Vedi EUBEA dell'anno: 1960 - 1973 - 1994
EUBEA (v. vol. iii, p. 511)
Nonostante siano iniziate negli ultimi anni imprese di ricerca scientifica sia nell'ambito della preistoria e protostoria (Manika, Lefkandi) sia in quello dei periodi arcaico, classico ed ellenistico-romano (Eretria, Calcide), l'E. resta ancora una regione scarsamente esplorata.
Ad eccezione di Eretria, poco si conosce delle sue altre città, in buona parte presenti nel Catalogo Omerico delle navi, come Dion, Histiaia, Kerynthos, Aigai, Orobiai nell'area settentrionale, Calcide e Amarynthos nella fertile area centrale, Karystos e Dystos nella più povera regione meridionale. Ancor meno si sa di alcuni celebri santuarî dell'isola come quello di Artemide a Capo Artemision, di Apollo Selinoùntios a Orobiai (attuale Roviès) e di Artemide Amaroùsia ad Amarynthos; qualche elemento concreto si possiede solo per il tempio di Apollo a Tamyniai presso Avlonarion. La lacuna è particolarmente sentita in quanto l'E., almeno fino all'occupazione attica del V sec. a. C., dovette avere una primaria importanza storicostrategica per la sua posizione geografica, che l'affianca alla Locride, alla Beozia, all'Attica e alla Tessaglia e la rende tramite tra le isole (Cicladi e Sporadi settentrionali) e il Continente. La guerra Lelantina, con le sue complicazioni internazionali, la grande espansione coloniale di Calcide ed Eretria, la fertilità del suolo, documentata dalla σταϕυλοϕόρο Histiaia (Hom., Iliad., ii, 539) e dal fatto che l'isola sarà granaio dell'Attica, lo sfruttamento minerario del suo terreno, ampiamente documentato dalle fonti, e il commercio romano del marmo "cipollino" di Karystos e Dystos, sono elementi che attestano, d'altro canto, il suo significato economico.
Recenti ricerche preistoriche di D. Theocharis e una estesa esplorazione in superficie della Scuola Britannica di Atene permettono di riscontrare ora la notevole densità di stanziamento nell'antichità (92 siti individuati) oltre ad una documentazione varia e continua per tutti i periodi, dalla fase più antica del Neolitico in poi. L'area più densamente occupata è naturalmente quella centrale, attorno a Calcide, che domina il punto-chiave della navigazione sull'Euripo e rappresenta un ponte tra l'isola e l'antistante Beozia. Ma ben rappresentata è pure l'area settentrionale di notevole significato strategico, all'uscita dell'Euripo verso l'Egeo. Scarsa di stanziamenti sembra essere invece la parte orientale e meridionale. Questa più intensa occupazione del versante che guarda il continente spiega anche perché in tutti i periodi della preistoria, l'E. sembra più aperta agli influssi della terraferma che non a quelli delle Cicladi, che sono tuttavia rappresentate da materiale importato. Già in periodo Neolitico l'Euripo doveva essere una via importante: notevoli stanziamenti danno materiale che è vicino più a quello della Grecia centrale e del Peloponneso che non a quello della Tessaglia. Nel terzo millennio una vasta occupazione del Proto-Elladico continua sulle vecchie sedi neolitiche, ma i centri si raddoppiano. È di questo periodo l'importazione di materiale ceramico cicladico, riscontrata soprattutto a Manika, presso Calcide, ricca di tombe, di alcuni resti del villaggio e di ceramica affine a quella anatolica di Troia IV. Il Medio Elladico sembra essere meno rappresentato, quanto a centri, ma non per varietà di tipi ceramici che accomunano l'aspetto culturale dell'isola con la vicina Beozia. Il Miceneo è ampiamente documentato in ogni area, ma più intensamente in quella centrale. Del Tardo Elladico III C è probabile una produzione ceramica locale, così come è stato recentemente dimostrato per il Protogeometrico e Geometrico, che quasi ovunque si sovrappongono e continuano gli insediamenti precedenti.
Per il periodo arcaico e classico, rappresentato già da resti di opere fortificatorie in varî punti dell'isola, molto si attende dagli scavi in corso ad Eretria che, dopo il periodo geometrico (e probabilmente dopo la guerra Lelantina) assume il ruolo precedentemente tenuto forse dal centro di Lefkandi. Documenti significativi del periodo romano, oltre che ad Eretria e Calcide (mosaici), sono da segnalare nella parte settentrionale, presso l'attuale Edypsò, con istallazioni termali.
Bibl.: Per un completamento della bibl. precedente cfr. Kleine Pauly, II, 1967, c. 399; e per un aggiornamento (oltre a bibl., s. v. Calcide ed Eretria) cfr.: A. Philippson, Die griech. Landschaften, I, 2, Francoforte 1952; J. Boardman, Early Euboean Pottery and History, in Ann. Brit. School Athens, 52, 1957, p. i ss.; D. Theocharis, in ᾿Αρχεῖων Εὐβοϊκῶν Μελετῶν, 1959, p. 279 ss.; P. Ålin, Das Ende der myk. Fundstätten, Lund 1962, p. 126 ss.; P. Desborough, The last Mycenaeans, Oxford 1964, p. 122; A. D. Uhre, Small Vases from Euboean Workshops, in Ann. Brit. School Athens, 58, 1963, p. 14 ss.; R. H. Simpson, A Gazetteer and Atlas of myc. Sites, Londra 1965, p. 164 ss.; L. H. Sackett, e altri, Prehistoric Euboea, in Ann. Brit. School Athens, 61, 1966, p. 33 ss. (con bibl. dettagliata per ogni località); V. Hankey, A marble quarry at Karystos, in Bull. Musée Beyrouth, XVIII, 1965, p. 53 ss.; H. W. Catling, A mycenaean puzzle from Lefkandi, in Am. Journ. Arch., 72, 1968, p. 41 ss. (e i primi brevi rapporti degli scavi di Lefkandi in Bull. Corr. Hell., 89, 1965, p. 842 ss.; 91, 1967, p. 743 s.; Journ. Hell. Stud., Arch. Rep., 1964-65, pp. 16-187.