ETOLIA e ACARΝAΝIA (Αιτωλία; 'Ακαρνανία; Aetolia; Acarnania)
Regioni della Grecia nord-occidentale, attualmente formanti un unico nomòs, accomunate da alcuni caratteri geografici, climatici, etnici ed economico-sociali, mentre per altri aspetti non mancano elementi di diversificazione. L'A. costituisce la fascia più occidentale della Grecia continentale e consta di due aree: a E, la sub-regione dell'Amphilochia, fra il golfo di Ambracia e la catena del Pindo, dal territorio montuoso, ricco di boschi, percorso da valli; a O, estesa verso S, l’A. propriamente detta, tra il golfo ambracico e il fiume Acheloo (attuale Aspropotamo), con zone pianeggianti e fertili, ma chiusa verso il Mare Ionio da una scoscesa bordura di montagne calcaree (detta ora Xiromeros), contrassegnate da fenomeni carsici. Al territorio acarnano era intimamente connessa, per la vicinanza alla costa, l'isola di Leucade (v.). Il fiume Acheloo, il maggiore corso d'acqua della Grecia, costituì in antico il confine naturale tra l'A. e l'È.; la sua ampia vallata si apriva sul Mare Ionio in una zona piatta e contraddistinta da lagune. Anche l'È. constava di due zone: si distinguevano una archàia Aitolìa e una epìktetos Aitolìa. La prima, a occidente, in gran parte pianeggiante, comprendeva il territorio tra l'Acheloo e l'Eveno, sul golfo di Patrasso, ed era delimitata a Ν dal monte Panetolio; pressoché al centro di quest'area è il lago Triconide, un bacino di origine tettonica, al pari dei laghi acarnani di Amvrakia e Ozeros. Verso E e NE è invece l'aspra zona montuosa sovrastata dai monti Età e Corace, anche questa percorsa da valli di corsi d'acqua, con boschi e pascoli d'altura, delimitata a S dal golfo di Corinto, e a SE dalla Locride Ozolia (v. locride), che chiudeva in parte l'accesso alla fascia costiera verso oriente. In origine l'E., a parte il territorio acquisito dalla fine del IV sec. a.C., con la nascita della Lega Etolica, comprendeva un territorio di c.a 4500 km2.
Anche gli sviluppi storici delle due regioni se presentano non pochi elementi in comune, per cui spesso sono accomunate nella ricerca, non mancano di peculiarità, che forniscono a ciascuna una propria fisionomia con riflessi diretti e indiretti su fenomeni quali le tipologie di insediamento, l'urbanizzazione, i contatti esterni, i culti, e altro ancora. Una chiara differenza appare in entrambe costituita dagli insediamenti costieri.
Etolia. - Accanto alle stirpi greche di Eoli e Dori, che occupano la regione fra il Tardo Bronzo e l'Età del Ferro, non si esclude la presenza di elementi illirici. Tucidide (III, 94 ss.), ricordando l'incursione dello stratega ateniese Demostene nel 426 a.C., offre alcuni ragguagli sui caratteri e le suddivisioni etniche delle popolazioni. Gli Etoli erano un èthnos greco che aveva un suo comprensorio territoriale con insediamenti stabili e includeva entità etniche minori: tre erano i gruppi più importanti, gli Ophioneis, gli Apodotoi e gli Eurytanes (questi suddivisi ancora in Kallieis, Bomieis, Thestiai), probabilmente organizzati in una struttura piramidale. Proprio a partire dalla seconda metà del V sec. si è formato un pregiudizio storiografico che a lungo è pesato sulle comunità degli Etoli. Da questo momento inizia, infatti, con finalità indubbiamente propagandistiche, a diffondersi un'immagine barbarica di queste popolazioni che già in Omero (II., IX, 549; XXIII, 633) erano comprese a pieno titolo tra i Greci. In Omero il contingente etolico che partecipa alla guerra di Troia (II., II, 638-644; cfr. anche IX, 528-599) è costituito da quattromila uomini con quaranta navi forniti dalle città di Pylene, Olenos, Calcide, Pleuron e Kalydon, certamente concentrate presso la zona costiera occidentale che ebbe anche il nome di Aiolis, probabilmente da connettersi con il complesso problema degli spostamenti di popolazioni alla fine dell'Età del Bronzo. Il pregiudizio che considerava gli Etoli popolazioni barbariche, ovviamente attenuatosi quando questi conseguirono una posizione di potere maggiore, con tenacia perdurava ancora in epoca augustea (cfr. Liv., XXXIV, 24, 3-4). Al contrario, alla fine del V sec., l’èthnos degli Etoli possedeva i caratteri essenziali di una struttura federale. Già nella prima metà del sec. (367-366) si costituisce la Lega Etolica, uno stato federale le cui premesse sono insite nell'organizzazione etnica, che entra sempre più prepotentemente nelle vicende storiche della Grecia. Nel 323 è nota la partecipazione degli Etoli alla guerra di Lamia; fra il 301 e il 298 si impossessano di Delfi, da dove tentano di espellerli prima Demetrio Poliorcete (289), poi un'alleanza capeggiata da Sparta (280). La difesa della Grecia e di Delfi contro l'invasione dei Galati valse agli Etoli l'ammissione a pieno titolo nell'Anfizionia delfica (278), dove si accrebbe in breve il loro strapotere. Riuscirono a penetrare nel Peloponneso stringendo trattati di isopolitia con alcune città dell'Arcadia; contemporaneamente inaugurarono una politica marittima fondata sulla pirateria e sull'immunità concessa ad alcune città di mare in cambio del riconoscimento dell'egemonia etolica. Strinsero trattati del genere con Delo, Mileto, Chio, Mitilene, ecc.; nella seconda metà del III sec. ebbero delle vere e proprie basi navali a Cefalonia, Lisimachia e altrove. Le relazioni con la Macedonia, buone durante il regno di Antigono Gonata (283-239), precipitarono al tempo di Demetrio II, vincitore a Filacia (233). Sotto il regno di Antigono Dosone, mantenendosi estranei alle competizione greche, gli Etoli raggiunsero il culmine della loro potenza. Il declino ebbe inizio con l'alleanza tra Filippo V e gli Achei a loro danno, con conseguente alleanza degli Etoli con i Romani. Delusi per il trattamento ricevuto si rivolgono ad Antioco III di Siria (192), che però li coinvolge nella sconfitta subita a opera di Roma. Nel 167 l'E. perde ogni importanza politica anche in seguito alle deportazioni effettuate da Paolo Emilio.
La ricerca archeologica in E. non risulta particolarmente estesa, con l'eccezione degli scavi di Thermos (v.) e Kalydon (v.). Dopo le prime indagini topografiche (Leake, Heberdey, Woodhouse, Noak, Kirsten), un tentativo di censimento sistematico dei siti fu compiuto alla fine degli anni '30.
Le attività del Servizio Archeologico Greco sono state impegnate soprattutto sul fronte degli scavi di emergenza, che hanno portato, tra l'altro alle importantissime scoperte di Kallipolis/Kallion (v.), rivelando il progressivo degrado dei resti archeologici nella regione in mancanza di un reale inventario dei siti. Solo recentemente un gruppo di studio olandese ha intrapreso un sistematico lavoro di ricognizione topografica effettuando una capillare analisi di tutta la regione, con particolare riguardo alla zona orientale, assai meno nota, i cui risultati, in parte pubblicati, consentono di trarre alcune conclusioni preliminari di carattere generale, che trasformano in buona misura il quadro precedente, senza avere la pretesa di riflettere in tutto e per tutto l'effettiva situazione antica. Il fatto nuovo e più importante è certamente costituito dalla raccolta di dati nelle regioni di montagna, in precedenza non esplorate che si sono rivelate più dense di insediamenti di-quanto si potesse immaginare. Soprattutto per quel che riguarda l'E. orientale si è riscontrata una continuità di modelli insediativi e di organizzazione del territorio imperniati su particolari aree di sfruttamento delle risorse, che giungono a ridosso dell'epoca contemporanea. Un modello che teneva presenti in maniera particolare i fattori di sicurezza e che poteva essere esteso anche all'E, centrale e occidentale. Altre ricerche sono state effettuate sulla viabilità della regione etolo-acarnana con particolare riguardo all'età romana, grazie alla presenza di alcune pietre miliari. Non è improbabile, tuttavia, che almeno in parte, la situazione di questo periodo ricalchi una precedente rete di comunicazioni stradali. L'asse viario principale doveva risalire dal golfo di Corinto (Antirhion) a Kalydon e a Pleuron, raggiungere il corso dell'Acheloo e dirigersi, superata Stratos, verso N, in direzione dell'Epiro.
Preistoria. - Un equivoco di fondo ha investito gli studi sulle origini degli Etoli, basati su una ricerca che combinava le fonti antiche con i reperti archeologici (soprattutto ceramiche) provenienti dal territorio occupato dagli Etoli in età storica e partiva dalla spiegazione delle trasformazioni culturali come effetto di movimenti di popolazioni (Kirsten, Schachermeyr). In Omero (II., II, 638-644) gli Etoli sono tra i Greci che partecipano alla spedizione troiana, ma il dato non ha effettivi riscontri per altri elementi (occupazione del territorio e organizzazione sociale), complicati da una tradizione mitica che indica la presenza in E. di stirpi diverse (Kouretes, Hyantes, Eolioi). Sul piano archeologico è stato giustamente osservato che non è chiaro se la ceramica di tipo Tardo Elladico, rinvenuta anche in aree marginali del territorio etolico quale si configurava in epoca classica ed ellenistica, possa davvero considerarsi «etolica», così come è lecito dubitare circa i rapporti tra gli originari leggendari abitatori dell'E. e i rinvenimenti datati al Tardo Elladico.
Scarsissime sono a tutt'oggi le indicazioni relative a siti neolitici documentati solo in insediamenti costieri, come Kryonerion, o relativamente prossimi alla costa come Haghios Ilias (rinvenimenti in grotta: frammenti ceramici e ascia litica). Recenti segnalazioni di materiali neolitici provengono dall'esplorazione della grotta di Archomaria (Mytika).
Pur mancando di un organico insieme di dati si può osservare, in forma preliminare, che una qualche concentrazione di insediamenti dell'Età del Bronzo è rilevabile nella fascia tra la sponda destra dell'alto corso dell'Eveno e le rive nord-orientali del lago Triconide, con ridotte presenze a NO e a S. Altra possibile zona di insediamento potrebbe essere la valle dell'Acheloo, così come non mancano indicazioni per le aree costiere, sia verso E (Locride Ozolia), sia verso O. Nella zona montuosa dell'interno gli scarsi siti documentati si dispongono solitamente su alture lungo valli percorse da fiumi.
Testimonianze di presenze preistoriche sono state da tempo segnalate a Thermos (v.), uno dei siti più a lungo scavati dell'E., centro principale dell’èthnos degli Etoli. Una tomba, forse del Medio Elladico, potrebbe essere il rinvenimento più antico, mentre un abitato di tradizione medio elladica (case ovali) presentava ceramiche del Tardo Elladico I-IIA, sia importate sia di produzione locale. Altre ceramiche del Tardo Elladico III trovano associazione con resti architettonici. Labili tracce sono forse attribuibili al passaggio tra il Tardo Bronzo e gli inizi dell'Età del Ferro, ma l'orizzonte è tutt'altro che chiaro (Hope Simpson, Dickinson 1979, pp. 103-104, n. Β 102). Proprio allineate con Thermos intorno al lago Triconide, lungo un asse NO-SE che accompagna il corso dell'Eveno, sono altre località che conservano resti preistorici. A NE, il sito di Kallithea ha restituito frammenti preistorici; altri frammenti sono stati notati presso Kryo-Nero e a Leukon. A SE di Thermos, da Chrysovitza, è segnalato un idoletto, forse preistorico. Ad Analipsis si registra un vecchio rinvenimento di «ancore» e di piramidi di terracotta, considerate di epoca preistorica. Nella zona a NO del lago Triconide incerti frammenti preistorici sono stati visti ad Ano Vlochos. A S del lago, a Lithovounion, una piccola tomba a camera, priva di dròmos, con molte deposizioni conteneva ceramiche e bronzi del Tardo Elladico IIIB e C. Un sostanzioso gruppo di vasi del Tardo Elladico proviene dal sito di Haghios Ilias (Mesolongion) sul versante etolico della valle dell'Acheloo, che, a conferma di quanto già detto per l'A., si configura come un distretto abbastanza abitato in questo momento. Il sito, dove sono riscontrabili in una grotta anche tracce di frequentazione di età neolitica, è caratterizzato da un abitato e da una fortificazione con blocchi rozzamente lavorati, con materiali del Medio e Tardo Elladico. In una zona di necropoli, a O, sono state messe in luce una tomba a camera e quattro thòloì micenee; le thòloi erano state depredate, ma in una di esse furono recuperati alcuni vaghi di collana in oro e ben c.a millecinquecento di corniola e in un'altra alcuni vasi del Tardo Elladico IIIC. Poco distante è il sito di Kryonerion, da taluni collegato con Calcide di E., dove pure non mancano tracce di abitato con muri forse del Medio Elladico e frammenti ceramici del Tardo Elladico II-IIIB e probabili resti di tombe micenee. Sulla costa, a S, sono segnalati resti dell'Età del Bronzo nella antica Pleuron (Tardo Elladico IIIA2-B: ossidiana e ceramiche rozze sull'acropoli; alcuni vasi del Tardo Elladico IIIC nelle aree Ν e NO in contesti cimiteriali; assai incerta la datazione del muro «ciclopico»). Meglio noti sono i resti preistorici segnalati a Kalydon, sull'acropoli, anche se resta incerta la datazione in età micenea (Tardo Elladico IIIA-B) di parte del muro difensivo. In località Psorolithi, presso Kalydon, sulla sponda destra del fiume Eveno, è stato scoperto un ripostiglio di bronzi tardo elladici (comprendente doppie asce, una punta di freccia, falcetti e un pugnale). Sempre nei dintorni di Kalydon (loc. Langada Karapanou) lo scavo di pìthoi funerari protogeometrici ha rivelato presenze precedenti, dell'Antico e del Medio Elladico. A S di Kalydon, il sito costiero di Kryonerion, ha restituito frammenti neolitici, del Medio e del Tardo Elladico II-IIIB. Nella zona orientale costiera a Haghios Nikolaos sono state messe in luce alcune tombe preistoriche a cista rettangolare con vasi di incerta datazione. Poco distante da questo sito, verso l'interno, a Tolophon sono pure ricordati frammenti ceramici micenei. Resti preistorici sono segnalati anche a Marathias, loc. Gouva Evpaliou, dove una tomba a camera tagliata nella roccia, depredata, conservava due anfore a staffa del Tardo Elladico IIIA2-B. Nell'area interna dell'E. orientale a Elatovrysi, sono stati recuperati solo frammenti sparsi; frammenti del Medio Elladico sono presenti inoltre anche sotto le mura di Kallion. Molto più a N, presso il villaggio di Karpenision, sono attestati materiali del Medio e Tardo Elladico (trovamenti sporadici di ceramica minia).
Protogeometrico e Geometrico. - La distribuzione dei siti di epoca geometrica non sembra differenziarsi molto rispetto al periodo preistorico, almeno per quanto è dato ricavare dalla documentazione disponibile. Scarsi e di difficile identificazione sono i materiali riferibili al periodo indicato come Dark Ages, mentre sono meglio individuabili ceramiche protogeometriche di stile attico rinvenute nell'antica Pleuron (un kàntharos), a Halikyrna (una oinochòe), a Stamna (un gruppo di kàntharoi), a Pylini (un cratere), a Kalydon (un kàntharos). Uno stile «protogeometrico» locale è attestato a Thermos e a Kalydon. A Gavalou, a S del lago Triconide, è stata scavata una necropoli protogeometrica scoperta casualmente nel 1979. Sono state messe in luce tre tombe a cista e cinque in pìthos, con dodici vasi di cui tre eseguiti manualmente, assieme a diversi oggetti in bronzo e in ferro che si datano alla seconda metà del X sec. a.C. Un altro pìthos funerario è stato scoperto successivamente: si data anch'esso al Protogeometrico e conteneva numerosi oggetti in bronzo tra cui due coppie di spilloni e cinque anelli. Materiali protogeometrici e geometrici provengono anche da Anghelokastro (antica Konope), altri, geometrici, da Kryonerion. Meglio note sono ceramiche di data più avanzata, provenienti da varie località (Thermos, Kalydon, Kryonerion, area di Agrinion), rinvenute soprattutto in tombe. Una tomba di Halikyrna conteneva tre corpi e una collana di perle d'oro. Le tombe 1 e 3 scavate presso Pleuron, in loc. Xerokampos, contenevano vasi protogeometrici, mentre nello stesso sito sono stati individuati resti di muri geometrici. Tombe geometriche sono state rinvenute anche nell'area di Kallion, sulla sponda destra del fiume Mournos. Un costume funerario frequente in questo periodo è rappresentato dalla sepoltura in pìthos, presente anche nel Peloponneso nord-occidentale.
Dall'età arcaica al periodo romano. - Un sostanziale incremento di popolazione e una capillare occupazione del territorio, anche in aree meno direttamente accessibili, si verifica - almeno stando alla datazione dei siti oggi noti - solo in età tardo classica ed ellenistica. Ancora in età arcaica e per buona parte dell'età classica, sembrerebbe continuare il vecchio modello insediativo che privilegia le fasce costiere, la valle dell'Acheloo e la zona che circonda il lago Triconide, facente capo a Thermos. È certamente negli importanti santuari di Thermos e di Kalydon che si può rilevare, in particolare per l'età arcaica, lo stretto legame culturale che congiunge queste regioni a Corinto e alla sua rete di colonie nell'area del Mare Ionio. Più in generale disponiamo, per l'arco cronologico che va dall'arcaismo alla conquista romana, di una serie di elementi che solo in questi ultimi tempi sono stati oggetto di una parziale sistemazione, ma dai quali è ancora prematuro trarre conclusioni definitive. Certamente i fortunati ritrovamenti e l'estensivo scavo di una città come Kallion, offrono una nuova dimensione per una valutazione del peso avuto dalla Lega Etolica in tutte le sue componenti, anche quelle apparentemente più defilate dai centri tradizionalmente considerati i più importanti. Non va trascurato, comunque, il fatto che il dominio etolico sull'Anfizionia delfica, può aver determinato uno spostamento verso levante di interessi economici e strategici. Un problema a parte è costituito dai sistemi difensivi. In epoca classico-ellenistica gli insediamenti fortificati sembrerebbero assai numerosi, e, in generale, di entità non trascurabile è il numero delle città o comunque dei centri abitati ricordati dalle fonti, con inevitabili problemi di identificazione, non sempre risolti o risolvibili. Un buon numero di fortificazioni è stato da tempo individuato in varie località dell'E., anzi si può affermare che qui, come in Α., le più consistenti emergenze archeologiche siano costituite proprio da luoghi muniti di cinte difensive, città di maggiore importanza, villaggi fortificati, o semplicemente fortilizi realizzati specificamente a scopi strategici. La difficoltà maggiore consiste nella loro datazione; si è a ragione messi sull'avviso dal datare le fortificazioni in coincidenza con periodi di maggiore instabilità e insicurezza sul piano militare, quali le guerre con i Macedoni tra la fine del IV e il III sec. a.C., mentre è possibile stabilire un rapporto tra gli insediamenti fortificati e le principali arterie di comunicazione. Uno studio accurato dei punti di riferimento segnalati dalle fonti antiche soprattutto nella descrizione di operazioni militari, in particolare le incursioni ateniesi del 426 a.C. e la spedizione di Filippo V di Macedonia nel 219 a.C., ha permesso recentemente (Pritchett, 1991 e 1992) di chiarire o prospettare meglio alcuni problemi di identificazione di emergenze archeologiche con città o luoghi fortificati indicati dalle fonti stesse, in analisi di dettagli, a volte minuziose. Infatti lì dove, come nell'entroterra di Naupatto, la viabilità si presenta particolarmente accidentata si nota una minore presenza di siti fortificati, in ragione della protezione naturale offerta dall'impenetrabilità del territorio. Un altro elemento, di recente preso in esame, che può aver avuto un ruolo sui modelli di insediamento di questo periodo è rappresentato dalla intervisibilità tra i varí siti di un distretto allo scopo di realizzare un sistema di comunicazioni attraverso segnalazioni luminose, assai funzionale a scopi difensivi. In particolare tale intervisibilità è rilevabile lungo il confine con l'A., nella valle dell'Acheloo, nel circondario del lago Triconide e in altre aree. L'insediamento in epoca romana sembra allontanarsi dalla regione di Thermos, a lungo centro principale dell'area interna, mentre appare più densa nell'E. orientale. Le principali arterie di comunicazione tra la Grecia occidentale e l'Egeo (lungo la costa da Naupatto alla Tessaglia; a N, lungo la valle del Mornos e del Megas) possono ancora in questo periodo aver svolto un ruolo importante. Le fonti di epoca romana fanno intendere che gli Etoli erano stati forzosamente allontanati dal loro territorio e spostati in grandi insediamenti di nuova fondazione come Nicopoli o addirittura in luoghi più lontani come Patrasso e Amphissa.
Singoli siti dell'E. occidentale. - Agrinion (Άγρίνιον). - Città nella valle dell'Acheloo, sulla riva sinistra del fiume, di fronte a Stratos (Pol., V, 7, 7), oggetto di contesa tra Acarnani ed Etoli; fu infatti occupata dagli Acarnani nel 314 a.C. e successivamente saccheggiata dagli Etoli (Diod. Sic., XIX, 67-68). Un tratto di cinta muraria è stato scavato negli anni '20 a c.a 3 km a Ν della moderna cittadina omonima (già Vrachori), dove si identifica il centro antico (villaggio di Megali Chora). All'interno delle mura vennero messe in luce parti di edifici, tra i quali una stoà della lunghezza di ben 72 m. Casuale è stato il rinvenimento, in epoca più recente, di parti di un complesso termale di epoca romana (Psili Panaghia) e di un pavimento con mosaico di ciottoli.
Il territorio a E di Agri-1 nion appare caratterizzato da una serie di luoghi fortificati, da connettersi con l'èthnos dei Thestieis, in funzione difensiva della linea di confine con l'Acarnania. Si tratta delle fortezze di Vlochos, di Mavrovou e di Paravola. La prima conserva resti di una cinta muraria (acropoli e cinta bassa, con porte, struttura identificabile con un heròon), con aggiunte medievali e ottomane, nonché parti di una necropoli, dove sono state scavate alcune tombe di età arcaica. Mavrovou, situata a Ν del fiume Zervas, presenta resti di fortificazioni anche queste con rimaneggiamenti medievali. Più a E, verso il lago Triconide, presso il villaggio di Paravola, è forse identificabile la fortezza di Bukation, o, in alternativa, Phistyon. Le fortificazioni, con porte rinforzate da torri semicircolari, sono qui in buono stato di conservazione e recingono un'acropoli.
Konope (Κωνώττη). - Antica kòme che secondo una tradizione riportata da Strabone (X, 460) in onore della consorte venne ribattezzata Arsinoe e trasformata in città da Tolemeo II, ma la notizia potrebbe essere non del tutto esatta e le due località essere diverse (cfr. Pol., IX, 45; XVII, 10; XXX, 14). Konope si identifica presso il moderno villaggio di Anghelokastro, tra il lago Lysimacheia e l'Acheloo. Resti dell'abitato sono segnalati sulle pendici settentrionali dell'acropoli. Tra questi è notevole una camera sotterranea quadrata (3 m di lato) con soffitto a volta. Nell'area di Anghelokastro sono state scoperte varie tombe di epoca ellenistica (Mylos, Kakavaria), in una delle quali si nota il reimpiego di una stele arcaica.
Trichonion (Τριχώνιον, Τριχόνειον). - Città situata tra il lago Triconide e le pendici Ν dell'Arakynthos, nelle immediate vicinanze del villaggio di Gavalou (loc. Papadates), la cui identificazione è resa sicura dal rinvenimento di tegole iscritte con il nome della città. Resti di fortificazioni e avanzi architettonici descritti dal Woodhouse non sono più visibili; resti antichi di cisterne sono stati individuati nella parte alta della città. Diverse tombe di epoca ellenistica sono state scavate in un tumulo; solo alcuni resti del corredo, sopravvissuti alla violazione delle tombe, indicano il particolare pregio delle offerte ai defunti: due piatti d'argento dorato e un piatto d'argento con raffigurazione di battaglia equestre sono tra gli oggetti più pregiati. Una tomba a camera; non violata nel settore S del tumulo presentava il defunto su una klìne, riccamente abbigliato, con vari oggetti di corredo: all'altezza del cranio, mal conservato, era una grande corona d'oro a foglie di alloro e un dìdrachmon etolico d'argento, che forse era posto nella bocca; presso le dita della mano destra era un anello con una grande gemma raffigurante una musa. Completavano il corredo pezzi di argenteria e un sostegno per lucerna di bronzo. Il tumulo è datato al più presto alla fine del III sec. a.C., e si ritiene che le tombe siano state violate all'epoca della campagna di Filippo V (219-218 a.C.); la tomba rimasta intatta sarebbe di poco posteriore (c.a 190 a.C.). Nel tumulo si è tornati a scavare negli anni '60, recuperando ancora ricchi corredi tra cui una corona d'oro di foglie di quercia, vasi d'argento e una moneta di Lisimaco.
Da una fontana antica provengono tre statuette femminili di marmo una, più grande, nuda e altre due, più piccole, panneggiate, che forse decoravano un piccolo ninfeo.
Pleuron: v. pleuron.
Ithoria (Ίθωρία). - A Haghios Ilias, lungo il percorso tra Konope e Oiniadai, sulla riva sinistra dell'Acheloo, sito ricco di trovamenti preistorici, sono visibili i resti di un'acropoli fortificata con una porta, identificabile molto verosimilmente con l'antica Ithoria, distrutta da Filippo V di Macedonia nel 219 a.C. (Pol., iv, 64). Dalla vetta dell'acropoli si controllava agevolmente un'ampia parte della valle dell'Acheloo. Ithoria è indicata da Polibio come un χωρίον presidiato da un contingente militare.
Paianion (Παιάνιον). - Polibio (IV, 65, 3) classifica Paianion come città di non ampia estensione, ma costruita con grande accuratezza , tanto che Filippo V, dopo averla distrutta, decise di recuperare i blocchi di pietra facendoli trasportare a Oeniadai. Poiché doveva trovarsi a S di Ithoria e presso, l'Acheloo, senza esitazioni è stata identificata nelle rovine situate a Ν del villaggio di Mastron. I resti delle fortificazioni demolite da Filippo sono invero assai scarsi. In quest'area, sulla sponda orientale dell'Acheloo, alcuni sondaggi di emergenza hanno messo in luce strutture di una certa rilevanza, con mosaici a ciottoli di epoca ellenistica, che sarebbero indice della floridezza di questa cittadina.
Kalydon (v. vol. IV, p. 305). - Una necropoli del IV-III sec. a.C. è stata individuata a SO dell'acropoli di Kalydon.
Al territorio di Kalydon apparteneva la fortezza di Elaos, che oggi si propone di identificare a Sideropetra e nel Kastro di Haghios Georghios (da altri identificata con Proschion, succeduta alla omerica Pylene) dove si potevano controllare le pendici meridionali del monte Zygos. Da questa zona, presso la moderna cittadina di Aitolokon, proviene anche una statua di Artemide, variante di epoca romana del tipo «Colonna», attualmente al Museo Nazionale di Atene. La regione è ricca di luoghi fortificati facenti parte di una fitta rete difensiva e non tutti sicuramente identificabili con i siti menzionati dalle fonti.
Singoli siti dell'E. centrale e orientale. - Thermos·. v. thermos.
Thestia (documentato l'etnico θεστιείς in Pol., V, 7,7; Θυστιον in Harp.). - Centro situato sulle colline a Ν del lago Triconide dove si sono visti in vari punti parti di fortificazioni di epoca ellenistica; incerta l'identificazione nei resti conservati a Paravola, per i quali si propone anche il nome di Boukation. Si conservano tratti di mura poligonali e un'alta torre semicircolare forse di osservazione del territorio circostante con scala interna e tre finestre.
Phistyon (Φίστυον) - Città sul lago Triconide nota per il Santuario della Dea Syria detta anche Afrodite Phistyìs (loc. Haghia Triada presso Kryo-Nero alle pendici del Panaitolion). Phystion si trovava probabilmente su un impervio altopiano presso Neromanna (Paleokastro di Sobonikos) a SE del santuario, la cui vicinanza dovrebbe costituire una prova per l'identificazione. Sono visibili tratti di mura difensive, con alcune torri e una cittadella con cinta in blocchi trapezoidali o rettangolari, conservati per un'altezza considerevole; sull'acropoli sono anche i resti di una cisterna. Il Santuario di Afrodite ha restituito alcune iscrizioni di epoca ellenistica (fine III-II sec. a.C.), ma il culto doveva risalire, probabilmente in forme diverse, a un'epoca più antica, come conferma il rinvenimento di un'antefissa fittile e di una statuetta di età arcaica (VI sec. a.C.). I testi epigrafici si riferiscono a manumissioni in forma di dediche alla dea.
Molykreion (Μολύκρειον). - La città antica è probabilmente localizzabile sulla collina di Hellinikò, a SO di Naupatto, tra i villaggi di Velvina e di Molykreion. Un muro di terrazzamento suddivide la collina in due livelli circondati da una cinta di fortificazione. Tra gli edifici più notevoli messi in luce nel sito vanno ricordati un tempio dorico databile al IV sec. a.C., resti di una stoà e di un secondo tempio, questi ultimi in precario stato di conservazione.
Calcide di E. (Χαλκίς). - Una delle città omeriche dell' E., fondazione dei Cureti di Etolia, che è localizzata sulle pendici sud-orientali del monte Varassova, non lontano da Missolungi. Dominio corinzio per qualche tempo, fu anche detta Hypochalkis, per evitare confusioni con la Calcide di Eubea. Non mancano indicazioni per una lunga frequentazione dell'area fin da; epoca preistorica (v. sopra, in particolare per quanto riguarda la zona di Kryonerion). Il sito della città si identifica verosimilmente nelle rovine visibili in più punti presso il villaggio di Kato Vasilikì, dove sono in corso scavi sistematici, intrapresi dall'Università di Ioannina. Assai numerose e importanti sono le testimonianze di epoca paleocristiana, bizantina e medievale, ma non mancano avanzi di epoche più antiche: si segnalano tratti di fortificazioni di età classica ed ellenistica (loc. Pangali), alcune tombe, e una fornace.
Halikyrna (Άλίκυρνα). - Il sito dell'antica città ê identificato nei resti di cinta difensiva visibili a Chilia Spitia, tra Missolungi e Kalydon, sul lato O della collina; resti di edifici si conservano sulle pendici meridionali e occidentali e ancora a S sono state scavate tombe a cista ellenistiche. Un apprestamento per lo scorrimento delle acque, ricoperto con lastre di pietra è stato messo in luce sulle pendici orientali.
Kallipolis: v. Kallipolis
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Aspetti storici: R. Flacelière, Les Aitoliens à Delphes; contribution à l'histoire de la Grèce centrale au III6 siècle av. J.-C., Parigi 1937; R. Thibau, Italia-Aetolia, in Revue belge de philologie et d'histoire, XLI, 1964, pp. 98-102; J. A. D. Larsen, Greek Federal States. Their Institutions and History, Oxford 1968, pp. 94 ss., 200 s.; M. Sordi, Die Anfänge des aitolische Koinon, in F. Gschnitzer (ed.), Zur griechischen Staatskunde, Darmstadt 1969, pp. 343-399; R. F. Rossi, Studi sull'Etolia, I (Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Magistero, Pubblicazioni, 14), Trieste 1970; J. A. O. Larsen, The Aetolian-Achaean Altiance of ca. 238-220 B.C., in ClPh, LXX, 1975, pp. 159-172; G. S. Katapodi, Η αιτωλικη συμπολιτεία, Atene 1977; L. Robert, Héraclée et les Etoliens, in BCH, CII, 1978, pp. 477-490; P. Cabanes, Frontière et rencontre de civilisations dans la Grèce du Nord-Ouest, in Ktema, IV, 1979, pp. 183-199; D. Mendels, Aetolia 331-301: Frustrations, Political Power and Survival, in Historia, XXXIII, 1984, pp. 129-180; P. Cabanes, Le pouvoir local au sein des états fédéraux: Epire, Acamante, Etolie, in La Béotie antique. Colloques internationaux du CNRS, Lyon-St. Etienne 1983, Parigi 1985, pp. 343-357; C. Antonetti, Le popolazioni settentrionali dell'Etolia: difficoltà di localizzazione e problema dei limiti territoriali alla luce della documentazione epigrafica, in L'Illyrie méridionale et l'Epire dans l'antiquité. Actes du colloque international, Clermont-Ferrand 1984, Clermont-Ferrand 1987, pp. 95-113; P. Funke, Untersuchungen zur Geschichte und Struktur des aitolischen Bundes (diss.), Colonia 1987; J. Β. Schalten, The Expansion of the Aetolian League in the Early Hellenistic Period (diss.), Los Angeles 1987; C. Antonetti, Problemi di geografia storica del territorio etolo-acamano: appunti sulla base di nuove testimonianze epigrafiche, in P. Janni, E. Lanzillotta (ed.), Γεωγραφια. Atti del Secondo Convegno Maceratese su geografia e cartografia antica, Macerata 1985, Roma 1988, pp. 13-38; L. S. Bommeljé, Aeotis in Aetolia (Thuc. Ili, 102, 5 and the Origin of Aetolian Èthnos), in Historia, XXXVII, 1988, pp. 297-316; C. Antonetti, Les Etoliens. Image et religion (Centre de recherches d'histoire ancienne, 92), Parigi 1990 (con vasta bibl.).
Geografia: C. Renz, Geologische Untersuchungen im aetotischen Pindos, in Πρακτικα Ακαδημίας Αθηνών, III, 1928, p. 664; id., Geologische Untersuchungen in den Gebirgmassiven der Vardussia und Kiona, ibid., p. 742; A. Philippson, E. Kirsten, Die griechischen Landschaften. Eine Landeskunde, I-II, Francoforte 1950; E. Fels, Die ätotisch-akamanischen Seen in Griechenland, in Die Erde, III, 1951-52, pp. 304-328.
Aspetti religiosi: C. Antonetti, Il santuario apollineo di Thermos in Etolia, in M. M. Mactoux (ed.), Mélanges P. Lévêque, IV, Besançon 1990, pp. 1-27.; ead., Les Etoliens..., cit., passim.
Topografia: W. M. Leake, Travels in Northern Greece, I-III, Londra 1835; L. Heuzey, Le mont Olympe et l'Acamanie, Parigi 1860; E. Oberhummer, Akarnanien, Ambrakia, Amphilokia, Leukas im Altertum, Monaco 1897; F. Noack, Untersuchungen und Aufnahmen griechischer Stadtund Burgruinen im westl. Lokris, Aetolien und Akamanien, in AA, 1897, cc. 80-83; id., Befestigte griechische Städte in Aetolien und Akamanien, ibid., 1916, cc. 215-239; H. Möbius, W. Wrede, Archäologische Funde in den Jahre 1926-27: Aetolien, Akamanien, Epirus, ibid., 1927, cc. 385-389; G. Karo, Archäologische Funde: Aetolien und Akarnanien, ibid., 1935, cc. 208-210; E. Kirsten, Bericht über eine Reise in Aitolien und Akamanien, ibid., 1941, cc. 99-119; M. Th. Mitsos, Thermikä and Panaetolikä, in Hesperia, XVI, 1947, pp. 256-621; D. Leekley, N. Efstratiou, Archaeological Excavations in Central and Northern Greece, Park Ridge (N.J.) 1980, pp. 1-13; Y. Liritzis e altri, Aerial Photography of Some Greek Coastal Regions and Its Archaeological Implications, in IntJNautA, XII, 1983, pp. 191-202; W. Kendrick Pritchett, Philip's Campaign in Northwest Greece in 219 B.C., in Studies in Ancient Greek Topography, VII, Amsterdam 1991, pp. 1-39; id., Further Exploration on Philip's March on Thermon, ibid., pp. 41-45; id., Demosthenes' Campaign in Southern Aitolia in 426 B.C., ibid., pp. 47-82.
Preistoria: Κ. T. Syriopoulos, Αι πρωιστορικαι κατοικίσεις της Στερεάς Ελλάδος, Atene 1968; R. Hope Simpson, J. F. Lazenby, The Catalogue of Ships in Homer's Iliad, Oxford 1970, pp. 107-110; C. Davaras, New Double Hatches from the 16th Archaeological District, in AAA, III, 1970, pp. 311-313; K. Wardle, The Greek Bronze Age West of Pindus (diss, inedita), Londra 1972; F. Schachermeyr, Die ägäische Frühzeit, I. Die vormykenischen Perioden des griechischen Festlandes und der Kykladen, Vienna 1976, pp. 272; R. Hope Simpson, Ο. T. P. K. Dickinson, A Gazetteer of Aegean Civilisation in the Bronze Age, I. The Mainland and Islands (Studies in Mediterranean Archaeology, LII), Göteborg 1979, pp. 76,102-104, 181-183; F. Schachermeyr, Die ägäische Frühzeit, IV. Griechenland im Zeitalter der Wanderungen. Vom Ende der mykenischen Ara bis auf die Dorier, Vienna 1980, pp. 250-270; R. Hope Simpson, Mycenaean Greece, Park Ridge (N.J.) 1981, p. 96 ss.; F. Schachermeyr, Die Zeit der Wanderungen im Spiegel ihrer Keramik, in S. Deger-Jalkotzy (ed.), Griechenland, die Agais und die Levante während der «Dark Ages» vom 12. bis zum 9. Jh. v. Chr. Akten des Symposions von Stift Zwett (Österreichische Akademie der Wissenschaften, Phil. Hist. Klasse, 418), Vienna 1983, pp. 37-42. - Siti: Kallithea: E.Kirsten, Berich über eine Reise... cit., in AA, 1941, c. 1299. - Kryo-Nero: S. Bommeljé, P. Κ. Dorn (ed.), Aetolia..., cit., p. 91. -Leukon: S. Bommeljé, P. K. Doorn (ed.), Aetolia..., cit., p. 92. - Chrysovitza: G. Sotiriadis, in ADelt, I, 1915, pp. 48-49; K. A. Rhomaios, ibid., VI, 1920-21, pp. 60-98. - Analipsis: K. A. Rhomaios, in ADelt, IV, 1918, Chron., pp. 32-34; K. T. Syriopoulos, op. cit., p. 66, n. 8. - Ano Vlochos: S. Bommeljé, P. K. Doom (ed.), Aetolia..., cit., p. 113. - Lithovounion: E. Mastrokostas, in ADelt, XVIII, 1963, B' Chron., p. 147 e ΧΧΠ, 1967, Β' Chron., p. 318; R. Hope Simpson, Ο. P. T. K. Dickinson, Gazetteer..., cit., p. 104, n. B, 103. - Haghios Ilias: Ergon, 1963, p. 126 ss.; E. Mastrokostas, in Prakt, 1963, pp. 203-217. - Necropoli: ARepLondon, 1963-64, p. 14; E. Mastrokostas, in Prakt, 1963, pp. 211-213; id., m ADelt, XVIII, 1963, B'Chron., p. 148; XIX, 1964, B ' Chron., p. 295 s.; XX, 1965, B ' Chron., pp. 343-344; XXIII, 1968, p. 277; R. Hope Simpson, J. F. Lazenby, The Catalogue of Ships..., cit., p. 106 s.; R. Hope Simpson, O. P. T. K. Dickinson, Gazetteer..., cit., pp. 181-2, n. E2; C. Antonetti, Le popolazioni settentrionali deïl'Etolia... cit., in Colloque Clermont-Ferrand, p. 7; S. Bommeljé, P. K. Doom (td), Aetolia..., cit., p. 74. - Kryonerion: S. Benton, The Ionian Islands, in BSA, XXXII, 1931-32, p. 238 ss.; R. Hope Simpson, Mycenaean Greece..., cit., p. 96. - Antica Pleuron: R. Hope Simpson, J. F. Lazenby, The Catalogue of Ships..., cit., p. 107. - Kalydon: R. Hope Simpson, J. F. Lazenby, The Catalogue of Ships..., cit., p. 108; R. Hope Simpson, O. P. T. K. Dickinson, Gazetteer..., cit., p. 183, n. B 100; R. Hope Simpson, Mycenaean Greece..., cit., p. 97. - Psorolithi: R. Hope Simpson, J. F. Lazenby, The Catalogue of Ships..., cit., p. 108 s. - Langada Karapanou: E. Mastrokostas, in ADelt, XXII, 1967, B' Chron., p. 320; ARepLondon, 15, 1968-1969, p. 21. - Kryonerion: R. Hope Simpson, O. P. T. K. Dickinson, Gazetteer..., cit., p. 103, B 99. - Haghios Nikolaos: F. Zapheiropoulou, in ADelt, XXXI, 1976, B ' Chron., p. 165; ARepLondon, 1984-1985, p. 34; S. Bommeljé, H. A. van Wijngaarden, in S. Bommeljé, P. K. Doom (ed.), An Inland Polity..., cit., n. 22. - Tolophon: L. Lerat, Les Locriens de l'Ouest, I, Parigi 1952, pp. 109-111; S. Bommeljé, P. K. Doom (ed.), Aetolia..., cit., p. 110. - Marathias: R. Hope Simpson, O. P. T. K. Dickinson, Gazetteer..., cit., p. 102, B 97; S. Bommeljé, H. A. van Wijngaarden, in S. Bommeljé, P. K. Doom (ed.), An Inland Polity..., cit., n. 33. - Elatovrysi: S. Bommeljé, P. K. Doom (ed.), Aetolia..., cit., p. 81. - Karpenision: G. Emmanouilidis, Evrytania. MH Finds from Karpenisi, in AAA, II, 1969, pp. 358-64; id., Evrytania. News from Karpenisi, ibid., TV, 1971, pp. 196-200; S. Bommeljé, P. K. Doom (ed.), Aetolia..., cit. p. 89.
Protogeometrico e Geometrico: I. Vokotopoulou, Προτογεωμετρικα αγγεία εκ της περιοχής Αγεινιου, in ADelt, XXIV, 1969) A' Mel., pp. 74-94, taw. xlvi-lll; M. Stavropoulou-Gatsi, Πρωτογεωμετρικό νεκροταφείο Αιπαλιας, ibid., XXXV, 1980, A' Mel., pp. 102-130; I. Dekoulakou, Κεραμεικη του 8ου και 7ου αι. π. Χ. απο τάφους της Αχαΐας και της Αιτωλίας, in ASAtene, XLIV, 1982, pp. 219-236. - Siti: Gavalou: I. Dekoulakou, loc.cit, in ADelt, XXXVII, 1982, B' Chron., pp. 150-151. - Anghelokastro: E. Mastrokostas, in ADelt, XXIII, 1968, B' Chron., p. 277. - Halikyma: I. Dekoulakou, in ADelt, XXVI, 1971, B' Chron., p. 325. - Xerokampos: I. Dekoulakou, in ADelt, XXVI, 1971, B' Chron., p. 326 s.
Dall'età arcaica alla dominazione romana: L. H. Jeffery, The Locai Scripts of Archaic Greece, Oxford 19902, pp. 227-230. - Scultura: S. Karouzou, Αγαλμα Αρτέμιδος εξ Αιτωλικό, in AEphem, 1953-54, pp. 63-80; ead., Eine Bronzestatuette des Dionysos aus Aitolien, in Wandlungen. Studien zur antiken und neueren Kunst E. Homann - Wedeking gewidmet, Waldassen 1975, pp. 205-216. - Architettura: M. Clemmensen, Primitive hustyper i Aitolien («Tipi di case primitive in Etolia»), in Geografisk Tidskrift, XXXVI, 1933, pp. 146-167; H. Knell, Der Artemistempel in Kalydon und der Poseidontempel in Molykreion, in AA, 1973, pp. 448-461. - Numismatica: M. Thompson, A Silver Hoard of Greek Federal Silver, in Hesperia, VIII, 1939, pp. 116-154; F. Scheu, Coinage Systems of Aetolia, in NumChron, s. VI, XX, 1960, pp. 37-52; R. A. de Laix, The Silver Coinage of the Aetolian League, in CalifStClAnt, VI, 1973, pp. 47-75. - Varia: K. S. Konstas, Απαρατηπητον τείχος της Παραχελωιτιδος, in AEphem, 1945-47, Chron., pp. 12-16; C. Vatin, Le bronze Pappadakis, étude d'une loi coloniale, in BCH, LXXXVII, 1963, pp. 16-19; E. Mastrokostas, Inschriften aus Aetolien, Akamanien und Westlokris, in AM, LXXX, 1965, pp. 152-159; S. Karozou-Papaspyridi, Ein Ring aus einem ätolischen Grab, in NachrAkGött, 1975, 3, pp. 3-12; P. Themelis, Περισυλλογή αρχαίων στο νομο Αιτωλοακαρνανίας, in Prakt, 1977, pp.483-484; C. Vatin, La convention Chaleion-Tritéa, in BCH, XCIII, 1968, pp. 29-36; S. Rozaki, Οι τρεις Χάριτες σε ψηφιδωτό δάπεδο της Υπατης, in AAA, XVI, 1983, pp. 132-142.
Singoli siti: Agrinion: W. J. Woodhouse, Aetolia..., cit., p. 169 ss.; E. Oberhummer, Akamanien ..., cit., p. 135 ss. (con erronea identificazione nel Kastro di Spoliata); K. A. Rhomaios, in ADelt, IX, 1924-25, Chron., pp. 9-10; BCH, XLIX, 1925, p. 458; LI, 1927, p. 482; LII, 1928, p. 486; I. Miliadis, in Prakt, 1928, pp. 96-110; E. Ziebarth, Agrinion und Umgebung, in Hellas-Jahrbuch, IV, 1930, pp. 42-45; S. Bommeljé, P. K. Doom (ed.), Aetolia..., cit., p. 96 (con altra bibl.). - Regione dei Kallieis: E. Meyer, in KIPauly, III, 1969, p. 70, s.v. Kallieis·, fortezze: W. M. Leake, Travels..., cit., I, p. 131; W. J. Woodhouse, Aetolia..., cit., pp. 174, 184 ss.; G. Sotiriadis, in Prakt, 1908, p. 99; F. Noack, Befestigte griechische Städte... cit., in AA, 1916, c. 231; ADelt, VI, 1920-21, Chron., pp. 170-171; K. A. Rhomaios, ibid., IX, 1924-25, p. 7 ss.; E. Kirsten, Bericht über eine Reise... cit., c. 101; id., in RE, XX, 1941, cc. 1301-1306, s.v. Phistyon.
- Konope: W. J. Woodhouse, Aetolia..., cit., p. 209 ss.; Geiger, in RE, XI, 1922, c. 1342, s.v. Konope·, ADelt, XXII, 1967, Β' Chron., p. 319; XXIII, 1968, B' Chron., p. 277; ARepLondon, 15, 1968-69, p. 21; BCH, 1970, p. 1031; S. Bommeljé, P. K. Doom (ed.), Aetolia..., cit., p. 77 s. - Trichonion: G. Sotiriadis, in Prakt, 1903, p. 42 ss; AM, XXVIII, p. 475; AEphem, 1906, p. 67; BCH, LVII, 1933, p. 275; G. Klaffenbach, in RE, VIIA, 1939, cc. 86-88, s.v. Trichonion·, E. Meyer, in KIPauly, V, 1975, p. 955, s.v. Trichonion·, scavi di N. Zapheiropoulos: ARepLondon, 15, 1968-1969, p. 13; S. Bommeljé, Aetolia..., cit., pp. 83, 110. - Ithoria: W. J. Woodhouse, Aetolia..., cit., p. 154 ss.; Fimmen, in RE, IX, 1916, c. 2307, s.v. Ithoria. - Kalydon: ADelt, XXVII, 1972, B' Chron., p. 434 ss.; W. Kendrik Pritchett, Studies..., VII, cit., p. 15 s. - Paianion: E. Kirsten, in RE, XVIII, 1939, cc. 2363-2374, s.v. Panaion; F. E. Winter, in The Princeton Encyclopedia of Classical Sites, Princeton 1976, p. 665, s.v. Paianion; W. Kendrick Pritchett, in Studies ..., VII, cit., p. 16 s. - Thestia: W. J. Woodhouse, Aetolia..., cit., 190 ss.; F. Noack, Befestigte griechische Städte..., cit., c. 81 ss; Fiehn, in RE, VIA, 1936, c. 183, s.v. Thestia; M. H. McAllister, in The Princeton Encyclopedia of Classical Sites, Princeton 1976, p. 676, s.v. Paravola (Boukation); S. Bommeljé, P. K. Doom (ed.), Aetolia..., cit., p. 181. - Phistyon: H. Seyrig, Un sanctuaire d'Atargatis dans les montaignes d'Etolie, in Syria, XIII, 1932, pp. 313-314; E. Kirsten, in RE, XX, 1950, cc. 1298-1306, s.v. Phistyon; F. W. Schehl, On an Inscription from Phistyon in Aetolia, in AJA, LVI, 1952, pp. 9-19; I. A. Papastolou, in ADelt, XXVII, 1972, B' Chron., pp. 434-438; XXVIII, 1973, B' Chron., pp. 390-391; XXXIII, 1978, B' Chron., pp. 165-166; M. H. McAllister, in The Princeton Encyclopedia of Classical Sites, Princeton 1976, p. 620 s., s.v. Neromana; S. Bommeljé, P. K. Doom (ed.), Aetolia..., cit., pp. 91, 99 s. - Molykreion: W. J. Woodhouse, Aetolia..., cit., p. 324 ss.; K. Rhomaios, in ADelt, II, 1916, Chron., p. 46; A. K. Orlandos, ibid., IX, 1924-25, Chron., pp. 55-64; BCH, L, 1926, p. 561; L. Lerat, Les Locriens de l'Ouest..., cit., I, p. 84 ss. H. Knell, Der Artemistempel..., cit., in AA, 1973, pp. 448-461; S. Bommeljé, P. K. Doom (ed.), Aetolia..., cit., p. 112.
- Calcide di E.: W. J. Woodhouse, Aetolia..., cit., pp. 107-114; K. A. Rhomaios, in ADelt, II, 1916, Suppl., pp. 46-47; A. Paliouras, Εκθεσι για την ανασκαφή του Πανεπιστήμιου Ιωαννινας στιν Κατω Βασιλική Αιτωλίας, in Dodone, XIV, 1985, pp. 211-240; S. Bommeljé, P. K. Doom (ed.), Aetolia..., cit., p. 112; Ergon, 1988, pp. 48-50; 1989, pp. 40-44. - Halikyrna: W. M. Leake, Travels..., cit., Ill, p. 533; W. J. Woodhouse, Aetolia..., cit., p. 114; ADelt, XXVI, 1971, B' Chron., p. 325; XXVII, 1972, B' Chron., pp. 438-439; ARepLondon, 24, 1977-78, pp. 41-42.
Acarnania. - A lungo gli Acarnani, uniti in una confederazione di cui abbiamo una scarsa documentazione, vissero in condizioni di isolamento, ai margini della civiltà greca; le zone di insediamento costiere che ben presto furono interessate dalla colonizzazione, principalmente da parte di Corinto, nel corso dei secoli VIII-VII, costituirono tuttavia un elemento di collegamento tra la Grecia meridionale e queste aree. Alla fine del V sec. gli Acarnani prendono parte alla guerra del Peloponneso a fianco di Atene, mentre nel IV sono alleati dei Macedoni e ricostituiti in lega da Cassandro, con capitale a Stratos (314 a.C.). In seguito a un trattato la regione viene poi divisa, intorno alla metà del III sec. tra l'Epiro e l'È., ma rapidamente i suoi distretti si riorganizzarono in una lega con capitale a Leucade (230 a.C.). Nelle guerre tra Roma e i Macedoni fu alleata di Roma (196 a.C.), che trasferì la capitale della lega a Tirreo, distaccando Leucade dall'Acarnania. Le città dell'A. vennero spopolate in occasione della fondazione di Nicopoli, dopo la battaglia di Azio. In epoca imperiale fece parte della provincia Achaia e dal II sec. in poi dell'Epiro.
Non è semplice tracciare gli elementi fondamentali della fisionomia di questa regione per quello che riguarda i principali aspetti artistici e culturali, dal momento che la documentazione archeologica non è del tutto esauriente. Dalle fonti storiche, principalmente da parte di autori che si occupano delle complesse vicende belliche in cui queste aree sono coinvolte soprattutto in epoca tardo classica ed ellenistica, conosciamo i nomi e talora più dettagliate vicende delle numerose città, la cui esistenza, oltre al fenomeno coloniale che riguarda solo alcune di esse, è il risultato di un lento processo di formazione dello stato confederale dalle radici di una associazione tribale, fenomeno che accomuna A. ed E.
Preistoria. - Non molto numerosi e scarsamente collegati in una visione d'insieme risultano i dati relativi alla preistoria dell'Acarnania. L'esplorazione di alcuni siti ha tuttavia posto in luce le testimonianze di una presenza di insediamenti che risale al Neolitico e si articola durante tutta l'Età del Bronzo. Le tracce di frequentazione del Neolitico sono documentate principalmente da rinvenimenti entro grotte e lungo la fascia costiera. A SO di Astakos, una grotta presso la cappella di Haghios Nikolaos ha rivelato utensili in pietra e ceramiche neolitici, oltre a materiali del Tardo Bronzo (Tardo Elladico III) e di epoche successive. Sempre da una grotta, questa nella gola di Verina, a SE di Mytica (territorio dell'antica Alyzia), parzialmente esplorata negli anni '60, provengono ceramiche neolitiche (?) di stile locale, monocrome, nero su rosso e nero arancio su bianco e anche idoletti in pietra e in legno, conservati grazie alle particolari condizioni ambientali. Un'altra grotta, nella stessa gola di Verina, ha restituito frammenti di ceramica neolitica.
Di particolare interesse è la scoperta nel golfo di Platyghidi, presso Astakos, di un insediamento dell'Antico Elladico II-III, ora sommerso dalle acque marine (fino a m 6 di profondità); se ne è definita l'estensione in larghezza per 60 m e in lunghezza per c.a 400 m seguendo la linea di costa. L'abitato sembrerebbe articolato su assi regolari con tre gruppi di strutture di dimensioni diverse: un edificio principale in forma di mègaron (m 23 x 11), un gruppo di ambienti giustapposti costituito da un insieme di cinque vani (m 5 x 8) fiancheggiati da stanzette più piccole (m 5 x 4). Sotto il pavimento dell'ambiente principale si sono rinvenute tre sepolture di infanti in giara. L'abitato ha restituito ceramiche dell'Antico Elladico II e lame di ossidiana. Lungo il corso dell'Acheloo sembra articolarsi una serie di insediamenti nel Tardo Bronzo, come rivelano alcuni indizi: due piccole thòloi del Tardo Elladico III sono segnalate nel sito dell'antica Koronta a O dell'Acheloo; a Palaiomanina sono stati scavati i resti di una grande thòlos del Tardo Elladico, in loc. Mila Xeromenou; a SO di Stratos, da una collinetta tra questa e il fiume, proviene materiale ceramico locale, probabilmente del Tardo Elladico. Più a Ν a Palairos, resti di una fortificazione ciclopica sono risultati associati con frammenti del Tardo Elladico III.
Protogeometrico e Geometrico. - Come per l'Età del Bronzo, la prima Età del Ferro si presenta poco documentata in tutta la regione, malgrado non manchi qualche significativa testimonianza della presenza e dello sviluppo, in forme locali, dello stile geometrico, con caratteri specifici che ne consentono la connessione con il gruppo c.d. nord-occidentale. Non mancherebbero tuttavia elementi di contatto con produzioni della Tessaglia.
Tra i rinvenimenti più significativi sono i pìthoi funerari protogeometrici rinvenuti a Palaiomanina e un gruppo di vasi tardo geometrici che presentano invece connessioni con Corinto e Itaca: al Museo di Agrinion si conserva un piccolo gruppo di oggetti di epoca geometrica tra cui un cavallino di bronzo, recuperati nell'area di Palaiomanina, che dunque appare in questo periodo un centro rilevante.
Dall'età arcaica alla conquista romana. - Il periodo ellenistico-romano è certamente quello più ricco di elementi per una valutazione d'insieme della situazione dell'A.., ma non vanno trascurati i dati relativi all'arcaismo e all'età classica, certamente più esigui, ma significativi, per l'A., di una certa vitalità, almeno per quel che riguarda le colonie della fascia costiera occidentale e alcuni centri, come Stratos, più direttamente rappresentativi dell’èthnos acarnano. Il numero dei siti fortificati è assai notevole, ma, con poche eccezioni, essi sono per la maggior parte poco noti e mal datati, anche se probabilmente, sulla base dei dati forniti dalle fonti, si dovrebbe presumere, in diversi casi, una datazione negli ultimi anni del V sec. a.C.
Il periodo romano, dopo la battaglia di Azio, rappresenta sicuramente una fase di contrazione dovuta allo spostamento forzato delle popolazioni, che sicuramente non favorì lo sviluppo della regione, avvantaggiando l'area sulla costa settentrionale del golfo di Ambracia.
Ai fini di un semplice ragguaglio relativo alla situazione archeologica, per la quale non è ancora possibile tracciare un quadro d'insieme, si è ritenuto opportuno offrire un breve resoconto per i siti più importanti e identificati con maggiore sicurezza, esaminando nell'ordine quelli della fascia occidentale costiera e poi quelli dell'interno (Amphilochia e A. sud orientale), procedendo da Ν verso S. Per molti altri luoghi e città, spesso di minore importanza, ricordati dalle fonti nell'A. orientale, sono state di recente proposte identificazioni con siti in cui sono presenti resti antichi (Pritchett, 1992: Derion, Euripos, Echinos, Tyrbeion, ecc.).
Singoli siti dell'A. occidentale. - Azio ("Ακτιον, Actium). - La località ebbe una certa importanza in quanto sede di un santuario di Apollo, santuario federale degli Acarnani e sede di agoni ginnici e musicali, che in età arcaica era già in pieno sviluppo, come mostra il rinvenimento, nel secolo scorso, di alcuni kouroi arcaici e di tratti di muri, probabilmente del VI sec., riferibili a un tempio (scavi del console Champoiseau nella fortezza di Alì Pascià). Il santuario era situato su un promontorio e assai vicino al mare, proprio nello stretto di accesso al golfo di Ambracia, acque nelle quali il 2 settembre del 31 a.C. si svolse la decisiva battaglia navale tra Ottaviano e Marco Antonio. Alcuni resti antichi risultano sommersi a causa delle variazioni della linea di costa. Il santuario era sotto il controllo della vicina città di Anaktorion e la sua importanza venne radicalmente ridimensionata quando, dopo la battaglia di Azio, con la fondazione di Nicopoli sull'altro lato del golfo, i giochi aziaci vennero trasferiti nella nuova città.
Anaktorion (Άνακτόριον, Anactorium). - Colonia di Corinto e di Corcira, fondata nel VII sec. all'entrata del golfo di Ambracia, che è stata identificata in resti antichi siti a breve distanza dal villaggio di Vonitza, sulla riva meridionale del golfo di Ambracia. Partecipò con gli Ateniesi alla battaglia di Platea e dal 425 fece parte della Lega acarnanica. La fondazione di Nicopoli determinò la sua decadenza. Gli avanzi di un'acropoli con mura di fortificazione e alcune strutture, tra le quali forse un edificio templare, costituiscono il nucleo più rilevante di questo centro. La data di fondazione troverebbe conferma in ceramiche di stile orientalizzante rinvenute nell'area.
Una necropoli, a O dell'insediamento (loc. Arapi), ha restituito una cinquantina di tombe, generalmente modeste, databili in età arcaica: per una buona metà sono costituite da cremazioni raccolte in pìthoi deposti entro fosse con copertura a tegole; le altre sono inumazioni in fosse con copertura di tegole, in ciste o in sarcofagi di terracotta. I corredi erano costituiti da ceramiche corinzie e attiche, assieme a figurine fittili raffiguranti una dea seduta.
Frammenti di una corona d'oro sono stati rinvenuti in una più ricca tomba di epoca ellenistica (III sec. a.C.). Un ulteriore scavo nella stessa necropoli, oltre a numerose cremazioni in pìthos di età arcaica (VI sec. a.C.), metteva in luce, a NO di queste, una sorta di recinto funerario con piattaforma rialzata sostenuta su tre lati da un muro di terrazzamento, quadripartita all'interno in settori entro i quali erano ossa e pìthoi (deposizioni datate al V sec. a.C.). Tale apprestamento è ritenuto funzionale alla protezione della necropoli dal mare e si data in epoca ellenistica (III sec. a.C.). Nell'area extraurbana, non distante dalla necropoli occidentale, sono stati individuati anche gli avanzi di un tempio di piccole dimensioni (m 6,45 x 4,10).
A E di Anaktorion, presso Vonitza, sul golfo di Ambracia si trova una piccola collina fortificata, con resti di un tempio, probabilmente dedicato a Eracle. Nelle vicinanze, in loc. Spartari, si rinvenne una stele sepolcrale di stile attico del IV sec. a.C.
Palairos (Πάλαιρος). - Città situata tra Alyzia e Leucade e localizzata presso la loc. Kechropoula sul lago Vulkaria, in una posizione strategica che consente il controllo a vista di un'ampia area tra Azio, Leucade e l'area montuosa dell'Epiro. Dovrebbe trattarsi di un insediamento acarnano e non di una fondazione coloniale, già in funzione in età arcaica, ma presente in eventi storici solo a partire dalla guerra del Peloponneso (Thuc., II, 30, 1). L'antica cittadella presenta una fortificazione datata in epoca classica ed ellenistica, ma presso un tratto di mura con caratteri «ciclopici», vicino all'accesso da SO, sono segnalati anche frammenti del Tardo Elladico III. Dell'impianto urbano restano tracce di una rete viaria, fondazioni di abitazioni di un teatro. Immediatamente a O della cittadella, sulla vicina collina di Prophitis Ilias, è situato un santuario delimitato da un muro di terrazzamento, che conserva al suo interno le tracce assai danneggiate delle fondazioni di un edificio templare (c.a m 24 x 12), parti di elementi architettonici (rocchi di colonne doriche), e i resti di un grande altare monumentale a due gradini in blocchi di calcare, con l'asse longitudinale in direzione N-S e gradinate sul lato O. L'altare, lungo al livello degli ortostati m 15,64 e largo m 1,95, per un'altezza dall’euthynterìa di m 1,22, chiuso sui lati brevi da due frontoncini sormontati da palmette, è databile entro il secondo venticinquennio del IV sec., momento che segna un particolare periodo di fioritura per Palairos. Collegabile per proporzioni all'altare di Apollo a Cirene, ha tra i confronti più vicini quello di Alipheira (Arcadia); si trovava in un'area dove si sono rinvenute basi di statue votive, collocate nel santuario probabilmente dedicato a Zeus Karaòs, divinità acarnana. All'esterno del terrazzamento, verso O sono abbondanti resti di strutture databili al V sec. a.C., forse case connesse con le attività del santuario. Nell'area si rinvenne anche una statuetta di Artemide con fiaccola ora al Museo Nazionale di Atene. Sporadici rinvenimenti sono segnalati dal territorio (rilievo da Kakavoula).
Sollion (Σόλλιον). - Colonia corinzia tuttora non localizzata con sicurezza: una recente ipotesi ne identifica la posizione con le rovine antiche esistenti presso la fortezza di Haghios Georghios sul canale di Leucade, ma non mancano incertezze in proposito. Sulla sommità della collina di Vigla, a O del lago Valkaria, è stata rilevata una torre circolare, che non sembrerebbe isolata, per la presenza di resti di necropoli alla base della collina, e anche di altri apprestamenti difensivi, tra cui una torre quadrata. Dovrebbe trattarsi, in ogni caso, di un abitato fortificato e non di una semplice torre di avvistamento sulla strada verso Leucade, collegato con l'antico porto presso Haghios Nikolaos. Le strutture con torre quadrata dovrebbero risalire alla seconda metà del VII sec., all'epoca delle colonizzazioni corinzie dell'epoca dei Cipselidi (Leucade, Ambracia, Anaktorion, più tardi Sollion), mentre la torre cilindrica potrebbe porsi in relazione con il nuovo porto di Palairos, presso Haghios Nikolaos, databile negli ultimi decenni del V sec., in un contesto storico ben diverso che vede la massima fioritura della città acarnana coinvolta dagli Ateniesi contro le colonie corinzie, che vengono espugnate in questo periodo.
Leucade: v. Leucade
Alyzia (Άλυζία, Άλΰζεια, Alyzia). - Centro noto per un santuario di Eracle dove erano delle statue di Lisippo, poi trasferite a Roma. A Ν del villaggio di Mytika, tra questo e Kandela, si sono individuati i resti della città antica. Di un certo interesse in questo insieme è un heròon funerario del II-I sec. a.C. la cui costruzione ricorda, in scala ridotta, il Mausoleo di Alicarnasso. Il monumento principale si eleva su una gradinata di quattro elementi e presenta una pianta quadrata di c.a m 4 di lato. Era decorato da un fregio ionico e sormontato da una figura di aquila, ora al museo di Agrinion.
Metropolis (Μητρόπολις). - Città in mano agli Etoli nel III sec. a.C. e abbandonata al sopraggiungere di Filippo V che la incendiò (Pol., IV, 64, 4). Doveva trovarsi, sulla sponda opposta dell'Acheloo, a breve distanza da Konope. Si identifica, probabilmente, nei resti di fortificazioni conservati a Ν del villaggio di Palaiomanina, noto per rinvenimenti di epoca geometrica. La fortificazione sale verso l'acropoli dalla riva destra dell'Acheloo e presenta all'interno una cittadella a pianta quadrangolare, con mura costruite a blocchi trapezoidali e fornita di torri. Nella cinta bassa è una grande porta con falso arco sulla facciata e corte interna di forma irregolarmente pentagonale, datata al V sec. Polibio fa una distinzione fra àkra e città bassa (pòlis) elementi riscontrabili in questo sito e decisivi per la sua identificazione, che altri propongono altrove (ruderi presso Rhigani, forse da assegnarsi a Sauria, cittadina ricordata da Diod. Sic., XIV, 67, 4, in merito all'azione militare di Cassandro nel 314 a.C.)
Phoitai (Φοιτίαι). - Centro, come Stratos, temporaneamente passato all'E, nel III sec. a.C., le cui rovine sono state identificate su una sella tra due sommità (Palaikastro tis Panaghias, convento di S. Giorgio) nel bacino alluvionale in cui rientra anche la città di Koronta. La cinta muraria, in gran parte in opera poligonale (con tratti isodomi), rafforzata da torri quadrate (undici conservate), con porte e posterule, racchiude le due acropoli; per l'acropoli settentrionale restáno tratti di una cinta interna. Ne rimane incerta la datazione, forse in età ellenistica. All'interno delle mura sono pochi avanzi di strutture (cisterne?), e muri di terrazzamento. Al territorio di Phoitiai, a SO del moderno villaggio di Vlyziana, sono stati attribuiti i resti di un piccolo tempio dorico, di cui alcune parti erano reimpiegate nella cappella di Haghia Deuteria.
Koronta (Κόροντα). - La città antica è stata localizzata tra i villaggi di Kryositsa e Prodromos, a O del fiume Acheloo. Il sistema di fortificazioni è costituito da un'acropoli e da una città bassa cinte di mura, eseguite parte in opera poligonale, parte in blocchi più regolari. Si segnalano necropoli con deposizioni di età classica, largamente depredate, tombe ellenistiche e di epoca più tarda. Lo scavo di maggior rilevanza fu effettuato nel 1956 sull'acropoli, mettendo in luce un piccolo tempio períptero (9,60 x 7,60 m); fra i rinvenimenti si elencano busti fittili femminili datati al VI-V sec. a.C. e, dai livelli più bassi, frammenti geometrici che indicano un'antica frequentazione dell'area cultuale. Nella zona è stato rinvenuto un esemplare, raro per questa regione, di stele funeraria con anthèmion scolpito.
Astakos ("Αστακός, Αστακός). - Colonia di Cefalonia, localizzata a Ν del moderno villaggio che reca lo stesso nome, a breve distanza dal mare, dove aveva un porto, in un'area importante anche per i rinvenimenti preistorici (v. sopra). Si conservano resti di fortificazioni e di un santuario dedicato a Zeus Karaiòs, documentato anche da testimonianze epigrafiche. Nella grotta di Haghios Nikolaos, ben nota per i rinvenimenti preistorici, era, in età storica, un altro santuario, come sembrerebbero indicare i trovamenti di ceramiche e figurine di età classica ed ellenistica. Nel territorio si registra la presenza di aree funerarie (stele con iscrizione in loc. Patistra). Lungo la strada tra Astakos al villaggio di Karaiskakis è venuta in luce una necropoli ellenistica di tombe a cista (loc. Skoura Dendra).
Tra Astakos e Katouna, in loc. Xiromero, scavi dell'Istituto Germanico hanno messo in luce i resti di una grande casa di nove ambienti, con cortile, bagno e grandi pìthoi per immagazzinamento, forse da porsi in relazione con l'antica città di Torivia.
Medion (Μεδιών, Μεδεών). - Città già nota a Tucidide e ricordata da Polibio (II, 2, 3), per un episodio della prima guerra illirica (231 a.C.). È localizzata a S del villaggio di Katouna, presso la cappella del Prophitis Ilias, posta alla sommità dell'acropoli antica. Il tratto di cinta muraria meglio conservato si trova sul lato orientale: è costruito in opera poligonale e presenta uno spessore di c.a 3 m. Da Katouna proviene un frammento di stele iscritta con dedica ad Artemide da parte di Acarnani che avevano servito o servivano come perìpoloi di Atene.
Oiniadai: v. vol. IlI, p. 341.
Singoli siti dell'Amphilochia. - Argos Amphilochikon ("Αργός Άμφιλοχικόν). - Centro più importante della sub-regione dell'Amphilochia (cfr. Thuc., II, 63, 4), tra l'Epiro a Ν e l’Έ. a S, geograficamente la zona più orientale dell'Acarnania. Alcuni resti, sufficienti per un'identificazione, sono segnalati dall'area della città antica (loc. Palaioavli), in particolare tratti di fortificazioni lungo la costa, sul golfo di Ambracia; una decina di tombe a cista depredate in antico e tre stele funerarie con iscrizione appaiono tra i pochi trovamenti più recenti.
Olpai (Όλπαι, Όλπη). - Fortezza sul golfo di Ambracia, nel territorio di Argos di Amphilochia, a 25 stadi da questa città menzionata da Tucidide (III, 105 ss.) a proposito di un episodio della guerra del Peloponneso. Si identifica nel sito di Agrilovouni, a NE di Amphilochia. Resti di fortificazioni e fondazioni di un edificio templare períptero di c.a m 32 x 14,7 con pronao e opistodomo, forse ancora di età arcaica, sono da tempo segnalati a proposito di questo centro.
Krenai (Κρήναι). - Altro centro dell'Amphilochia, identificato nel sito antico presso il villaggio di Neochori, ai margini della pianura. Si conservano resti di cinta muraria con una torre.
Thyrreion (Θύρρειον, Θΰριον, Thyrreum). - Varì rinvenimenti, tra cui numerose iscrizioni e stele funerarie, prevalentemente di epoca ellenistica, consentono di identificare l'area di questa città (situata all'interno, a S del golfo di Ambracia, presso l'odierno villaggio di Haghios Vassilios e di ricostruirne in parte l'organizzazione sociale e culturale). In età ellenistica (III sec. a.C.) fu capitale della Federazione acarnana ed ebbe varia parte nelle guerre romano-macedoni. Agli inizi del I sec. a.C. era civitas foederata dei Romani, ma decadde dopo la fondazione di Nicopoli.
Limnaia (Λιμναία). - Piccolo centro dell'Amphilochia, localizzato nel luogo della moderna Amphilochia, dove si conservano resti di muri di fortificazione, probabilmente di epoca ellenistica e scarsi avanzi di un edificio teatrale.
Singoli siti dell'A. sud-orientale. - Stratos (v. vol. VII, p. 516). - Uno studio metrologico ha interessato il Tempio di Zeus, dove risulta impiegato un modulo basato sul piede ionico, come nel tempio di Tegea, che sarebbe indice della presenza in A. di una edilizia altamente qualificata. Tra i rinvenimenti recenti si segnalano alcune sculture: statue femminili panneggiate, incomplete, copie romane da opere ellenistiche e due stele funerarie iscritte, di cui una con tracce di decorazione dipinta, indizi di una vasta necropoli connessa con la città.
Bibl.: In generale: v. anche la bibl. elencata per il sottolemma Etolia; Hirschfeld, Judeich, in RE, I, 1893, ce. 1150-1157, s.v. Akarnania; N. G. L. Hammond, Epirus. The Geography, the Ancient Remains, the History and the Topography of Epirus and Adjacent Areas, Oxford 1967.
Topografia: W. M. Murray, The Coastal Sites of Western Akarnania. A Topographical-Historical Survey (diss. Univ. Pennsylvania), Ann Arbor 1982; W. Kendrick Pritchett, Demosthenes' Amphilochian Campaign in 426 B.C., in Studies in Anaent Greek Topography, VIII, Amsterdam 1992, pp. 1-78; id., Sites in Northeastern Akarnania, ibid., pp. 79-114; id., Akarnanian Walls and Scaling-Ladders, ibid., pp. 115-143.
Preistoria: Siti: Astakos, Haghios Nikolaos: S. Benton, H. Nikolaos near Astakos in Akarnania, in BSA, XLII, 1947, pp. 156-183; A. Samantas, in ADelt, XXVI, 1971, B' Chron., p. 321; E. Mastrokostas, ibid., XXIX, 1974, B' Chron., p. 337. Gola di Verina: ADelt, XXII, 1967, Chron., p. 323. Insediamento antico elladico di Platyghiali: BCH, CXI, 1987, p. 538; CXII, 1988, p. 639; Anthropologikà Analekta, XLIX, 1, 1988, pp. 7-19. Koronta: G. Sotiriadis, in Prakt, 1908, p. 100. - Palaiomanina: E. Mastrokostas, in ADelt, XVII, 1961-62, B' Chron., pp. 184-185; XXII, 1967, B' Chron., p. 322 ss. - Area a S di Stratos: G. Sotiriadis, loc.cit.; K. Th. Syriopoulos, Αι πρωιστορικαι κατοικίσεις της Στερεάς Ελλάδος, cit., p. III, n. 10; R. Hope Simpson, Mycenaean Greece, Park Ridge (N.J.) 1981, p. 159-160. - Palairos: M. S. Thompson, in Liverpool Annals of Archaeology and Anthropology, IV, 1912, p. 133; S. Benton, The Ionian Islands, in BSA, XXXII, 1931-32, p. 238; R. Hope Simpson, Myceanean Greece... cit., p. 160.
Geometrico: J. N. Coldstream, Geometric Greece, Londra 1977, pp. 184-185. Siti: Palaiomanina: E. Mastrokostas, in ADelt, XVII, 1961-62, B' Chron., pp. 184-185 e XXII, 1967, B' Chron., p. 322 ss.; BCH, XCIV, 1970, p. 1031; CXII, 1988, p. 639, fig. 51.
Dall'età arcaica all'epoca della conquista romana: Singoli siti: Azio: M. Collignon, Torses archaïques en marbre provenant d'Actium, in GazArch, 1886, p. 235 ss.; J. Gagé, Actiaca, in MEFR, LUI, 1936, p. 37 ss., con bibl. prec.; N. G. L. Hammond, Epirus..., cit., p. 62 s. - Anaktorion: W.M. Leake, Travels in Northern Greece, III, Londra 1835, p. 492 ss.; L. Heuzey, Le mont Olympe et l'Acamanie, Parigi, i860, p. 383 ss.; E. Kirsten, Bericht über eine Reise in Aitolien und Akamanien, in AA, 1941, c. 105; N. G. L. Hammond, Epirus..., cit., pp. 62, 303, 425 ss.; ADelt, XXVI, 1971, Β' Chron., p. 324. - Necropoli di Arapi: K. A. Rhomaios, in ADelt, II, 1916, Chron., p. 49 ss.; S. Dakaris, in AEphem, 1955, Suppl., p. 16 ss. - Vonitza: K. A. Rhomaios, in ADelt, II, 1916, Chron., p. 49 ss. - Palairos: E. Kirsten, in RE, XVIII, 1939, ce. 2455-2467, s.v. Palairos, con bibl.; Ph. Zapheiropoulou, in ADelt, XXIX, 1973-74, p. 539; R. Hope Simpson, Ο. P. T. Κ. Dickinson, A Gazetteer of Aegean Civilisation in the Bronze Age, I. The Mainland and Islands (Studies in Mediterranean Archaeology, LII), Göteborg 1979, p. 183, n. E8; W. M. Murray, Coastal Sites..., cit., p. 157; G. W. Faisst, L. Kolonas, Ein monumentaler Stufenaltar bei Palairos in Akarnanien. Vorläufiger Bericht, in AA, 1990, pp. 379-395. - Sollion: G. W. Faisst, L. Kolonas, Eine neuentdeckte Akropole in Akarnanien, in AA, 1992, pp. 563-572; Ν. Faraklas, in Αρχαιολογικο και ιστορικο συνέδριο Αιτωλοακαρνανίας, Aypiviov 1988, in corso di stampa. - Alyzia: L. Heuzey, Le mont Olympe..., cit., p. 407 ss.; E. Oberhummer, Akarnanien, Ambrakia, Amphilockia, Leukas im Altertum, Monaco 1897, p. 35; Κ. A. Rhomaios, in ADelt, V, 1919, Chron., p. 40 e VI, 1920-21, Chron., p. 171-172; id., in Prakt, 1919, p. 47 ss. e 1920, p. 23; 1921, p. 37 ss.; ARepLondon, 1919-20, p. 273; BCH, XLIV, 1920, p. 393 ss.; K. A. Rhomaios, Το ηρωον της Αλυζιας, in AEphem, 1930, pp. 141-159; Ph. Petsas, in ADelt, XXVI, 1971, Β' Chron., pp. 321-323; BCH, C, 1976, figg. 108-109. - Metropolis: Fiehn, in RE, XV, 1932, c. 1496, s.v. Metropolis, 7; E. Meyer, in KlPauly, III, 1969, c. 1283, s.v.; W. Kendrick Pritchett, in Studies..., VIII, cit., pp. 25-27. - Phoitiai: L. Heuzey, Le mont Olympe..., cit., p. 363 s.; E. Kirsten, in RE, XX, 1950, cc. 436-443, s.v. Phoitiai; E. Mastrokostas, in ADelt, XXII, 1967, B' Chron., p. 323 s.; BCH, XCIV, 1970, p. 1031. - Koronta: L. Heuzey, Le mont Olympe..., cit., p. 367 ss.; Geiger, in RE, XI, 1920, c. 1435, s.v. Koronta; G. Sotiriadis, loc.cit.; ARepLondon, 1955, p. 18; BCH, LXXX, 1956, p. 295; LXXXI, 1957, p. 582; Ph. Zapheiropoulou, m ADelt, XXIX, 1973-74, B' Chron., pp. 523, 530. - Astakos: W. M. Leake, Travels..., cit., IV, p. 6 ss.; L. Heuzey, Le mont Olympe..., cit., p. 417 ss.; E. Oberhummer, in RE, II, 1896, c. 1774, s.v. Astakos, I; K. A. Rhomaios, m ADelt, IV, 1918, p. 117 ss.; E. Kirsten, Bericht über eine Reise... cit., in AA, 1941, c. 102; N.G.L. Hammond, Epirus..., cit., pp. 293-294; Ph. Petsas, in ADelt, XXVI, 1971, B' Chron., p. 321; Ph. Zapheiropoulos, in ADelt, XXIX, 1974, B’ Chron., p. 337; BCH, C, 1976, p. 635. - Necropoli di Skoura Dendra: Ph. Petsas, in ADelt, XXVI, 1971, B' Chron., p. 321.
- Xiromero: BCH, CI, 1977, p. 579. - Medion: W. M. Leake, Travels..., cit., p. 575; L. Heuzey, Le mont Olympe..., cit., p. 347; E. Oberhummer, Akarnanien..., cit., pp. 26-27; Kroll, in RE, XV, 1931, c. 102, s.v.; E. Kirsten, Bericht über eine Reise... cit., cc. 105-106; E. Meyer, in KlPauly, III, 1969, cc. 1132-1133, s.v.;' Ph. Petsas, «Συνπεριπολοι Αρτε μιτι», in AAA, V, 1972, pp. 252-254; W. Kendrick Pritchett, Medion and Akamanian Lakes, in Studies ..., VII, cit., pp. 83-100 (con altra bibl.). - Argos di Amphilochia: Hiller von Gaertringen, in RE, II, 1897, c. 789, s.v. Argos, 4; Ph. Zapheiropoulos, in ADelt, XXX, 1975, B' Chron., pp. 175-176; W. Kendrick Pritchett, in Studies..., VIII, cit., pp. 13-20. - Krenai: W. M. Leake, Travels..., cit., IV, pp. 238-239; L. Heuzey, Le mont Olympe..., cit., pp. 282-293; E. Oberhummer, Akarnanien..., cit., pp. 26-27; N. G. L. Hammond, Epirus..., cit., pp. 239-240; Ph. Zapheiropoulos, in ADelt, XXX, 1975, B' Chron., pp. 175-176; W. Kendrick Pritchett, in Studies ..., VIII, cit., pp. 20-22. - Olpai: K. A. Rhomaios, in ADelt, IV, 1918, pp. 115-116; N. G. L. Hammond, The Campaigns in Amphilochia during the Archidamian War, in BSA, XXXVII, 1936-37, p. 133 ss.; E. Kirsten, in RE, XVII, 1937, cc. 2498 ss., s.v. Olpei, con bibl. prec.; id., Bericht über eine Reise... cit., c. 104; N. G. L. Hammond, Epirus..., cit., pp. 240-247; W. Kendrick Pritchett, in Studies ..., VIII, cit., pp. 22-25.
- Thyrreion: Fiehn, in RE, VIA, 1936, cc. 744-747, s.v. Thyrreion; Ph. Zapheiropoulou, m ADelt, XXVII, 1972, B' Chron., pp. 436-437 e XXIX, 1973-74, Β' Chron., pp. 540-542; Ergon, 1977, pp. 206-207; W. Kendrick Pritchett, Studies... VIII, cit., pp. 85-90. - Limnaia: W. M. Leake, Travels..., cit., I, p. 160 ss.; L. Heuzey, Le mont Olympe..., cit., p. 370 ss.; K.A. Rhomaios, in ADelt, II, 1916, Chron., p. 51; E. Oberhummer, in RE, XIII, 1926, c. 707, s.v. Limnaia, 3; R. L. Scranton, Greek Walls, Cambridge (Mass.) 1941, pp. 82-83; N. G. L. Hammond, Epirus..., pp. 246-247; W. Kendrick Pritchett, Studies..., VIII, cit., pp. 2-6. - Stratos: BCH, CIV, 1980, p. 622, fig. 85; H. Bankel, Moduli an den Tempeln von Tegea und Stratos? Grenzen der Fussbestimmung, in AA, 1984, pp. 413-430; id., Moduli an den Tempeln von Tegea und Stratos? Grenzen der Fussbestimmung, in Bauplanung und Bautheorie der Antike, Berlino 1984, pp. 159-166.