EUFRONIO (Εὐϕρόνιος)
Ceramista attico, il cui nome ricorre intero su tredici vasi a figure rosse: in tre con la voce verbale ἔγραψεν; in otto con la voce ἐποίησεν, in due senza voce verbale. Si aggiungano due tazze frammentate, in una delle quali la fine del nome conservatasi... ιος è più che probabile che si debba integrare in Εὐϕρόνιος, mentre nell'altra la forma verbale (ἐπ)οἰησεν doveva verosimilmente essere preceduta dallo stesso nome. Questo denota forse un'origine servile. Certo è che la fama di E., anzi il posto quasi di primato tra gli altri ceramisti contemporanei, sembra accertata, oltre che dal valore delle opere da lui firmate e di quelle che possono essergli ascritte, da due circostanze. L'una è data dalla scoperta sull'acropoli di Atene di una base di ricco dono votivo, con l'iscrizione (E) ὐϕρόνιος κεραμεύς. L'altra è costituita da una frase denotante invidia e orgoglio, e che fu tracciata col pennello dal ceramista Eutimide (v.) su di un vaso, un'anfora vulcente, ora a Monaco: Eutimide, figlio di Polia, dipinse come non mai dipinse Eufronio. E. appartiene alla serie dei grandi maestri di tazze di stile severo: su quindici vasi, in cui ricorre o ricorreva la sua firma, uno è un cratere, un secondo è uno psykter, tutti gli altri sono tazze. Dapprima pittore nell'officina di Cacrilione, diventò in seguito padrone di officina, e anche come padrone è lecito credere che non lasciasse di dipingere vasi. È presumibile che E., nato circa il 530 a. C., abbia iniziato la sua attività circa il 510 a. C. continuandola sino al 470 all'incirca.
A E. pittore il Beazley ha ascritto due crateri a calice, un cratere a volute (quello di Arezzo con Eracle in lotta contro le Amazzoni) uno stamno, un'anfora e frammenti di un'altra, tre pelikai, tre tazze. Da un frammentato cratere a calice del museo del Louvre parrebbe che dapprincipio E. dipingesse non solo per Cacrilione, ma anche per Eussiteo. La tazza fabbricata nell'officina di Cacrilione, da Vulci, ora a Monaco, il cratere ceretano del Louvre, lo psykter ceretano di Leningrado (questi tre vasi hanno la firma di E. come pittore), il cratere a volute di Arezzo e il cratere di Capua a Berlino, opera della maniera di E. per il Beazley, opera giovanile di E. per il Furtwängler, ci dànno la testimonianza della potenza artistica, davvero singolare, di questo ceramista; certamente è nella scena della lotta tra Eracle e Gerione nella tazza di Monaco, nel gruppo di Eracle e Anteo nel cratere del Louvre, nell'Amazzonomachia del cratere di Arezzo, l'afflato eroico, grandioso, degno di un grande pittore, mentre nel bel Leagro dell'interno della tazza di Monaco e nelle etere dello psykter, nella gara musicale del cratere del Louvre, è la nota realistica, ma dignitosa e graziosa.
Tra le opere firmate da E. come padrone di officina eccelle la celebre tazza di Cerveteri del Museo del Louvre con nell'interno la scena, piena di delicatezza mistica, di Teseo ricevuto da Anfitrite, e con le imprese dell'eroe attico nei lati esterni. Si è ascritta la pittura di questa tazza al pittore detto di "Panaitio", dal nome dell'efebo che vi è elogiato; con ben 61 vasi, tutte tazze all'infuori di tre, il Beazley ha ricostruito l'opera di questo pittore. Le ultime due opere di E. come pittore di officina sono le due tazze policrome frammentate, quella vulcente di Berlino e quella della acropoli di Atene, che il Beazley ascrive al "pittore di Pistosseno". Siamo con queste due opere ai margini dello stile severo; vi si avverte ormai la grandiosità dell'arte di Polignoto.
Bibl.: J. D. Beazley, Attische Vasenmaler des rotfigurigen Stils, Tubinga 1925, pp. 58 segg., 165 segg., 259 seg.; P. Ducati, Storia della ceramica greca, Firenze 1923, p. 286 segg.; J. C. Hoppin, A handbook of Attic red-figured Vases, Cambridge 1919, p. 376 segg.; W. Klein, Euphronios, Vienna 1886; E. Pfuhl, Malerei und Zeichnung der Griechen, Monaco 1923, p. 447 segg.