PAIS, Ettore
PAIS, Ettore. – Nacque a Borgo San Dalmazzo (Cuneo) il 27 luglio 1856 da Michele, «verificatore delle contribuzioni», e Carolina Tranchero. Il padre apparteneva a una nobile famiglia di Sassari (Pais-Leoni); la madre era piemontese, di Centallo (Cuneo).
Nel 1862 la famiglia si trasferì in Sardegna; nel 1868 in Toscana. Pais completò la sua formazione scolastica a Lucca e, dal 1874 al 1878, frequentò a Firenze l’Istituto di studi superiori, dove ebbe maestri Domenico Comparetti, Pasquale Villari, Girolamo Vitelli. Si laureò l’11 luglio 1878, avendo come relatore Comparetti, con una tesi di argomento sardo, poi pubblicata nelle Memorie dell’Accademia dei Lincei, classe di scienze morali, s. 3, V (1880), pp. 54-73. Ma fu soprattutto Atto Vannucci, professore emerito dell’Istituto, che lo attrasse con la sua storiografia di spirito risorgimentale.
All’anno della laurea risalgono le prime due di una serie ininterrotta di pubblicazioni, nel corso di sessant’anni, e l’inizio dell’attività didattica e archeologica, come professore reggente nel ginnasio superiore (poi nel liceo) e direttore del Museo dell’Università, a Sassari, dove compose il suo primo lavoro importante: La Sardegna prima del dominio romano, ibid., VII (1881), pp. 259-378 (riproposto in tedesco, Brünn 1882).
Nel 1879 sposò Anna Virdis, di Sassari, dalla quale ebbe tre figli: Elida, «scomparsa nel fiore degli anni» (così Pais, dedicandole un volume nel 1923); Antonino, agronomo; Beatrice, pittrice.
La svolta decisiva per la sua carriera scientifica fu costituita dal biennio berlinese (1881-83) alla scuola di Theodor Mommsen, che indusse Pais ad apprestare gli Additamenta al vol. V del Corpus Inscriptionum Latinarum (Gallia Cisalpina), in Memorie dell’Accademia dei Lincei, classe di scienze morali, s. 4, V (1888, data di stampa: 1884), e gli suggerì la ricerca su Le colonie militari dedotte in Italia dai triumviri e da Augusto ed il catalogo delle colonie italiane di Plinio, in Museo italiano di antichità classiche, I (1885), pp. 33-65.
Il ritorno in Sardegna nel 1883, come direttore reggente del Museo delle antichità di Cagliari e professore titolare di storia nel liceo, fu seguìto dall’inizio della carriera universitaria. Conseguita la libera docenza in storia antica a Firenze il 21 gennaio 1885, nel novembre 1886 fu nominato professore straordinario a Palermo, dove insegnò per due anni. All’interesse storiografico per la Sardegna Pais aggiunse allora quello per la Sicilia, pubblicando Alcune osservazioni sulla storia e sull’amministrazione della Sicilia durante il dominio romano, in Archivio storico siciliano, n.s., XIII (1888), pp. 113-256. Il trasferimento a Pisa (novembre 1888) fu contrassegnato dalla prolusione dell’11 gennaio 1889: Della storiografia e della filosofia della storia presso i Greci, Livorno 1889 (ripubbl. con ampio commento da Treves, 1962, pp. 1165-1213). La promozione a ordinario (novembre 1890) diede inizio al più fecondo decennio dell’insegnamento universitario di Pais.
Ebbe numerosi allievi (nel campo della storia antica, si sarebbero segnalati Emanuele Ciaceri e Arturo Solari; degli altri studenti, gli rimase sempre affezionato Fortunato Pintor). Con il collega Amedeo Crivellucci, fondò la rivista Studi storici, della quale uscirono 22 volumi (1892-1914). Alla Storia della Sicilia e della Magna Grecia, Torino-Palermo 1894 (rist., Bologna 1972; Lecce 2008), presentata come parte I di una Storia d’Italia dai tempi più antichi sino alla guerre puniche, seguirono i due tomi del I volume della parte II (Storia di Roma, Torino 1898-99), che assicurarono a Pais immediata fama internazionale e, ancor oggi, un posto di rilievo nella storia degli studi.
I titoli dei due tomi (Critica della tradizione sino alla caduta del decemvirato, Critica della tradizione dalla caduta del decemvirato all’intervento di Pirro) ne dichiaravano la natura di «introduzione ad una vera storia politica» (I, 1, p. XII). Pais portava alle estreme conseguenze la critica sistematica della tradizione storiografica antica, avviata nel Settecento, reimpostata da Barthold Georg Niebuhr e proseguita nel corso dell’Ottocento. Nelle successive edizioni della Storia di Roma, Pais attenuò e alla fine abbandonò questa posizione critica radicale (anche per effetto della sua conversione politica al nazionalismo e, poi, al fascismo).
Nel 1899-1900 insegnò per comando a Napoli, dove ottenne il trasferimento dal 1° giugno 1900, e dieci giorni dopo conseguì una nuova libera docenza in storia del diritto romano. Alla cattedra di storia antica e all’incarico di antichità civili greche e romane affiancò la direzione del Museo nazionale di Napoli e degli Scavi di Pompei (1901-04). Fu un’esperienza non priva di risultati, ma sfortunata per le polemiche che l’accompagnarono e che sfociarono nel suo esonero e in un processo per presunte irregolarità nell’amministrazione e riorganizzazione del Museo (e della connessa Officina dei papiri). Pais difese energicamente il suo operato, in particolare con la pubblicazione dell’opuscolo Perché fui esonerato dalla direzione del Museo nazionale di Napoli? (Napoli 1905), apparso al suo ritorno dagli Stati Uniti.
Invitato a rappresentare la storia romana nel congresso organizzato a Saint Louis nel quadro dell’Esposizione universale del 1904, fu incaricato dal Ministero di condurre un’indagine sullo stato degli studi di antichità classica negli Stati Uniti, che poté così visitare estesamente, svolgendo anche attività didattica: tenne due corsi nella University of Wisconsin e conferenze in varie città.
Da questa esperienza nacquero: Ancient legends of Roman history, New York 1905, London 1906; Ancient Italy. Historical and geographical investigations in Central Italy, Magna Graecia, Sicily, and Sardinia, Chicago-London 1908.
Anche dopo il ritorno in Italia, Pais preferì tenersi lontano da Napoli, dove il processo si concluse con la sua assoluzione solo nel 1908. L’incarico (1905-11) di compiere studi e ricerche per un trattato di geografia storica dell’Italia antica non ebbe il risultato atteso, ma gli consentì di insegnare per comando a Roma varie discipline (nei primi quattro anni, 1907-11, epigrafia e papirologia giuridica nella facoltà di giurisprudenza; la prolusione fu pubblicata in Rivista d’Italia, maggio 1908, pp. 781-799).
Raccolse un volume di Ricerche storiche e geografiche sull’Italia antica, Torino 1908 (ed. ampliata del volume apparso nello stesso anno in inglese, poi riproposta in nuova forma: Italia antica. Ricerche di storia e di geografia storica, I-II, Bologna 1922). Diede vita agli Studi storici per l’antichità classica (I-VI, 1908-15). Nel 1910 fu nominato socio ordinario dell’Accademia dei Lincei, della quale era socio corrispondente dal 1898, e nel 1911 – il 25° anniversario dell’inizio del suo insegnamento universitario – fu celebrato con una sottoscrizione che rese possibile la II ed. della Storia di Roma (Storia critica di Roma durante i primi cinque secoli, I-IV, Roma 1913-20).
L’anno del cinquantenario dell’Unità d’Italia segnò nella biografia di Pais uno spartiacque, innanzitutto politico. Sulla sua conversione al nazionalismo è significativa la conferenza del maggio 1911 nell’aula magna dell’Accademia scientifico-letteraria di Milano, Roma antica e la genesi dell’Unità d’Italia. Nel cinquantesimo anniversario del riscatto italiano, pubblicata in Rivista d’Italia, 15 settembre 1911, pp. 333-357. La nuova posizione politica di Pais caratterizzava, e in gran parte spiegava, le polemiche accademiche suscitate dal discorso dell’ottobre successivo al congresso romano della Società italiana per il progresso delle scienze, La storia antica negli ultimi cinquanta anni con speciale riguardo all’Italia, in Atti della Società italiana per il progresso delle scienze, Quinta riunione (1911), Roma 1912, pp. 605-624 (pubblicazione anticipata e proseguita nella Rivista d’Italia e negli Studi storici per l’antichità classica). Poi, durante e dopo la guerra, il suo nazionalismo sfociò nel carattere propagandistico di numerosi scritti, fra i quali: La romanità della Dalmazia, in Rivista d’Italia, 31 maggio 1915, pp. 329-342; Il più antico trionfo romano sui Germani, in Nuova Antologia, 1° febbraio 1918, pp. 268-275; Il confine orientale d’Italia e l’Adriatico, in Rassegna italiana, 31 ottobre 1920, pp. 385-387.
Le vicende belliche gli consentirono, all’età di 62 anni, di ottenere l’ambita cattedra romana di storia antica, poiché nel clima politico seguìto alla disfatta di Caporetto, nel novembre 1917, il titolare Karl Julius (Giulio) Beloch era stato rimosso dall’insegnamento e internato, in quanto cittadino tedesco. Contro il parere della facoltà, favorevole a Gaetano De Sanctis, Pais fu imposto dal ministro della Pubblica Istruzione, Agostino Berenini (per solidarietà massonica, si disse).
La svolta politica del 1911 non fu priva di conseguenze anche sul piano scientifico.
Se le discussioni storiografiche furono soppiantate dalle polemiche personali, al crescente coinvolgimento politico di Pais si accompagnarono sempre più frequenti impegni accademici (negli anni 1911-15 e 1917-19 fu membro del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione), ma soprattutto riconoscimenti e onori di ogni genere, con l’inevitabile seguito di conferenze, congressi, visite ufficiali, in Italia e all’estero.
I molti, importanti libri che continuò a pubblicare (Ricerche sulla storia e sul diritto pubblico di Roma, I-IV, Roma 1915-21; Fasti triumphales populi Romani, I-II, Roma 1920; Storia della Sardegna e della Corsica durante il dominio romano, I-II, Roma 1923 [rist., Nuoro 1999]; Storia della colonizzazione di Roma antica, I, Roma 1923; Serie cronologica delle colonie romane e latine dalla età regia fino all’impero, in Memorie dell’Accademia dei Lincei, classe di scienze morali, s. 5, XVII [1924], pp. 311-355; s. 6, I [1925], pp. 345-412) derivavano sostanzialmente dalla straordinaria intensità del lavoro degli anni precedenti.
Il 16 ottobre 1922, dodici giorni prima della marcia su Roma, fu nominato senatore del Regno. I suoi interventi, dal 9 giugno 1923 al 18 maggio 1932 (Atti del Senato del Regno. Discussioni, legisl. XXVI, pp. 5024-5027; legisl. XXVII, pp. 265, 387-389, 506-509, 2139, 5887-5889, 1301-1311, 6927 s.; legisl. XXVIII, pp. 4860-4862, 5103-5107, 5115 s.), documentano la progressiva adesione al regime. Il lungo e spesso contraddittorio percorso politico (e, di riflesso, storiografico) della conversione di Pais dal nazionalismo al fascismo è illustrato dai suoi scritti, in particolare dai saggi raccolti in due volumi di chiara ispirazione politica: Imperialismo romano e politica italiana, Bologna 1920; Roma dall’antico al nuovo impero, Milano 1938.
Si iscrisse al Partito nazionale fascista il 21 maggio 1932. Ma la sua piena adesione aveva già trovato riconoscimento, in certo modo ufficiale, nella rivista Historia, fondata nel 1927 da Arnaldo Mussolini come «Nuova serie degli Studi storici per l’antichità classica fondati da Ettore Pais» e diretta da suoi allievi. Penosa documentazione della servile acquiescenza di Pais al regime, anzi alla persona di Mussolini, è offerta da lettere e dediche autografe di due volumi (Roma, Arch. centr. dello Stato, Segreteria particolare del Duce, Carteggio ordinario, b. 1175, f. 509.564/1; Collezione Mussolini, 203 e 204).
Fra le opere dell’ultimo periodo, la più cospicua è certo la III ed. della Storia di Roma (Storia di Roma dalle origini all’inizio delle guerre puniche, I-V, Roma 1926-28), seguìta da complementi: Storia di Roma durante le guerre puniche, I-II, Roma 1927 (la dedica «A S. E. Benito Mussolini capo del governo» si protrae per due pagine); Storia di Roma durante le grandi conquiste mediterranee, I, Torino 1931; Storia interna di Roma e governo d’Italia e delle provincie dalle guerre puniche alla rivoluzione graccana, I, Torino 1931) e varie riedizioni. Alla fortuna internazionale della Storia di Roma, che con il suo complesso svolgimento caratterizzò quattro decenni della biografia e della storiografia di Pais, contribuì l’edizione francese: Histoire romaine des origines à l’achèvement de la conquête, Paris 1926 (Histoire générale, sous la direction de G. Glotz, Histoire ancienne, III, 1). In prospettiva inversa, notevole apporto alla conoscenza in Italia della storiografia straniera diede la serie di traduzioni di «monumentali storie di Roma» (di Mommsen, Gibbon, Gregorovius, Le Nain de Tillemont, Victor Duruy), promosse da Pais e corredate da sue prefazioni (Torino 1925-29).
Era ormai, quella di Pais, una storiografia di regime. Anche le assidue esperienze d’insegnamento in vari paesi d’Europa, e in America (a Berkeley e San Francisco, da gennaio a maggio 1930), erano prevalentemente finalizzate alla propaganda di italianità. E continuò a crescere il numero dei riconoscimenti di ogni genere, dalle onorificenze nobiliari alle lauree honoris causa, all’associazione ad accademie italiane e straniere (l’elenco più consistente in Annuario dell’Università di Roma, 1930-31, pp. 217 s.).
Con il ritorno di Beloch all’Università di Roma, nel 1923, l’insegnamento della storia antica fu per la prima volta in Italia diviso fra due cattedre: quella di storia greca a Beloch (che lo tenne fino al 1929, quando gli successe per due anni Gaetano De Sanctis); quella di storia romana a Pais. Il discorso con il quale inaugurò l’anno accademico 1929-30 (Il significato politico della storia di Roma, in Annuario dell’Università di Roma, 1929-30, pp. 17-32) voleva essere anche una esplicita contrapposizione alla storiografia di De Sanctis. Concluso l’insegnamento il 1° giugno 1931, il 31 dicembre fu nominato professore emerito.
Intensificò l’attività pubblicistica (politicamente significativo l’articolo Pax Romana, in Corriere della sera, 14 giugno 1933). Ottenne l’ambito premio Mussolini dell’Accademia d’Italia il 27 aprile 1936; pochi giorni dopo, la proclamazione dell’impero gli ispirava il titolo del citato volume conclusivo, Roma dall’antico al nuovo impero (1938): una raccolta di saggi di varia natura, alla quale il titolo forniva generica cornice, ma assicurò il successo, come mostra la diffusione di un’immediata seconda edizione (1939).
Morì a Roma il 28 marzo 1939.
Una Serie cronologica degli scritti di E. P. fu pubblicata in Historia, IX (1935), pp. 134-145. Seguì la bibliografia di A. Solari, in calce al suo necrologio, in Rendiconto delle sessioni dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna, classe di scienze morali, s. 4, II (1938-39), pp. 176-187. Più che ad accrescere (se non a completare) il numero dei titoli, un’adeguata bibliografia dovrebbe mirare a segnalare i problematici rapporti storiografici fra le continue revisioni e riutilizzazioni, riedizioni e ristampe delle opere di Pais.
Fonti e Bibl.: Informazioni sulla carriera universitaria nei fascicoli personali conservati negli archivi delle Università di Palermo, Pisa, Napoli (inaccessibile), Roma e, soprattutto, in quello conservato a Roma, Arch. centr. dello Stato, Ministero Pubblica Istruzione, Dir. Gen. Istruzione superiore, fascicoli personali, II vers. - 2a ser., b. 114, con ulteriore documentazione in altre parti dello stesso fondo. Si segnalano anche i fascicoli personali conservati nell’Accademia dei Lincei e nell’Archivio storico del Senato, oltre agli interventi in Senato e ai rapporti con Mussolini citati nel testo. Numerose lettere d’ufficio si trovano nei vari fascicoli personali. Delle lettere di carattere scientifico, si segnalano quelle conservate a Berlino (Staatsbibliothek, Handschriftliche Abteilung, Nachlass Th. Mommsen, ed altri Nachlässe). Poche lettere di Pais sono state pubblicate da G. Nenci, in Annali della Scuola normale di Pisa, classe di lettere, s. 3, XI (1981), pp. 1883-1895, e XII (1982), pp. 589-602; L. Polverini, in Athenaeum, LXXXIII (1995), pp. 419-422; R. Visser, in Polverini, 2002, pp. 159-175. Per la biografia, dopo il profilo di C. Scano, E. P., Cagliari 1927, si vedano i necr. di C. Barini, in Rassegna italiana, maggio 1939, pp. 335-341; E. Breccia, in Rivista storica italiana, s. 5, IV (1939), pp. 285-301 (Id., Uomini e libri, Pisa 1959, pp. 244-264); G. Cardinali, in Nuova Antologia, 16 aprile 1939, pp. 472-474; F. Loddo Canepa, in Archivio storico sardo, XXI (1939), 3-4, pp. 227-261; S. Mazzarino, in Archivio storico per la Calabria e la Lucania, IX (1939), pp. 349-354; W. Otto, in Sitzungsberichte der Bayerischen Akademie der Wissenschaften, Phil.-hist. Abteilung, 1940, n. 10, pp. 19-23; anonimo il solo altro necr. straniero, in American Historical Review, XLIV (1938-39), pp. 1021 s. I dati biografici sono stati poi raccolti da R. Bonu, Scrittori sardi nati nel secolo XIX con notizie storiche e letterarie dell’epoca, II, Sassari 1961, pp. 493-506. L’interesse storiografico (e politico) fu riaperto da P. Treves, Lo studio dell’antichità classica nell’Ottocento, Milano-Napoli 1962 (rist., Torino 1976-79), pp. 1151-1213.Si segnalano poi: R.T. Ridley, E. P., in Helikon, XV-XVI (1975-76), pp. 500-533; Id., In collaboration with Theodor Mommsen: E. P. and the Corpus Inscriptionum Latinarum, in Klio, LXI (1979), pp. 497-506; M. Cagnetta, P. e il nazionalismo, in Quaderni di storia, XX (1994), 39, pp. 209-225; A. Mastino - P. Ruggeri, E. P. senatore del Regno d’Italia (1922-1939), in Studi in onore di Massimo Pittau, I, Sassari 1994, pp. 119-164; A. Mastino, Saggio introduttivo, Nota bibliografica, in E. Pais, Storia della Sardegna e della Corsica durante il dominio romano, I, rist., Nuoro 1999, pp. 1-67; L. Polverini, Storia romana e storia contemporanea: «Il più antico trionfo romano sui Germani», in Studi sulla tradizione classica per Mariella Cagnetta, a cura di L. Canfora, Roma-Bari 1999, pp. 437-450; Aspetti della storiografia di E. P., a cura di L. Polverini, Napoli 2002: sette contributi biografici e politici (G. Bandelli, M. Cagnetta, A. Marcone, L. Polverini, R.T. Ridley, P. Ruggeri, R. Visser) e sette storiografici (A.M. Biraschi, M. Buonocore, F. Càssola, M. Capasso, A. Mastino, N. Parise, G. Salmeri); E. Gabba, Aspetti della storiografia di E. P., in Rivista storica italiana, CXV (2003), pp. 1015-1020 (Id., Riflessioni storiografiche sul mondo antico, Como 2007, pp. 181-185); Repertorio biografico dei Senatori dell’Italia fascista, a cura di E. Gentile - E. Campochiaro, Roma 2003, pp. 1771-1773; Repertorio biografico dei Senatori dell’Italia liberale, a cura di F. Grassi Orsini - E. Campochiaro, Roma 2009, pp. 3085-3087.