ETERI
Gli etèri (ἑταῖροι) sono in Omero gli uomini liberi che hanno l'obbligo di seguire alla guerra il loro re; p. es. i Mirmidoni Achille. Con la scomparsa della monarchia, il termine perdette nella Grecia classica questo valore e prese il significato generico di "compagno" e "amico" (cfr. eteria).
Nel suo significato originale (per quanto alcuni pensino invece a una derivazione dell'epos nel sec. V) lo troviamo invece nella monarchia patriarcale macedone. In senso più ristretto, e forse più antico, gli eteri costituiscono la corte del re: οἱ ἑ. τοῦ 'Αλεξανδρου οἱ ἀμϕ'αὐτὸν (il re) ἑτατροι (anche ϕίλοι), ed erano sotto Alessandro circa un centinaio di personaggi, alcuni dei quali greci (come del resto già sotto Filippo), commensali e consiglieri del re, che avevano sempre libero accesso a lui, gli stavano vicino nelle assemblee e nelle battaglie e ai quali egli affidava importanti incarichi militari e politici. In senso più largo, e forse più recente, gli eteri (più precisamente τῶν ἱππέων οἱ ἑ. o οἱ ἑ. οἱ ἱππεῖς) sono i nobili macedoni che militano a cavallo; il loro titolo esprime il vincolo di fedeltà che li legava al re. Filippo diede poi anche alla fanteria nazionale macedone il titolo onorifico di πεζεταῖροι, compagni a piedi del re.
Bibl.: Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VIII, col. 1374; H. Perve, Das Alexanderreich auf prosopogr. Grundl., I, Monaco 1926, pp. 30, 104; F. Geyer, Makedonien bis zur Thronbesteigung Philipps II, Monaco 1930, p. 89.