ETEROSTILIA (dal gr. ἕτερος "diverso" e στῦλος "stilo")
Certe piante, ad es. le Primula, allo scopo di rendere sicura l'eterogamia, vale a dire l'impollinazione incrociata tra fiori d'individui diversi della stessa specie impedendo in pari tempo l'autogamia, ossia l'impollinazione diretta fra gli elementi di un medesimo fiore ermafrodito, presentano quel dispositivo fiorale chiamato eterostilia, in quanto i fiori, apparentemente identici, sono invece dimorfi, cioè quelli di alcuni individui presentano stami brevi e stilo lungo (fiori longistili o macrostili), mentre nei fiori di altri individui della stessa specie è breve lo stilo e sono lunghi gli stami (fiori brevistili o microstili). Queste differenti lunghezze sono in correlazione tra loro ne due tipi di fiori, perché gli stami del fiore brevistilo sono lunghi quanto lo stilo del fiore longistilo, e precisamente nel fiore longistilo lo stilo g raggiunge col suo stigma la fauce della corolla e le antere s sono inserite verso la metà del tubo corollino, mentre nel brevistilo sono invertite le posizioni rispettive.
Come ha dimostrato Darwin, un insetto che s'addentri in questi fiori alla ricerca del nettare può naturalmente toccare con la medesima parte del suo corpo soltanto quegli organi fiorali che si trovano ad uno stesso livello, quindi non può a meno di pollinizzare gli stimmi dei fiori longistili col polline dei fiori brevistili e viceversa. L'esame dei granelli pollinici e delle papille stigmatiche delle due forme dimostra in modo evidente che le loro rispettive dimensioni rispondono a questo scopo. Una tale "eterostilia dimorfa" oltre che nelle Primula si osserva pure in Androsace, Pulmonaria, Linum, Polygonum fagopyrum, ecc. Altre piante presentano un'eterostilia più complicata per la presenza anche di fiori mesostili, cioè con stili di lunghezza intermedia, onde si parla di "eterostilia trimorfa". Tali sono, ad es., la comune salcerella (Lythrum salicaria) che cresce lungo i fossi, e alcune specie di Oxalis e di Pontederia.