maggio 1959.
M. Mardore, Roger Vadim, in "Premier plan", n. 2, octobre 1959.
M. Frydland, Roger Vadim, Paris 1963.
Sceneggiatura: in "L'avant-scène du cinéma", n. 20, 15 novembre 1962.