etternare
Il verbo aeternare era già presente nel latino classico, con valore transitivo, e così nel latino medievale. Uso intransitivo pare tuttavia quello di Bernardo (" Et te et totam Noviomensem Ecclesiam, dominam scilicet et matrem meam, per misericordiam Dei feliciter aeternare videam cum Christo et regnare ", cit. da Du Cange I 121). In D. è soltanto in If XV 85 m'insegnavate come l'uom s'etterna, nel contesto di un episodio tra i più famosi della Commedia (cfr. U. Bosco, Il canto di Brunetto [1961], in D. vicino, Caltanissetta-Roma 1966, 92-121; per l'interpretazione di s'etterna, particolarmente 116-119).
Quasi tutti i commentatori sono concordi nel ritenere che qui si tratta dell'eternità che deriva dalla gloria acquistata, cioè del ricordo che presso i vivi rimane dell'uomo virtuoso, perché " gloria dona al prode uomo una seconda vita, ciò è a dire, che dopo la morte, la nominanza che rimane di sue buone opere, mostra ch'egli sia ancora in vita " (Il Tesoro di B. Latini, nel volgarizzamento attribuito a B. Giamboni, VII 72; ediz. L. Gaiter, III, Bologna 1880, 479-480).