TITO, Ettore
Pittore, nato a Castellammare di Stabia il 17 dicembre 1859. Di madre veneziana, fu condotto fanciullo a Venezia dove ha sempre vissuto e operato. Fu allievo dell'Accademia veneziana. Esordì all'arte in modo inevitabilmente favrettiano, come quasi tutti gli altri pittori suoi contemporanei, scegliendo i suoi motivi nella vita popolare della città della Laguna. Opera sua più importante, in tal genere, è quella Pescheria vecchia del 1887 alla Galleria nazionale d' arte moderna di Roma. Su tale realismo vernacolo egli non insiste molto, e ritorna ad esso, in modo sporadico, e più libero, come in Sulla Laguna, in Pelatrici di noci e in motivi di Chioggia. Il Cinquecento e il Settecento veneziani l'orientano verso un largo decorativismo che prende in lui carattere di quasi neobarocchismo assai piacevole e vibrante. Un disegno sensibile e sinuoso, un tocco preciso e vivissimo, un brillare di colore assai più ricco di pigmento che di tono lo farebbero rappresentante egregio di quel particolare modo di dipingere, di un dato momento dell'Ottocentismo europeo, che fu di Sargent e di Zorn, di Boldini e di Sorolla, se quel neobarocco di cui s'è detto non creasse a Tito una specie di stilismo pittorico particolare. Ad esso perciò va riportato quel suo mitologismo di ondine, di centauri, di baccanali, di ninfe, di amorini, di parche, di veneri, di tritoni; quel suo comporre in maniera larga e popolosa, come in La Gloria di Venezia, in Il 25 aprile 1912, nelle decorazioni del vestibolo della villa Berlingeri a Roma, nella sua ultima fatica del soffitto della chiesa degli Scalzi a Venezia. Decorativismo visivo, virtuoso e di superficie che gli ha suscitato le acerbe critiche di coloro che preferiscono pittura più costruita, più sostanziosa ed essenziale, e che lo ha fatto considerare, a torto, una specie di Paolo Veronese o di Tiepolo con la Kodak.
Ma, ove, fuori dell'aneddoto vernacolo e dello pseudo settecentismo d'occasione, T. opera in modo da contemperare tali tendenze bilanciandole sul filo d'una sua serena sensibilità, in paesaggi ariosi, in visioni alpestri, in larghe piane con bovi all'aratura, in luminosi idillî, in lagune d'un blu bellissimo, quasi minerale, egli dà il massimo delle sue possibilità pittoriche. Tali motivi amati e ricercati da collezionisti gli hanno dato agiatezza e rinomanza. Sue opere si trovano nelle principali gallerie d'Europa.
È accademico d'Italia.
Bibl.: A. Colasanti, L'Esposizione Internazionale d'arte di Venezia, in L'Arte, 1904; A. Severi, VIIIa Esposizione Internazionale d'arte a Venezia, ibid., 1909; V. Pica, La Galleria d'arte moderna di Venezia, Bergamo 1909; I. Neri, E. T., collezioni di monografie illustrate, ivi 1916; A. Colasanti, La Galleria Nazionale d'arte moderna di Roma, Milano-Roma.