ROSSI, Ettore
– Nacque il 30 settembre 1894 a Secugnago (odierna provincia di Lodi), da Sante e da Giuditta Losi, agricoltori lombardi.
Lo scoppio della prima guerra mondiale ne interruppe gli studi classici intrapresi al collegio Ghislieri di Pavia. Di stanza a Tripoli, dove familiarizzò con il dialetto locale, combatté poi da ufficiale di fanteria nella seconda battaglia del Piave (1918), ottenendo una medaglia d’argento al valor militare. Nel 1920 si laureò in greco con Ettore Romagnoli, ma l’incontro con Eugenio Griffini, del quale era stato uditore presso l’Università di Milano, aveva ormai orientato i suoi interessi verso il mondo arabo-musulmano. Fu proprio Griffini, che, in conflitto con il mondo accademico italiano, si era trasferito in quegli anni in Egitto, a procurargli nel biennio successivo un incarico come traduttore e interprete presso il governo della Tripolitania (non ancora Libia), che gli permise di affinare la conoscenza del mondo arabo e della sua lingua. Dal 1922 Rossi iniziò a collaborare con l’Istituto per l’Oriente, fondato nell’anno precedente da Carlo Alfonso Nallino, e all’Istituto e alla sua rivista, Oriente moderno, fu legata la maggior parte della sua attività scientifica successiva. Il biennio trascorso fra il 1923 e il 1925 in varie località del Mediterraneo orientale, grazie a una borsa dell’Ordine di Malta, fece nascere in lui un interesse profondo e durevole per il mondo levantino. Rientrato a Roma, dove si unì in matrimonio nel 1926 con Antonietta Grassi, iniziò da autodidatta lo studio del turco: sia l’osmanli parlato nell’Impero ottomano, che in quegli stessi anni concludeva la sua storia plurisecolare, sia la lingua contemporanea creata per impulso di Mustafà Kemal, della quale Rossi fornì la prima e, per molti anni, l’unica grammatica scientifica italiana, il Manuale di lingua turca (Roma 1939; 2ª ed., postuma, 1964).
Libero docente di lingua e letteratura turca all’Università degli studi di Roma La Sapienza nel 1927, divenne professore straordinario di quella disciplina nel 1935, dopo il ritiro dell’ormai anziano Luigi Bonelli, e ordinario nel 1942; nel 1938 ottenne, inoltre, la docenza di persiano, anche questo appreso da autodidatta, di cui pure dette una grammatica della lingua moderna (Grammatica di persiano moderno, Roma 1947). Divenuto consigliere del ministero delle Colonie e degli Esteri, fra il 1936 e il 1938 svolse due missioni scientifiche in Yemen, che portarono alla redazione del manuale L’arabo parlato a Ṣan‘ā’ (Roma 1939).
Nel 1938, alla morte di Nallino, del quale era stato discepolo indiretto e collaboratore fedele, fu nominato direttore di Oriente moderno, incarico che tenne fino alla morte con un breve intervallo nel 1940-42, quando, arruolatosi nuovamente, combatté sul fronte greco e albanese, finché il conferimento della cattedra di turco lo richiamò a Roma. Nello stesso anno era morto il fratello Ercole, capitano di fanteria, nel campo di prigionia britannico di Yol, in India, in un atto di ribellione per il quale gli fu conferita postuma la medaglia d’oro al valor militare. La caduta del fascismo, con i cui istituti coloniali e scientifici Rossi aveva collaborato, non ne interruppe la direzione di Oriente moderno né l’attività scientifica, che si volse da allora soprattutto al mondo turco e a quello persiano. Nominato socio corrispondente dell’Accademia nazionale dei Lincei nel 1955, morì a Roma il 23 agosto dello stesso anno. La sua biblioteca e fondo personale, acquisiti dall’Istituto per l’Oriente, restano a disposizione degli studiosi nella sede di Roma.
Costanti della biografia personale di Rossi furono il sentimento patriottico e la dedizione agli interessi nazionali, entrambi indifferenti alla natura del regime corrente e condivisi da gran parte degli orientalisti italiani coevi. A essi s’intrecciò la ricerca, la cui cifra restò negli anni l’interesse eclettico per gli aspetti linguistici, storici e culturali postclassici, quando non francamente moderni, di quello che si definiva come il ‘tripode islamico’ (arabo, turco e persiano); ricerca che originò spesso negli incarichi e missioni di natura indirettamente politica che Rossi svolse al servizio del governo italiano e della sua politica di egemonia in Nordafrica e nel Levante. Da questi nacquero gli scritti su Malta, all’epoca contesa fra Italia e Inghilterra (fra tutti, la Storia della marina dell’Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta, Roma 1926); quelli dialettologici ed etnografici sullo Yemen; gli scritti di tema greco e albanese, occasionati dall’esperienza bellica ma concepiti come corollario dell’unità della cultura levantina ottomana della quale Rossi fu il principale studioso italiano dell’epoca; le ricerche di ambiente tripolino, fra le quali si ricorda soprattutto l’edizione della Cronaca araba tripolina di Ibn Ġalbūn (Roma 1936), «pietra angolare di quella vasta Storia tripolina che Rossi vagheggiava» (Gabrieli, 1955, p. 413). Quanto ai contributi sul mondo arabo contemporaneo, pubblicati soprattutto in Oriente moderno, essi appaiono, sebbene competenti e informati, orientati a comprovare le posizioni della politica fascista verso il Medioriente. Ne sono esempio i Documenti sull’origine e gli sviluppi della questione araba (Roma 1944), raccolti a sostenere l’indipendenza del mondo arabo in funzione antinglese e antifrancese, «quando la ruota della storia girava nel senso opposto ai contingenti interessi politici che l’avevano ispirato» (Gabrieli, 1955, p. 413). Nella sua vasta bibliografia occupano un posto distinto gli studi turchi e persiani, ai quali Rossi dette, nell’ultima parte della sua vita, i suoi migliori contributi filologici, con lo studio d’impianto folclorista e comparativista dell’epopea turcomanna preislamica (Il “Kitab-i Dede Qorqut”, Città del Vaticano 1952), e la catalogazione dei manoscritti persiani e turchi della Biblioteca apostolica Vaticana (Elenco dei manoscritti persiani della B.A.V. Vaticani - Barberiniani - Borgiani, Roma 1948, ed Elenco dei manoscritti turchi della B.A.V. Vaticani - Barberiniani - Borgiani, Roma 1953).
Fonti e Bibl.: E. Ciasca - G. Levi Della Vida, In memoriam E. R., Roma 1955; F. Gabrieli, E. R., in Oriente moderno, XXXV (1955), pp. 409-418 (con bibliografia degli scritti; poi rist. in Id., Saggi orientali, Caltanissetta-Roma 1960, pp. 219-235); Id., La storiografia arabo-islamica in Italia, Napoli 1975, pp. 90-92.