eterotopia
eterotopìa s. f. – Termine medico impiegato dal filosofo francese Michel Foucault per indicare quei luoghi reali, riscontrabili in ogni cultura di ogni tempo, strutturati come spazi definiti, ma «assolutamente differenti» da tutti gli altri spazi sociali, dove questi ultimi vengono «al contempo rappresentati, contestati, rovesciati». La funzione di questi spazi speciali, vere e proprie «utopie situate» in relazione a tutti gli altri spazi, è quella di compensarli, neutralizzarli o purificarli. Sono considerati esempi di e. la prigione, il giardino, il cimitero, il museo, il manicomio, il cinema, la nave. Il termine e. compare per la prima volta nella prefazione de Les mots et les choses (Une archéologie des sciences humaines) (1966), ma è attraverso le due conferenze radiofoniche Les utopies réelles ou «lieux et outres lieux» (1966) e la conferenza parigina del 1967, pubblicata con il titolo Des espaces autres, che il concetto viene meglio definito. L’idea di e. avrà diffusioni plurime, per es. tra i progettisti e i teorici dell’architettura e dell’urbanistica in quanto capace di rivelare la pluridimensionalità dello spazio vissuto, nonché tra i geografi, per dar conto delle formazioni territoriali generate dal colonialismo.