MARCHIAFAVA, Ettore
Anatomo-patologo e clinico, nato in Roma il 3 gennaio 1847, vi compì i suoi studî di medicina ottenendo la laurea nel 1871. Prestò servizio in qualità di assistente negli ospedali di Roma, e conseguì la medaglia d'oro. Nel 1872 fu nominato assistente alla cattedra di anatomia patologica nell'università di Roma, retta da C. Tommasi-Crudeli, e vi rimase sino alla sua nomina a professore straordinario nel 1881, alla quale seguì quella a professore ordinario nel 1883. Come tale resse la cattedra d'anatomia patologica sino al limite di età nel 1922. Senatore dal 1913, vicepresidente dell'accademia dei Lincei nel 1933, conseguì la medaglia "Patrick Manson", della Società di medicina tropicale e igiene di Londra. È socio ordinario della R. Società di medicina di Londra, della Società dei medici americani, della Società di medicina tropicale, dell'istituto Pasteur, del Royal College of physicians di Edimburgo, ecc.
Tra le sue numerose osservazioni e ricerche anatomopatologiche vanno ricordate: il lavoro sull'arterite tubercolare e quello sull'arterite sifilitica del neonato, nel quale tra i primi descrisse le particolari alterazioni che la sifilide produce nelle arterie, insegnando a distinguerle dalle lesioni d'altra natura; le osservazioni sulla glomerulonefrite, notevoli perché contengono la prima descrizione della glomerulite produttiva epiteliale, e le ricerche sull'esito in induramento della polmonite. La scoperta e lo studio completo della caratteristica alterazione degenerativa del corpo calloso e delle altre vie commissurali dell'encefalo nell'alcoolismo cronico rappresentano un progresso, non solo per l'anatomia patologica, ma anche per la fisiopatologia di questa intossicazione. Riguardo allo studio delle infezioni batteriche, ricordiamo: le osservazioni sull'agente etiologico della meningite cerebro-spinale, che hanno preceduto quelle di A. Weichselbaum, e le osservazioni sulla patologia della polmonite. La conoscenza della sindrome clinica in rapporto alla polmonite con risoluzione ritardata e alla frequente associazione di questa con l'endocardite e con la meningite diplococcica si deve alle osservazioni del M. Della larga esperienza clinica del M. fanno fede le numerose osservazioni di casistica clinica e anatomopatologica insieme, fra le quali ci limitiamo a citare quelle sull'ipotiroidismo, sulla sclerosi delle arterie coronarie del cuore nell'angina pectoris e sull'uso della teobromina in questa malattia, e quelle sull'ittero grave, sugl'itteri emolitici, sull'anemia emolitica con emosiderinuria perpetua, ecc. Tutte le pubblicazioni ricordate, che basterebbero da sole ad assicurare al M. la fama di osservatore e di ricercatore geniale, stanno in seconda linea rispetto al gruppo dei lavori di lui che riguardano l'etiologia, l'anatomia patologica e la clinica della malaria. Questi lavori, cominciati nel 1878 con uno studio sulla genesi della melanemia, sono stati eontinuati con unità di metodo e d'indirizzo fino a questi ultimi anni. Il merito che spetta al M. non si può desumere soltanto dai fatti nuovi che egli ha messo in evidenza, fra i quali l'avere per primo descritto la specie parassitaria della malaria maligna, o da quelli dei quali ha approfondito l'analisi, ma anche dall'impulso che egli ha dato in Italia, e specialmente in Roma, agli studî sulla malaria, incoraggiando a occuparsene i suoi allievi e sostenendoli con l'esempio e col consiglio. Soprattutto dalle ricerche di M. e dei suoi collaboratori (G. Bastianelli, A. Bignami, A. Dionisi, A. Celli) derivano i progressi che gli studî sulla malaria hanno fatto negli ultimi 50 anni. Il trattato sull'infezione malarica di M. e A. Bignami, del quale è apparsa la seconda edizione, è stato giudicato in Italia e all'estero il più completo che esista sull'argomento. Come anatomopatologo il M. non si è mai rinchiuso nei limiti della pura osservazione morfologica, ma ha sempre cercato di vivificare l'anatomia patologica con i dati dell'osservazione fisiopatologica e clinica. A questo indirizzo è dovuta la grande efficacia del suo insegnamento, il suo successo come medico, e l'importanza che la sua scuola ha avuta nei rinnovamento degli studî medici in Roma dal 1870 in poi.
Opere: Della angioite obliterante, in Atti R. Acc. dei Lincei, 1876; La sifilide delle arterie cerebrali, ibid., 1877; Sopra la glomerulonefrite scarlattinosa, ibid., 1877; Sopra la genesi della melanemia, in Commentario clinico di Pisa, 1879; Sopra l'endocardite micotica, in Atti Acc. Med. di Roma, 1880; Sopra la genesi della melanemia, in Atti R. Acc. dei Lincei, 1884; Sulla infezione malarica, in Gazzetta degli ospedali, 1884; Sulla infezione malarica (con A. Celli), in Arch. Scienze mediche, 1885-1886; Sul parassita delle febbri gravi estivo-autunnali (con A. Celli), in Riforma med., 1889; Sulle febbri malariche estivo-autunnuli (con A. Bignami), Roma 1892; Ln infezione malarica. Trattato per medici e studenti (con A. Bignami), Milano 1903; 2ª ediz., 1931 (con A. Nazari); Sopra la sclerosi delle arterie del cuore, in Riv. Clinica Medica, 1904; Sopra un'alterazione del corpo calloso nell'alcoolismo cronico, in Atti Ital. Soc. di patologia, 1907; Sopra la polmonite produttiva quale esito della polmonite fibrinosa lobare, in Il Policlinico, 1907; Sopra l'ipotiroidismo cronico, in Riforma medica, 1911; Contributo allo studio degli itteri cronici emolitici (con A. Nazari), in Il Policlinico, 1911; La patologia dell'alcoolismo, in Atti del Congr. int. contro l'alcoolismo, Milano 1913; Sopra l'aortiti ulcerosa tifica (con A. Nazari), in Il Policlinico, 1923; Anemia emolitica con emosiderinuria perpetua, in Il Policlinico, 1928-29; La eredità in patologia, Torino 1930.