ARTINI, Ettore
Nato a Milano il 29 ag. 1866 e cresciuto in un ambiente di antica tradizione naturalistica, ancora studente universitario rivolse il suo interesse in modo particolare ai cristalli che Haüy soleva definirei "fiori dei minerali" (1886), e pubblicò uno studio sulla Natrolite della regione veneta (in Atti dei Lincei - Memorie fisiche,s.4, IV [1887], p. 76). Seguendo la sua inclinazione, nel 1887 si laureò in scienze naturali a Firenze presso l'Istituto superiore di perfezionamento, sotto la guida del prof. G. Grattarola, e nello stesso anno fu nominato assistente alla cattedra di mineralogia dell'università di Pavia occupata da F. Sansoni.
I nomi dei maestri che avevano ufficialmente avviato l'A. alla ricerca mineralogica testimoniano la solida sua preparazione nelle tecniche sperimentali allora in uso (goniometria, microscopia a luce polarizzata, analisi chimica) e la sua educazione ad applicarle con rigore di metodo, ma nello stesso tempo mettono in maggior rilievo la sua personalità scientifica; l'A., infatti, non fu un cristallografo puro, secondo l'accezione che allora poteva darsi a questo termine, come appunto lo furono, sia pur con diverso indirizzo, i suoi maestri, ma un mineralogista ad indirizzo naturalistico, che, in possesso di metodi di indagine tratti dalla geometria, dalla fisica e dalla chimica, se ne servì non come fine, ma come mezzo per accrescere le conoscenze del mondo minerale con riguardo sia alle specie che lo costituiscono sia ai fenomeni che ad esse sono direttamente collegati, quali la genesi, la paragenesi e la epigenesi. Fedele all'indirizzo di considerare il minerale nel suo ambiente, non poteva trascurare d'occuparsi di ricerche petrografiche, cioè dello studio di questi aggregati di minerali, che, occupando estensioni di importanza geologica, sono denominati rocce.
Nel 1888 ottenne la libera docenza presso l'università di Pavia e l'incarico del corso di petrografia, che conservò fino al 1893, nel quale anno si trasferì a Milano come direttore della sezione mineralogica del Museo civico di storia naturale.
In questa sua nuova funzione gli fu più facile stabilire relazioni con collezionisti italiani e stranieri e, data la disponibilità di mezzi, svolgere una intensa attività di ricerche di campagna, che non gli sarebbero state invece consentite dalle scarse risorse degli Istituti universitari. Ciò gli valse tanta competenza nel campo della mineralogia e della petrografia regionali da incoraggiarlo a pubblicare due volumetti gemelli: I minerali (Milano 1914) e Le rocce - Concetti e nozioni di petrografia (ibid. 1919), che sono tuttora gli unici testi di sistematica disponibili in lingua italiana.
Nel 1904 vinse il concorso alla cattedra di mineralogia bandito dall'università di Bologna, ma vi rinunciò, preferendo restare nella sua Milano.
L'attività scientifica dell'A. non fu mai disgiunta da quella didattica, perché, incaricato dell'insegnamento della mineralogia presso il Politecnico (1893) e la Scuola superiore di agricoltura (1906) di Milano, mantenne questi due incarichi anche quando fu nominato (1912) direttore generale del Museo civico; anzi, nel 1924, istituita in Milano la facoltà di scienze, ai suddetti insegnamenti aggiunse anche quello della mineralogia per chimici e naturalisti.
In riconoscimento dei suoi alti meriti didattici e scientifici nel 1926 il Consiglio superiore dell'iátruzione, all'unanimità, lo nominò "per chiara fama" ordinario di mineralogia presso l'università di Milano, ma il provvedimento non poté avere corso per l'opposizione dell'amministrazione civica. Morì a Milano il 7 marzo 1928.
L'attività scientifica dell'A. non riguarda solo contributi di importanza limitata nel tempo, ma opere fondamentali per la mineralogia e la petrografia regionali come la memona, in collaborazione con G. Melzi, dal titolo Ricerche petrografiche e geologiche sulla Valsesia (Milano 1900), le note relative alla scoperta di tre specie mineralogiche nuove: "bavenite", "bazzite" e "brugnatellite" (Due minerali di Baveno contenenti terre rare..., in Atti dei Lincei, Rendic. fisici, s. 5, XXIV, 1 [1915], pp.313-19; Brugnatellite, nuova specie trovata in Val Malenco, ibid., s. 8, XVIII, 1 [1909], pp. 3-6) e le ricerche sulle sabbie della Tripolitania, della Dancalia, del Deserto arabico, dei fiumi del Veneto. Questi lavori di psammografia acquistano particolare rilievo, segnando l'inizio d'un nuovo orientamento di ricerche sulla petrografia delle zone sedimentarie.
Della sua opera molto si avvalse l'organizzazione del Museo civico di storia naturale, che, trasferitosi sotto la sua direzione dai vecchi locali alla sede attuale, fu da lui riordinato e arricchito nelle collezioni mineralogiche e nei laboratori al punto tale da divenire, per suo merito, uno dei più belli d'Italia.
Socio ordinario dell'Accademia dei Lincei, della Società italiana delle scienze detta dei XI e di altre Società ed Accademie, ha lasciato 104 memorie; oltre a due volumetti per le scuole secondarie e ane opere citate, si ricordano anche le Lezioni di mineralogia e materiali da costruzione,pubblicate a Milano nel 1920.
Bibl.: M. De Angelis, E. A., in Atti d. Soc. ital. di scienze naturali e del Museo civico di storia naturale in Milano,LXVII (1928), pp. 423-31; F. Millosevich, E. A., in Bollett. d. Soc. geologica ital.,XLVII (1928), pp. CXLVI-CLII; E. Repossi, Letture... E. A.,in Atti d. Accad. delle scienze di Torino, LXIII(1927-28), pp. 190-92; G. D'Achiardi, E. A., in Bollett. del R. Ufficio geologico d'Italia,LIII (1928), n. 13; E. Mariani, A. Menozzi, G. A. Maggi, E. A., in Rendiconti d. Istituto lombardo di scienze e lettere,s. 2, LXI (1928), pp. 244-49; Enciclopedia Italiana, IV, p. 741.