eugenica
Disciplina (detta anche eugenetica) che si propone di ottenere un miglioramento della specie umana, attraverso le generazioni, in modo analogo alle selezioni applicate agli animali e alle piante in allevamento. L’eugenica affonda le sue radici nel darwinismo sociale della fine del XIX sec. e nelle relative metafore del valore adattativo, della competizione e della razionalizzazione della disuguaglianza. Nella sua forma moderna, in effetti, il concetto ha avuto origine con Francis Galton, scienziato inglese cugino di Charles Darwin. Galton coniò il termine ‘eugenica’ nel 1883 e lo utilizzò per promuovere l’idea di un miglioramento della specie umana attraverso l’eliminazione dei caratteri ereditari ‘sfavorevoli’ e l’incremento di quelli ‘favorevoli’. L’eugenica fiorì però a partire dal 1900, dopo la riscoperta della teoria di Mendel secondo la quale la composizione biologica degli organismi è determinata da certi fattori, in seguito riconosciuti come geni. All’inizio del XX sec. i movimenti eugenici si diffusero negli Stati Uniti, in Canada, in Gran Bretagna, oltre che nell’Europa continentale e in parte dell’America Latina e dell’Asia. Nella sua evoluzione storica l’eugenica ha vissuto momenti drammatici, soprattutto quando l’interpretazione distorta della teoria dell’eugenica cosiddetta positiva, che vuole favorire direttamente la diffusione dei caratteri migliori, ha fornito un alibi pseudoscientifico agli eccidi razziali. Peraltro, la costituzione di banche del seme, prelevato da individui dotati di qualità particolarmente favorevoli, o il trapianto di nuclei di cellule somatiche in cellule uovo anucleate, per ottenere cloni di individui con lo stesso patrimonio ereditario, rappresentano un impiego tuttora molto discusso dell’eugenica positiva. L’eugenica negativa mira invece a limitare la diffusione di gravi malattie ereditarie al fine di ridurne la frequenza in generazioni successive. L’ambito dell’eugenica è pervaso da pesanti implicazioni etiche sulle quali la bioetica impone puntualizzazioni e discussioni in continua evoluzione. A partire dagli anni Sessanta del XX sec. si verifica un notevole cambiamento, quando la comunità medica internazionale si pone come obiettivo la diminuzione della mortalità e della morbilità causate da malattie ereditarie. L’applicazione della genetica umana alla sanità pubblica è stata delineata nel 1968 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Un programma di sanità pubblica ha per obiettivi la riduzione della mortalità imputabile alla malattia e la prevenzione della malattia stessa. Quest’ultimo obiettivo viene considerato il più importante, dato che sanità pubblica dovrebbe essere sinonimo di prevenzione. L’applicazione delle conoscenze della genetica umana al trattamento e alla prevenzione delle malattie ereditarie, per diminuirne l’incidenza, può essere considerato un caso particolare di pianificazione familiare. A differenza dell’eugenica classica, la genetica umana del Secondo dopoguerra si limita al trattamento dei caratteri patologici e solo di quelli che hanno modalità di trasmissione ereditaria chiaramente definite. Se, per l’eugenica classica, lo scopo che ci si proponeva era selezionare i caratteri ritenuti ‘migliori’ in riferimento a macrocaratteri di incerta definizione, come l’intelligenza, la razza, la statura, il successo sociale, l’assenza di tare come l’alcolismo o la debilità mentale, la nuova eugenica prende in considerazione caratteri che hanno un determinismo chiaro e stabilito, in particolare i tratti genetici responsabili di patologie ereditarie a trasmissione diretta, dei quali si vuole diminuire la frequenza con differenti metodi e momenti di intervento.
→ Genoma. Il progetto genoma umano