SOCCI, Ettore
– Nacque a Pisa il 25 luglio 1846 da Giuseppe e da Elettra Badanelli.
Trascorsa l’infanzia nella città natia, si trasferì con la famiglia a Firenze, dove frequentò il liceo degli scolopi. Ritornò a Pisa per iscriversi alla facoltà di giurisprudenza, ma interruppe gli studi per partecipare, nel 1866, alla campagna garibaldina in Trentino e l’anno seguente all’impresa di Mentana, che narrò nella prefazione al libro di Pio Vittorio Ferrari, Villa Glori. Ricordi ed aneddoti dell’autunno 1867 (Roma 1899).
Rientrato a Firenze, esordì nell’ambito giornalistico fondando, con alcuni amici di sentimenti repubblicani, il foglio La Verità, che ebbe brevissima vita. Nel 1870 si arruolò con le truppe garibaldine che presero parte alla difesa di Digione nel corso della guerra franco-prussiana. Al ritorno dalla Francia entrò, insieme con l’amico Luigi Castellazzo, nella Società democratica internazionale, appena costituitasi a opera di un gruppo di mazziniani tra cui Antonio Martinati, Federico Campanella, Andrea Giannelli. Alle notizie provenienti da Parigi, Castellazzo e Socci pubblicarono un indirizzo di sostegno alla Comune che provocò il sequestro delle carte e lo scioglimento della Società, che Socci e gli altri immediatamente ricostituirono come Unione democratica sociale.
Favorevole a forme di azione coordinata con i democratici che avevano aderito all’Internazionale socialista, si schierò con Giuseppe Garibaldi nella polemica da lui intrapresa al riguardo con Giuseppe Mazzini. Accettò di collaborare al periodico L’Italia nuova, fondato da Angelo Bargoni e da questi ceduto a Emilio Sequi, con l’obiettivo di trasferirlo a Roma e farne l’organo dell’area repubblicana a livello nazionale, promuovendo il progetto di unità dei diversi gruppi che si disputavano l’eredità mazziniana. Fallito tale obiettivo e con esso il giornale che avrebbe dovuto sostenerlo, Socci si adoperò nell’organizzazione di un comizio nazionale di tutte le forze democratiche in favore del suffragio universale (maschile). La mobilitazione procedeva attraverso la costituzione di comitati locali, e Socci, con lo scopo di fondare un comitato fiorentino, rientrò nel capoluogo toscano, dove assunse la direzione del Satana, «periodico scapigliato, redatto sulla falsariga del Gazzettino rosa» (E. Socci, Un anno alle murate..., 1898, p. XXII). A causa della pubblicazione sul giornale di una lettera di Francesco Domenico Guerrazzi dai toni fortemente anticlericali, Socci venne denunciato e incarcerato per due mesi, il che provocò la morte del giornale. Nel frattempo, era proseguita l’attività organizzativa del comizio che, al momento della convocazione, venne proibito dalle autorità di polizia, con conseguente arresto dei partecipanti più in vista. Dai tentativi di unità dei democratici scaturì il cosiddetto Patto di Roma, basato sulle parole d’ordine del suffragio universale maschile e della laicità e democratizzazione dello Stato. Ben presto Socci tentò una nuova impresa giornalistica, Il grido del popolo, anch’esso sequestrato dopo breve tempo.
Nuovamente incarcerato nel 1873 a seguito della partecipazione alle dimostrazioni contro le sedi dei gesuiti, nel 1874 diede vita a un ulteriore tentativo di collaborazione tra i gruppi repubblicani fiorentini fondando l’Avanguardia repubblicana, un’associazione con fini prevalentemente pedagogici dedita all’organizzazione di conferenze sui temi cari ai democratici: la diffusione dell’istruzione, l’educazione delle donne, la tutela dell’infanzia e della classe operaia: ma nuove denunce e arresti colpirono i responsabili dell’associazione, che fu ben presto soppressa.
Agli inizi di agosto del 1874 i repubblicani si riunirono a Rimini nella villa Ruffi per valutare la possibilità di partecipare alle elezioni politiche: la riunione venne sciolta dalla polizia e i partecipanti arrestati. L’accaduto destò molta eco nell’opinione pubblica e fu all’origine di disordini nel Bolognese e in altre zone dell’Italia centrale. Si minacciava anche una reazione violenta in area toscana e Socci fu incaricato di recarsi a Prato per convincere i gruppi che lì avevano stabilito di incontrarsi a non mettere in atto azioni insurrezionali. Compiuta con successo l’opera di mediazione, al ritorno a Firenze venne arrestato insieme con altri trentasei repubblicani e internazionalisti e passò tredici mesi nel carcere fiorentino: il processo iniziò nel giugno 1875 e si concluse il 31 agosto dello stesso anno con l’assoluzione.
Di nuovo a Roma nel 1877, Socci contribuì a fondarvi il primo circolo repubblicano della città e collaborò strettamente con Alberto Mario all’ulteriore tentativo di azione comune dei repubblicani, rappresentato – nell’aprile del 1879 – dalla fondazione della Lega della democrazia che riunì personalità diverse che condividevano gli stessi obiettivi. Il programma della Lega comprendeva il suffragio universale maschile, l’abolizione del giuramento di fedeltà dei deputati alla monarchia, la laicizzazione dello Stato, la confisca dei beni ecclesiastici, un piano di lavori pubblici. Socci fu redattore dell’omonimo giornale, nato nel 1880 e diretto da Mario. Nonostante le gravi difficoltà finanziarie e politiche La Lega della democrazia fu il giornale di maggiore diffusione e importanza espresso dall’universo radicale in quel periodo. Alla morte di Mario nel giugno del 1883 le pubblicazioni cessarono; nell’agosto dello stesso anno, a continuazione della Lega della democrazia, Socci fondò Il fascio della democrazia che ebbe anch’esso sede a Roma e fu pubblicato fino al giugno del 1885. In quegli anni, e specialmente in prossimità delle scadenze elettorali del 1882 e del 1886, egli si dedicò con fervore alla causa della estrema Sinistra, battendosi perché venisse abbandonata ogni tentazione insurrezionalista e rivoluzionaria a vantaggio di un programma ‘evoluzionistico’ da portare avanti in sede parlamentare e nel confronto con le istituzioni.
Iniziato alla massoneria negli anni Settanta, Socci fu dal 1899 al 1902 oratore della Gran loggia del rito simbolico italiano. Pur continuando la sua attività giornalistica (nel 1886 fu direttore del giornale La Democrazia), fu autore di diversi interventi di carattere marcatamente politico. Nell’opuscolo del 1886 (ripubblicato nel 1901) Del partito democratico in Italia, ripercorse criticamente le vicende organizzative e gli insuccessi elettorali delle forze democratiche.
Tutti i tentativi di organizzazione avevano, a suo avviso, «cozzato nel medesimo scoglio: nell’empirismo che si traduce sempre in vera e propria impotenza. La gran maggioranza dei democratici, pur riconoscendo il principio scientifico della evoluzione, non ha saputo spogliarsi del pregiudizio rivoluzionario» (E. Socci, Da giornalista..., 1901, p. 175).
Nel 1889 Socci fu fondatore e presidente del circolo radicale romano e principale organizzatore dell’assemblea unitaria dei democratici che si tenne a Roma nel maggio del 1890 con la partecipazione dei più illustri esponenti della sinistra radicale e diede vita al cosiddetto Patto di Roma.
La sua candidatura alle elezioni del novembre del 1890 non ebbe successo; venne eletto invece nel novembre del 1892 nel collegio di Grosseto, dove fu confermato nelle successive quattro legislature.
Svolse con assiduità il ruolo di deputato nelle file dell’estrema Sinistra, sostenendo in Parlamento le battaglie progressiste delle quali era stato protagonista nel ventennio precedente: riduzione dell’orario di lavoro degli operai, suffragio universale maschile, tutela delle donne e dei fanciulli, ammissione delle donne all’avvocatura, contrasto alla cosiddetta corruzione parlamentare. Propose e sostenne anche provvedimenti tesi a migliorare le condizioni del territorio grossetano: l’elevazione di tasse sulle terre incolte, l’abolizione dell’estatatura di Grosseto, la costruzione della ferrovia Massa-Follonica, il progetto di Porto Santo Stefano.
Prima e dopo l’elezione alla Camera si segnalò anche come autore di racconti e romanzi d’intonazione antiparlamentare: I misteri di Montecitorio. Note ed appunti a lapis, Città di Castello 1887 (nuova ed. Roma 2014); L’assalto di Montecitorio. Romanzo, Pitigliano 1900.
La sua attività parlamentare proseguì fino a pochi giorni prima della morte avvenuta il 19 luglio 1905 presso l’ospedale S. Giovanni di Dio di Firenze per l’aggravarsi del tumore alla bocca da cui era stato colpito tempo addietro.
Opere. Oltre ai testi citati, della sua vasta produzione memorialistica, letteraria e divulgativo-educativa si segnalano: Da Firenze a Digione. Impressioni di un reduce garibaldino, Prato 1871 (2ª ed. Pitigliano 1898); Un amore nell’ergastolo, Roma 1887; Un anno alle Murate. Impressioni e ricordi, Pitigliano 1898; Da giornalista a deputato. 1878-1901, Pitigliano 1901 (miscellanea in cui sono ripubblicati i testi di conferenze e interventi vari degli anni 1878-1900); Umili eroi della patria e dell’umanità. Narrazioni storiche ad uso delle scuole, Milano 1903.
Fonti e Bibl.: Necrologi: Commemorazione del deputato E. S., in Atti parlamentari, Camera dei deputati, Legislatura XXIII, 1ª sessione, Discussioni, tornata del 27 luglio 1905, pp. 5300-5304; E. S., in Nuova Antologia, 1° agosto 1905, pp. 550 s. Inoltre: G. Bruni, E. S., un poeta della politica, Massa Marittima 1947; N. Capitini Maccabruni, S. E., in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, 1853-1943, a cura di F. Andreucci - T. Detti, IV, Roma 1978, pp. 656-660; F. Conti, La democrazia repubblicana fra mito rivoluzionario e teorie evoluzionistiche (1878-1881), in Sinistra costituzionale, correnti democratiche e società italiana dal 1870 al 1892, Firenze 1988, pp. 265-293; M. De Niccolò, L’avvento di una cittadinanza repubblicana e i “placidi tramonti” del Regno: la «Lega della democrazia», in Dimensioni e problemi della ricerca storica, X (1997), 1, pp. 201-237; V. Gnocchini, L’Italia dei Liberi Muratori, Roma 2005, pp. 256 s.; G. Caglianone, Repubblicanesimo e socialismo a Massa Marittima e nell’Alta Maremma negli anni di E. S., in Rassegna storica toscana, LVIII (2012), 1, pp. 117-155; Camera dei Deputati, Portale storico, http://storia.camera.it/deputato/ettore-socci-18460725#nav.