etterno (eterno)
Termine molto usato da Dante. Esplicita e decisiva la conferma della grafia ‛ etterno ': il Parodi, con riferimento alla '21, scriveva: " che... nei testi del Convivio la grafia etterno abbia un'assoluta prevalenza, che anche nella Commedia sia preponderante... è sicuro " (" Bull. " XXVIII [1921] 11); e lo Schiaffini: " etterno... testimoniato da codici autorevoli... acquista senz'altro il diritto di entrar nella Divina Commedia ! " (" Studi d. " XIII [1928] 34-35). Posto che nei codici danteschi il termine compare nelle due forme ‛ eterno ' ed ‛ etterno ', il rapporto tra forma scempia e forma geminata appare oggi risolto - in base a un criterio di recensio meno meccanico - a favore della seconda nei testimoni " più rilevanti ai fini delle alternanze di suoni e forme " (Petrocchi, Introduzione 449).
Il latino classico usava il termine per qualificare cose ed eventi riferiti a tutta la durata della vita dell'uomo, al concetto di Dio, del mondo e a fatti in genere che durano per un tempo illimitato.
In D. invece l'aggettivo, anche quando è sostantivato, non è mai sinonimo di " duraturo ", " longevo " o simili, come qualche volta nell'italiano odierno, ma sembra avere sempre valore tecnico-religioso, essendo riferito o, fuori del tempo, a Dio e ai suoi attributi, o a cose che, come l'Inferno e le sue pene, pur create nel tempo, sono destinate non semplicemente a durare ma a perpetuarsi fuori del tempo.
Nella maggior parte dei casi il termine ha valore meramente aggettivale; in nove casi, preceduto dalla preposizione ‛ da ' o ‛ in ' acquista valore avverbiale (Cv III Amor che ne la mente 54 [ripreso in VII 17], If III 8, VI 99, VII 55, XI 66, XII 135, XXIII 67, Pd XIX 111); pochi infine i casi di uso sostantivato (Pg V 106, XI 107, Pd XXXI 38).
Nel significato di " che dura per un periodo illimitato di tempo ", " che ha inizio nel tempo e non ha più fine ", l'aggettivo è usato particolarmente quando si riferisce a fatti e luoghi dell'Inferno, creato nel tempo, ma destinato a durare per sempre.
Così in If I 114 e trarrotti di qui per loco etterno, dove il loco ettemo è l'Inferno tutto intero; III 2 per me si va ne l'etterno dolore, dove etterno dolore è un " dolore che durerà per un tempo illimitato ", e 8 non fuor cose create / se non etterne, e io etterno duro (qui sia l'aggettivo che l'avverbio esprimono un'idea di ‛ perpetuità ', come indicano chiaramente i due verbi del ‛ creare ' prima e del ‛ durare ' poi; così ancora in III 87, IV 27, VI 8, VII 55 (in etterno), VIII 73, IX 44, XII 51 (la vita corta è accostata e contrapposta alla etterna), XV 42 e ancora XVIII 72 da quelle cerchie etterne ci partimmo, dove tuttavia il valore semantico dell'aggettivo è condizionato dall'interpretazione del precedente sostantivo cerchie. Se, come per il Buti, queste sono " le circolazioni " che fanno le due schiere dei ruffiani e dei seduttori, e. ha valore di " in eterno ", " per sempre ", " per un tempo infinito ". Se invece - come par meglio, anche per il richiamo al v. 3 come la cerchia che dintorno il volge - le cerchie sono le alte mura, la stagliata rocca (XVII 134) che chiude tutt'intorno Malebolge, e. è l'attributo solitamente dato ai luoghi dell'Inferno, per indicare la perennità di durata. Una spiegazione coerente con la struttura del luogo, ma estranea al valore semantico con cui l'aggettivo compare di solito nell'Inferno e in tutta la Commedia, è quella di Bernardino Daniello: " continove, perché abbracciava a torno a torno tutte le bolge ". Per tutte le questioni interpretative e testuali relative a questo discusso verso, cfr. Petrocchi, ad l., e bibl. ivi citata.
Ancora lo stesso valore di " per sempre ", " per un tempo indefinito ", in If XXIII 126 tanto vilmente ne l'etterno essilio, dove è utile osservare che l'essilio è pena comune a tutte le anime dell'Inferno, in quanto questo luogo è per sua natura separazione da Dio e separazione che durerà per sempre. Ancora lo stesso significato in If XXXII 75, Pg I 41, XXI 18, XXVII 127 Il temporal foco e l'etterno, dove il fuoco etterno è quello dell'Inferno, che " durerà per sempre ", il temporal è quello del Purgatorio. Si osservi che per s. Tommaso le pene del Purgatorio, da lui indicate col termine " ignis ", sono limitate nel tempo, ma che esso (ignis) è " aeternus quantum ad substantiam, sed temporalis quantum ad effectum purgationis " (Sum. theol. III Suppl. de Purg. 2). Analogo valore in Pg II 35, XXIX 87 (in etterno), XXX 93 e Pd I 64, II 34, XXII 152, XXIII 26.
In Pg VII 18 o pregio etterno del loco ond'io fui, la spiegazione di e. con " verissimo " (Torraca) non pare fondata. Nella situazione alla quale si riferisce, e. vale " che sarà ricordato per sempre ".
Significa " per un tempo infinito senza principio e senza fine ", in Cv III Amor che ne la mente 54 però fu tal da etterno ordinata, dove il significato risulta così chiarito dal contesto: " fin dall'eternità ordinata [la donna] per questo ".
Si veda poi III XIV 6-7 sì come lo divino amore è tutto etterno, così conviene che sia etterno lo suo obietto di necessitate, sì che etterne cose siano quelle che esso ama; e così face a questo amore amare; ché la sapienza, ne la quale questo amore fere, etterna è... E quinci nasce che là dovunque questo amore splende, tutti li altri amori si fanno oscuri e quasi spenti, imperò che lo suo obietto etterno improporzionalmente li altri obietti vince e soperchia; ancora in Pg I 76 Non son li editti etterni per noi guasti, dove l'espressione editti etterni fa da pendant a quella pregione etterna (v. 41) che era nella domanda di Catone, solo che il valore dell'aggettivo indica non solo " le decisioni fissate per sempre, per un tempo indefinito ", ma anche " le decisioni fissate da sempre, da un tempo indefinito "; in Pd VII 66 sì che dispiega le bellezze etterne, con riferimento alle bellezze che eternamente splendono nella mente di Dio, per cui e. ha il valore contrario a ‛ temporale '.
Di particolare rilievo Pd XXIV 131 uno Dio / solo ed etterno, che tutto 'l ciel move, dove l'aggettivo ha il suo più puro valore di attributo qualificante l'" essere increato ": qui l'Ottimo spiega: " etterno contra coloro che poneano principio a Dio ".
Con questo medesimo valore, che si fonde con quello di " divino ", l'aggettivo si accompagna spesso a un sostantivo che si riferisce strettamente a Dio, o che, nel contesto, indica Dio stesso.
Così in Cv IV V 1 la essecuzione de lo etterno consiglio, dei " piani di Dio " (analogamente, l'etterno consiglio [Pg XXIII 61] è il " divino volere ", Scartazzini-Vandelli; la stessa espressione in Pd VII 95, dove corrisponde al " disegno stabilito da Dio ab aeterno "; disegno che in quanto all'essere è e., e in quanto all'esistere appartiene al tempo; e cfr. anche XXXIII 3); in XIX 99 giudicio etterno è " la ragione dei divini decreti " (Sapegno) o - meglio in sintonia con tutto il passo - " la giustizia di Dio "; XX 52, XXI 75 e 95, XXXII 55, XXV 126; la veduta etterna cui allude Stazio (Pg XXV 31) è, come intendono Casini-Barbi, " la conoscenza di queste cose eterne "; Pd XVII 39 La contingenza... / tutta è dipinta nel cospetto etterno, nella " mente di Dio " (Chimenz); e ancora: Pd XXXII 102, Pg XXIX 32, Pd XVIII 16, Pg XXII 78, Pd XXXI 72; Cv III XIV 15 la veritade etterna; Pd XIV 27 lo refrigerio de l'etterna ploia, della " grazia divina "; XXXIII 8 (e Pg XXVIII 93) etterna pace, la " pace del Paradiso ". Lo Spirito Santo, " cioè Dio in quanto amore " (Chimenz) è definito etterno spiro in Pd IV 36 e XI 98, etterno amore, ad opera del quale il Verbo di Dio si fece carne, in Pd VII 33; altrove (Pg III 134) l'etterno amore è " l'amore di Dio ", " la grazia di Dio ", oppure (Pd XXIX 18) Dio stesso. Le tre persone etterne (Pd XXIV 139), che formano una essenza sì una e sì trina, / che soffera congiunto ‛ sono ' ed ‛ este ', indicano, ovviamente, la Trinità. I cittadini di vita eterna (Vn XXXIV 1; quasi identica l'espressione in Cv IV XXVIII 5) sono i beati del Paradiso, definito l'etterno palazzo (Pd XXI 8); e ancora, i perpetüi fiori / de l'etterna letizia (XIX 23) sono, " metaforicamente, anime belle del Paradiso " (Chimenz); cfr. anche Pg XIV 149.
In parecchi casi e. è riferito a ‛ luce '. Due volte l'espressione significa " anima beata " (così la luce etterna di Sigieri e quella del gran viro, s. Pietro [Pd X 136 e XXIV 34]); ma più spesso essa si riferisce più direttamente a Dio, tanto da identificarsi, in pratica, con Dio stesso: E però si legge nel libro... di Sapienza, di lei parlando: " Essa è candore de la etterna luce... " (Cv III XV 5: cfr. Sap. 7, 26 " candor est enim lucis aeternae "). Il passo richiama l'isplendor di viva luce etterna (Pg XXXI 139); e ancora: Io veggio ben sì come già resplende / ne l'intelletto tuo l'etterna luce (Pd V 8: si noti l'accostamento a ‛ splendore ' e ‛ splendere '); Pd XI 20, XXXIII 83 e 124 O luce etterna che sola in te sidi, dove la perifrasi indica precisamente " Dio ".
In quest'ultima accezione si hanno, uniti a e., parecchi sostantivi: Dio è dunque l'etterno valore (Pd I 107): la sua virtù si manifesta nell'ordine da lui dato alle cose, ordine che è forma / che l'universo a Dio fa simigliante (vv. 103-105; cfr. anche XXIX 143, Pg XV 72); è vita etterna (Pd III 38, Pg XXX 18), l'etterno die (Pg XXX 103), in quanto " eterna chiarezza senza ignoranzia " (Buti), l'etterno lume al quale ‛ s'addrizzano ' gli occhi della Vergine (Pd XXXIII 43), l'etterna fontana (XXXI 93) onde " scaturit omnis largitas gratiarum " (Benvenuto; cfr. anche Pg XV 132 l'acque de la pace / che da l'etterno fonte son diffuse). Dio è ancora il sire (Vn XXXI 10 13), il rege (Pg XIX 63), l'ortolano etterno (Pd XXVI 65; cfr. Ioann. 15, 1 " Pater meus agricola est "), l'etterno piacere, al cui disio / ciascuna cosa qual ell'è diventa (Pd XX 77), e infine l'etterno amore (XXIX 18, già citato).
Da considerare a parte il passo di Rime CIV 69 noi [Amore, Larghezza e Temperanza], che semo de l'etterna rocca, che siamo " immortali " (Contini).
Un caso a sé è anche l'etterna notte (Cv III VIII 10), che allude alla cecità di Edipo, di cui parla Stazio.
In Cv III XII 13 ed è in lui per modo perfetto e vero, quasi per etterno matrimonio, in unione col sostantivo matrimonio il termine va riferito all'indissolubile e permanente presenza della filosofia, in quanto amoroso uso di sapienza, in Dio, perché in lui è somma sapienza.
Infine, di lor viste etterne (o eterne) è variante di codici anche toscani in Pd VIII 21, in luogo di interne, passato anche in edizioni moderne (Casella, Grabher): cfr. Petrocchi, ad l.
Come sostantivo il termine acquista significati diversi, in rapporto alle situazioni e alle circostanze. In Pg V 106 Tu te ne porti di costui l'etterno, l' " anima ", come la parte dell'uomo che vive immortale; in XI 107 mill'anni... è più corto / spazio a l'etterno, ch'un muover di ciglia, è " l'eternità ", e il senso dell'intera espressione è: " mille anni rispetto all'eternità sono meno di un battito di ciglia rispetto al movimento del cielo stellato " (che veniva computato in 36.000 anni).
Qui il vocabolo viene adoperato con significato pregnante, in forte opposizione a ‛ temporale '; nello sforzo di chiarire e definire il poeta ha bisogno ancora di termini di raffronto temporali: corto spazio, muover di ciglia, ecc. L'espressione richiama quella biblica: " quoniam mille anni ante oculos tuos tanquam dies hesterna quae praeteriit, / et custodia in nocte " (Ps. 89, 4-5).
Ancora come sostantivo in Pd XXXI 38 (a l'etterno dal tempo era venuto), dove e. è " il mondo delle eterne realtà ", il cui valore acquista più spiccato rilievo dalla contrapposizione con tempo.