ROESLER FRANZ, Ettore
– Nacque a Roma l’11 maggio 1845, da Luigi e da Teresa Biondi. Nel 1863 era iscritto all’Accademia di San Luca, presso la quale ottenne il secondo premio della seconda classe dell’architettura elementare. In questi anni frequentava il Collegio urbano di Propaganda Fide, e nel 1864 (e fino al 1872), anche per la sua ottima conoscenza delle lingue, lavorò al Consolato inglese. Grazie al console Joseph Severn, amico di famiglia e acquarellista, entrò in contatto con l’ambiente artistico romano (Trastulli, in Roma sparita..., 1994, pp. 19 s.). Nel 1871 morì la madre Teresa.
Una spilla a micromosaico identificabile come una Veduta idealizzata di Piazza del Campidoglio, che meriterebbe un approfondimento negli studi futuri, è stata acquisita nel 2001 dalle Gallerie degli Uffizi (proveniente dalla collezione di Patrizia Del Vecchio; Tesoro dei Granduchi, inv. Gemme 1921, n. 2680). All’oggetto sono allegati due cartoncini: sul primo è scritto «Ricordo della cara madre Teresa Roesler Franz defunta 1871» e sull’altro compare la firma per esteso dell’artista (entrambi da ritenersi autografi).
Nel 1873 iniziò a esporre alle mostre della Società degli amatori e cultori di belle arti in Roma (come fece frequentemente in seguito; ibid., pp. 22-26, 32-37, 44 s.).
Nel 1974 inviò alcune lettere allo scultore Ettore Ferrari, dalle quali si apprende, oltre la grande amicizia che li univa, che Roesler Franz trascorse un soggiorno estivo a Viterbo e nei dintorni. Visitò il Santuario della Madonna della quercia, la Villa del Buon respiro e San Martino al Cimino, cercando di realizzare vari studi all’acquerello, dei quali però non era soddisfatto (Roma, Archivio centrale dello Stato, Fondo Ettore Ferrari, b. 35, f. 1316).
Nel 1874 fu presente all’Esposizione della Società promotrice di belle arti di Torino (dove espose regolarmente fino al 1880) e nello stesso anno partecipò all’omologa manifestazione della Società promotrice di Firenze (poi anche nel 1876 e nel 1896; come risulta dai relativi cataloghi). Nel 1875 fondò con Nazzareno Cipriani e altri otto pittori, fra i quali si segnalano Cesare Maccari, Vincenzo Cabianca e Onorato Carlandi, la Società degli acquarellisti di Roma (Trastulli, in Roma sparita…, 1994, p. 23). Dal 1876 iniziò a esporre assiduamente anche alle mostre di questa associazione e nel 1878 partecipò all’Esposizione universale di Parigi (la più importante manifestazione alla quale prese parte all’estero; ibid., pp. 24-26, 30-37, 44-49; Id., 2007, p. 329). Circa agli anni Ottanta è possibile datare varie centinaia di fotografie di Roesler Franz (Firenze, Raccolte museali fratelli Alinari - RMFA), in parte inedite.
In questi anni la fotografia non consentiva, per limiti tecnici, di scattare con rapidi tempi d’esposizione, quindi Roesler Franz non poté sempre realizzare quelle istantanee di vita sociale, come era esplicitamente nelle sue intenzioni (cfr. Pirani, in Paesaggi della memoria, 2007, pp. 27-41). Più i soggetti erano in rapido movimento, più risultavano ‘mossi’, perdendo dettagli utili alla documentazione. Appare tuttavia evidente che l’artista utilizzò la fotografia sia come strumento utile all’attività di vedutista, sia come mezzo espressivo autonomo. Lo sguardo romantico riscontrato in vari acquerelli è presente anche in alcuni scatti, ed è dovuto probabilmente ai riferimenti culturali pittorici dell’autore, intento prevalentemente, come scrive Marina Miraglia, a «riprendere il popolo nei contesti abitativi del proprio vivere quotidiano» (in Riletture del vero, 1993, pp. 15, 17; cfr. Trastulli, in Roma sparita..., 1994, pp. 41 s.; Firenze, RMFA).
Nel 1881 tenne una personale di acquerelli nel suo studio di piazza San Claudio 96, dove comparvero, non in vendita, alcune opere che costituirono il primo nucleo della famosa serie Roma pittoresca. Nello stesso anno fece un viaggio in varie città europee, fra le quali Parigi, Oxford e Colonia (Trastulli, in Roma sparita..., 1994, pp. 26 s.). Nel 1883 espose quaranta acquerelli con il titolo Memorie di un’epoca che passa, nella sala dell’architettura dell’Esposizione nazionale di belle arti di Roma, a Palazzo delle Esposizioni, come risulta dal relativo catalogo. Si tratta della prima serie intitolata dall’autore Roma pittoresca - Memorie di un’epoca che passa, più conosciuta come Roma sparita, i cui titoli comparvero in un volume del 1891, dove venne pubblicata una lista di altri quaranta acquerelli appena realizzati, e se ne annunciava la realizzazione di altri quaranta (per un ciclo totale di centoventi). Fu l’opera che decretò la fama dell’autore in tutto il mondo, ma venne accolta anche con forti critiche e polemiche (cfr. Trastulli, in Roma sparita…, 1994, pp. 28-30, 34 s., 37-40, 47).
Talvolta i colori risultano alterati dall’ossidazione cromatica dovuta all’illuminazione subita durante le molte esposizioni pubbliche. Utilizzò, per realizzare questo ciclo, anche la fotografia (Trastulli, in Roma sparita..., 1994, p. 30; Pirani, in Paesaggi della memoria, 2007, pp. 27-41), come strumento per riprodurre con praticità ed esattezza le vedute romane poi rielaborate dalla sua sensibilità d’acquarellista romantico, o per analizzare, nella tranquillità del suo studio, le pose dei personaggi che avrebbe dipinto (Miraglia, in Riletture del vero, 1993, pp. 13-20). Ritrasse molti scorci demoliti (in tutto o in parte) o che stavano per esserlo dietro la spinta delle trasformazioni urbane delle capitali europee: creazione di grandi strade ortogonali, al posto di stradine e vicoli d’impostazione medievale, in cui la cavalleria poteva affrontare facilmente eventuali sommosse popolari e dove le norme igieniche e il decoro pubblico potevano essere mantenuti con più facilità. Alcuni acquerelli di questo ciclo (conservati presso il Museo di Roma in Trastevere) sono focalizzati sui monumenti in rovina, con presenze umane estremamente marginali, soffermandosi sulle variazioni tono su tono delle architetture e della natura fuse insieme (si veda la Tomba di Cajo Sulpicio Platorico scoperta nel 1880). Altri lavori si focalizzano su pittoresche scene di genere: botteghe e venditori ambulanti in primo piano davanti alle architetture romane che Roesler Franz salvò nella sua memoria artistica (si vedano le Abitazioni medievali e Palazzo Mattei nella via Transtiberina, ora Longaretta, 1882).
In quadri come Continuazione di Via Capocciuto nel Ghetto (1886) la narrazione della vita delle strade romane prende il sopravvento sugli edifici, relegati al ruolo di elegante e pittoresca quinta teatrale. In quest’opera Roesler Franz mise la firma in basso a destra, sui sanpietrini, sotto uno scarpone che la copre parzialmente. Volle quasi far credere all’osservatore che la scarpa fosse stata poggiata dopo che l’artista ebbe scritto il suo nome direttamente sul selciato romano. Firmò la strada della sua città prima che la sua rappresentazione pittorica, come forte suggello di appartenenza al luogo.
Nel 1890 venne nominato cavaliere dell’ordine della Corona d’Italia (Trastulli, in Roma sparita…, 1994, pp. 33 s.). Nel 1893 fu presente all’Esposizione nazionale di belle arti di Roma, come risulta dal relativo catalogo. Nel 1897 la seconda e la terza serie del ciclo Roma pittoresca.vennero esposte presso il foyer del Teatro drammatico nazionale di via Quattro novembre, riportando varie recensioni critiche (ibid., pp. 38-41). In questi anni soggiornava frequentemente a Tivoli, dove ebbe come allievo il giovane Adolfo Scarpelli (pp. 45-49). Nel 1905 fu presente all’Esposizione internazionale d’arte della città di Venezia, come risulta dal relativo catalogo.
Morì a Roma il 26 marzo 1907.
Sotto il nome di Roesler Franz oltre duecento opere sono passate sul mercato delle aste dalla seconda metà degli anni Ottanta a oggi. Difficile stimare il numero, comunque elevato, di lavori attribuiti o attribuibili all’artista apparsi sul mercato antiquario. Sue opere si conservano in collezioni private, in musei internazionali e nazionali, fra i quali si segnalano la ricchissima collezione del Museo di Roma in Trastevere e il disegno a inchiostro Veduta di via Ripetta dell’Istituto centrale per la grafica (ICG) nella stessa città.
Fonti e Bibl.: Firenze, Raccolte museali fratelli Alinari (RMFA), Fondo E. R. F. (centinaia di stampe positive, in parte inedite); Roma, Archivio centrale dello Stato, Fondo Ettore Ferrari, b. 35, f. 1316; Roma, Galleria nazionale d’arte moderna (GNAM), Archivio bioiconografico, R. F. E., 2 inviti, oltre trenta articoli di recensioni di mostre; Roma, Archivio privato degli eredi; B. Brizzi, Roma fine secolo nelle fotografie di E. R. F., Roma 1978; F. Ceccopieri Maruffi, Vedutismo romano di Roesler Franz, in L’Urbe, n.s., XLII (1979), 1, pp. 37 s.; L. Jannattoni, Roma sparita negli acquarelli di E. R. F., Roma 1981 (poi ristampato in varie edizioni fino al 2013); Roma e la Campagna negli acquarelli inediti di E. R. F. (catal.), Roma 1984 (in partic. P.A. De Rosa, pp. 11-18; E. Della Riccia, pp. 37 s.; M. Marini, pp. 19-22); Roma. Paesaggi, figure negli acquerelli inediti di E. R. F., a cura di C. Bernoni - B. Brizzi, Roma 1986; C. Bernoni, E. R. F. paesaggista. La ricerca assoluta della verità, in Dalla Campagna Romana alle Paludi Pontine (catal.), a cura di R. Mammucari, Roma 1987, pp. 93-106; Roma. Paesaggi, figure nelle fotografie inedite di E. R. F., a cura di C. Bernoni - B. Brizzi, Roma 1987; Riletture del vero. Gli acquerelli di E. R. F. (catal.), a cura di G. Bonasegale - M.C. Biagi, Roma 1993 (in partic. M. Miraglia, pp. 13-25); G. De Gregori, Un presepio ambientato a Via Giulia e ispirato agli acquerelli di “Roma sparita” di Ettore Roesler, in Strenna dei Romanisti, LV (1994), pp. 163-170; Roma sparita e dintorni negli acquarelli di E. R. F., a cura di P.A. De Rosa - P.E. Trastulli, Roma 1994 (in partic. P.E. Trastulli, pp. 19-49; con bibl.); E. R. F. Roma sparita e Campagna romana (catal.), a cura di P.A. De Rosa - P.E. Trastulli, Roma 1995; F. Del Prete, Il fondo fotografico del Piano regolatore di Roma 1883, Roma 2002, pp. 30, 40 s., 47 s. e ad ind.; E. R. F. e Adolfo Scalpelli. Studi dal vero (catal., galleria Alessio Ponti), Roma 2004; E. R. F. Un vedutista di fine Ottocento a Tivoli e nel Lazio (catal.), a cura di M. Testi, Roma 2004 (in partic. M. Testi, pp. 11-46; C. Bernoni, pp. 47-49); P.E. Trastulli, E. R. F.: i rischi di un centenario I e II, in Lazio ieri e oggi, XLIII (2007), 516-517, pp. 328-331, 358-361; Paesaggi della memoria. Gli acquerelli romani di E. R. F. dal 1876 al 1895, a cura di M.E. Tittoni - F. Pirani - M.P. Fornasiero, Firenze 2007 (in partic. M.E. Tittoni, pp. 11-15; F. Pirani, pp. 27-41; P. Roesler Franz, pp. 67-71; M. C. Biagi, pp. 270-275; con bibl.); F. Sciarretta, Due opere inedite di E. R. F. nelle collezioni private tiburtine, in Atti e memorie della Società tiburtina di storia e d’arte, LXXXI (2008), 2, pp. 63-72, tavv. 1-5; P.E. Trastulli, Gregorovius e Bellinzoni: cattivi consiglieri di Roesler Franz I e II, in Lazio ieri e oggi, XLVI (2010), 542-543, pp. 8-11, 42-44; Itinerari nella Roma pittoresca di E. R. F., Roma 2012 (con bibl.); B. Leoni, Roma sparita. La capitale com’era e com’è 120 anni dopo gli acquerelli di E. R. F., Napoli 2015; E. Passalalpi Ferrari - P. Alberi - S.M. Passalalpi, Ettore Ferrari. Cenni sulla giovinezza, la formazione artistica, le prime affermazioni (1845-1879), Roma 2015, ad ind.; P. Roesler Franz, Il pittoresco che fa bene al cuore. E. R. F., in La gazzetta dell’antiquariato, luglio-agosto 2016, pp. 16-22.