GIANNINI, Ettore
Nacque a Napoli il 15 ott. 1912 da Emilio e Luisa Nicolardi. Figlio di un avvocato, compì studi regolari, conseguendo la laurea in giurisprudenza. Abbandonata l'idea di dedicarsi alla carriera diplomatica, si avvicinò al mondo dello spettacolo, esordendo, nel 1935, come autore di radiodrammi con la pièceIsolato C, scritta in collaborazione con M. Celsi. Seguirono, tra il '36 e il '38, Uno nella folla, Gente in treno, Quarta sponda, Arriva una nave, Transatlantico, E un uomo vinse lo spazio.
Apprezzato dalla critica, che lo considerò una promessa del radiodramma italiano, il G. rivelò subito, accanto all'arguzia e alla stringatezza del dialogo, una profonda vocazione al racconto corale, che avrebbe caratterizzato la sua intera attività di regista.
Parallelamente il G. si dedicò al cinema sperimentale, esercitandosi con una macchina da presa regalatagli dal padre, con la quale girò, nel '36, il cortometraggio La prua incatenata, che gli valse la vittoria ai Littoriali, nel concorso nazionale per cineamatori. La pellicola aveva per argomento "la preparazione di giovani marinai su una nave scuola (la "Caracciolo"), con i loro problemi e i loro sogni nell'attesa di iniziare la vera vita di marinai in navigazione" (Caprara, Spettabile pubblico…, p. 187). Nello stesso anno il G. risultò anche vincitore in un concorso internazionale, con il documentario Cortina e i Littoriali della neve.
Sempre nel '36 sostenne l'esame d'ammissione sia per il Centro sperimentale di cinematografia, sia per l'Accademia d'arte drammatica, ambedue con sede a Roma. Superatili entrambi, preferì iscriversi all'Accademia, dove fu allievo dei corsi di regia tenuti da Tatiana Pavlova, i primi due anni, poi da G. Salvini.
Il 1° giugno 1938 il G. ebbe l'occasione di lavorare, come assistente, al fianco di uno dei maggiori registi europei del tempo, J. Copeau, nell'allestimento all'aperto del Come vi garba di W. Shakespeare, a Boboli. L'anno successivo si diplomò all'Accademia con un progetto su Le coefore di Eschilo e scelse come saggio finale di regia Questa sera si recita a soggetto di L. Pirandello, in cui interpretava anche il ruolo principale di Hinkfuss.
In quell'occasione il G. dimostrò di saper organizzare le diverse componenti drammatiche, umoristiche e grottesche del testo, in un allestimento dal ritmo incalzante, che da Roma (teatro Valle) proseguì, con una fortunata tournée, in numerose città dell'Italia e della Svizzera.
Tuttavia il vero e proprio esordio nella regia di prosa avvenne un anno più tardi, il 1° marzo 1940, al teatro Eliseo di Roma, con la messinscena de L'attrice cameriera di P. Ferrari (compagnia Ferrati-Besozzi-Carini), che, per la sicurezza d'impianto e di ritmi, non parve affatto l'opera di un debuttante. Nel biennio successivo, 1940-42, il G. diresse la compagnia Maltagliati-Cimara-Migliari in un repertorio eclettico di pochades, farse e drammi pirandelliani, confermando le sue doti di interprete lungimirante dei testi e di regista accurato, elegante e stilisticamente rigoroso nella concertazione.
Appartenente alla prima generazione di registi formatisi in Italia grazie all'istituzione dell'Accademia, il G. contribuì a portare sui palcoscenici italiani la nuova concezione europea del teatro di prosa, che sostituiva all'autorità del mattatore-capocomico quella di un direttore esterno, ideatore dello spettacolo e insieme guida di tutti gli attori.
Contemporaneamente, nel 1941, il G. si era avvicinato al cinema da professionista, scrivendo il soggetto di Orizzonte dipinto per il suo maestro d'accademia G. Salvini; fu quindi direttore dei dialoghi di Fra Diavolo di L. Zampa, e di Addio giovinezza! di F.M. Poggioli, riduzione per il grande schermo della commedia di N. Oxilia e S. Camasio.
Continuando ad alternare cinema e teatro, nell'estate 1942 il G. fu direttore e regista della compagnia Marchiò-Stival, che raccolse i maggiori successi con tre commedie brillanti: Trampoli di S. Pugliese, Sera d'inverno di S. Geyer e Boubouroche di G. Courteline; e, nel 1942-43, della compagnia del teatro Eliseo, che contava tra gli attori Sara Ferrati, Rina Morelli, G. Stival e P. Stoppa.
È di questa stagione uno dei suoi spettacoli più riusciti, La professione della signora Warren di G.B. Shaw, in cui non esitò a infrangere la vecchia regola dei ruoli, affidando alla giovane Ferrati la parte della madre e alla prima attrice Rina Morelli quella della figlia.
Nel 1943 il G. tornò al cinema, collaborando alla regia del film di G. Antamoro, L'angelo bianco, mentre nel 1944 esordì nel genere della rivista con Ma dov'è questo amore, scritto in collaborazione con V. Metz e Steno, e rappresentato al teatro Valle dalla compagnia Merlini-De Sica-Melnati. Nel 1944-45 si avvicinò nuovamente alla radio, dove curò le trasmissioni per la 5ª armata americana, e poi diresse il "servizio prosa" a Radio Roma. Contemporaneamente proseguiva la sua attività nel teatro, diventando uno dei registi di punta del dopoguerra, con una serie di allestimenti dal ritmo intenso e in cui era curata con ogni attenzione l'introspezione psicologica e dove emersero con particolare evidenza le sue doti di orchestratore.
Esemplare fu, nel 1945, la messinscena di Topaze di M. Pagnol (compagnia Gioi-Stoppa-Pilotto), con P. Stoppa per la prima volta in una parte da protagonista, affiancato da un ottimo complesso di attori. Nello stesso anno, tra la primavera e l'autunno, raccolse una serie di successi, di critica e di pubblico, con la commedia romantica Catene di A.L. Martin (Roma, teatro delle Arti, compagnia De Sica-Gioi-Stoppa), ma soprattutto con la farsa macabra Arsenico e vecchi merletti dell'americano J. Kesserling (Ibid., teatro Quirino, compagnia Galli-Morelli) e con l'audace commedia di E. Bourdet, Fior di pisello (Ibid., teatro Eliseo, compagnia del teatro Eliseo).
Nel febbraio 1946, per la compagnia Pagnani-Ninchi, il G. diresse la prima messinscena europea del dramma di E. O'Neill Strano interludio (teatro Eliseo), uno dei suoi risultati migliori, per il lavoro di approfondimento sui caratteri, la direzione degli attori e il ritmo veloce; particolarmente apprezzato fu l'accorgimento di evidenziare i monologhi interiori immobilizzando, sul momento, gli interpreti. Nel dicembre dello stesso anno, il G. diede un'altra prova di valore con la regia de Il voto di S. Di Giacomo e G. Cognetti, di cui arricchì il testo con la rappresentazione della vita quotidiana di un quartiere povero di Napoli, confermando, nel grandioso affresco della vita collettiva della città, di avere assimilato l'importante lezione di J. Copeau e di M. Reinhardt che, fin dagli esordi, lo avevano guidato verso la dimensione del racconto corale.
Negli anni successivi il G. si dedicò maggiormente al cinema. Nel 1948 esordì nella regia cinematografica, subentrando a H. Calef nel film, di coproduzione italo-francese, Carrefour des passions (Gli uomini sono nemici), un "melodramma di partigiani e nazisti", che "possiede qualcosa del migliore stile italiano, un realismo talvolta convincente, un senso dello scenario naturale, una specie di nervosità, che trattiene l'attenzione e anche l'interesse" (A. Bazin, in Le Parisien liberé, 11 ag. 1948). Nel 1949 scrisse i dialoghi di Cielo sulla palude per A. Genina.
Nell'aprile 1950 ci fu un episodico ritorno al teatro, con la realizzazione del suo grande progetto, Carosello napoletano (Firenze, teatro La Pergola), di cui fu autore e regista, e con il quale raccolse un enorme successo sui palcoscenici di tutto il mondo.
Questo lavoro, al quale principalmente è rimasta legata la memoria del G., fu concepito come omaggio sentimentale a Napoli, di cui descriveva i costumi, in un succedersi di episodi, aneddoti e scorci, attraverso tre secoli di storia, folclore e tradizioni. La struttura dello spettacolo, debitrice a quella della rivista perché priva d'intreccio e d'impalcatura narrativa, era sostenuta da una sintesi felice di balletto, melodramma, operetta e prosa.
Dopo il successo di Carosello napoletano, il teatro alla Scala lo invitò a mettere in scena il mozartiano Ratto del serraglio (1952) con Maria Callas e S. Baccaloni, ma questa della regia d'opera rimase un'esperienza isolata.
Nello stesso anno, nell'ambito della sua attività cinematografica, interpretò il difficile ruolo dell'intellettuale comunista in Europa '51 di R. Rossellini, accanto a Ingrid Bergman, e firmò, in collaborazione, il soggetto e la sceneggiatura di una delle prove migliori di L. Zampa, Processo alla città, dove il suo contributo resta evidente nell'accurata rievocazione storica e ambientale di Napoli. Successivamente il G. riprese a occuparsi del progetto del Carosello napoletano, lavorando a una sua trasposizione su grande schermo, terminata nel 1954.
Il film, rimasto nel complesso fedele alla versione scenica, di cui conservava la suggestione delle scene di massa e delle invenzioni scenografiche e coreografiche, era in grado di competere con i musical americani, avvalendosi della collaborazione del coreografo L. Massine (anche fra gli interpreti) e del musicista R. Gervasio. Presentato al Festival di Cannes, gli valse, ex aequo, il premio internazionale della giuria.
Dopo l'avventura del Carosello, il G. uscì gradualmente di scena: limitò la sua attività cinematografica a un soggetto per il film di V. Sherman, Difendo il mio amore (1956), e prese definitivamente le distanze dal palcoscenico, se si esclude l'isolato ritorno alla regia - nella stagione inaugurale del teatro Stabile di Roma (1965-66) - con Il mercante di Venezia di Shakespeare (compagnia Morelli-Stoppa-Carraro). Ormai nell'ombra, e spesso in polemica con burocrazia e ministeri per problemi di sovvenzioni mal distribuite, il G., negli ultimi anni, si dedicò essenzialmente alla direzione del doppiaggio; fece anche parte del consiglio d'amministrazione del Centro sperimentale e fu membro direttivo dell'Associazione degli autori cinematografici.
Il G. morì a Marciano di Massa Lubrense, presso Sorrento, il 15 nov. 1990.
Artista versatile, passato con disinvoltura attraverso la radio, il cinema e la prosa, fino alla grande sintesi del Carosello napoletano, il G. ha svolto nel teatro un ruolo storico, accreditando, con il suo lavoro fatto di messinscene accurate e di analisi colta del testo, la presenza del regista sulla scena italiana. Fin dalle primissime prove si era posto, infatti, l'obiettivo ambizioso di ripulire il teatro dai vizi e dai vezzi del grande attore e di sprovincializzarlo, con la proposta di un repertorio internazionale. Dimostrò sempre un assoluto controllo di tutti gli elementi della messinscena, e in particolare degli attori: "Questa sua capacità di dominare l'attore risultava evidente allo spettacolo. Si sentivano comici altre volte difettosi o manierati recitare secondo uno stile ed una volontà a loro estranee […]. La capacità di Giannini di lavorare con l'attore minuziosamente, battuta per battuta, cercando di estrarre da ogni parola il suo significato poetico, pone in condizione l'attore di essere perfettamente consapevole di quanto vuole esprimere il personaggio […]. Questa sua dote di comunicazione resta ancora oggi il suo dono migliore" (Bolchi).
Fonti e Bibl.: Si vedano le seguenti recensioni: su Il Messaggero (salvo diversa indicazione tutte siglate E. C.), Questa sera si recita a soggetto, 7 apr. 1939; L'attrice cameriera, 2 marzo 1940; Il mito di Armando, 21 nov. 1940; Trampoli, 28 luglio 1942; Sera d'inverno, 8 sett. 1942; La professione della signora Warren, 14 genn. 1943; R. R., Aurora, 4 febbr. 1943; La bella avventura, 18 febbr. 1943. Vedi pure: E. C., Catene, in Il Giornale del mattino, 3 marzo 1945; V. Pandolfi, Topaze, in L'Unità, 28 marzo 1945; E. C., Topaze, in Il Giornale del mattino, 28 marzo 1945; S. D'Amico, Fior di pisello, in Il Tempo, 4 apr. 1945; L. Chiarelli, Arsenico e vecchi merletti, ibid., 31 maggio 1945; E. Contini, Arsenico e vecchi merletti, in Il Giornale del mattino, 31 maggio 1945; Id., Strano interludio, in L'Unità, 8 luglio 1946; D. Meccoli, Addio giovinezza!, in Cinema, 1940, n. 95, pp. 390 s.; G. Isani, L'orizzonte dipinto, ibid., 1941, n. 113, p. 175; G. Aristarco, Cielo sulla palude, ibid., 1949, n. 28, pp. 336 s.; T. Kezich, Processo alla città, in Rassegna del film, 1952, n. 6, p. 5; F. Di Giammatteo, Processo alla città, ibid., n. 7, pp. 33 s.; A. Maccario, Carosello napoletano, ibid., 1954, n. 20, p. 10; Carosello napoletano, in Cinema nuovo, 1954, n. 44, p. 236.
E. Rocca, Panorama dell'arte radiofonica, Milano 1931, pp. 247 ss.; S. Bolchi, E. G. o dell'umanità, in Sipario, 1951, nn. 64-65, pp. 8-12; F. Troiani, Le esperienze di E. G., in Teatro-Scenario, 1952, n. 1, pp. 42-45; L. De Santis, I registi del cinema italiano, in Cineforum, 1964, n. 37, pp. 655 s.; S. D'Amico, Cronache del teatro, 1929-1955, II, Bari 1964, pp. 554 ss., 595 ss., 617-621; Spettabile pubblico. Carosello napoletano di E. G., a cura di V. Caprara, Napoli 1998; Enc. dello spettacolo, V, coll. 1224 s.; Filmlexicon degli autori e delle opere, II, coll. 1025 ss.