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ETTORE

di Giorgio Pasquali - Enciclopedia Italiana (1932)
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ETTORE ("Εκτωρ, Hector)

Giorgio Pasquali

Figlio di Priamo. Nell'Iliade il maggiore eroe dei Troiani, antagonista di Achille. In Omero non è mai detto che sia il primogenito; eppure, grazie al valore e al senno, egli esercita qui evidentemente quegli uffici regi ai quali Priamo è ormai per vecchiezza impari: anche presiede l'assemblea che in Omero, come spesso nella concezione di popoli relativamente primitivi, è formata dal popolo in armi.

Egli è il beniamino di quegli dei che nell'Iliade sono ancora sentiti stranieri e ostili ai Greci, il tracio Ares e specie l'asiatico Apollo, il quale tutt'e due le volte che Ettore è colpito da Aiace Telamonio lo rimette in piedi e gli ridà forza. E grazie anche alla protezione di queste divinità, ma più in conformità di un disegno di Zeus (v. achille), egli riesce, finché Achille rimane con i suoi Mirmidoni lontano dalla battaglia, a prevalere, dopo lunghe e sanguinose alternative, sui Greci, a respingerli alle navi, ad appiccare fuoco a una di queste. Solo allora Achille consente a Patroclo e ai Mirmidoni di accorrere in soccorso. Ma Patroclo, dopo aver respinto i Troiani fin sotto le loro mura, è vinto e ucciso da Ettore. Allora soltanto Achille, riconciliatosi con Agamennone, ridiscende in campo. Ettore, inseguito tre volte intorno alle mura di Troia, cade per sua mano.

La scena è dipinta dal poeta con arte grandiosa: invano i genitori vecchi supplicano Ettore di salvarsi: questi riman fermo per timore degli scherni dei compagni e perché sa che vano è chieder mercé, perché Achille non concede quartiere. Ma quando lo vede venire, perde animo e fugge dinnanzi a lui. Zeus, vedendo l'inseguimento, pesa su aurea bilancia le sorti (κῆρε) dei due eroi: il giorno fatale di E. è più grave! Apollo lo abbandona. Eppure Achille non riuscirebbe forse a domarlo, se la protettrice dei Greci, Atena, preso l'aspetto di un fratello di E., Deifobo, non ingannasse questo mettendoglisi al fianco e facendogli false profferte di aiuto, non favorisse il Pelide, rimettendogli in mano la lancia già vanamente scagliata. E. muore, dopo aver pregato invano Achille di promettergli di render la salma contro riscatto ai genitori e dopo avergli profetato che Paride e Apollo lo uccideranno alla porta Scea. Achille trascina la salma di E. legata al carro tre volte intorno al sepolcro di Patroclo. Ma nell'ultimo canto della nostra Iliade, che, com'è uno dei più belli, così pare recente, s'induce a renderla a Priamo, che gli si presenta nella tenda, gli bacia la mano e gli ricorda il vecchio padre Peleo.

Celebre e spesso rappresentato nei vasi (famosa una tazza di Duride) è il duello di E. con Aiace; celebre anche la scena dell'addio alla moglie Andromaca e al figlio Astianatte.

E. ha comune con gli altri eroi omerici l'impulsività: è tipico come egli si proponga di tener testa ad Achille, poi al suo avvicinarsi fugga, poi lo affronti. Ma il poeta ha fatto di tutto per rendercelo simpatico. Egli è più umano degli altri eroi omerici, ha più squisito il senso dell'onore e, si direbbe, del dovere: una volta al fratello Polidamante che, impaurito da un presagio avverso, tenta d'indurlo a ripiegare, egli risponde (XII, 243): "Uno è l'augurio migliore, combatter per la patria", che è tutt'altro che espressione d'incredulità.

Il poeta ha potuto forse disegnar meglio questa figura, perché meno legato dalla tradizione: il nome, greco, benché l'eroe sia troiano, è chiaro: "colui che tiene, che resiste". E greci e altrettanto perspicui sono i nomi della moglie e del figliolo, e questo in contrapposto ai nomi non etimologizzabili e forse non indoeuropei di altri eroi, Achille, Ulisse, ecc. Quindi è assai poco probabile che egli sia un'antica figura di eroe tebano trasportata da coloni nell'Asia Minore, come è stato supposto spesso in questi ultimi anni. È vero che in tempi molto più recenti (la più antica testimonianza di età quasi sicura è ellenistica) si mostrava la sua tomba a Tebe, ma secondo un'ottima tradizione le ceneri di E. non furono trasportate colà se non quando un oracolo, certo in tempo relativamente recente, ordinò ai Tebani, travagliati dalla peste, di trasportare nel loro paese da Ofrinio ('Οϕρύνιον) nella Troade le ceneri dell'eroe. Del resto, anche il culto di una figura mitica ben più genuina, Achille (v.), nel lontano Ponto, è ora dimostrato recente.

Che E. non abbia altra leggenda che in Omero è forse un altro indizio di origine recente e non mitica. Nell'Eneide (II, 268 segg.) egli nell'ultima notte di Troia appare in sogno ad Enea a consigliargli la fuga e a comandargli di prendere con sé i Penati della città espugnata.

Bibl.: Heckenbach, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, col. 2806 segg.; Lehnerdt, in Roscher, Lexikon d. gr. u. röm. Mythol., I, 1910 segg. - Per Ettore tebano, F. Dümmler, Kleine Schriften, II, Lipsia 1902, p. 240 segg.; e, dopo altri, E. Bethe, Homer, III, Lipsia 1927, p. 79 segg.; contro, O. Crusius, in Münchner Sitzungsberichte, 1905, p. 760 segg.; U. v. Wilamowitz, Ilias und Homer, Berlino 1916, p. 334, n. 3.

Vedi anche
Deifobo (gr. Δηίϕοβος) Mitico figlio di Priamo e di Ecuba. Successe a Ettore come comandante dei Troiani. Morto Paride, sposò Elena e nella distruzione di Troia morì per mano di Menelao e Ulisse. Iliade (gr. 'Ιλιάς) Titolo con cui è indicato, già in Erodoto (II, 116), uno dei due grandi poemi (Iliade e Odissea) attribuiti dalla tradizione ad Omero (in origine ἰλιάς è aggettivo e significa "d'Ilo, di Troia", sicché doveva sottintendersi un sostantivo: ἡ ἰλιὰς ποίησις o sim.). L'Iliade ci è giunta ... Omèro Gli antichi attribuivano l'Iliade e l'Odissea (e molti altri poemi) a un poeta di nome O.; di lui, però, non sapevano nulla che non fosse leggenda. Le Vite di O. a noi giunte (una delle quali attribuita falsamente a Erodoto) sono in realtà romanzi; come è romanzesco il Certame di O. ed Esiodo, racconto ... Paride (gr. Πάρις) Mitico eroe di origine frigia, figlio di Priamo e di Ecuba, causa prima della guerra e della caduta di Troia. Dopo un sogno premonitore, avuto durante la gravidanza (le era parso di generare una fiaccola che appiccava il fuoco al palazzo reale), Ecuba fece esporre il piccolo P. sul Monte ...
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Altri risultati per ETTORE
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    Enciclopedia on line
    (gr. ῞Εκτωρ) Eroe troiano, il più valido difensore della città, secondo l’Iliade: figlio di Priamo e di Ecuba, marito di Andromaca, da cui ebbe il figlio Astianatte (o Scamandro). Con l’aiuto di Ares e di Apollo riesce a vincere i Greci finché Achille è lontano dalla battaglia; uccide Patroclo quando ...
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    Enciclopedia dei ragazzi (2005)
    Massimo Di Marco L'eroe che ebbe la sfortuna di battersi contro Achille Ettore è il più valoroso dei figli di Priamo, re di Troia. Combatte con un ardore straordinario, ma è anche un marito e un padre affettuoso. Pur sapendo di andare incontro alla morte, affronta coraggiosamente Achille, anteponendo ...
  • Ettore
    Enciclopedia Dantesca (1970)
    Giorgio Padoan Figlio di Priamo, re di Troia, e di Ecuba. Valorosissimo in guerra, E. fu il principale eroe di parte troiana durante il lungo assedio greco, l'unico che potesse aspirare a misurarsi con Achille. Seminò la strage nelle schiere avversarie, e sostenne invitto un lungo duello con il fortissimo ...
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    Enciclopedia dell' Arte Antica (1960)
    ("Εκτωρ, Hector) H. Sichtermann Ettore, figlio di Priamo e di Ecuba, da Apollodoro per primo indicato come il primogenito, nell'Iliade è il figlio prediletto e il sostegno della famiglia reale troiana, il comandante supremo e temporaneamente capo politico dello Stato. E. è colui che arreca le più ...
Vocabolario
cubare¹
cubare1 cubare1 v. intr. [dal lat. cubare], ant. – Giacere: là dov’Ettore si cuba (Dante).
trèno²
treno2 trèno2 s. m. [dal gr. ϑρῆνος, lat. tardo threnus], letter. – Canto funebre presso gli antichi Greci: il t. per la morte di Ettore, nell’Iliade; i t. di Simonide, di Pindaro; cantare un treno. Per estens., sono dette Treni anche le...
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