CASANOVA, Eugenio
Nacque il 17 genn. 1867 a Torino, da Ludovico, ingegnere e combattente del Risorgimento, di famiglia originaria di Pavia, e da Margherita Ghigo; fu educato a Nizza.
Laureatosi in giurisprudenza, entrò nella carriera archivistica il 2 dic. 1886 come primo alunno d'ordinee fu destinato all'Archivio di Stato di Firenze. In questa città frequentò i corsi della Scuola di paleografia e diplomatica dell'Istituto di studi superiori, conseguendo il relativo diploma nel 1892 con una tesi su La carta nauticadi Conte di Ottomano Freduccid'Ancona, edita due anni più tardi (Firenze 1894) e, entrato in rapporti con P. Villari e C. Paoli, divenne loro collaboratore nella redazione dell'Archiviostorico italiano, di cui curò anche un volume di indici (Indice tripartitodella quarta serie dell'Archivio storico italiano, Firenze 1891). Fra i suoi lavori eruditi di questi primi anni di attività, improntati ai dettami del metodo storico positivo, si ricorda la ricerca, condotta con A. Del Vecchio, su Le rappresaglie nei Comuni medievali e specialmente in Firenze (Bologna 1894). Passato l'8 febbr. 1899 all'Archivio di Stato di Siena, il C. cominciò a preparare l'edizione critica del grande cartolario dell'abbazia di S. Salvatore in Fontebone o della Berardenga, sita nel Senese presso l'Ombrone, pubblicata solo molti anni più tardi (Il Cartolariodella Berardenga, Siena 1914) e continuò ad occuparsi di storia medievale toscana; nel 1898, in collaborazione con P. Villari, pubblicò un antologia di scritti di G. Savonarola (Scelta diprediche e scritti di fra' G. Savonarola, Firenze 1898), nel 1900 un nuovo volume di indici dell'Archiviostorico italiano (Indice tripartito della quinta serie dell'Archivio storico italiano, Firenze 1900) e nel 1901 un noto studio di costume sulla donna senese nel Quattrocento (Siena 1901). Trasferito all'Archivio di Stato di Torino il 10 apr. 1903, il C. rivolse, per ragioni di ufficio, i suoi interessi alla storia piemontese, allargandone contemporaneamente anche l'arco cronologico, fino ad allora medievistico, per includervi studi su momenti e personaggi della storia moderna e più recente degli Stati sabaudi (Tavole genealogiche della famiglia Alfieri, Torino 1903; Censimento di Torino alla vigilia dell'Assedio, Torino 1907; Carlo Bastia, Siena 1907). Ma decisivo nell'orientamento della sua attività fu il trasferimento a Napoli, con la conseguente nomina a direttore di quel Grande Archivio, ottenuta il 1° giugno 1907. La nuova responsabilità e forse anche la lezione di rigoroso ordinamento storico appresa nelle precedenti esperienze fiorentina e torinese, oltre alle gravi condizioni di abbandono e di pericolo in cui versava allora, dal punto di vista materiale ed organizzativo, l'archivio napoletano, indussero il C. a dedicarsi non più e non tanto allo studio e all'edizione dei documenti, quanto piuttosto ai problemi del loro ordinamento e della loro conservazione, trasformandolo in tal modo da diplomatista e storico positivo in archivista puro. A Napoli il C. promosse importanti lavori di consolidamento statico del vecchio edificio che ospitava il Grande Archivio; eseguì e concluse nel 1909 un censimento completo dei pezzi; riorganizzò il servizio di restauro dei documenti, affidandolo a C. Marino e difendendo il sistema, basato sull'utilizzazione di membrana ariimale resa trasparente, inventato da costui; istituì una sala speciale (a pagamento) per le ricerche di carattere legale (L'Archivio di Stato di Napolidal1º genn. 1899 al 31 dic. 1909, Napoli 1910). Nel 1910 partecipò al secondo congresso internazionale degli archivisti e bibliotecari svoltosi a Bruxelles; nel 1911 ordinò a Napoli una riuscita mostra storico-documentaria del Risorgimento meridionale, di cui pubblicò il catalogo (Mostra del Risorgimento italiano nelle provincie meridionali. Catalogo, Napoli 1911). Ma soprattutto, per incarico di P. Villari, nel 1910 compilò e pubblicò, su materiale fornito da tutti gli archivi italiani, una guida pratica, ma anche descrittiva e storica, dell'intero patrimonio archivistico nazionale (L'ordinamento delle carte degli Archivi di Stato italiani. Manuale storico archivistico, Roma 1910).
La formazione giuridica, l'esperienza erudita, la vasta conoscenza dei problemi tecnici ed organizzativi degli archivi, i legami internazionali ponevano il C., alla vigilia del primo conflitto mondiale, in prima linea fra gli archivisti italiani; onde non sembrò affatto strano che a lui fosse affidato il compito di preparare il primo congresso internazionale degli archivi, che avrebbe dovuto svolgersi in Italia nel 1915 e che poi, sopraggiunta la guerra, non si svolse più. Il senso vivo dei problemi che gravavano sugli archivi e, d'altra parte, la consapevolezza dell'indifferenza per essi dei governi e dell'opinione pubblica, indussero il C. a dar vita nel 1914 ad una rivista teorica e tecnica dedicata esclusivamente "all'incremento della disciplina archivistica" (Gli Archivi italiani, I [1914], p. 158), in cui fosse possibile dibattere anche i grandi temi della funzione giuridica, sociale e culturale dei depositi documentari, dei diritti e doveri degli Stati e delle comunità nei loro riguardi, della preparazione professionale degli addetti, dell'ordinamento e conservazione delle serie e dei pezzi e così via. La rivista, che ebbe il titolo Gli Archivi italiani, fu edita sino al 1921 dal Lazzari di Siena, e pubblicò saggi di notevole importanza e valore scientifico, fra cui alcuni dello stesso C. (I RR. Archivi di Stato nel biennio 1912-1913, I [1914], pp. 5-76; Gli archivi provincialidel Mezzogiorno d'Italia e della Sicilia, ibid., pp. 91-135; Gli archivinei trattatiinternazionali, V[1918], pp. 179-201); quindi, per difficoltà finanziarie, fu soppressa. Ma nel frattempo il C., in seguito a concorso, aveva ottenuto la nomina a direttore dell'Archivio di Stato e dell'Archivio del Regno di Roma, con decorrenza dal 16 genn. 1916; egli vi avviò subito importanti iniziative di riordinamento e di potenziamento dei fondi e dei servizi, provvedendo fra l'altro alla costituzione di un gabinetto fotografico ed alla rinascita del laboratorio di restauro; acquisì, inoltre, allo Stato preziosi ed imponenti fondi, fra cui, nel 1919, quello della Congregazione del Buon Governo e quello della presidenza generale del Censo dello Stato pontificio.
La conclusione del conflitto mondiale provocò varie controversie di diritto internazionale a proposito dei fondi d'archivio allontanati dai rispettivi luoghi d'origine o espatriati senza permesso; e il C. ebbe modo di intervenire più volte a sostegno delle ragioni dello Stato italiano, affermando in ciascuna occasione la validità della dottrina della territorialità del patrimonio artistico e storico, e perciò anche di quello documentario; e ciò in particolare a Londra, ove nel 1918-19 agì quale esperto del governo italiano nel corso della causa che ivi si dibatté a proposito della vendita dell'archivio Medici Tornaquinci, ottenendo un positivo risultato (La causa per l'Archivio Medici Tornaquinci, in Gli Archivi italiani, VI [1919], pp. 77-108).
Gli ultimi incarichi direttivi, l'attività internazionale, la direzione della rivista avevano sviluppato nel C. una viva propensione all'approfondimento degli aspetti teorici della disciplina archivistica. Onde l'assegnazione al C. nel 1925 dell'incarico di insegnamento di archivistica presso la facoltà di scienze politiche dell'università di Roma apparve più che naturale e lo indusse a riassumere ed anche a formulare in modo più completo che non per il passato alcune delle sue opinioni in campo dottrinario, consegnate quindi al manuale Archivistica (Siena 1928, e in ediz. anastatica, Torino 1966), cui è giustamente legata la sua notorietà. Dal 1927-28 sino al 1934-35 egli tenne anche l'incarico di insegnamento di archivistica presso la Scuola di perfezionamento in storia medievale e moderna della facoltà di lettere e filosofia dell'università romana.
Un nuovo campo di attività gli era stato nel frattempo aperto dalla carica di segretario generale della Società nazionale per la storia del Risorgimento italiano, assunta nell'anno 1920, cui fece seguito nel 1926 la direzione della Rassegna storica del Risorgimento, a proposito della quale incorse nel 1931 in un clamoroso infortunio, permettendo la pubblicazione e quindi sostenendo la genuinità della famigerata lettera di.A. Lincoln a M. Melloni (A proposito della lettera di A. Lincoln a M. Melloni, pp. I-VIII, premessa al fasc. 4). Ciò provocò nel 1932 la sua sostituzione nella direzione della rivista e la nascita di un vivace contrasto con C. M. De Vecchi, che, in veste di commissario straordinario della Società, divenne anche l'anno seguente direttore della Rassegna. IlDe Vecchi, avvalendosi anche di accuse strumentalmente rivolte al C. dall'intemo dell'Archivio romano, in data 16 ott. 1933 lo fece porre d'autorità a riposo, espellendolo così dalla carriera archivistica; e ciò ad onta di un pressante intervento presso il governo italiano della Commissione per la cooperazione internazionale della Società delle nazioni, di cui il C. faceva parte sin dal 1931. Il suo pensionamento forzoso impedì anche la realizzazione di un progetto di trasferimento e di riunificazione dei fondi archivistici romani nel palazzo di S. Michele, portato avanti dal C. in collaborazione con l'architetto A. Spaccarelli e già approvato nel 1933 dal Genio civile (La scelta della sede per l'Archivio di Stato in Roma e l'Archivio del Regno, in Capitolium, X[1934], pp. 44-52); onde poi prevalse un altro progetto, che comportò il trasferimento dei fondi alla Sapienza, in un complesso edilizio di assai minore capienza.
Al C., profondamente amareggiato e privato anche, nel 1935, degli incarichi di insegnamento universitario, rimase aperto un altro campo di attività: quello degli studi di demografia storica, cui si era dedicato, per invito di C. Gini, sin dal 1930, dirigendo la raccolta delle Fonti archivistiche per lo studio dei problemi della popolazione (Roma 1933-40) e partecipando al Congresso internazionale di studi sulla popolazione svoltosi a Roma nel 1931. Dopo il pensionamento il C., ormai quasi settantenne, si dedicò con impegno al nuovo campo di studi; nel 1937 divenne segretario della Società italiana di sociologia, fondata dal Gini; nel 1940 ottenne, sempre per interessamento del Gini, l'incarico di insegnamento di sociologia generale e coloniale presso la facoltà di scienze statistiche, demografiche e attuariali dell'università di Roma, che mantenne anche nel 1941-42, e compilò un singolare manualetto didattico (Il contributo italiano alla sociologia, Roma 1941), tutto incentrato sull'esaltazione della dottrina del cosiddetto "neo-organicismo" demografico-sociale elaborata da C. Gini.
Nel dopoguerra fu invitato o meglio indotto a rientrare in qualche modo nel mondo degli archivi, ove (soprattutto a Roma) lo si considerava pur sempre uno dei maggiori maestri viventi; e nel 1951 accettò la presidenza onoraria dell'Unione nazionale degli amici degli archivi. In Arcidosso, ove si era praticamente ritirato, preparava una Storia del Comune di Arcidosso;ma prima di morire, ordinò che tutte le sue carte venissero distrutte; ciò che fu fatto dagli esecutori testamentari.
Morì a Roma il 22 dic. 1951. La sua biblioteca privata è stata acquistata dall'Archivio di Stato di Roma.
La notorietà nazionale ed internazionale del C. è legata in massima parte al successo del suo manuale teorico e pratico di Archivistica irrimediabilmente invecchiato, ma tuttora non sostituito, e ai lineamenti di una dottrina generale della disciplina (peraltro mai dal C. organicamente elaborata ed espressa) che da esso è dato di dedurre. Elementi fondamentali di tale dottrina sono: la indipendenza dell'archivistica come scienza autonoma dalla diplomatica e dalle altre discipline cosiddette ausiliarie della storia; il principio dell'integrità delle serie e dei fondi e del loro diretto rapporto con le magistrature di origine; la dottrina della demanialità e territorialità del patrimonio documentario pubblico; una precisa definizione della funzione di pubblico servizio esplicata dagli archivi; tutti elementi, in verità, non nuovi nella trattatistica del settore, ma dal C. affermati con decisione e sostenuti con afflato civile e forte senso dello Stato inteso come garante della certezza della documentazione e tutore della sua conservazione e del suo uso pubblico. L'opera (che fu definita dal Cencetti "grosso, confuso, pomposo ma prezioso manuale..."), direttamente legata alla vasta e varia esperienza personale del C., non manca in verità di difetti; è prolissa, a volte eccessivamente minuziosa, sempre (o quasi) sciatta nell'esposizione; ma è costituita con metodicità e raccoglie un'enorme congerie di dati e di informazioni, tanto da costituire ancora oggi uno strumento didattico e scientifico di grande utilità.
Fonti e Bibl.: J. Paczkowski, E. C., jego dzieùo i archiwa Italiji, Warszawa 1930; A. Lodolini, E. C., in Arch. della Soc. rom. di storia patria, LXXIV (1951), pp. 179-84; Id., E. C., in Archivi, XIX (1952), pp. 153-56; Id., Pensiero e stile di E. C., in Notizie degli Arch. di Stato, XIII (1953), 1, pp. 8-15; A. M. Ghisalberti, Quarant'anni, in Rass. stor. del Risorg., XI, (1953), pp. 3-4; Id., Lincoln, Melloni, Mazzini e C.i, ibid., XLI (1954), pp. 17-29; A. Lodolini, Origine e attiv. del laboratorio di restauro presso l'Arch. Centr. dello Stato, in Misc. di scritti in on. di A. Gallo, Firenze 1955, pp. 519-534; Id., Un sessantennio di archivistica nell'opera di E. C., in Rass. degli Archivi di Stato, XVII (1957), pp. 220-242 (con bibl. degli scritti); G. Ramacciotti, Reminiscenze stor. di vita archivistica. Ombre e figure del passato, Roma 1960, passim;A. Lodolini, Elementi per una biogr., Roma 1967, pp. 18, 30 s., 35 s.; G. Cencetti, Scritti archivistici, Roma 1970, p. 15; A. Stella, La storiografia e l'archivistica..., in Rassegna degli Archivi di Stato, XXXII (1972), p. 271; E. Lodolini, E. C. e l'inizio dell'insegnam. dell'archivistica nell'Univers. di Roma, in Archivistica, Palaeographica, Diplomatica. Studi in on. di G. Battelli, Roma 1976.