POZZOLI, Ettore Antonio Modesto
POZZOLI, Ettore Antonio Modesto. – Didatta della musica e del pianoforte, nacque a Seregno, in provincia di Milano, il 22 luglio 1873, da Eugenio, organista nella chiesa prepositurale di S. Giuseppe in Seregno, e da Carolina Viganò, fratello maggiore di Teresa Rosa (sposata con Luigi Fossati) e Anna Clotilde Rosa.
Dopo aver appreso i primi rudimenti musicali dal padre, nel 1884 fu ammesso al Conservatorio di Milano, nella classe di clarinetto di Romeo Orsi. Nel 1885 lasciò il clarinetto per il pianoforte, nella classe di Disma Fumagalli; due anni dopo cominciò a studiare contrappunto e fuga con Michele Saladino. Frequentò anche la classe di nozioni elementari della musica di Alberto Giovannini e un triennio di materie primarie letterarie, di storia universale e di lingua francese. Nell’anno scolastico 1890-91 fu nominato ‘maestrino’ (cioè assistente) di pianoforte complementare, titolo conferito agli alunni più meritevoli. Proseguì gli studi di pianoforte con Vincenzo Appiani, diplomandosi nel 1894, e nel 1896 conseguì anche il diploma in composizione, sotto la guida di Vincenzo Ferroni.
Terminati gli studi, si dedicò al concertismo e alla composizione fino al 1899, anno in cui fu nominato professore reggente di solfeggio, teoria e dettato musicale sempre nello stesso Conservatorio. Da questo momento Pozzoli si volse anima e corpo alla didattica e alla divulgazione della cultura musicale, mediante un ampio ventaglio di azioni condotte in qualità di insegnante, teorico, compositore e revisore.
Fra le sue prime pubblicazioni didattiche, i tre corsi dei Solfeggi parlati e cantati (Milano 1903, 1904 e 1905) costituirono – e costituiscono ancora oggi – un valido strumento per lo studio di entrambe le pratiche del solfeggio, con e senza canto.
Con questa raccolta, che fin dalla sua struttura assegna pari importanza alle due prassi, Pozzoli si inseriva, con atteggiamento neutrale, nella querelle scoppiata a fine Ottocento fra i docenti del Conservatorio milanese, sostenitori del solfeggio parlato, e gli esperti ministeriali della Commissione permanente musicale, fautori del solfeggio cantato.
L’accoppiata dei due solfeggi caratterizzò anche i successivi lavori, come le Appendici al primo e al terzo corso dei Solfeggi parlati e cantati (1920 e 1931); quest’ultima contiene gli esercizi più ardui, fra quelli scritti da Pozzoli, in linea con i dettami dei programmi d’esame del 1930, che per i due solfeggi richiedevano due prove «difficili» rispettivamente.
I solfeggi di Pozzoli sono veri e propri brani musicali ricchi di segni dinamici, di indicazioni agogiche e di espressione. Il metodo si caratterizza per l’estrema sintesi delle esplicazioni teoriche e la gradualità nella successione degli esercizi. Nel primo corso (solfeggi di base) Pozzoli non impiega le due chiavi di violino e basso, ma un solo rigo centrale, che definisce «rigo per pianoforte, organo e arpa; formato dalla linea della chiave, cinque sopralinee e cinque sottolinee». I solfeggi cantati sono organizzati ed esposti per intervalli: prima quelli basati sull’intervallo di seconda, poi di terza e così via. I due corsi successivi si concentrano sul setticlavio per quanto riguarda gli esercizi parlati; mentre i solfeggi cantati esibiscono figurazioni ritmiche regolari e irregolari assai complesse, accanto a un impiego raffinato degli abbellimenti.
Il 27 dicembre 1902 Pozzoli sposò Luigia (Gina) Gambini, cantante, conosciuta in conservatorio durante gli anni di studio. Il 10 giugno 1904 prese residenza a Milano. Dal matrimonio nacque una figlia, Elsa, deceduta all’età di soli tre anni.
L’abitudine di Pozzoli di accompagnare al pianoforte gli allievi durante l’esecuzione dei solfeggi cantati confluì nei Solfeggi cantati con accompagnamento di pianoforte (1915 e 1919). All’esercizio del dettato musicale e all’acquisizione di nozioni teoriche il maestro dedicò rispettivamente i due volumi della Guida teorico-pratica per l’insegnamento del dettato musicale (Milano 1930) e i tre corsi di Sunto di teoria musicale (Milano 1904, 1907, 1912).
Durante gli anni di docenza in conservatorio Pozzoli si dedicò anche alla didattica pianistica, perlopiù impartendo lezioni private agli allievi che avrebbero dovuto sostenere l’esame di quinto anno. L’esperienza di insegnamento si tradusse nella realizzazione di un metodo per pianoforte, concentrato in alcune raccolte di esercizi e di studi che conobbero presto un’ampia diffusione, tanto che nella prassi didattica conservatoriale (e privata) invalse l’abitudine di utilizzarle accanto a quelle già ben note di Johann Baptist Cramer e di Muzio Clementi. Le linee essenziali del metodo pianistico di Pozzoli sono fissate nell’introduzione ai due volumi della Tecnica giornaliera del pianista (1927).
Questa tecnica si struttura in tre parti, corrispondenti ciascuna a un periodo di allenamento della mano: formazione, sviluppo, perfezionamento. Nella prima parte gli esercizi puntano all’indipendenza, alla forza e all’eguaglianza delle dita; la seconda comprende esercizi per il passaggio del pollice, scale e arpeggi; nella terza sono affrontati aspetti più complessi come il trillo, le scale per terze e seste, le ottave e così via.
Nel proporre una tecnica fondata sull’assenza di peso del braccio e sull’indipendenza e forza di articolazione delle dita, Pozzoli si inseriva nella tradizione della scuola pianistica milanese di Antonio Angeleri. Rispetto a questa, però, il maestro seppe anche aggiornarsi: i 24 piccoli studi facili e progressivi (1940) mostrano infatti una maggiore attenzione al fraseggio e al legato, ottenuto mediante il peso e il rilassamento del braccio, senza trascurare lo sviluppo dell’articolazione delle dita. Era questo un indirizzo più ‘moderno’, avviato intorno agli anni Venti in Italia da alcuni didatti del pianoforte, in particolar modo da Attilio Brugnoli, che si erano aperti all’insegnamento tecnico di pianisti e teorici d’Oltralpe, quali il tedesco Rudolf Breithaupt e l’inglese Tobias Matthay.
Nel decennio 1917-27 Pozzoli revisionò e curò diverse raccolte di studi pianistici di autori quali Henri-Jérôme Bertini, Carl Czerny, Ferdinand Beyer, Charles-Louis Hanon e Louis Köhler. Gli studi sono riordinati secondo criteri di varietà e di difficoltà tecnica; in modo simile sono organizzati i brani contenuti nei fascicoli, dedicati ciascuno a un singolo autore, della collana I grandi classici per i piccoli pianisti. Pozzoli collaborò alla collana edita da Ricordi, curando i primi undici fascicoli: da Il mio primo Beethoven (1938) a Il mio primo Grieg (1958).
Come compositore Pozzoli mostra nelle sue musiche, in prevalenza per pianoforte, una predilezione per il bozzetto descrittivo-impressionistico, realizzato con un linguaggio armonico tardoromantico. Ciò è evidente tanto nei pezzi brevi organizzati in raccolte (Pagine minuscole, 1922; Piccole scintille, 1931; Sette piccoli schizzi, 1941) quanto nelle composizioni di più ampio respiro (Riflessi del mare: 3 pezzi caratteristici per pianoforte, 1929). Una parte cospicua del catalogo pozzoliano è costituita da musiche di genere sacro.
Lorenzo Perosi, che Pozzoli aveva conosciuto a Milano durante gli studi in conservatorio, lo volle come collaboratore alla collana editoriale Melodie sacre, fin dal primo volume (1897). Nell’ambito di questo progetto, nel primo decennio del nuovo secolo Pozzoli scrisse numerosi mottetti e brani per organo, destinati al servizio liturgico, con cui perseguì l’ideale, proclamato in quegli anni da Pio X, di conferire dignità alla musica sacra, depurandola dagli influssi operistici.
Raggiunta la pensione nel 1937, Pozzoli continuò a scrivere e a pubblicare opere teorico-didattiche. L’ultima raccolta, Solfeggi cantati a due voci facili e progressivi (1953), nel proporre la pratica del solfeggio a due voci, inusuale per la scuola italiana dell’epoca, fu forse influenzata dal metodo di canto corale di Zoltán Kodály.
L’opera del pedagogista ungherese, basata in gran parte su brani corali a due voci, si stava diffondendo proprio in quegli anni nell’Europa occidentale grazie all’editore inglese Boosey & Hawkes. Pozzoli mostrava così ancora una volta di coniugare il possesso di saldi strumenti del mestiere, acquisiti sul campo mediante l’esperienza didattica, con il desiderio di aggiornarsi su quanto di nuovo offriva il panorama nazionale e internazionale.
Morì a Milano il 9 novembre 1957.
Nel 1958 Gina Gambini destinò al Comune di Seregno i proventi dei diritti d’autore del marito. Grazie a questa donazione, nell’ottobre dello stesso anno fu istituito il concorso pianistico nazionale intitolato a Ettore Pozzoli, giunto nel 2015 alla trentesima edizione.
Il catalogo delle composizioni e delle pubblicazioni didattiche, a cura di Maria Grazia Sità (per le composizioni) e Marina Vaccarini Gallarani (per le opere didattiche), è in Ettore Pozzoli. Musicista e didatta, 1997, pp. 78-90.
Fonti e Bibl.: C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, II, Milano 1937, p. 308; G. Confalonieri, In memoria di E. P., in Ricordiana, III (1957), pp. 547-550 (riedito con il titolo Chi era E. P., in E. P. Musicista e didatta, 1997, pp. 13-17); Id., E. P., in I grandi anniversari del 1960 e la musica sinfonica e da camera nell’Ottocento in Italia, a cura di A. Damerini - G. Roncaglia, Siena 1960, pp. 145-151; Enciclopedia della musica, III, Milano 1964, p. 483; R. Castagnone, E. P., in The Piano Quarterly, LXXXII (1973), p. 34; M. Colombo, Notizie sulla vita e sulle opere di E. P., tesi di laurea, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, a.a. 1973-74; M. Colombo, E. P., forza occulta della musica italiana, in QB, Notiziario mensile di informazione del Sindacato Ricerca CGIL, II (1979), 3, pp. 65-71; G. Rusconi, Il maestro Giuseppe Mariani di Seregno, Seregno 1986, pp. 57-61; Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, VI, Torino 1988, p. 104; Dizionario della Chiesa ambrosiana, V, Milano 1992, pp. 2937 s.; G. Rusconi, Una componente della cultura seregnese: musica sacra e profana, in Seregno. Una comunità di Brianza nella storia (secoli XI-XX), a cura di G. Picasso - M. Tagliabue, Seregno 1994, pp. 339-370; E. P. Musicista e didatta, a cura di R. Allorto, Milano 1997 (in partic., oltre il saggio di Confalonieri già citato, R. Allorto, E. P. alunno e poi insegnante nel Conservatorio di musica di Milano, pp. 18-47; M. Vaccarini Gallarani, La maturazione dell’indirizzo didattico, pp. 49-57; P. Rattalino, La didattica pianistica di E. P., pp. 58-61; M.G. Sità, E. P. compositore, pp. 62-77); The new Grove dictionary of music and musicians, XX, London-New York 2001, pp. 251 s.