Aroux, Eugéne
Uomo politico e letterato francese (Rouen 1793-Parigi 1859), sostenitore di una fra le più stravaganti interpretazioni esoteriche dell'opera dantesca. L'A., che aveva in gioventù partecipato attivamente all'opposizione liberale alla Restaurazione, diede poi il proprio appoggio, come magistrato e come deputato, alla monarchia di luglio, accentuando progressivamente il proprio clericalismo conservatore. La sua opera letteraria (che include, fra l'altro, una traduzione del Paradiso perduto di Milton e una della Storia universale del Cantù) riflette molto chiaramente i suoi atteggiamenti e timori politici. Nel 1842 l'A. pubblicò una traduzione in versi della Commedia, che più tardi ripudiò e rifece interamente. Nel 1853, dopo l'esperienza quarantottesca, egli pubblicò un libro su D. il cui contenuto è espresso chiaramente nel titolo: Dante hérétique, révolutionnaire et socialiste. Révelations d'un catholique sur le Moyen Âge (Parigi 1853). Riprendendo e portando all'estremo le tesi di G. Rossetti (con lo scopo, però, di denunciare quel che il Rossetti esaltava) l'A. sostiene che D. (definito " uno dei più accaniti e pericolosi avversari della Chiesa di Roma, tanto più pericoloso in quanto fornito dal Cielo di genio " e " un ateo, uno di quegli uomini senza fede e senza onore che sognano e tramano rivoluzioni, per innalzare sulle rovine insanguinate l'edificio della loro fortuna ") sarebbe stato membro di una delle sette ereticali avversarie dell'autorità apostolica e dell'ordine costituito che avrebbero raccolto nel Trecento l'eredità del ghibellinismo di Federico II e della ribellione albigese, anticipando nell'atteggiamento gnostico e manicheo certe dottrine degl'illuministi moderni e di Swedenborg. L'opera tutta di D., dalla Vita Nuova in avanti, sarebbe scritta in un linguaggio a chiave, comprensibile soltanto ai compagni di setta, che l'A. sarebbe riuscito finalmente a svelare, dando così l'unica e vera interpretazione di tanti personaggi ed episodi danteschi (per esempio: la sodomia di Brunetto Latini non sarebbe che un rimprovero di D. al maestro, per essersi " fatto adoratore di un uomo, baciandogli i piedi e considerandolo vicario di Dio in terra "; Ulisse e Diomede rappresenterebbero in realtà D. stesso e Arrigo VII " riuniti in un'unica fiamma, ardenti di un uguale sogno rivoluzionario, desiderosi di rapire a Roma il suo Palladio "; e così via).
Il libro dell'A., fortemente legato al momento sociale e politico in cui fu scritto (in una lettera di dedica a Pio IX l'A. auspica il ritorno " alle sole dottrine che possano assicurare la pace delle coscienze e la stabilità degli stati "), diede l'avvio in Francia a una serie di vivaci discussioni sull'ortodossia di Dante. A questo libro rispose Ferjus Boissard con un altro, intitolato Dante révolutionnaire et socialiste, mais non hérétique (Parigi 1854, 18582). L'A. stesso riprese l'argomento, pubblicando una traduzione della Commedia secondo la sua nuova interpretazione, che uscì accompagnata da alcuni saggi sulla stessa materia (pubblicati anche separatamente): La Comédie de D. (Enfer-Purgatoire-Paradis) traduite en vers selon la lettre et commentée selon l'esprit, suivie de l'Hérésie de D. démontrée par Francesca da Rimini [devenue un moyen de propagande vaudoise, et coup d'oeil sur les romans du Saint-Graal], de Preuves supplémentaires [de l'hérésie de D. - Note du Paradis illuminé a giorno] et de la Clef du langage des Fidèles d'amour [Clef de la comédie anti-catholique de D. A., pasteur de l'Église albigeoise dans la ville de Florence, affilié à l'Ordre du Temple, donnant l'explication du langage symbolique des fidèles d'amour] (Parigi 1856-57 3 voll.). Riprese le sue tesi, estendendole ad altri aspetti della cultura medievale, in Les Mystères de la chevalerie et de l'amour platonique au Moyen Âge (ibid. 1858). È significativo (e tipico del persistente interesse nella cultura francese per l'esoterismo) che del libro principale dell'A., Dante hérétique, sia stata fatta una ristampa (ibid. 1939).
Bibl. - V. alla voce FRANCIA (particolarmente i contributi di G. Maugain, G. Cattaui, A. Pézard, P. Renucci e R. Beyer), e inoltre M. Prévost, E.A., in Balteau, Barroux, Prévost, Dictionnaire de Biographie française, III, Parigi 1939, 1046-1047.