Etiope (Etiopo)
Le due occorrenze della Commedia ci offrono le due diverse terminazioni: in -e (Pd XIX 109, in rima con due crudi latinismi, prope e inope) e in -o (Pg XXVI 21, in rima con dopo e uopo).
L'E. è preso come esempio, in quest'ultimo luogo, di un abitante di terre arse dal sole, condannate a perpetua sete; e perciò si accompagna all'Indo, all'Indiano. Etiopia (v.) e India (v.) erano considerate infatti nel Medioevo regioni caratteristiche della zona tropicale.
In Pd XIX 109 l'E. è unito ai Perse, i Persiani, come esempio di pagano, di miscredente, che potrà, il giorno del giudizio, rimproverare al cristiano di aver avuto mostrata la vera fede, e di averla usurpata. La frase è d'ispirazione evangelica (si veda Matt. 12, 41), con la differenza che nel testo sacro troviamo, come rappresentanti dei pagani, gli Assiri, gli abitanti di Ninive: " Viri Ninivitae surgent in iudicio cum generatione ista et condemnabunt eam ". Si noti che, anche in questo canto, poco sopra (vv. 70-71) si nomina l'Indiano, come esempio di abitante di terra lontana, in cui non si ha notizia di Cristo.
Agli E. si allude anche in If XXXIV 44-45.