CAMBI, Ettore
Nacque a Poggibonsi (Siena) il 22 febbr. 1881 da Tommaso e da Luisa Razzi. Secondo di tre figli, di famiglia operaia (il padre era conciatore), frequentò la scuola tecnica (ramo ragioneria) di Siena. Conseguita a tredici anni la licenza, si impiegò presso il comune di Poggibonsi. Qualche anno più tardi partecipò al concorso nazionale per segretario comunale risultando quarto, mentre continuava a studiare privatamente per conseguire il diploma di ragioniere. Nel 1901, classificato primo al concorso per l'ammissione alla carriera di ragioneria nel ministero dei Tesoro, si trasferì a Roma. Nell'ottobre 1903 sposò una sua concittadina, Pia Mazzoni, dalla quale ebbe tre figli, Mario, Enzo e Luisa. Da ragioniere saliva intanto i gradini della carriera: nel 1902 venne nominato vicesegretario di ragioneria, primo ragioniere nel 1908 e capo sezione di ragioneria nel 1910. Nel frattempo, conseguita la maturità classica, si iscrisse a giurisprudenza a Roma, laureandosi nel gennaio del 1917 in diritto commerciale con Cesare Vivanti.
All'entrata dell'Italia nel conflitto mondiale venne inviato in zona di guerra come controllore di cassa e successivamente fu mobilitato presso il XII corpo d'annata. Rientrato in amministrazione, fu promosso nel 1918 al grado di ispettore centrale di ragioneria e, sei anni più tardi, a quello di ispettore generale. In tale qualità entrò a far parte della commissione di disciplina del ministero delle Finanze per il personale delle Ragionerie centrali. I mesi successivi furono cruciali per la sua carriera: nel luglio del 1924 fu nominato, in rappresentanza del ministero delle Finanze, nel consiglio di amministrazione dell'azienda delle Ferrovie dello Stato, costituitosi tre mesi prima; nel maggio dell'anno seguente entrò a far parte anche dei consiglio di amministrazione delle Poste e dei telegrafi. Nel frattempo, il 30 ott. 1924, era stato inserito nella commissione istituita presso il ministero delle Comunicazioni con l'incarico di esaminare le offerte presentate dai concorrenti alla concessione di impianti telefonici statali.
Nel gennaio 1925 ricevette l'incarico di presiedere la commissione incaricata di procedere alla revisione di tutte le disposizioni speciali relative agli ordinamenti contabili, istituita per studiare le modalità con cui dovevano essere riformati, in base alla legge di contabilità del 1923, gli ordinamenti contabili dei ministeri. Nel 1926 il C., che era stato posto fuori ruolo dal momento in cui era entrato a far parte del consiglio di amministrazione delle Ferrovie, rientrò in amministrazione come direttore del servizio ispezione della Ragioneria generale dello Stato. A capo di una delle strutture chiave del ministero, operò con grande competenza, lavorando a stretto contatto con Vito De Bellis fino a quando - alla improvvisa morte di questo, il 28 luglio 1932 - fu chiamato a sostituirlo nella carica di ragioniere generale dello Stato il 13 ag. 1932.
Durante gli undici anni in cui rimase in carica, ressero il ministero delle Finanze (che nel 1923 aveva inglobato quello del Tesoro) Guido Jung, Paolo Thaon di Revel e Giacomo Acerbo. Successore del De Bellis, formatosi in età giolittiana e nominato ragioniere generale da Nitti, il C. - che ne era stato il principale collabor.atore - aveva anche egli compiuto la sua ascesa nel periodo liberale. Del suo predecessore assunse il rigore nella difesa del bilancio dello Stato e la tendenza a non cedere alle continue pressioni dei politici in materia di spesa pubblica. Negli anni Trenta si verificò il progressivo accentramento della gestione finanziaria dello Stato e il conseguente accrescersi del potere della Ragioneria generale, sancito dalla riforma del 1939. In relazione a ciò, crebbe il potere dei ragioniere generale cui fu riconosciuto il grado 30 nell'amministrazione statale. Il ragioniere generale era l'unico burocrate, insieme con il capo della polizia, ad avere istituzionalmente rapporti diretti con il governo e, durante il ventennio fascista, il suo ruolo nell'esecuzione delle direttive politiche del regime in materia di finanza pubblica fu assai rilevante.
Oltre a disimpegnare la sua opera al vertice della Ragioneria generale, il C. ebbe un largo numero di incarichi in enti e aziende. Dalla seconda metà degli anni Venti fece parte del consiglio di amministrazione della Azienda dei trasporti: costituitosi l'Istituto nazionale trasporti, vi entrò ricoprendo il medesimo incarico. Fece anche parte dei consigli di amministrazione dell'Azienda delle poste e telegrafi e dell'Azienda di stato per i servizi telefonici, dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di stato, dell'Istituto di assistenza e previdenza dei postelegrafonici e della Vulcania (una società per l'utilizzazione delle rocce vulcaniche).
La sua attività negli enti pubblici fu inoltre contrassegnata dalla partecipazione a diverse commissioni: il cornitato di coordinamento per i servizi radioelettrici dello Stato, la commissione di amministrazione dei fondi degli uffici di collocamento, la commissione centrale per i buoni fruttiferi postali. Dopo essere stato vicepresidente della Compagnia italiana turismo, fece anche parte del collegio dei sindaci dell'Azienda generale italiana petroli (AGIP) e dell'Italcable. Più tardi, nella seconda metà degli anni Trenta, divenne consigliere d'amininistrazione dell'IRI, dell'Ente nazionale industrie cinematografiche (ENIC), nonché dell'Istituto nazionale fascista per gli orfani e le orfane degli impiegati civili dello Stato (di cui era presidente Carlo Schanzer). Ad una così larga partecipazione in enti e aziende affiancò anche alcuni incarichi nelle strutture amministrative tradizionali: fu infatti membro della commissione centrale per la finanza locale presso il ministero dell'Interno e del Tribunale delle prede presso il Consiglio di Stato.
Negli anni della guerra il ruolo della Ragioneria generale si fece ancora più incisivo: ai normali compiti si aggiunsero attività collegate alle vicende belliche.
Il C. divenne un interlocutore scomodo dei dicasteri militari, suggerendo e spesso operando consistenti tagli alle spese. li suo rigore provocò una durissima presa di posizione del generale F. Baistrocchi, che, in una lettera a Thaon di Revel, giunse ad insultarlo per la sua avversione all'aumento degli oneri finanziari. Oltre a sorvegliare le spese militari, il C, - come dimostra un appunto inviato al ministro delle Finanze nel 1941 - compì anche un'analisi delle misure finanziarie da prendersi nel caso di un'occupazione italiana della Francia.
La vicenda personale dei C. si intrecciò con la rovina del regime fascista: dopo il 25 luglio fu condotto a Milano, dove svolse per qualchetempo le sue funzioni nel governo di Salò, chiedendo successivamente di essere messo a disposizione. Secondo la testimonianza di A. Pirelli, il C. accettò malvolentieri la "penosa funzione" di continuare a svolgere il suo incarico e lo fece solo perché, "in mezzo a tanto sfacelo", la burocrazia non desse segni di cedimento. A Roma, dal settembre 1943, era stato sostituito alla Ragioneria generale da P. Montuori (direttore di divisione al ministero delle Finanze) che ebbe le funzioni di reggente fino alla nomina di G. Balducci. Per l'adesione al governo di Salò, il C. subì - in base alle leggi sull'epurazione - prima la sospensione e poi il collocamento a riposo d'ufficio. Il provvedimento fu, però, revocato qualche mese dopo e dichiarato di nessuno effetto. Successivamente G. Pella, ministro del Tesoro del quinto governo De Gasperi, tentò di favorirne la reintegrazione nell'amministrazione, ma il C. rifiutò.
Alla fine del conflitto, intanto, aveva iniziato ad occuparsi di assistenza, collaborando con I'UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration), l'ente creato dagli Stati Uniti con il compito di favorire la ricostruzione nei paesi alleati. Dopo aver lavorato per qualche tempo nell'UNRRA tessile a Milano, rientrò a Roma.
Nella capitale iniziò una collaborazione stabile con la Rivista bancaria tenendo per oltre venticinque anni una rubrica fissa ("Cronache") in cui discuteva prevalentemente questioni di finanza e di bilancio.
Dopo lo scioglimento dell'UNRRA e costituitasi nel settembre 1947 l'Amministrazione degli aiuti internazionali (AAI), il C. ne diventò direttore generale, tenendo questo incarico fino al 1959, quando chiese di essere collocato a riposo per l'età ormai avanzatissima.
Nel decennio trascorso alla direzione degli Aiuti internazionali, il C. aveva conservato altri incarichi.1 il più prestigioso dei quali era quello di presidente di Centrobanca, l'istituto che riuniva le banche popolari italiane. Il settore bancario, in cui evidentemente poteva valersi della sua specifica esperienza, non era il solo in cui svolgeva la sua attività: fu anche presidente di un ente cinematografico, la Cines, e operò il tentativo di salvare dalla scomparsa l'ENIC di cui era stato a lungo consigliere d'amministrazione.
Lasciata l'Amministrazione degli aiuti internazionali, il C. si ritirò a Montepulciano ove risiedette fino alla morte. Nell'ultimo decennio della sua vita si dedicò principalmente all'attività di pubblicista.
Continuò la collaborazione, mai interrotta, alla Rivista bancaria e prese a scrivere con più frequenza per Il Globo, nonché per altre riviste. Si segnalano in questo senso, tre interventi: Il problema dei personale (in La Scienza e la tecnica della organizzazione nella pubblica amministrazione, VIII [1961], pp. 52-56), I controlli nell'amministrazione dello Stato (in Cultura e scuola, I [1961-62], n. 4, pp. 171-174) e Quel che il bilancio dello Stato non contiene (ibid., III [1964], n. 9, pp. 213-219). In questi due ultimi articoli il C. riprendeva il tema dei rapporti tra controlli della Ragioneria generale e controlli della Corte dei conti, mettendo in luce il valore dei controlli "interni all'amministrazione" e ribadendo la validità dei sistema ereditato dalle leggi De Stefani del 1923-1924. Particolare rilievo veniva dato dal C. al ruolo dell'ispettorato di finanza - istituito con la riforma del 1939 - di cui egli auspicava il potenziamento e la valorizzazione.
Insieme con R. Mattioli il C. curò la pubblicazione del volume Alcuni articoli scelti e riuniti in occasione del novantesimo compleanno, Verona 1971. Gli interventi raccolti riguardavano, per la quasi totalità, problemi di bilancio: in particolare alcuni polemici interventi sulla consuetudine del legislatore di non rispettare l'articolo 81 della Costituzione e sulla tendenza a non valutare le conseguenze delle eccedenze di spesa rispetto ai bilanci preventivi.
Il C. morì a Montepulciano il 27 ag. 1972.
Fonti e Bibl.: Roma, Ministero delle Finanze, Ragioneria generale dello Stato, Ufficio personale delle ragionerie centrali, fasc. Ettore Cambi; Ibid., Archivio centrale dello Stato, Segreteria particolare del Duce, Carteggio riservato (1922-1943), busta 2390, fasc. 550968; Ibid., Ministero dell'Interno, Direzione generale di Pubblica Sicurezza, Div. polizia politica, busta 221, fasc. 13665; Ibid., Presidenza del Consiglio dei ministri, Atti, 1932, Finanze, n. 92; Calendario generale del Regno, anni 1901-1922, ad Indices; Guida Monaci, anni 1926-1959, ad Indices; Ministero del Tesoro, La Ragioneria generale dello Stato. Origine e sviluppi, Roma 1959, ad Indicem; Chi è? Dizionario biografico degli Italiani d'oggi, Roma 1961, p. 126; D. Bartoli, L'Italia burocratica, Milano 1965, pp. 129-132; E. D'Albergo, E. C., in Rivista bancaria, n. s., XXVIII (1972), pp. 328-330; M. Missori, Governo, alte cariche dello Stato, prefetti del Regno d'Italia, Roma 1973, p. 259; R. Faucci, Appunti sulle istituzioni economiche del tardo fascismo, 1935-1943, in Quaderni storici, X (1975), p. 626; E. Cianci, Nascita dello Stato imprenditore in Italia, Milano 1977, pp. 300-301; A. Del Boca, Gli italiani in Africa orientale. La conquista dell'impero, Bari 1979, pp. 581, 719; A. Pirelli, Taccuini 1922-1943, Bologna 1984, p. 477.