etsi
L'unica attestazione di e., in Pd III 89 Chiaro mi fu allor come ogne dove / in cielo è paradiso, etsi la grazia / del sommo ben d'un modo non vi piove, assicura a questa discussa voce dantesca (cfr. Barbi, Problemi I 286) un valore avversativo: l'andamento logico della terzina è analogo, pur nell'inverso ordine sintattico, a quello del passo di s. Tommaso Cont. Gent. III 59 (" Quamvis videntium Deum unus alio perfectius eum videat... quilibet tamen ita perfecte eum videt quod impletur tota capacitas naturalis "), onde D. ha tratto il contrasto tra eguaglianza in beatitudine e differenza di visione di Dio, sviluppato in Cv III XV 10 Li Santi non hanno tra loro invidia, però che ciascuno aggiugne lo fine del suo desiderio, e in Pd III 70-72 la nostra volontà quïeta / virtù di carità, che fa volerne / sol quel ch'avemo, e d'altro non ci asseta.
Dubbio è, invece, se e. altro non sia che l'identica congiunzione latina o celi una grafia dell'italiano e sì, come tale tramandato da alcuni manoscritti e a lungo accolto nelle edizioni. Anche ammettendo che i copisti " pensassero... alle più comuni particelle italiane e e sì " (Barbi, l.c.), non è chiaro, però, quale valore attribuissero a queste: la grafia etsi offriva, invece, forma e senso abbastanza ovvi. È opportuno distinguere, perciò, il problema grafico da quello formale, che a sua volta ha chiare appendici fonetiche, sintattiche e ritmiche.
Poiché vari manoscritti recano la nota tironiana seguita da sì, la restituzione grafica etsi è da accettarsi anche nell'ipotesi che e. corrisponda all'italiano e sì: la congiunzione ‛ e ' esige dopo di sé rafforzamento fonosintattico, e il modo più semplice di rappresentarlo di fronte a sì era offerto dalla forma grafica della congiunzione latina etsi - il cui valore vedremo coincidere con quello di e sì -, mentre non era disponibile un *essì, in qualche modo garantito dalla tradizione grafico-letteraria. Al tipo settentrionale antico aisì (〈 Ac + sic, " sebbene ") corrispondono struttura e uso del sintagma concessivo paraipotattico e sì, " eppure ", " sebbene ", che è proprio in quelle canzoni di Guido delle Colonne ricordate da D. (VE I XII 1), tra le produzioni nei volgari degni di essere scelti honorabilius atque honorificientius: Ancor che l'aigua 89 " E sì son donne assai, / ma no nulla per cui / eo mi movesse mai "; Amor, che lungiamente 36 " Lo sole è alto, e sì face lumera, / e tanto più quanto 'n altura pare " (ma non è questo passo concettualmente paragonabile al nostro?). Quindi, lectio facilior è il latino etsi, difficilior l'italiano e sì.
Infine la base giambica dell'endecasillabo di Pd III 89, dagli accenti principali su paradiso e grazia, impone un accento secondario su cielo e consiglia l'accentazione delle sillabe pari - come nel primo verso della Commedia, ad es. -, accompagnata talvolta da un senso solenne, qui confacente con l'esposizione dottrinaria (cfr. W. Th. Elwert, Italienische Metrik, Monaco 1968, 55-65). Accentando la settima sillaba invece dell'ottava, da etsi procederebbe un cursus planus, opposto al ritmo trocaico delle clausole degli altri due versi della terzina, speculari in ogne dove - non vi piove. Tale, pur notevole, effetto ritmico-retorico implica, però, il succedersi - invero, piuttosto raro - di accenti sulla sesta e settima sillaba, ché neppure da supporsi è la dialefe tra paradiso ed etsi. La quale lezione si preferirà a livello grafico; ma il probabile accento secondario dell'ottava sillaba, richiamato anche dalle clausole degli altri due versi della terzina, propone la lettura ossitona et sì, dai suggestivi echi letterari.