BERTI, Ettore
Nacque a Treviso il 17 genn. 1870 da Carlo e Giovanna Mazzarelli. Iniziò la carriera teatrale a undici anni, debuttando nella compagnia di G. Beffini come ingenuo. Nel 1882 passò con L. Ficarra, restandovi fino al 1885, per entrare nella compagnia Benini-Sambo, come mimo e amoroso. Nel 1887 si unì col ruolo di secondo amoroso alla compagnia di. A. Marchetti, quindi a quella di A. Maggi e P. Marchi; nel 1889 entrò nella compagnia Marini, nella quale assunse due anni dopo il ruolo di primo attor giovane. Vi restò fino al 1893; l'anno seguente passò nella compagnia Pasta-De Lorenzo, e nel 1897 in quella della Duse, dove fu primo attore a vicenda con C. Rosaspina.
Con la Duse fu a Parigi, inaugurando una serie di tournées all'estero, che nel 1898 lo portarono in Russia, Romania e Ungheria con il Vitaliani, quindi in America dove si fermò con A. Maggi e G. Della Guardia dal 1899 al 1900. Al ritorno in Italia (1901) entrò nella compagnia di E. Varini, per passare nello stesso anno in quella della sorella e del cognato, la compagnia Berti-Masi, sempre come primo attore. Dal 19o4 al 19o6 ebbe una compagnia propria, realizzata con l'intento di rappresentare il repertorio dannunziano. Assunse quindi la direzione della compagnia di Gemma Caimmi, che portò in Egitto nel 1907 e in America dal 1908 al 1911. Al rientro in Italia diresse nel 1912 la Stabile romana e l'anno successivo organizzò i famosi spettacoli dannunziani (agosto 1913) alla Pineta di Pescara, mettendo in scena La città morta, La Gioconda e La fiaccola sotto il moggio. Il grande successo gli valse anche la pubblica lode dell'autore e lo indusse a riorganizzare nel 1914 la compagnia per rappresentare Il ferro.
Ritornò al ruolo di primo attore nel 1915 a fianco di Tina Di Lorenzo, con la quale restò fino al 1917. Nel 1918 passò nella compagnia di V. Talli, nel 1919 diresse quella di U. Bitetti e nel 1920 ne formò una nuova con Gemma Bolognesi. Fu condirettore del Teatro del Popolo di Milano insieme con S. Lopez e nel 1928 ricostituì una compagnia dannunziana con G. Forzano. Si ritirò dalle scene nel 1930 per assumere la direzione dell'Accademia dei Filodrammatici di Milano, che tenne fino al 1939.
Morì a Milano il 6 maggio 1940.
Uscito dai ranghi del teatro verista, nell'ambito dei quale aveva fatto il suo apprendistato, il B. fu tra i primi adepti del dannunziano "teatro di poesia", senza riuscire tuttavia ad emergere oltre i limiti di una onesta routine. Il suo repertorio, letterariamente impegnato sulla linea della polemica dannunziana per il rinnovamento del teatro italiano, andava da La signora delle camelie di A. Dumas all'Aiglon di E. Rostand, alla Cavalleria rusticana del Verga, con una particolare predilezione per gran parte della produzione teatrale del D'Annunzio stesso. Fra le sue realizzazioni teatrali di miglior riuscita si ricordano la messa in scena dell'Albergo dei Poveri di Gorkij e di Rose Bernd di G. Hauptmann. La partecipazione al cinema muto, registrata per gli anni 1914 e 1915 (in film come La colpa di Giovanna, Il re fantasma, Un'immagine e due anime), restò un episodio del tutto incidentale nella sua lunga carriera di attore.
Bibl.: L. Rasi, I comici italiani, I, Firenze 1897, p. 363; Annali del teatro italiano, II, Milano 1923, pp. 299 s.; Enciclopedia dello Spettacolo, II, coll. 395 s.