Barrymore, Ethel
Nome d'arte di Ethel Blythe, attrice teatrale e cinematografica statunitense, nata a Filadelfia il 15 agosto 1879 e morta a Hollywood il 18 giugno 1959. Come il fratello maggiore Lionel, dalla metà degli anni Quaranta fu una delle più affermate caratteriste del cinema hollywoodiano, indimenticabile per il fascino della voce, per la forza della sua personalità e per l'innata eleganza. Esordì in teatro nel 1894, in quanto l'improvvisa morte della madre rese la situazione economica familiare così precaria da costringerla ad abbandonare gli amati studi musicali e il sogno di intraprendere la carriera di pianista. Divenuta una delle interpreti più affermate dei palcoscenici statunitensi, corteggiata e famosa presso le sue coetanee per la voce e il portamento che divennero di gran moda, nel 1914 debuttò nel cinema, pur non nutrendo alcuna considerazione per questa forma d'arte: fino al 1919 apparve, ma solo per motivi economici, in quindici film, uno dei quali, Life's whirlpool (1917), diretto dal fratello Lionel. Le sue ambizioni rimasero tuttavia legate al teatro, tanto che per rivederla sullo schermo si dovette attendere Rasputin and the empress (1932; Rasputin e l'imperatrice) di Richard Boleslawski (Ryszard Bolesławski), l'unico film in cui i tre fratelli appaiono insieme, e che fu peraltro un insuccesso. Il cinema era ormai parlato, quindi valorizzava gli attori provenienti dal palcoscenico, ma Ethel, benché avesse una voce dal timbro eccezionalmente ricco e profondo, continuava a disprezzarlo. Ciò spiega il motivo per cui ricomparve sullo schermo solo nel 1944, in None but the lonely heart (Il ribelle), non a caso diretto da un commediografo, Clifford Odets. Per legarla al cinema le fu assegnato l'Oscar per la migliore attrice non protagonista, e il premio sortì l'effetto sperato. Da quel momento interpretò anziane signore dal portamento maestoso e dal carattere autoritario ma non privo di generosità, caratterizzate dalla sua innata vitalità e connotate dalla sua forte presenza drammatica. Tra il 1946 e il 1957 apparve così in una ventina di film, tra i quali opere importanti come The spiral staircase (1946; La scala a chiocciola) di Robert Siodmak, in cui è la matrigna del professor Warren (George Brent), The Paradine case (1947; Il caso Paradine) di Alfred Hitchcock, ove interpreta la moglie del giudice (Charles Laughton) che presiede la Corte, Moonrise (1948; La luna sorge) di Frank Borzage, Portrait of Jennie (1949; Il ritratto di Jennie) di William Dieterle, Pinky (1949; Pinky, la negra bianca) di Elia Kazan, Deadline ‒ U.S.A. (1952; L'ultima minaccia) di Richard Brooks, in cui disegna la splendida figura della proprietaria di un quotidiano, "The day", prossimo alla chiusura. Nel 1955 pubblicò Memories, an autobiography.
S.P. Newman, Ethel Barrymore, girl actress, Indianapolis 1966; M.V. Fox, Ethel Barrymore: a portrait, Chicago 1970; A. Thorleifson, Ethel Barrymore, New York 1991.